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DISTURBO DA STRESS POST-TRAUMATICO(PTSD)
Nota: i seguenti criteri si riferiscono a adulti, adolescenti e bambini di età superiore ai 6 anni. Per bambini
sotto i 6 anni, si consultino i criteri corrispondenti riportati più avanti.
A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno (o
più) dei seguenti modi:
- Fare esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i.
- Assistere direttamente a un evento/i traumatico/i accaduto ad altri.
- Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto a un membro della famiglia oppure a un
amico stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico,
l’evento/i deve essere stato violento o accidentale.
- Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento/i traumatico/i
(per es., i primi soccorritori che raccolgono resti umani, agenti di polizia ripetutamente esposti a
dettagli di abusi su minori). Nota: il criterio A4 non si applica all’esposizione attraverso media
elettronici, televisione, film, o immagini, a meno che l’esposizione non sia legata al lavoro svolto.
B. Presenza di uno (o più) dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento/i traumatico/i, che hanno
inizio successivamente all’evento/i traumatico/i:
- Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento/i traumatico/i
Nota: nei bambini di età superiore ai sei anni può verificarsi un gioco ripetitivo in cui vengono
espressi temi o aspetti riguardanti l’evento/i traumatico/i.
- Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento/i
traumatico/i. Nota: nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto
riconoscibile.
- Reazioni dissociative (per es., flashback) in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento/i
traumatico/i si stesse ripresentando. (Tali reazioni possono verificarsi lungo un continuum, in cui
l’espressione estrema è la completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante).
Nota: nei bambini, la riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco.
- Intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico/i.
- Marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano
a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i.
C. Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento/i traumatico/i, iniziato dopo l’evento/i
traumatico/i come evidenziato da uno o entrambi i seguenti criteri:
- Evitamento o tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente
associati all’evento/i traumatico/i.
- Evitamento o tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti,
situazioni) che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati
all’evento/i traumatico/i.
D. Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate
dopo l’evento/i traumatico/i come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri:
- Incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento/i traumatico/i (dovuta tipicamente
ad amnesia dissociativa e non ad altri fattori come trauma cranico, alcol o droghe).
- Persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative relative a sé stessi, ad altri o al mondo
(per es., “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “il mondo è assolutamente pericoloso”,
“il mio intero sistema nervoso è definitivamente rovinato”).
- Persistenti distorti pensieri relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento/i traumatico/i che
portano l’individuo a dare la colpa a sé stesso oppure agli altri.
- Persistente stato emotivo negativo (per es., paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna).
- Marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative.
- Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri.
- Persistente incapacità di provare emozioni positive (per es., incapacità di provare felicità,
soddisfazione o sentimenti d’amore).
E. Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento/i traumatico/i iniziate o
peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri:
- Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente
espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti.
- Comportamento spericolato o autodistruttivo
- Ipervigilanza
- Esagerate risposte di allarme
- Problemi di concentrazione
- Difficoltà relative al sonno (per es., difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati
oppure sonno non ristoratore).
F. La durata dell’alterazione (criteri B, C, D, e E) è superiore a 1 mese
G. L’alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in
ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
H. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., farmaci, alcol) o a
un’altra condizione medica.
Specificare quale:
Con sintomi dissociativi: i sintomi dell’individuo soddisfano i criteri per un disturbo da stress post-
traumatico e, inoltre, in risposta all’evento stressante, l’individuo fa esperienza di sintomi persistenti o
ricorrenti di uno dei due seguenti criteri:
- Depersonalizzazione: persistenti o ricorrenti esperienze di sentirsi distaccato dai, e come se si fosse
un osservatore esterno dei, propri processi mentali o dal proprio corpo (per es., sensazione di
essere in un sogno; sensazione di irrealtà di se stessi o del proprio corpo o del lento scorrere del
tempo)
- Derealizzazione: persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante (per es., il
mondo intorno all’individuo viene da lui vissuto come irreale, onirico, distante o distorto)
Caratteristiche associate a supporto della diagnosi:
1. Regressione dello sviluppo, come la perdita del linguaggio nei bambini piccoli.
2. Pseudoallucinazioni uditive, come avere l’esperienza sensoriale di sentir parlare i propri pensieri con
una o più voci diverse.
3. Ideazione paranoide.
4. Difficoltà nella regolazione delle emozioni o nel mantenere una stabilità nelle relazioni
interpersonali.
Sviluppo e decorso:
1. Il PTSD può manifestarsi a qualunque età, fin dal primo anno di vita.
2. I sintomi insorgono in genere nei primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possa esservi un ritardo di
mesi o anche di anni, prima che siano soddisfatti i criteri per una diagnosi.
3. I sintomi del PTSD e la relativa predominanza possono variare nel tempo.
4. Varia anche la durata dei sintomi, con un recupero completo entro 3 mesi che si verifica in circa la
metà degli adulti, mentre alcuni individui continuano a mostrare i sintomi per più di 12 mesi e
talvolta per più di 50 anni.
Il PTSD è associato all’ideazione suicidaria e ai tentativi di suicidio.
DISTURBO DA STRESS ACUTO
Stessi sintomi del PTSD. (più clusterizzati)
La durata dell’alterazione (sintomi del criterio) va da 3 giorni a 1 mese dall’esposizione al trauma.
Nota: tipicamente i sintomi iniziano immediatamente dopo il trauma, ma è necessaria la persistenza per
almeno 3 giorni e fino a 1 mese per soddisfare i criteri del disturbo.
DISTURBO DELL’ADATTAMENTO
A. Lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta a uno o più eventi stressanti
identificabili che si manifesta entro 3 mesi dall’insorgenza dell’evento/i stressante/i.
B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi, come evidenziato da uno o da
entrambi i seguenti criteri:
- Marcata sofferenza che sia sproporzionata rispetto alla gravità o intensità dell’evento stressante,
tenendo conto del contesto esterno e dei fattori culturali che possono influenzare la gravità e la
manifestazione dei sintomi.
- Compromissione significativa del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti
aree.
C. Il disturbo correlato con lo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo mentale e non
rappresenta solo un aggravamento di un disturbo mentale preesistente.
D. I sintomi non corrispondono a un lutto normale.
E. Una volta che l’evento stressante o le sue conseguenze sono superate, i sintomi non persistono per
più di altri 6 mesi.
Specificare se:
Acuto: se il disturbo dura meno di 6 mesi
Persistente (Cronico): se il disturbo dura 6 mesi o più
Specificare quale:
Con umore depresso: umore basso, facilità al pianto o disperazione sono predominanti
Con ansia: nervosismo, inquietudine, agitazione o ansia di separazione sono predominanti
Con ansia e umore depresso misti: una combinazione di depressione e di ansia è predominante.
Con alterazione della condotta: un’alterazione della condotta è predominante.
Con alterazione mista dell’emotività e della condotta: sia sintomi emotivi (per es., depressione, ansia) sia
un’alterazione della condotta sono predominanti.
Non specificati: per le reazioni disadattive che non sono classificabili come uno dei sottotipi specifici di un
disturbo dell’adattamento.
Disturbo da lutto persistente complicato
A. L’individuo ha vissuto la morte di qualcuno con cui aveva una relazione stretta.
B. Dal momento della morte, almeno uno dei seguenti sintomi è stato presente per un numero di
giorni superiore a quello in cui non è stato presente e a un livello di gravità clinicamente
significativo, ed è perdurato negli adulti per almeno 12 mesi e nei bambini per almeno 6 mesi dopo
il lutto:
- Un persistente desiderio/nostalgia della persona deceduta. Nei bambini piccoli il desiderio può
essere espresso nel gioco e nel comportamento, anche tramite comportamenti che riflettono
l’essere separato da, e anche riunito a, un caregiver o un’altra figura oggetto di attaccamento.
- Tristezza e dolore emotivo intensi in seguito alla morte.
- Preoccupazione per il deceduto.
- Preoccupazione per le circostanze della morte. Nei bambini questa preoccupazione per il deceduto
può essere espressa attraverso i contenuti del gioco e il comportamento e può estendersi fino alla
preoccupazione per la possibile morte di altre persone vicine.
CRITERIO CRONOLOGICO: Il disturbo da lutto persistente complicato è diagnosticato solo se sono trascorsi
almeno 12 mesi (6 mesi nei bambini) dal momento della morte di qualcuno con cui l&