TAGLIA:
micro tutto ciò che è sotto 2kW; l’ingegnere deve solo presentare il progetto
della macchina e non è responsabile del palo di sostegno.
Normativa di riferimento IEC 61400-2. In questa normativa le macchine sono
classificate da 1 a 4: la classe 1 è per venti più tosti (50m/s) e via via per venti
meno forti. Ciò significa che una turbina di classe 1 deve resistere a un vento
permanente di 50m/s senza rompersi (può anche non funzionare, basta che
non si rompa).
Mini Potenza sopra i 2 kW, area del rotore sotto i 200m , ovvero 16m di
2
diametro. Normativa di riferimento IEC 61400-2. L’ingegnere è responsabile
anche del palo di sostegno
Maxi Potenza sopra i 2kW e area del rotore sopra i 200m . Normativa di
2
riferimento IEC 61400-1 che le suddivide in 3 classi in cui devono sopportare il
vento e fa una differenziazione su 3 livelli di turbolenza. La turbolenza influenza
i cicli a fatica ed è definita come la deviazione standard della velocità del vento
diviso la velocità media del vento stesso.
La IEC 61400-3 si riferisce invece alle turbine offshore. da 4 a 25 invece
stabiliscono le modalità di certificazione della turbina eolica.
AZIONE AERODINAMICA:
Le turbine possono essere a resistenza o a portanza: L’azione di resistenza è
associata alla resistenza di forma che un oggetto evidenzia una volta investito
da un flusso. L’azione di portanza deriva dalla curvatura che un oggetto
aerodinamico induce alle linee di flusso ed agli effetti di depressione che si
innescano a bilanciamento delle forze centrifughe. Le azioni di portanza sono
più importanti consentendo prestazioni migliori.
Tra le turbine che lavorano a resistenza l’esempio più importante è la turbina
savonius:
Le turbine partono generalmente a 4m/s mai sotto dove il vento non è stabile.
Vorrei avere Re alto per avere E alto. Per avere Re alto devo avere la
dimensione della pala (della corda) grande
IN BASE ALL’ORIENTAMENTO DELL’ ASSE
Questa suddivisione si sofferma sull’orientazione dell’asse di rotazione a
prescindere dal fatto che l’aerogeneratore lavori a portanza o a resistenza.
Tipici ad asse verticale sono i Savonius e i Darrieus mentre ad asse orizzontale i
tipici aerogeneratori tripala per la produzione di energia elettrica.
I generatori verticali permettono di far girare la turbina qualunque sia la
direzione del vento, tuttavia i coefficienti di potenza sono decisamente minori
rispetto alle turbine ad asse orizzontale.
IN BASE ALLA SOLIDITA’
La solidità di un generatore eolico è definita come il rapporto tra la proiezione
frontale dell’area del rotore e l’area spazzata dallo stesso. Esempi di generatori
ad elevata solidità sono i multipala americani: essi impartiscono elevate coppie
meccaniche a basse velocità di rotazione.
Generatori a bassa solidità sono i tripala che ruotano a velocità maggiori e
offrono maggiore attitudine alla produzione di energia elettrica.
IN BASE AL PIANO ROTORICO
UPWIND: piano rotorico a monte della navicella rispetto al vento e quindi viene
investito prima dal vento (soluzione maggiormente utilizzata)
DOWNWIND: piano rotorico a valle della navicella, ciò comporta: disturbo del
flusso incidente sul rotore a causa della scia della navicella e della torre di
sostegno (svantaggio); autoallineamento rispetto alla direzione del vento
(vantaggio)
IN BASE AL TUBO DI FLUSSO
Si basa sul confinamento del tubo di flusso attorno al rotore:
Libero: maggiormente utilizzato, sono in grado di espandersi nella fase di
avvicinamento, attraversamento ed allontanamento dal piano rotorico per la
necessità di conservare la portata massica elaborata.
Intubato: i generatori intubati hanno una carenatura attorno all’asse del rotore
che consente un convogliamento del flusso da elaborare verso le pale. Tuttavia,
presentano una maggior complessità costruttiva ed un impatto visivo rilevante
(usato solo per piccole taglie)
IN BASE AL CONTROLLO
Gli aerogeneratori possono essere controllati variando i giri (che possono
essere a giri fissi o variabili) o l’angolo di attacco delle pale (pitch) che può
essere fisso o variabile. Ovviamente bisogna considerare costi e fattibilità
IN BASE AL SITO
ONSHORE e OFFSHORE ciascuno con le proprie specifiche da rispettare.
In onshore il pezzo viene portato uno alla volta (pala per pala) (problemi di
viabilità). Costruisco le fondamenta creando un grosso disco che permette la
verticalità della macchina); effettuo poi la messa a massa. Poi monto prima il
palo, monto la navicella. Il rotore si monta a terra e poi si solleva con le gru.
L’offshore è più difficile e costoso (generalmente): il costo delle navi da affittare
è circa 200.000 euro al giorno. sono navi jack-up con le braccia per il
sollevamento della nave. Una turbina viene installata in meno di due giorni
grazie ai miglioramenti di efficienza. Le specifiche sono diverse e si deve tener
conto delle frequenze di risonanza che sono più basse in questo caso a causa
del palo che deve essere più alto.
struttura della pala
(La pala si crea a partire da due gusci simmetrici con uno spessore massimo di
0.35m (altrimenti avrei formazione di bolle). I gusci li creo da uno stampo, vado
poi a laminare creando lo spessore; tra le varie lamine inserisco una schiuma
poliuretanica o polistirenica. E’ presente poi una cera distaccante che evita
l’attaccamento del guscio. Il gel coat mi va ad evitare la presenza della trama a
vista creando una superficie liscia. Faccio addensare ed essiccare i gusci a T di
couring. Per far seguire la curvatura ho bisogno di un ambiente sottovuoto che
vado a creare depositando un foglio di Mylar che non si deforma. I due gusci
secchi li vado ad incollare.)
La struttura di una pala eolica è composta da materiali compositi,
principalmente fibra di vetro e resina epossidica, con eventuali rinforzi in
carbonio o kevlar. La costruzione può avvenire con due gusci separati che
vengono laminati su stampi, rifiniti con gel coat e poi incollati insieme, oppure
con stampo chiuso, tecnica che evita giunzioni e migliora la qualità (brevettato
dalla Siemens). Per alleggerire la pala mantenendola rigida, si inseriscono
schiume poliuretaniche o polistireniche (35–50 kg/m³) o, nelle pale offshore,
anche legno di balsa + carbonio dato che la rigidezza delle pale può essere
maggiore.
Elemento strutturale fondamentale è il longherone, una trave centrale che
sopporta taglio e flessione, incollata ai gusci in fase di polimerizzazione. La
zona anteriore del profilo (D-Box) viene ispessita per irrigidire la pala e ridurre
le torsioni. Durante la catalisi della resina, che produce calore e tende a
deformare il materiale, si utilizza la tecnica del sottovuoto: una pellicola
indeformabile (Mylar) e la depressione interna mantengono la forma fino alla
completa solidificazione. Il carbonio, pur essendo più leggero e rigido, è fragile
e si impiega solo localmente (soprattutto nei longheroni o in rivestimenti
offshore), mentre il kevlar viene usato per protezione da urti. Oggi la
produzione avviene soprattutto per infusione in vuoto, che assicura una
distribuzione omogenea della resina e una maggiore affidabilità rispetto alla
vecchia tecnica manuale.
Un tempo, per costruire le pale eoliche, la resina veniva stesa a mano (manual
lay-up) sopra i tessuti di vetro nello stampo. Questo metodo era semplice, ma
aveva difetti: la resina non si distribuiva in modo uniforme, restavano zone con
troppa resina e altre con poca, si formavano bolle d’aria e la qualità meccanica
del pezzo risultava meno affidabile. Oggi invece si usa quasi sempre la tecnica
dell’infusione in vuoto (vacuum infusion):
si dispone il tessuto di vetro nello stampo,
si copre con una pellicola sigillante e si crea il vuoto,
la resina viene aspirata e distribuita in modo uniforme all’interno delle
fibre.
il longherone resiste al taglio e alla flessione, mentre il guscio al momento
torcente
da chatgpt:
La pala eolica viene costruita utilizzando materiali compositi, in particolare
tessuto di vetro e resina epossidica (uniti danno luogo alla fibra di vetro), a cui
si possono aggiungere rinforzi locali in carbonio o kevlar per migliorare le
prestazioni meccaniche. Per alleggerire la struttura senza comprometterne la
rigidità si inseriscono tra le lamine schiuma poliuretanica o polistirenica, con
densità tipicamente tra 35 e 50 kg/m³, mentre nelle pale offshore è frequente
l’impiego di legno di balsa abbinato al carbonio, in modo da aumentare
ulteriormente la rigidezza. (i venti sono più stabili)
La pala è generalmente realizzata partendo da due gusci simmetrici laminati su
stampi. Per ottenere una superficie esterna liscia, priva della trama del tessuto
in vista, si applica un gel coat, mentre una cera distaccante impedisce al
materiale di aderire allo stampo. I gusci vengono addensati ed essiccati a
temperatura di curing (80 per il carbonio) e successivamente incollati tra loro.
Per seguire la corretta curvatura senza formazioni di bolle durante la
polimerizzazione, si ricorre alla tecnica del sottovuoto: un foglio di Mylar, che
non si deforma, viene posto sul pezzo e la depressione interna mantiene la
forma fino alla completa solidificazione della resina che viene distribuita
uniformemente.
Elemento strutturale fondamentale è il longherone, una trave centrale incollata
ai gusci in fase di polimerizzazione, che deve resistere agli sforzi di taglio e
flessione, mentre i gusci contribuiscono principalmente alla resistenza al
momento torcente. La parte anteriore del profilo, detta D-Box, viene ispessita
per aumentare la rigidità torsionale e ridurre le deformazioni indesiderate.
Un tempo la costruzione avveniva con la tecnica del manual lay-up, cioè con la
stesura manuale della resina sui tessuti di vetro. Questo metodo era semplice
ma poco affidabile, perché portava a distribuzioni non uniformi della resina e
alla formazione di bolle d’aria. Oggi, invece, si utilizza quasi sempre l’infusione
in vuoto, un processo che prevede la disposizione dei tessuti nello stampo, la
chiusura con una pellicola sigillante e la creazione del vuoto, dopodiché la
resina viene aspirata e distribuita in modo uniforme all’interno delle fibre,
garantendo un risultato più omogeneo e resistente.
ELEMENTI AERODINAMICI AUSILIARI:
In una pala eolica, il winglet è una piccola estensione curva posta all’estremità
della pala (tipicamente rivolta verso l’alto o verso il basso). Questi servono per
ridurre i vortici di estremità, migliorare l’e
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Energia eolica - parte quarta
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Energia eolica - parte quinta
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Energia eolica - seconda parte
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Energia eolica - terza parte