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TRAUMA CRANICO MODERATO/GRAVE = GARANTIRE LE FUNZIONI VITALI,
VALUTAZIONE CLINICA E RADIOLOGICA, TERAPIA MEDICA E TERAPIA
CHIRURGICA
Tra le più comuni cause di ingresso nel reparto di Pediatria Medica d’Urgenza.La
maggior parte dei traumi sono stati di lieve entità Fascia di età più colpita: dai 3
ai 5 anni e dai 12 ai 15 anni.Nei pazienti con trauma cranico moderato/grave la
sintomatologia più frequente è stata: perdita di coscienza, sonnolenza, cefalea,
pianto
Principali consulenze : neurochirurgica, diagnostica per immagini
OBBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
Stabilizzare il paziente in base all’ABC;
• correggere l’ipossiemia o l’eventuale sintomatologia da
compromissione dell’apparato cardiocircolatorio;
• riportare a norma o ai migliori livelli possibili la funzionalità dei parametri vitali e dei vari
apparati;
• assicurare la guarigione più completa possibile del danno
primario (dovuto all’impatto diretto);
• prevenire lesioni secondarie (ematomi, idrocefalo, emorragie subaracnoidee, da ipossia,
da ipertensione, ecc.).
OBIETTIVI DEL PEDIATRA NEL TRATTAMENTO D’URGENZA
19 Informare i genitori sull’importanza della prevenzione,Soccorso immediato,
Garantire le funzioni vitali dell’infante, Valutare precocemente la funzione
neurologica, Stabilire un adeguato utilizzo della diagnostica per immagini in
base al costo/beneficio, Effettuare le corrette consulenze, Trattamento nei
reparti specialistici
INDICAZIONI ALLA DIMISSIONE
È opportuno che i familiari seguano molto attentamente, sulla base di
indicazioni scritte, il bambino almeno per alcunigiorni, rimanendo in stretto
contatto con il medico curante,ed eventualmente con l’ospedale, in modo da
informarlo se siverificasse una o più delle seguenti circostanze:
• qualunque variazione o peggioramento del comportamento del bambino
(irrequietezza e/o sonnolenza eccessiva non motivata,confusione mentale,come
difficoltà nel ricordare nomi, luoghi, date, difficoltà nel risveglio, balbuzie);
• cefalea ingravescente;
• difficoltà nel camminare;
• disturbi oculari (strabismo, asimmetria pupillare);
• crisi convulsive anche di breve durata;
• vomito ripetuto specie se insorgente dopo 24-48 ore daltrauma.
Si raccomanda di limitare l’attività del paziente onde evitare il ripetersi di
traumi cranici anche minimi a breve distanza dall’attuale evento traumatico.
Non vanno infine sottovalutati gli effetti a medio e lungo termine del trauma
cranico,in particolare nelle sue forme più gravi.Nei pazienti che hanno subito un
trauma cranico grave sono descritte infatti problematiche complesse a carico
della sfera cognitiva e comportamentale, con possibili ricadute negative in
ambito scolastico e familiare45. Tali pazienti necessitano di uno stretto
programma di follow-up e di riabilitazione.
DISIDRATAZIONE
La disidratazione è quella condizione caratterizzata da un bilancio idrico negativo che si
realizza più frequentemente per un aumento delle perdite di acqua. Il bilancio idrico è sotto
il controllo di complessi e delicati meccanismi, che regolano l'assunzione (sensazione di
sete) e la eliminazione di acqua attraverso i polmoni, la cute, il tratto gastrointestinale e i
reni. A particolare rischio di disidratazione sono i neonati e i lattanti il cui fabbisogno idrico è
molto elevato. Infatti nel neonato il volume dell'acqua corporea totale corrisponde
approsimativamente al 78% ed il volume dei liquidi extracellulari a circa il 50% del peso
corporeo; questi due volumi diminuiscono in maniera rapida, rispettivamente fino al 65% ed
al 25% , all'età di un'anno in seguito lentamente fino a valori riscontrati nell'adulto
rispettivamente fino al 60% e al 20%. Inoltre il bambino più piccolo possiede una superficie
20 corporea (uno dei principali fattori di perditas di acqua attraverso la perspiratio insensibilis)
che in relazione al peso è maggiore di wuella del bambino più grande e dell'adulto: il
rapporto superficie/peso corporeo corrisponde a circa 0,07 nel neonato e si riduce
gradualmente in seguito fino a 0,02 nell'adulto.
LE CAUSE
Le cause (tab pag 901) di disidratazione sono molte ma quelle di gran lunga più frequenti
sono la diarrea e il vomito. Le perdite di acqua si accompagnano a perdite di elettroliti
soprattutto sodio potassio e cloro.
Si soffre di disidratazione quando l’acqua introdotta non reintegra quella persa durante la
giornata: l’organismo, in parole povere, si secca.
A volte le cause della disidratazione sono molto facili da individuare:
non si beve abbastanza perché si è malati,
o perché non si ha l’abitudine,
oppure perché non ci si fida a bere l’acqua, ritenendola non potabile, ad esempio durante i
viaggi, le escursioni in montagna o la permanenza in tenda o in campeggio.
Tra le altre cause della disidratazione ricordiamo:
Diarrea e vomito. La diarrea grave e acuta (cioè la diarrea violenta che si presenta
all’improvviso) può causare un’ingente perdita di acqua ed elettroliti in un breve periodo. Se
oltre ad avere la diarrea vomitate, perderete ancor più liquidi e sali minerali. I neonati e i
bambini piccoli sono particolarmente a rischio.
Febbre. In generale, più la febbre è alta più si corre il rischio di disidratarsi. Se, oltre ad
avere la diarrea e il vomito, avete anche la febbre, perderete quindi na maggior quantità di
liquidi.
Sudorazione eccessiva. Quando si suda si perdono liquidi. Se durante un’attività fisica
intensa non reintegrate i liquidi persi, potrete disidratarvi. Il tempo caldo e umido fa
aumentare la sudorazione e quindi la quantità di liquidi persi. Tuttavia è possibile
disidratarsi anche d’inverno, se non si reintegrano i liquidi persi. I preadolescenti e gli
adolescenti che fanno attività sportiva possono essere particolarmente a rischio, sia per il
loro peso, di norma inferiore a quello degli adulti, sia perché, per inesperienza, potrebbero
non essere in grado di riconoscere i campanelli d’allarme della disidratazione.
Maggior quantità di urina. Questa situazione, nella maggior parte dei casi, è causata
dal diabete mellito non controllato o non diagnosticato. Il diabete è un disturbo che
influenza il modo in cui l’organismo usa il glucosio, cioè lo zucchero presente nel sangue.
Questo tipo di diabete di norma fa aumentare la sete e quindi la quantità di urina prodotta.
Un altro tipo di diabete è quello insipido, anch’esso caratterizzato dalla sete eccessiva e
21 dall’aumento della quantità di urina prodotta, ma in questo caso causato da un disturbo
ormonale che impedisce ai reni di conservare l’acqua. Alcuni farmaci, come i diuretici, gli
antistaminici, i farmaci per la pressione e alcuni psicofarmaci, nonché l’alcool, possono
provocare la disidratazione, di solito perché aumentano la sudorazione e la quantità di
urina prodotta.
Fattori di rischio
Chiunque può soffrire di disidratazione, se perde troppi liquidi; tuttavia tra le categorie più
a rischio ricordiamo:
Neonati e bambini. I neonati e i bambini sono particolarmente vulnerabili, perché pesano
relativamente poco e metabolizzano più facilmente l’acqua e gli elettroliti. Sono inoltre la
fascia di età che soffre con maggior frequenza di diarrea.
Anziani. Invecchiando si diventa maggiormente soggetti alla disidratazione per diversi
motivi: l’organismo perde la capacità di conservare l’acqua, la sete si manifesta con minore
frequenza e il corpo ha maggiori difficoltà di adattamento alle variazioni di temperatura. Gli
anziani, inoltre, specie se vivono in casa di riposo o da soli, tendono a mangiare meno
rispetto ai giovani e in alcuni casi possono addirittura dimenticare di mangiare o di bere. La
disabilità o le cure insufficienti, inoltre, possono portarli a una cattiva alimentazione. Tutti
questi problemi sono aggravati dalle malattie croniche, ad esempio dal diabete, dai
cambiamenti ormonali connessi alla menopausa e dall’uso di determinati farmaci.
Pazienti affetti da malattie croniche. Chi non cura il diabete o non lo tiene sotto controllo
corre un maggior rischio di disidratazione. Tra le altre malattie croniche in grado di
aumentare il rischio di soffrire di disidratazione ricordiamo: i disturbi renali, l’alcolismo e i
disturbi delle ghiandole surrenali. Anche un semplice raffreddore o un banalemal di
gola possono rendervi più soggetti alla disidratazione, perché probabilmente non avrete
voglia di mangiare o di bere. La febbre aggrava in ogni caso la disidratazione.
Atleti che praticano sport di resistenza. Chiunque svolga una qualsiasi attività fisica si può
disidratare, in particolare se si trova in un ambiente caldo e umido o ad alta quota; tuttavia
gli atleti che praticano la maratona, il triathlon, le scalate ad alta quota e le corse ciclistiche
a tappe sono particolarmente a rischio. Più l’esercizio fisico si protrae, più è difficile
mantenere l’idratazione. Durante l’esercizio l’organismo potrebbe perdere più acqua di
quanta ne assorbe. Dopo ogni ora di esercizio, il debito di liquidi cresce. La disidratazione
può accumularsi anche per un periodo di più giorni e questo significa che si può disidratare
anche quando si pratica un’attività fisica moderata, ma non si beve a sufficienza per
reintegrare i liquidi persi ogni giorno.
22 Persone che vivono ad alta quota. Vivere, lavorare e fare attività fisica ad alta quota (cioè a
un’altitudine superiore ai 2500 m) può causare diversi problemi di salute. Tra di essi
ricordiamo la disidratazione, che di solito si verifica quando l’organismo tenta di adattarsi
all’alta quota aumentando la quantità di urina prodotta e respirando più velocemente (più
velocemente si respira per mantenere alto il livello d’ossigeno nel sangue, maggiore è la
quantità di vapore acqueo espirata).
Persone che lavorano o fanno attività fisica all’aria aperta, in climi caldi e umidi. Quando il
clima è caldo e umido, aumenta il rischio di disidratazione e disturbi connessi al caldo.
Quando l’aria è umida, infatti, il sudore non riesce ad evaporare alla velocità normale,
quindi l’organismo si raffredda più lentamente. La temperatura corporea è maggiore del
solito e quindi c’è bisogno di assumere più liquidi.
I sintomi più frequenti della disidratazione lieve o moderata sono:
Bocca secca e appiccicosa,
Sonn