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La riforma della giustizia

Un altro importante ambito di riforma è la giustizia. Stabilita già il 3 novembre 1789 la vacanza dei Parlamenti, con il Decreto sull'ordinamento giudiziario (1790) viene istituito il Tribunale di Cassazione, con il compito di controllare che i giudici applichino correttamente il diritto. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio attivabile dai cittadini: il controllo si svolge nell'interesse dello Stato e non dell'individuo; non è un mezzo di impugnazione della sentenza previsto in favore delle parti, tanto che la Cassazione opera d'ufficio ogni volta che vi sia il sospetto che sia stato commesso un errore nell'applicare le norme processuali che regolano lo svolgimento delle diverse fasi del giudizio oppure un errore nell'emettere la sentenza. La Corte, in simili casi, dichiara il provvedimento cassato, cioè annullato, e rinvia la decisione a un giudice di pari grado, ma diverso da quello che

ha emanato il provvedimento. La diffidenza verso i giudici porta non solo all'introduzione di un organo di controllo del loro operato, ma anche del référé législatif. Si tratta di un ulteriore strumento a difesa del potere legislativo: vieta al giudice qualsiasi interpretazione della legge che non sia meramente letterale, riservandola invece al legislatore sotto forma di interpretazione autentica. Référé significa infatti rinvio e in effetti si sostanzia nel rinvio al legislatore di controversie giuridiche, già radicate in un processo, che non possano essere risolte dal giudice tramite una pura, semplice, meccanica applicazione delle norme vigenti. Qualora la norma sia dubbia (poco chiara, causando incertezza del diritto) o manchi del tutto (lacuna del diritto), oppure se vi sia una controversia già oggetto di due diverse sentenze, entrambe cassate in passato, il giudice è obbligato a rinviare gli atti al legislatore. Il

legislatore interviene, rispettivamente, offrendo un’interpretazione autentica della norma dal dubbio significato; emanando una norma nuova per colmare la lacuna legislativa; indicando come risolvere il caso controverso e già oggetto di precedenti sentenze cassate. Il référé è però ben presto criticato, perché secondo i suoi detrattori viola sia il principio della separazione dei poteri (imponendo al potere giudiziario di arrestarsi e di attendere il responso del potere legislativo) sia il principio di irretroattività della norma (perché il potere legislativo fornisce a posteriori una soluzione al potere giudiziario che la deve applicare retroattivamente a un caso sorto prima dell’inizio del processo e dell’intervento del potere legislativo stesso).

DIRITTO E PROCESSO PENALE

Anche il sistema penale viene riscritto dalle fondamenta. Il processo penale viene completamente ridisegnato dall’Assemblea Nazionale

legislativa attraverso una serie di decreti. Il punto decisivo è l'istituzione della giuria popolare considerata come rimedio ai difetti ripetutamente denunciati dai critici del sistema penale di antico regime: l'arbitrarietà e la crudeltà delle sentenze, troppe volte estranee nelle loro condanne a ciò che il cittadino ritiene giusto ed equo. Non tutti possono fare i giurati: gli elettori, cioè coloro che pagano un'imposta pari a dieci giorni di lavoro, cioè circa i 2/3 dei cittadini attivi. Nel giudizio, pubblico e orale, in cui l'imputato ha diritto a essere assistito da un difensore, operano in realtà due giurie, una d'accusa e una del dibattimento. La prima, composta da otto giurati estratti a sorte, è incaricata, al termine della fase istruttoria, di valutare se esistano i requisiti per il rinvio a giudizio dell'accusato. Nel dibattimento la seconda giuria, formata da dodici giurati al pari estratti.

A sorte, deve determinare se l'imputato sia effettivamente l'autore del reato che gli viene attribuito. I giurati non giudicano in base alle carte, ma sulla viva voce dei testimoni. Non esiste neanche un verbale del dibattimento e in camera di consiglio i giurati non leggono nulla. Non occorre l'unanimità tra i giurati, ma basta la maggioranza, anche se il quorum di condanna è alto: i 5/6 dei voti, cioè servono almeno 10 voti sfavorevoli all'imputato su 12 per ogni questione che viene posta alla giuria. Il diritto penale è invece riformato attraverso un codice (1791). Il progetto di Codice penale è predisposto per incarico dei costituenti da un deputato già membro autorevole del Parlamento di Parigi, Louis-Michel Lepeletier de Saint-Fargeau (1760-1793). Sono cancellati i reati contro l'ortodossia religiosa, in particolare i reati di eresia, magia, stregoneria, bestemmia, suicidio. È depenalizzato anche

L'adulterio. Lepeletier non è favorevole alle pene pecuniarie né a pene corporali e tanto meno alla pena di morte. Per questo vorrebbe prevedere solo pene detentive, ma l'Assemblea modifica il suo progetto e decide di mantenere la pena capitale, che è anzi introdotta in ben quarantacinque casi, per semplice privazione della vita (per mezzo di decapitazione con la ghigliottina). Si stabilisce il criterio fondamentale della fissità della pena, senza lasciare ai giudici alcun margine di flessibilità. Le pene sono quindi fisse, cioè rigidamente stabilite in qualità e quantità: non è possibile per il giudice modulare la pena in relazione alle circostanze - mitiganti o aggravanti - in cui è stato perpetrato il reato (ad esempio, l'omicidio è sempre punito con la pena fissa a 20 anni, il furto a 8 anni). Si tratta di una soluzione del tutto particolare, peculiare di questo codice e in seguito abbandonata.

che è espressione della volontà di limitare il potere dei giudici di applicare le leggi penali in modo discrezionale, in merito ovviamente alla determinazione della pena una volta che sia stata pronunciata la colpevolezza dell'imputato. Il Codice del 1791 – scritto da un giurista che è stato alto magistrato – segna l'apice dell'indirizzo antigiurisprudenziale in Francia e in Europa, ma la sua eccessiva rigidità, troppo spesso in contrasto con le esigenze della giustizia e dell'equità nei singoli casi che mai sono uguali tra loro nella realtà, induce le giurie a disapplicarlo. Il sistema delle pene fisse produce infatti degli effetti aberranti: se una giuria ha riconosciuto la colpevolezza dell'imputato, allora dovrebbe condannarlo alla (spesso molto severa) conseguente pena. Tuttavia, talvolta le giurie preferiscono assolvere (anche l'imputato colpevole) pur di non arrivare all'applicazione di.

Punizioni troppo dure.

ETÀ NAPOLEONICA

L'ascesa al potere di Napoleone Bonaparte è scandita da alcune fasi ben precise. Con un colpo di Stato il 9 novembre 1799 pone termine all'esperienza rivoluzionaria, decretandola fine della fase del Direttorio per aprire quella del Consolato, nel quale nelle mani del primo console si concentra il potere esecutivo, lasciando agli altri due consoli funzioni meramente consultive. Il 2 agosto 1802 Napoleone è nominato console a vita; la costituzione stabilisce che possa nominare il proprio successore; la successiva costituzione del 18 agosto 1804 lo dichiara addirittura imperatore ereditario. Siamo lontani dalle istanze repubblicane e giacobine. Napoleone, che in nome dei valori della libertà e dell'uguaglianza ha combattuto con le truppe francesi, reclama un pieno potere, che riesce a rafforzare sempre di più. Grazie a spregiudicate campagne militari si trova, in breve, a essere a capo di un vasto ed eterogeneo impero.

Napoleone arriva al termine di un percorso in qualche modo segnato: la fase successiva al Terrore ha visto prevalere le istanze dei moderati, la ricerca della stabilità e della conservazione. La Rivoluzione è da considerarsi finita, come dice Napoleone primo console nel 1799. Bonaparte rappresenta l'uomo destinato a ristabilire l'ordine che il Direttorio non è riuscito a garantire: è l'uomo forte per un governo forte. La graduale trasformazione della Repubblica in uno Stato centrato a vocazione imperiale determina un drastico ridimensionamento degli ideali rivoluzionari, ma non comporta il totale abbandono delle conquiste giuridiche innescate dai fatti del 1789, ormai penetrate nella coscienza civile della nazione. Pur tuttavia, quei valori vanno riletti, reinterpretati alla luce del mutato clima politico sociale, che mira a riconoscere all'individuo spazi di libertà, ma entro limiti finalizzati alla conservazione del potere politico. Paradossalmente,

Occorre ricostruire quello che la Rivoluzione ha distrutto, cioè il tessuto dei rapporti privati che è stato lacerato e ferito, ridando vita, in modo ordinato e moderato, al diritto privato. L'aria di ritorno al passato si può già notare nel terzo progetto di Cambacérès, che registra significativi ripensamenti nei settori della famiglia e delle successioni, quelli cioè più legati alla mentalità e ai costumi. Anzi, nel clima di quegli anni, la famiglia incentrata ancora e sempre sul potere del marito/padre è la chiave di volta per la riscossa reazionaria.

Il codice civile

Il 12 agosto 1800 il primo console Napoleone con decreto istituisce presso il Ministero della giustizia una commissione incaricata della redazione di un nuovo progetto di codice civile. I tempi assegnati sono quanto mai brevi: il progetto deve essere terminato entro il 21 novembre del 1800, tre 3 mesi esatti dall'assegnazione del compito.

commissione è formata da quattro magistrati: François Tronchet (1726-1806), Jeanne Etienne Marie Portalis (1746-1807), Félix Julien Jean Bigot de Préameneu (1747-1825) e Jacques Maleville (1741-1824). Sono uomini diversi, ma accomunati da spirito di moderazione e tendenze liberali che hanno permesso loro di superare indenni i momenti più critici della Rivoluzione. Inoltre, Napoleone ha capito l'importanza di raccogliere attorno a sé dei validi uomini di legge: sono stati tutti professionisti della giustizia durante l'Antico Regime; tutti hanno aderito alla Rivoluzione del 1789; in quanto rivoluzionari moderati, che hanno guardato con favore alla monarchia costituzionale, tutti sono stati perseguitati durante il periodo repubblicano e si sono trovati a un passo dal patibolo. Proprio perché hanno vissuto da testimoni diretti l'esperienza rivoluzionaria e il bagno di sangue che ne è derivato, essi avvertono ora una forte

ripulsa per i dettami più radicali ed estremi della Rivoluzione, ritenendo essenziale il ripristino della sicurezza e dell'ordine. Benché

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A.A. 2022-2023
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SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Eliss10 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Elementi di storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Massironi Andrea.