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A livello di metodo, il video può essere usato:

a) All'inizio del lavoro, per lanciare un argomento.

b) Durante il lavoro, per essere uno stimolo durante il brainstorming.

c) Verso la fine del lavoro, per raccontare meglio un argomento.

Mediazione

Elementi di didattica e pedagogia speciale

Progettare

Stando al senso comune "progettare" significa compilare un modulo che esprime la sua offerta educativa ma non può essere intesa solo così.

Dal punto di vista storico questa rappresentazione della progettazione educativa affonda le radici nelle politiche sociali, in cui nascono e si sviluppano i servizi sociali, assistenziali ed educativi; in Europa e in Italia, il welfare state ha presentato un'oscillazione tra una logica assistenzialista e una logica di partecipazione sociale ma le esigenze di standardizzazione hanno portato il lavoro sociale a fare riferimento al modello medico-organicistico.

Tale tendenza, negli anni 80 e 90, ha avuto più

Forza nella concezione della progettazione come una pianificazione sequenziale di fasi ed azioni conseguenti, unilateralmente ordinate per raggiungere un obiettivo. Questo modello, utilizzato principalmente nelle prassi istituzionali, poggia su una razionalità assoluta, intesa come la conoscenza di tutte le condizioni che permettono a chi progetta di stabilire gli strumenti e le azioni educative con certezza.

Dal punto di vista della sua efficacia, oggi questa concezione è ampiamente contestata e considerata non valida perché:

  1. Ci sono molte più risorse.
  2. L'uomo ha una razionalità limitata: l'uomo non può sapere totalmente come tutte le dimensioni che compongono il mondo possano interagire tra loro.
  3. I problemi sono visti come un insieme complesso di elementi.
  4. È cambiata la società: prima ognuno aveva un ruolo definito, mostrando una società semplice, mentre oggi i ruoli assumono più caratteristiche.
rendendo la società molto più complessa. Pensare di poter progettare secondo una razionalità assoluta, quindi, rappresenta un'illusione che rende la progettazione rigida e ripetitiva. Uscire da una logica assistenzialista e dal modello medico-organico significa elaborare una posizione propria rispetto alla questione dei bisogni e delle emergenze; infatti, in riferimento al bisogno educativo, la progettazione presenta due logiche: 1) Ottica assistenzialistica: il bisogno e l'emergenza designano situazioni individuali o sociali di disagio da riequilibrare attraverso interventi che conducano la persona ad una situazione di normalità. 2) Ottica di empowerment: inteso come "dare valore alla persona", è un intervento di sviluppo che va a promuovere il soggetto. Quest'idea di sviluppo considera tre fattori: a) L'origine dei bisogni individuali che nascono nell'interazione con il contesto sociale: i bisogni individuali hanno

bisogno di una interazione con la società.

b) Non si può programmare l'esistenza delle persone.

c) Limite dell'agire: non fa riferimento all'improvvisazione ma si avvale di due strumenti, cioè azioni di documentazione precisi e azioni di documentazione in itinere.

In questo senso la progettazione educativa ha il compito di creare quelle situazioni in cui le persone possano acquisire strumenti emotivi (cioè la capacità di saper interpretare le emozioni), cognitivi (cioè conoscenze e informazioni), relazionali (legati alle dinamiche di relazione con gli altri) e pragmatici (sono strumenti operativi che permettono di essere autonomi) con lo scopo di tornare alla vita quotidiana più attrezzati e consapevoli.

Il senso della progettazione educativa, allora, consiste nella mediazione che permette di collegare la vita quotidiana delle persone con il mondo dell'educazione.

La progettazione presenta due approcci:

1) Sinottico:

considerato come razionale, questo approccio parte dall'idea che da un problema (individuando poi le cause) si generano meccanicamente le soluzioni, escludendo così i destinatari e i diversi stakeholder (cioè soggetti che hanno un interesse intorno a un determinato tema) dal processo di progettazione.
  1. Approccio razionale: questo approccio parte dall'idea che da un problema (individuando poi le cause) si generano meccanicamente le soluzioni, escludendo così i destinatari e i diversi stakeholder (cioè soggetti che hanno un interesse intorno a un determinato tema) dal processo di progettazione.
  2. Approccio partecipativo: questo approccio parte dall'idea che esistano più letture dei bisogni e più ipotesi interpretative. Il confronto tra i punti di vista dei diversi soggetti coinvolti nel processo progettuale definisce un patto tra gli attori, in cui ciascuno attiva le proprie competenze e risorse per raggiungere gli obiettivi definiti come obiettivi comuni.
Secondo la Commissione Europea, un progetto viene valutato sulla base di 3 criteri:
  1. Rilevanza, un criterio che misura quanto un progetto risponde a bisogni reali.
  2. Fattibilità, un criterio che misura l'attuabilità del progetto.
  3. Efficacia e corretta gestione, un criterio che misura

Il beneficio del progetto. Se gli oggetti della progettazione educativi sono sia contesti di vita che esperienze educative, la progettazione riguarda non solo i singoli ambiti in cui l'agire educativo si concretizza ma anche la loro connessione. Quindi vanno pensate insieme la:

  1. Macro progettazione: è una progettazione globale dell'intero intervento formativo volta ad individuare gli stakeholder e gli obiettivi del progetto.
  2. Micro progettazione: è una progettazione più dettagliata dell'intervento formativo in cui sono delineate in modo specifico le azioni, le risorse e i soggetti coinvolti.

Dal punto di vista metodologico è importante che gli educatori sappiano riconoscere e connettere tutti gli ambiti di intervento e di progettazione perché hanno a che fare con i progetti di vita degli educandi (che sono un elemento cardine).

In questo senso l'efficacia dell'educazione si misura come è metabolizzata dai soggetti e

Come scaturisce nell'acquisizione della consapevolezza della possibilità di fare delle scelte (modificando il proprio stile di vita). Elementi di didattica e pedagogia speciale.

Valutare l'agire educativo. Si intuisce come la valutazione dei processi non sia facile e necessita di lunghe osservazioni, di analisi e descrizioni anche delle dimensioni informali dell'azione educativa.

Valutare l'agire educativo è riuscire, innanzitutto, a riconoscerne gli atti, le azioni e le attività di qualità, che può essere fatto attraverso un lavoro paziente di analisi e di autoanalisi.

Inoltre, valutare l'agire educativo è saper individuare le differenze qualitative esistenti fra i diversi interventi; infatti, la qualità dell'intervento si esprime in tutti gli elementi che sollecitano un progetto costruttivo per la persona e la sua valutazione sta nel saper riconoscere questi elementi per renderli i principi portanti delle azioni di miglioramento.

Ciò comporta l'assunzione dellacomplessità dell'agire educativo:
  1. Avvalendosi di una molteplicità di strumenti.
  2. Accogliendo con cautela i modelli funzionalistici, che illudono di poter trovare delle garanzie dioggettività.
Anche per questo motivo il tema della valutazione è un problema aperto. In questa direzione si muove il progetto europeo EDUVAL nel quale si è offerto un contributo perla definizione del profilo professionale del valutatore che opera nel campo dell'educazione. La ricognizione effettuata sul tema dei profili di competenze del lavoro educativo a livello europeoha messo in evidenza l'assenza di una modellistica delle procedure e dei metodi di valutazionedell'agire educativo. In particolare l'impianto teorico della EDUVAL è stato costruito focalizzando l'agire educativoattraverso l'attivazione simultanea di tre dimensioni di valutazione:
  1. Dimensione soggettiva: si tratta di
un auto-analisi formativo da parte degli operatori che agiscono all'interno dell'organizzazione e che ha una funzione formativa, migliorativa e riflessiva per arrivare ad una presa di consapevolezza dei processi.
  1. Dimensione soggettiva: è il punto di vista personale degli operatori e permette di esplorare le loro percezioni, emozioni e pensieri riguardo ai processi.
  2. Dimensione oggettiva: può essere di supporto per garantire la validità e l'imparzialità dei risultati, riducendo il rischio dell'autoreferenzialità dell'organizzazione.
  3. Dimensione intersoggettiva: questa dimensione, che considera i diversi punti di vista e le rappresentazioni dei diversi attori, consente di comprendere e interpretare la complessità dei processi, dell'ambiente e delle attività.
La scelta di triangolare questi tre livelli della valutazione si ispira alla prospettiva trifocale, inaugurata da Pellerey, per comprendere la competenza, un costrutto complesso che necessita dei tre livelli di osservazione dell'agire competente; inoltre i tre livelli non sono pensati in ordine gerarchico ma sono complementari e si integrano reciprocamente.si potrebbe considerare l'utilizzo di strumenti di valutazione partecipativa, che coinvolgano attivamente gli attori coinvolti nel processo valutativo. Questo permette di ottenere una visione più completa e accurata della situazione e favorisce un maggiore coinvolgimento e senso di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Inoltre, è importante considerare l'utilizzo di indicatori di valutazione che siano pertinenti e significativi per il contesto specifico in cui si opera. Questo implica una riflessione critica sulle dimensioni da valutare e sulla scelta degli strumenti più adatti a misurarle. Infine, è fondamentale che il processo valutativo sia trasparente e che i risultati siano comunicati in modo chiaro e accessibile a tutti i soggetti interessati. Questo favorisce la condivisione delle informazioni e la possibilità di utilizzare i risultati per il miglioramento continuo del servizio e della cultura organizzativa. In conclusione, per garantire un processo valutativo utile al miglioramento di un servizio e della cultura organizzativa, è necessario superare un unico modello di valutazione e adottare approcci più inclusivi, partecipativi e contestualizzati.significa poter integrare metodi e livelli di valutazione differenti, pensati in maniera complementare. Gli strumenti presentati da EDUVAL per la valutazione dell'agire valutativo sono molti tra cui: 1) Il portfolio: è una documentazione ragionata di un percorso formativo o professionale, che viene costruito selezionando una serie di materiali ritenuti significativi. Inoltre esso consente di rintracciare i saperi acquisiti nel corso dell'esperienza, ottenendo delle consapevolezze sia: a) Sulle competenze sviluppate. b) Sul percorso da seguire. Mutuato dall'ambito scolastico, il portfolio è considerato anche un valido strumento anche per valutare l'agire educativo perché rappresenta una documentazione di processo, cioè una pratica finalizzata alla riflessione della propria esperienza professionale. Ci sono diversi tipi di portfolio: a) "Documentation portfolio": è una tipologia di portfolio in cui si archivia tutto quello che

vieneprodotto durante il percorso.

Working portfolio: è uno

Dettagli
A.A. 2022-2023
50 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Simone-Murdaca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Elementi di didattica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Carenzio Alessandra.