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LA NASCITA DEI COMUNI ITALIANI
La storia dell’Italia comunale da un punto di vista giuridico si articola in 3 fasi.
1. Comune consolare: studio della compilazione giustinianea. Le prime forme politiche dei
comuni copiano l’antica roma, nel comune consolare abbiamo i consoli e poi sono presenti
anche degli organi assembleari. L’organizzazione comunale nasce in Italia (1100) nelle città
che creano un'associazione giurata per autogovernarsi nonostante facessero parte del sacro
romano impero. Il comune è dunque un ente politico. Ogni comune inizia a produrre il suo
diritto (si autogoverna). Laddove c’è un autogoverno locale iniziai ad arrivare anche la
richiesta di produrre regole giuridiche locali. La fonte di produzione del diritto statale ad un
certo punto non è più solo il sacro romano impero perché i comuni sono piccoli stati nello
stato (sacro romano impero). Se il sacro romano impero produce il suo diritto lo possono
fare anche i comuni. La legge prodotta dal comune viene detta “statuto”.
I comuni consolari vincono la lotta contro Federico II Barbarossa.
Storia della nascita dei comuni consolari
La sostanziale conquista dell’autonomia politica da parte delle città italiane determinò una
durissima lotta contro il sacro Romano impero.
L’imperatore infatti non poteva accettare la presenza di comuni autonomi nell’Italia
settentrionale, ossia di organismi politici sovrani anche se ancora formalmente gravitanti
nell’orbita del sacro Romano impero.
Tutti i poteri esercitati dei consoli si erano sviluppati al di fuori di concessioni specifiche fatte
da parte dell’imperatore e ciò creava grossi problemi: alla luce del diritto romano infatti ogni
pubblico potere era nelle mani dell’imperatore e non poteva essere esercitato senza il suo
permesso.
L’imperatore Federico I detto il Barbarossa cercò allora con tutte le sue forze di ricondurre le
città italiane entro l’orbita giuridica dell’impero.
Egli decise di recuperare le prerogative pubbliche di sua spettanza usurpate dalle città e nel
corso di una grande assemblea tenuta nel Nord Italia i suoi giuristi enunciarono un lungo
catalogo di pubblici poteri a lui spettanti.
Alle leggi seguirono poi ben presto i fatti armati: Federico impose alle città a lui ostili di
accogliere a capo della macchina comunale dei magistrati di nomina imperiale, mentre
consentì alla città amiche di continuare ad utilizzare le loro consuetudini, di eleggere i
consoli ed esercitare la pienezza della giurisdizione.
Nel 1167 alcune città lombarde decisero di dar vita a un’alleanza militare: la lega lombarda.
Federico Barbarossa fu sconfitto a Legnano del 1176, e a questo punto la lega lombarda e
l’imperatore arrivarono al compromesso della pace di Costanza del 1183.
L’imperatore si riservava il diritto di giudicare in appello le cause di grande valore,
applicando sia le consuetudini locali sia gli statuti comunali sia le leges romane-imperiali; si
riservava inoltre diritto di giudicare le controversie feudali, nonché il diritto di ricevere il
giuramento di fedeltà dei consoli. 20
Dal canto loro i comuni ottennero il riconoscimento del valore delle consuetudini locali fino
ad allora applicate, come pure la possibilità di continuare esercitare la giurisdizione civile e
criminale, nonché il diritto di eleggere i propri consoli.
2. Comune podestarile: il comune consolare governato dai consoli diventa poi governato
da un podestà. Nei comuni consolari all’interno dei comuni stessi si creano delle fazioni
politiche rivali (Visconti, sforza, medici, pazzi).
Questi gruppi generalmente familiari che si scontrano tra loro creano disordine in città, i
consoli non riescono a mantenere la pace e quindi anziché avere tanti consoli che
governano in comune passano al podestà.
Abbiamo un singolo che governa.
Il podestà viene eletto per uno o due anni.
Al termine della sua carica il podestà veniva trattenuto in città, per essere sottoposto al
cosiddetto sindacato giudiziario: i cittadini potevano avanzare delle rimostranze nei confronti
dell’operato del podestà; veniva allora nominato un apposita magistratura elettiva ovvero i
sindacatori che giudicava in merito ai reclami proposti contro gli atti compiuti dal podestà
scaduto dalla carica. In molti comuni le famiglie di origine nobiliare strinsero fra loro dei
legami di reciproca assistenza, dando vita ad associazioni di natura militare: le società delle
armi.
Negli stessi anni ceti mercantili e artigianali si organizzarono in corporazioni di arti e dei
mestieri.
Tutte le corporazioni avevano uno specifico ordinamento interno: articolato in una
magistratura di vertice e in un consiglio, dotato quest’ultimo del potere di emanare
regolamenti relativi all’esercizio della professione.
3. Signoria: dal podestà si passa poi alle signorie.
Qui abbiamo una famiglia che prende il controllo del comune.
Un gruppo familiare di fronte all’incapacità di gestione del podestà prende il controllo della
città.
Queste piccole città, che con i consoli nascono come una forma di autogoverna gestita da
più persone, si trasformano in signorie.
Signorie: piccola monarchia familiare- evoluzione politico istituzionale.
Nella fase consolare e podestarile abbiamo le elezioni: i consoli sono eletti dagli abitanti
della città.
Si parla di elezioni ma senza suffragio universale: non tutti gli abitanti della città hanno il
diritto di elettorato passivo e attivo. Si parla di criterio del censo (ricchezza personale): chi
può votare?un piccolo gruppo di individui: I ricchi, i titolari di grandi patrimoni, chi paga le
tasse.
Elezioni non richiamano la democrazia attuale.
LA SCUOLA DEI GLOSSATORI
Essi scrivevano le glosse.
Nel XII-XIII ci troviamo nel comune di Bologna dove nasce la prima scuola di giuristi.
Nel comune pare che all’inizio del 1100, un giurista del sacro roano impero di nome Irnerio in
casa sua privatamente senza l’incarico di nessuno inizia ad insegnare ciò che sa.
Egli prende una manciata di allievi e inizia ad insegnare il diritto romano giustinianeo
siccome egli era un giudice dei placiti (dove si applicava il diritto romano giustinianeo).
Il diritto romano giustinianeo è la compilazione giustinianea.
La scuola dei glossatori non nasce dunque grazie ad una università o grazie allo stato. 21
(I giudici dei placiti davano consigli giuridici, pareri in cambio di denaro come avviene
tutt’ora)
Irnerio e i suoi discepoli
Irnerio ebbe 4 allievi: Bulgaro, Martino, Ugo e Jacopo.
I due più importanti furono bulgaro e Martino, i quali furono i capostipiti di due distinti indirizzi
dottrinali in cui si divise la scuola dei glossatori.
Bulgaro era più propenso ad applicare alla lettera il diritto romano, cioè a seguire il
significato letterale delle leggi romane.
Martino era più incline a interpretare il testo del diritto romano in modo estensivo e creativo,
così da venire incontro alle esigenze della prassi dei singoli individui del medioevo,
allontanandosi dalla mera lettera della legge romana per tenere conto delle nuove necessità
degli uomini medievali che ovviamente non potevano essere state prese in considerazioni
secoli prima dagli antichi legislatori romani.
Martino mirava quindi a fornire nuove interpretazioni delle antiche norme romane sulla base
di considerazioni razionali, etiche e ispirate da motivi di equità.
Martino era poi propenso a studiare utilizzare anche il diritto divino e canonico, mentre
bulgaro voleva tenersi solo allo studio e all’applicazione dei testi romani.
Di bulgaro era celebre il carattere onesto e coerente.
Ad esempio, egli sosteneva che la dote costituita dal padre per la figlia che andava in sposa
dovesse essere restituita al padre alla morte della donna che non avessi avuto figli.
Martino riteneva invece che pur in assenza di figli alla morte della moglie la dote spettasse
comunque al marito.
Ebbene, racconta la leggenda che quando la prima moglie di bulgaro morì e quest’ultimo
non restituì la dote, il suocero di bulgaro si rivolse a Martino per una consulenza: Martino
perorò la causa del suocero di bulgaro richiamandosi proprio l’opinione del rivale, il quale
pare abbia poi effettivamente restituito la dote al suocero.
Come nasce la scuola dei glossatori?
“Scuola” in senso lato.
Molte persone andavano a Bologna per ricevere insegnamenti da Irnerio.
●La scuola dei glossatori inizia ad essere formata da giuristi che non vivono solo a Bologna
ma anche in altre città.
Si insegna sempre il diritto romano giustinianeo.
Si aprono dunque i volumi della compilazione giustinianea.
Ma perché centinaia di migliaia di giovani accorsero da Irnerio a Bologna?
Essi erano attirati dal desiderio di conoscenza ma soprattutto dall’idea di diventare grazie
allo studio della giurisprudenza dei potenti giudici e funzionari, degli avvocati e notai.
Non era però solo la speranza di conseguire lauti guadagni e di ricoprire posizioni di potere
a motivarli.
Il diritto romano stava diventando sempre di più un diritto di vitale importanza per la vita dei
singoli individui e la regolamentazione dei loro affari, ma anche per il governo della città, del
sacro Romano impero, della chiesa, dei vari regni europei.
Era un diritto che andava conosciuto in tutti gli aspetti non solo per affrontare dotte
disquisizioni teoriche, ma anche per poterlo impiegare nel foro, nella pratica notarile, negli
arbitrati che evitavano i processi.
Era altresì un diritto indispensabile per legittimare l’esercizio dei poteri politici e di governo
da parte di imperatori, papi, re e Autorità comunali.
● Irnerio non si limita solo ad insegnare il diritto romano.
Egli insegna anche una tecnica di annotazione. 22
Introduce le glosse: annotazioni.
Le glosse sono di due tipi: interlineari (grammaticali) e marginali (interpretativa). La glossa è
interlineare quando si trova tra una linea e l’altra (traduzione di una parola, piccola
annotazione).
La glossa invece si dice marginale quando si vuole fare un’annotazione corposa e si va a
margine del foglio.
●Esiste poi la Glossa redatta (redatta personalmente dal giurista) e la glossa reportata
(opera di uno studente).
Ogni glossa è siglata: ogni giurista metteva la sua firma.
La glosse potevano essere fatte sia dagli allievi (opera di uno studente) sia dai maestri
(glossa originale).
●Irnerio spiega la compilazione giustinianea ma non la chiama così.
Egli chiama l’insieme delle opere realizzate da Giustiniano e da Triboniano (capo della
commissione dei giuristi di giustiniano) con il nome di “corpus iuris civilis