Anteprima
Vedrai una selezione di 15 pagine su 67
Emergenze pediatriche Pag. 1 Emergenze pediatriche Pag. 2
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 6
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 11
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 16
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 21
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 26
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 31
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 36
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 41
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 46
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 51
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 56
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 61
Anteprima di 15 pagg. su 67.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Emergenze pediatriche Pag. 66
1 su 67
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

TRAUMA CRANICO MODERATO/GRAVE = GARANTIRE LE FUNZIONI VITALI,

VALUTAZIONE CLINICA E RADIOLOGICA, TERAPIA MEDICA E TERAPIA

CHIRURGICA

Tra le più comuni cause di ingresso nel reparto di Pediatria Medica d’Urgenza.La

maggior parte dei traumi sono stati di lieve entità Fascia di età più colpita: dai 3

ai 5 anni e dai 12 ai 15 anni.Nei pazienti con trauma cranico moderato/grave la

sintomatologia più frequente è stata: perdita di coscienza, sonnolenza, cefalea,

pianto

Principali consulenze : neurochirurgica, diagnostica per immagini

OBBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

Stabilizzare il paziente in base all’ABC;

• correggere l’ipossiemia o l’eventuale sintomatologia da

compromissione dell’apparato cardiocircolatorio;

• riportare a norma o ai migliori livelli possibili la funzionalità dei parametri vitali e dei vari

apparati;

• assicurare la guarigione più completa possibile del danno

primario (dovuto all’impatto diretto);

• prevenire lesioni secondarie (ematomi, idrocefalo, emorragie subaracnoidee, da ipossia,

da ipertensione, ecc.).

OBIETTIVI DEL PEDIATRA NEL TRATTAMENTO D’URGENZA

19 Informare i genitori sull’importanza della prevenzione,Soccorso immediato,

Garantire le funzioni vitali dell’infante, Valutare precocemente la funzione

neurologica, Stabilire un adeguato utilizzo della diagnostica per immagini in

base al costo/beneficio, Effettuare le corrette consulenze, Trattamento nei

reparti specialistici

INDICAZIONI ALLA DIMISSIONE

È opportuno che i familiari seguano molto attentamente, sulla base di

indicazioni scritte, il bambino almeno per alcunigiorni, rimanendo in stretto

contatto con il medico curante,ed eventualmente con l’ospedale, in modo da

informarlo se siverificasse una o più delle seguenti circostanze:

• qualunque variazione o peggioramento del comportamento del bambino

(irrequietezza e/o sonnolenza eccessiva non motivata,confusione mentale,come

difficoltà nel ricordare nomi, luoghi, date, difficoltà nel risveglio, balbuzie);

• cefalea ingravescente;

• difficoltà nel camminare;

• disturbi oculari (strabismo, asimmetria pupillare);

• crisi convulsive anche di breve durata;

• vomito ripetuto specie se insorgente dopo 24-48 ore daltrauma.

Si raccomanda di limitare l’attività del paziente onde evitare il ripetersi di

traumi cranici anche minimi a breve distanza dall’attuale evento traumatico.

Non vanno infine sottovalutati gli effetti a medio e lungo termine del trauma

cranico,in particolare nelle sue forme più gravi.Nei pazienti che hanno subito un

trauma cranico grave sono descritte infatti problematiche complesse a carico

della sfera cognitiva e comportamentale, con possibili ricadute negative in

ambito scolastico e familiare45. Tali pazienti necessitano di uno stretto

programma di follow-up e di riabilitazione.

DISIDRATAZIONE

La disidratazione è quella condizione caratterizzata da un bilancio idrico negativo che si

realizza più frequentemente per un aumento delle perdite di acqua. Il bilancio idrico è sotto

il controllo di complessi e delicati meccanismi, che regolano l'assunzione (sensazione di

sete) e la eliminazione di acqua attraverso i polmoni, la cute, il tratto gastrointestinale e i

reni. A particolare rischio di disidratazione sono i neonati e i lattanti il cui fabbisogno idrico è

molto elevato. Infatti nel neonato il volume dell'acqua corporea totale corrisponde

approsimativamente al 78% ed il volume dei liquidi extracellulari a circa il 50% del peso

corporeo; questi due volumi diminuiscono in maniera rapida, rispettivamente fino al 65% ed

al 25% , all'età di un'anno in seguito lentamente fino a valori riscontrati nell'adulto

rispettivamente fino al 60% e al 20%. Inoltre il bambino più piccolo possiede una superficie

20 corporea (uno dei principali fattori di perditas di acqua attraverso la perspiratio insensibilis)

che in relazione al peso è maggiore di wuella del bambino più grande e dell'adulto: il

rapporto superficie/peso corporeo corrisponde a circa 0,07 nel neonato e si riduce

gradualmente in seguito fino a 0,02 nell'adulto.

LE CAUSE

Le cause (tab pag 901) di disidratazione sono molte ma quelle di gran lunga più frequenti

sono la diarrea e il vomito. Le perdite di acqua si accompagnano a perdite di elettroliti

soprattutto sodio potassio e cloro.

Si soffre di disidratazione quando l’acqua introdotta non reintegra quella persa durante la

giornata: l’organismo, in parole povere, si secca.

A volte le cause della disidratazione sono molto facili da individuare:

non si beve abbastanza perché si è malati,

 o perché non si ha l’abitudine,

 oppure perché non ci si fida a bere l’acqua, ritenendola non potabile, ad esempio durante i

 viaggi, le escursioni in montagna o la permanenza in tenda o in campeggio.

Tra le altre cause della disidratazione ricordiamo:

Diarrea e vomito. La diarrea grave e acuta (cioè la diarrea violenta che si presenta

 all’improvviso) può causare un’ingente perdita di acqua ed elettroliti in un breve periodo. Se

oltre ad avere la diarrea vomitate, perderete ancor più liquidi e sali minerali. I neonati e i

bambini piccoli sono particolarmente a rischio.

Febbre. In generale, più la febbre è alta più si corre il rischio di disidratarsi. Se, oltre ad

 avere la diarrea e il vomito, avete anche la febbre, perderete quindi na maggior quantità di

liquidi.

Sudorazione eccessiva. Quando si suda si perdono liquidi. Se durante un’attività fisica

 intensa non reintegrate i liquidi persi, potrete disidratarvi. Il tempo caldo e umido fa

aumentare la sudorazione e quindi la quantità di liquidi persi. Tuttavia è possibile

disidratarsi anche d’inverno, se non si reintegrano i liquidi persi. I preadolescenti e gli

adolescenti che fanno attività sportiva possono essere particolarmente a rischio, sia per il

loro peso, di norma inferiore a quello degli adulti, sia perché, per inesperienza, potrebbero

non essere in grado di riconoscere i campanelli d’allarme della disidratazione.

Maggior quantità di urina. Questa situazione, nella maggior parte dei casi, è causata

 dal diabete mellito non controllato o non diagnosticato. Il diabete è un disturbo che

influenza il modo in cui l’organismo usa il glucosio, cioè lo zucchero presente nel sangue.

Questo tipo di diabete di norma fa aumentare la sete e quindi la quantità di urina prodotta.

Un altro tipo di diabete è quello insipido, anch’esso caratterizzato dalla sete eccessiva e

21 dall’aumento della quantità di urina prodotta, ma in questo caso causato da un disturbo

ormonale che impedisce ai reni di conservare l’acqua. Alcuni farmaci, come i diuretici, gli

antistaminici, i farmaci per la pressione e alcuni psicofarmaci, nonché l’alcool, possono

provocare la disidratazione, di solito perché aumentano la sudorazione e la quantità di

urina prodotta.

Fattori di rischio

Chiunque può soffrire di disidratazione, se perde troppi liquidi; tuttavia tra le categorie più

a rischio ricordiamo:

Neonati e bambini. I neonati e i bambini sono particolarmente vulnerabili, perché pesano

 relativamente poco e metabolizzano più facilmente l’acqua e gli elettroliti. Sono inoltre la

fascia di età che soffre con maggior frequenza di diarrea.

Anziani. Invecchiando si diventa maggiormente soggetti alla disidratazione per diversi

 motivi: l’organismo perde la capacità di conservare l’acqua, la sete si manifesta con minore

frequenza e il corpo ha maggiori difficoltà di adattamento alle variazioni di temperatura. Gli

anziani, inoltre, specie se vivono in casa di riposo o da soli, tendono a mangiare meno

rispetto ai giovani e in alcuni casi possono addirittura dimenticare di mangiare o di bere. La

disabilità o le cure insufficienti, inoltre, possono portarli a una cattiva alimentazione. Tutti

questi problemi sono aggravati dalle malattie croniche, ad esempio dal diabete, dai

cambiamenti ormonali connessi alla menopausa e dall’uso di determinati farmaci.

Pazienti affetti da malattie croniche. Chi non cura il diabete o non lo tiene sotto controllo

 corre un maggior rischio di disidratazione. Tra le altre malattie croniche in grado di

aumentare il rischio di soffrire di disidratazione ricordiamo: i disturbi renali, l’alcolismo e i

disturbi delle ghiandole surrenali. Anche un semplice raffreddore o un banalemal di

gola possono rendervi più soggetti alla disidratazione, perché probabilmente non avrete

voglia di mangiare o di bere. La febbre aggrava in ogni caso la disidratazione.

Atleti che praticano sport di resistenza. Chiunque svolga una qualsiasi attività fisica si può

 disidratare, in particolare se si trova in un ambiente caldo e umido o ad alta quota; tuttavia

gli atleti che praticano la maratona, il triathlon, le scalate ad alta quota e le corse ciclistiche

a tappe sono particolarmente a rischio. Più l’esercizio fisico si protrae, più è difficile

mantenere l’idratazione. Durante l’esercizio l’organismo potrebbe perdere più acqua di

quanta ne assorbe. Dopo ogni ora di esercizio, il debito di liquidi cresce. La disidratazione

può accumularsi anche per un periodo di più giorni e questo significa che si può disidratare

anche quando si pratica un’attività fisica moderata, ma non si beve a sufficienza per

reintegrare i liquidi persi ogni giorno.

22 Persone che vivono ad alta quota. Vivere, lavorare e fare attività fisica ad alta quota (cioè a

 un’altitudine superiore ai 2500 m) può causare diversi problemi di salute. Tra di essi

ricordiamo la disidratazione, che di solito si verifica quando l’organismo tenta di adattarsi

all’alta quota aumentando la quantità di urina prodotta e respirando più velocemente (più

velocemente si respira per mantenere alto il livello d’ossigeno nel sangue, maggiore è la

quantità di vapore acqueo espirata).

Persone che lavorano o fanno attività fisica all’aria aperta, in climi caldi e umidi. Quando il

 clima è caldo e umido, aumenta il rischio di disidratazione e disturbi connessi al caldo.

Quando l’aria è umida, infatti, il sudore non riesce ad evaporare alla velocità normale,

quindi l’organismo si raffredda più lentamente. La temperatura corporea è maggiore del

solito e quindi c’è bisogno di assumere più liquidi.

I sintomi più frequenti della disidratazione lieve o moderata sono:

Bocca secca e appiccicosa,

 Sonn

Dettagli
A.A. 2021-2022
67 pagine
SSD Scienze mediche MED/38 Pediatria generale e specialistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariagiovannapiccolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Emergenze pediatriche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Caruso Maria.