(PNL).
Dunque, se prendiamo l'Italia come economia di riferimento, il prodotto dello straniero che risiede
e lavora in Italia rientrerà nel PIL ma non nel PNL.
Il prodotto dell'economia è dato dal valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dall'economia
considerata, in un dato periodo di tempo.
Si noti che l'unità di misura monetaria rappresenta l'unica unità di conto comune. Inoltre, solo i
prodotti finali vanno presi in considerazione nel misurare il prodotto dell'economia, al fine di
evitare il doppio conteggio di un dato valore. (Se, ad, esempio, consideriamo l'esempio del pane, è
chiaro che, per produrlo, è necessario passare e dallo stadio del grano, a quello della farina, per poi
, vale a dire al
valore dell'unico bene finale prodotto).
Un procedimento alternativo per calcolare il prodotto dell'economia è dato dal metodo del valore
aggiunto. Preso uno stadio di produzione di un certo bene, per valore aggiunto intendiamo la
differenza del valore del bene tra la fine e l'inizio dello stadio produttivo considerato. Nell'esempio
precedente il valore aggiunto del primo stadio e di 0,25; quello del secondo è pari a 0,45; e, infine,
quello del terzo è uguale a 0,30; totale = 1.
Dal momento che il prodotto dell'economia è misurato in valore, una sua variazione può essere
dovuta sia a variazioni di prezzo sia a variazioni della quantità prodotta. Sarebbe desiderabile poter
distinguere le variazioni di prodotto dovute a variazioni di prezzo da quelle dovute a variazioni di
quantità. Un metodo semplice per realizzare questa scomposizione è dato dal calcolo del prodotto di
un'economia a prezzi costanti, invece che a prezzi correnti. Per misurare il prodotto a prezzi
costanti, si sceglie un anno base e si prende il corrispondente vettore dei prezzi che viene utilizzato
per calcolare il valore delle quantità prodotte dei diversi beni nei diversi periodi considerati. In tal
caso, le variazioni del prodotto dell'economia possono essere dovute solo a variazioni di quantità.
3. Crescita economica e andamento ciclico
3.1. La differenza tra crescita effettiva e crescita potenziale
Prima di esaminare le cause della crescita economica, è necessario distinguere tra crescita
economica effettiva e potenziale.
La crescita effettiva viene misurata dal tasso di crescita percentuale annuo del reddito nazionale in
termini reali: il tasso di crescita della produzione effettiva.
Quando c'è inflazione dobbiamo considerare con cautela eventuali aumenti del prodotto nazionale,
del consumo, dei salari, ecc. Se il tasso di crescita del PIL è pari al 5% in termini monetari ma
l'inflazione è stata del 3%, la crescita reale del PIL ammonta solo al 2%, ovvero, la differenza tra i
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due valori percentuali precedenti.
La crescita potenziale viene misurata dal tasso di crescita massimo a cui l'economia può crescere. È
l'incremento percentuale annuo della capacità produttiva dell'economia. Tra i principali fattori che
contribuiscono alla crescita potenziale riscontriamo l'aumento delle risorse e l'aumento
dell'efficienza con cui sono impiegate tali risorse.
Il prodotto potenziale è il livello di output realizzato quando l'economia opera impiegando tutta la
propria capacità produttiva a un livello normale. Il prodotto potenziale, quindi, è di poco inferiore al
prodotto di piena occupazione, il massimo che le imprese possono realizzare sfruttando i fattori
produttivi.
La differenza tra prodotto effettivo e prodotto potenziale è detta output Se il prodotto
effettivo è maggiore di quello potenziale l'economia sta operando a un
regime superiore a quello della normale capacità; nel caso di output gap negativo l'economia
impiega la propria capacità produttiva al di sotto del livello normale. Se il tasso di crescita effettivo
è minore del tasso di crescita potenziale ci sarà un aumento della capacità produttiva inutilizzata e
un aumento della disoccupazione. Per colmare tale divario, il tasso di crescita effettivo dovrebbe
essere maggiore del tasso di crescita potenziale. Nel breve periodo la crescita effettiva può
aumentare grazie a un uso più efficiente delle risorse, con l'aumento della produttività dei fattori.
Tuttavia, affinché la crescita effettiva possa essere sostenuta per un certo numero di anni deve
esserci un aumento anche del prodotto potenziale.
3.2. La crescita economica nelle fasi del ciclo economico
Nonostante la crescita del prodotto potenziale vari in una certa misura nel corso degli anni, essa
tenderà comunque a essere molto più stabile della crescita del prodotto effettivo. La crescita
effettiva, al contrario, tende a fluttuare. Questo ciclo di espansioni e recessioni è noto come ciclo
economico Le fasi del ciclo economico sono quattro:
- In questa fase, un'economia stagnante inizia a riprendersi e si verifica una crescita
La ripresa.
della produzione effettiva.
- Durante questa fase c'è una rapida crescita economica.
- Al culmine dell'espansione (boom) la crescita rallenta o inizia a ridursi.
Il rallentamento.
- Durante questa fase la crescita è nulla o persino negativa.
La recessione.
L'andamento del prodotto nazionale effettivo viene rappresentato da una curva regolare e continua
nel tempo. In pratica, però, i cicli economici sono molto irregolari per quanto riguarda la durata
delle fasi e la loro dimensione. Alcuni boom, hanno, infatti, vita breve; altri sono molto più lunghi.
Allo stesso modo alcune recessioni sono brevi e altre durano a lungo ma nonostante l'irregolarità
delle fluttuazioni è ancora possibile individuare chiaramente i cicli.
3.2.2. Le cause della crescita effettiva
Le determinanti principali delle variazioni del tasso di crescita effettivo nel breve periodo sono
rappresentate da variazioni nella crescita della domanda aggregata. Un rapido aumento della
domanda aggregata genera eccesso di domanda e incentiva le imprese ad aumentare la produzione.
Allo stesso modo, un calo della domanda aggregata farà aumentare le scorte delle imprese in modo
indesiderato, inducendole a ridurre la produzione. Nel breve periodo, quindi, la domanda aggregata
e la produzione effettiva si muovono nella stessa direzione. Un boom è associato a un rapido
aumento della domanda aggregata; una recessione, al contrario, viene associata con una riduzione
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della domanda aggregata. Nel lungo periodo, invece, due sono le determinanti della crescita
effettiva, ovvero, la crescita della domanda aggregata la crescita del prodotto potenziale.
3.3. La crescita potenziale
Per quanto riguarda la crescita potenziale, due sono le principali determinanti del prodotto
potenziale: le risorse disponibili la loro produttività
3.3.1. Aumento delle risorse
- Il prodotto di un'economia dipende dal suo stock di capitale. Un aumento di questo stock
Capitale.
fa aumentare la produzione. In generale, quanto maggiore è il tasso di investimento, tanto più
veloce è l'incremento dello stock di capitale. Nel lungo periodo, gli individui devono rinunciare a
parte del consumo per far sì che le risorse vengano investite nell'acquisto di beni capitali.
- Se c'è un aumento della popolazione attiva, di conseguenza, ci sarà un aumento del
Lavoro.
prodotto potenziale. Questo aumento della popolazione attiva può essere dovuto a un più elevato
tasso di partecipazione e, quindi, una maggiore proporzione della popolazione totale occupata.
Alternativamente, un aumento della popolazione attiva può essere dovuto a un aumento della
popolazione totale. in questo caso, però, potrebbe anche determinarsi un problema. Se un aumento
della popolazione totale non ha come conseguenza un incremento della quota di popolazione attiva,
l'output pro-capite potrebbe non aumentare.
- In questo caso, le opportunità per generare crescita sono limitate, in
Terra e altre materie prime.
quanto, la terra è disponibile in quantità fissa. La scoperta da parte di un paese, di nuove materie
prime, genererà solo crescita di breve periodo. Quando il tasso di estrazione raggiunge il massimo,
non si registrerà più alcuna crescita. La produzione rimarrà stabile al nuovo livello più elevato, fino
all'esaurimento della nuova materia prima.
- Se aumenta l'offerta di un solo fattore
Il problema della produttività marginale decrescente.
produttivo mentre gli altri rimangono fissi, si manifesta la legge della produttività marginale
decrescente relativa al fattore variabile. Poi, c'è il problema dell'ambiente. Se l'incremento di lavoro
e capitale porta a un uso più intensivo di terra e risorse naturali, la conseguente crescita dell'output
potrebbe essere non sostenibile da un punto di vista ambientale. La soluzione è data da uno
spostamento della curva della produttività marginale, dovuto al progresso tecnologico.
3.4. Le politiche a favore della crescita
Lo stato può contribuire ad aumentare il tasso di crescita economica attraverso due strategie:
politiche della domanda e politiche dell'offerta.
Le prime cercano di generare una domanda aggregata sufficiente ad assicurare che le imprese
desiderino investire e che il prodotto potenziale venga effettivamente raggiunto.
Le seconde cercano di aumentare l'offerta aggregata favorendo l'incremento del prodotto
potenziale.
Vi sono poi altre strategie, alcune più orientate al mercato, altre più interventiste.
4. Disoccupazione
La disoccupazione tende ad avere un andamento fluttuante che ricalca il ciclo economico in senso
inverso. Durante le recessioni essa tende ad aumentare, mente negli anni di boom, tende a
diminuire. La disoccupazione può essere espressa in numero di persone disoccupate o in
percentuale sulla forza lavoro totale. La definizione più comune usata dagli economisti per il
numero dei disoccupati è le persone in età lavorativa che sono senza lavoro, ma che vorrebbero
lavorare agli attuali salari e stipendi di mercato. Se il numero è espresso in percentuale, esso
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rappresenta la frazione dei disoccupati rispetto al totale della forza lavoro. La forza lavoro viene
definita come le persone occupate più le persone disoccupate. Tuttavia, per comprendere meglio
l'andamento del mercato del lavoro, al tasso di disoccupazione dobbiamo affiancare il tasso di
partecipazione, che è dato dal rapporto tra la forza lavoro ed il totale della po
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