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ELEMENTI DI PSICHIATRIA
Queste soluzioni sono pensate quando il centro diurno non è sufficiente a staccare il paziente da un
contesto famigliare non adatto al recupero, predisponendolo anzi a possibili complicazioni.
Vi sono abitazioni, nelle quali piccole comunità vivono in quasi totale indipendenza, sotto il controllo più o
meno continuo di operatori in grado di assisterli e accompagnarli nell’inserimento in società.
Lo schema proposta dalla legge Basaglia rappresenta la mappa della malattia, nel sistema di gestione per
gravità e territorialità.
I disturbi dell’umore: espressione della vita quotidiana, che può manifestarsi attraverso una risposta fisica.
Depressione: situazione presente nella vita, che si connota di diverse sfaccettature.
Ippocrate nell’Antica Grecia parlava della “melanconia”, ovvero malinconia, intesa come bile nera che
offusca la mente e dona alle persone un velo di tristezza a seguito di avvenimenti negativi e traumatici.
Schema sui tipi di Depressione:
ENDOGENA: nasce con la persona, appartiene in modo genetico ad ogni singolo individuo.
ESOGENA: si acquisisce attraverso l’esperienza di eventi sfavorevoli e negativi.
MAGGIORE: entra a far parte in modo invasivo della vita della persona, influenzandone le azioni.
MINORE: viene contenuta e repressa, si dice latente e può sfociare in episodi di acuzie.
SINGOLA: si definisce in un evento, definito temporalmente da inizio e fine.
RECIDIVA: si presenta in quadri ricorrenti a causa di una invulnerabilità dei soggetti.
STAGIONALE: si presenta con regolarità, un caso tipico è la SAD, legata ai cambi di stagione.
DISTEMIA: si definisce così quello stato depressivo minore caratterizzato da una lunga durata e una bassa
intensità, in questo caso il soggetto si presenta malinconico e svogliato.
La genetica ha permesso di rintracciare le cause della depressione nel corredo cromosomico di ogni
persona, riconoscendola come la seconda al mondo per diffusione.
Molte patologie depressive sono quindi ereditarie e causano alle aziende sanitarie ingenti costi di
prevenzione e controllo.
La depressione di tipo endogeno è difficile da affrontare poiché non è legata ad un momento traumatico,
ma insita nella persona, il soggetto quindi anche sforzandosi nel seguire una terapia psicologica e
farmacologica, fa comunque fatica a recuperare il gap psicologico.
La depressione endogena è quindi cronica, poiché può essere anche latente e non grave, ma non
eliminabile.
Astenia: impossibilità di reagire, non verte la sfera fisica.
Anedonia: mancanza di piacere, moto inerte che non procura soddisfazioni.
Il depresso ha come momento di massima criticità la mattina, poiché anticipa le preoccupazioni della
giornata, vedendola come impossibile da portare a termine, egli la vive infatti come routine.
Il soggetto depresso non ha stimoli, vive immerso nel passato e nei ricordi, perdendo di fatto fasi di vita,
infatti è tipica la mancanza di progettualità. OLE89 3
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Il depresso non è solamente un soggetto inibito, si può trattare di una inadeguatezza che sfocia in
agitazione, iperattività che procura una più difficile gestione.
Il depresso può quindi soffrire di un sonno non adeguato, nel quale non armonizza le tipiche 5 fasi.
(Una di queste è la fase REM – rapid eyes movement – nella quale l’uomo riorganizza le informazioni
raccolte durante la giornata)
Ogni caso depressivo deve essere monitorato, poiché non è possibile scongiurare a priori la passibilità di
gesti suicidari, anche se vi sono statistiche per ogni casistica.
Il gesto del suicidio è di difficile comprensione, poiché risulta impossibile conoscere in modo completo le
motivazioni che spingono i soggetti, soprattutto se clinicamente psicotici, a farlo.
L’osservazione e la comunicazione non verbale offrono agli operatori gli strumenti per capire lo stato reale
della situazione del paziente, questi fattori permettono di conoscere e predisporsi verso il paziente
superando le sole cartelle e scale di valutazioni tecniche.
Il clinico e il fenomenologo moderno tengono conto dell’osservazione e della interpretazione di quella che è
la situazione reale, descrivibile attraverso dettagliati rapporti, utili agli altri operatori e medici.
La separazione affettiva, l’evento luttuoso di tipo stressante, è quella condizione riconducibile a traumi ed
eventi catastrofici.
La depressione reattiva è composta da una causa, un inizio e una fine definibili, questo schema prevede un
evento “start” che crea un disagio, da rielaborare.
La condizione di lutto, intesa come perdita fisica di una persona amata, deve essere affrontata in diverse
fasi, per evitare di cronicizzarsi.
Costruzione di una continuità terapeutica che prevede un rapporto empatico con il paziente, il quale non
sarà da subito partecipe, ciò che un operatore deve saper fare è interpretare il caso e la persona in modo
olistico.
La proposta terapeutica deve coincidere con una relazione, un rapporto di fiducia che deve instaurarsi per
offrire al paziente supporto attraverso informazioni e disponibilità.
Le terapie sono catalogate per molecole e di antidepressivi, differenziati per cure e dosi, previa la verifica di
fattori inerenti al paziente come abitudini, altre patologie e ritmi.
Gli antidepressivi si dividono in:
TCA: (triciclici) sono i primi prototipi di antidepressivi, riscontrano però diverse controindicazioni quali
interferenze cardiache, urinarie e legate alla pressione dell’occhio.
Esempi: ANAFRANIL – LAROXYL – LUDIOMIL
SSRI: (seratoninergici inibitori) agiscono sul sistema serotoninergico e come controindicazioni presentano
nausea e interferenze con la sfera sessuale maschile e femminile.
Esempi: DAPAROX – DUMIROX – ZOLOFT – CIPRALEX – CITALOPRAM
STABILIZZATORI: stabilizzano l’umore, servono per mantenere una cura blanda per diverso tempo senza
comportare danni collaterali di rilievo. OLE89 4
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Esempio: SALI DI LITIO
BDZ: (benzodiazepine) utilizzata anche per malattie mentali più gravi.
Esempio: VALIUM – TAVOR
I pazienti si suddividono in due categorie:
Responder – prima o poi raggiungono un equilibrio soddisfacente con il farmaco
Non Responder – a causa del metabolismo non riescono a raggiungere l’equilibrio soddisfacente
Il tempo di terapia deve essere medio-lungo per ristabilire un equilibrio e che quindi il paziente possa
stabilizzarsi, utilizzando al meglio le molecole somministrate durante la terapia, legata alla sintomatologia.
Esistono disturbi definiti bipolari, i quali corrispondono al manifestarsi di manie e sovrapposizioni che
consistono in euforia e spegnimento.
Il bipolare attivo non dorme, è iperattivo, perde il ritmo regolare di sonno-veglia, grazie ad un carica simile
alla molecola anfetaminica.
La biologia del bipolare attivo comporta una mancanza di criticità, una dissociazione dalla realtà, restando
sveglio ma non vigile, perdendo ogni tipo di pudore e di conformazione alle regole.
Il bipolare attivo, una volta agganciato è difficile da riaccompagnare ad una “vita normale”, poiché ritiene
impossibile rinunciare ad una vita attiva per lo standard.
Il bipolare spento, manifesta sintomi depressivi.
La maniacalità in psichiatria è la polarità opposta della depressione, caratterizzata da euforia, non gestibile.
Vi possono essere latenze di maniacalità, che non costituiscono una patologia, ma una eccessiva
propulsione, intesa come positività, carisma ed energia.
Nel caso di un soggetto maniacale, si utilizzano spesso i Sali di Litio, assunti per un lungo lasso di tempo, per
contenere gli stati euforici controllando la sfera organica del paziente.
I disturbi d’ansia: stati di difficoltà o di positività per affrontare nuovi stimoli sconosciuti, in reazione a
continui eventi impattanti e stressogeni.
Situazioni: EUSTRESS – positivo, DISTRESS – negativo
La componente d’ansia è imprescindibile e utile per affrontare le situazioni di stress, ogni soggetto deve
saperle gestire per rendere al meglio senza danneggiarsi.
I mediatori che variano il livello di adrenalina in circolo: GABA e Serotonina, controllano il livello di stress
variando di quantitativo nei neuroni, i quali trasmettono segnali attraverso le sinapsi.
Nella letteratura psicoanalitica, si utilizzava il termine di nevrosi, considerando la cura come un lungo
percorso che cercava di stabilizzare e smussare la criticità.
Oggi invece serve un intervento immediato, che permette di stringere da subito un rapporto con il paziente
per preparare un lavoro di lungo periodo basato sulla fiducia.
La catalogazione degli stadi d’ansia ha seguito l’evoluzione della società, resettando il sistema per creare
quadri condivisi. OLE89 5
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Tipi di Ansia:
GAD (disturbo di ansia generalizzato)
Stadio di ansia generalizzato che coinvolge tutti i sensi e provoca reazioni biologiche quali vertigini,
formicolii e cefalee. Non è una risposta a situazioni stressanti, producendo uno stato di disagio continuo e
aspecifico.
DAP (disturbo da attacchi di panico)
Disturbo più frequente, specialmente nel sesso femminile a causa di una predisposizione ormonale che
varia cortisolo e melatonina (veglia e sonno).
La risposta d un situazione di panico consiste nell’evitarla, grazie ad un imprinting negativo.
DOC (disturbo ossessivo complessivo)
Oggetto di discussione nel collocarlo nel DSM, siccome in bilico tra ossessione e compulsione.
Il lato meno patologico offre un quadro di iper-controllo mentre la patologia comporta una un angoscia
esistenziale che costringe il soggetto ad eseguire azioni step-by-step.
La fobia:
Si tratta di una esperienza relativamente comune, mentre a livello patologico influisce sulla qualità stessa
della vita, limitandola a causa di paure immotivate.
La fobia di tipo SEMPLICE può toccare tutti i soggetti, mentre quella SOCIALE sfocia in una condizione
patologica.
A differenza della depressione, il disturbo d’ansia deve essere contenuto da subito attraverso un
trattamento farmacologico, per dare risposte immediate e tranquillizzanti al soggetto in cura, il quale solo
dopo aver maturato fiducia nei confronti della via intrapresa potrà continuare la terapia a lungo termine di
tipo psicologico.
Nel lungo termine non bastano i BDZ (benzodiazepine), siccome queste producono dipendenza, questi
vengono quindi sostituiti da SSRI (serotoninergici) come cura conservativa.
Inoltre si può instaurare un rapporto con il paziente per fargli elaborare le situazioni stressogene, così da
permettergli di superare eventi limitanti per la sua vita.
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