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4. LA RICERCA-AZIONE PER LA DIDATTICA DEL CORPO IN MOVIMENTO
Ogni ricerca-azione è unica e si definisce attraverso una precisa situazione che concerne un
luogo, della gente, un tempo, delle pratiche e dei valori sociali e la speranza di un cambiamento
possibile. La proposta del modello di ricerca-azione si rivela la sua efficacia nei casi in cui è
richiesto un intervento diretto in uno spazio-tempo definito, orientato verso specifici obiettivi e
motivato dalla necessità di modificare e migliorare le pratiche di uno specifico contesto. La
ricerca-azione è una modalità efficace di raccordo tra ricerca e prassi, in grado di fornire
dimostrazioni tangibili e di dare risposte a quesiti professionali. Una pratica riflessiva ed
autoriflessiva che consente di superare il problema della distanza che intercorre tra esigenze
pratiche di chi è direttamente coinvolto sul campio e di chi conduce ricerche in ambito
academico.
La riflessività è autovalutazione delle proprie pratiche ed esperienze e consente di affermare la
completa partecipazione del ricercatore nell’intero processo di ricerca.
Il caratteristico modo di procedere della ricerca-azione implica la ciclicità. Di solito essa
coinvolge un gruppo di persone guidate da uno o piu facilitatori del processo che, dopo aver
individuato il problema, procedono formulando ipotesi e controllandole sul campo. La ricerca-
azione rappresenta una forma avanzata e maggiormente stutturata della ricerca partecipante che
intende cercare nuove forme di collaborazione fra chi opera e chi fa ricerca, che garantiscono al
tempo stesso l’aderenza ai problemi e ai contesti concreti a la loro verifica in campo da un lato e
la rigorosità dei procedimenti e dei risultati della ricerca dall’altro. (RIASSUMERE)
La ricerca-azione presuppone una netta separazione con i metodi di ricerca empirici tradizionali;
essa impone una trasformazione radicale del rapporto che il ricercatore intrattiene con il mondo e
la realtà. Questa tipologia di indagine si pone in antitesi rispetto ad una concezione positivista
della ricerca che tende a separare ogetto e soggetto della conoscenza: essendo indagine
sull’uomo, l’oggettività si risolve nella relazione e nella comunicazione tra soggetti.
La partecipazione e la costituazione di un gruppo di lavoro sono condizione imprescindibile ed
elemento fondante di questa specifica procedura di ricerca.
La storia della ricerca-azione copre piu di mezzo secolo. Si concorda che la ricerca-azione risale
a Kurt Lewin, a cui si deve il merito di aver studiato aspetti del comportamento umano
difficilmente indagabili con il tradizionale metodo scientifico. Analizzando il contesto e la realtà
su cui era richiesto di intevenire, Lewin e i suoi collaboratori evidenziarono il ruolo decisivo
dello scambio reciproco tra le componenti coinvolte nelle varie dinamiche sociali, come
presupposto per superare conflitti che ostacolavano lo sviluppo.
Sebbene Lewin abbia prospettato l’esistenza di due sole tipologie di ricerca-azione, ossia la
basic action research che studia la vita dei gruppi cercando di individuare le leggi generali e la
diagnostic action research che investiga su situazioni specifiche, i suoi allievi ricercatori, dopo
la sua morte, continuarono la sua opera ed hanno articolato il modello della ricerca-azione nelle
quattro categorie:
- Action research di diagnosi: che mira a produrre piani di azioni richiesti
- Action research di partecipazione: che coinvolge i membri della comunità e rischio din
dall’inizio del processo di ricerca;
- Action research empirica: che consiste nell’accumulare i dati delle varie esperienze di un
lavoro quotidiano all’interno di gruppi sociali simili tra loro;
- Action research sperimentale: che richiede uno studio controllato dell’efficacia relativa
delle diverse tecniche utilizzate in situazioni sociali pressochè identiche.
La ricerca-azione si traduce, dunque, in un metodo che riflette l’impegni di risolvere
l’opposizione tra empirismo e razionalismo.
Se a livello epistemioloco la ricerca sperimentale e la ricerca-azione si rivelano costitutivamente
opposte, l’una di matrice positivista, l’altra di matrice fenomenologica, esse lo sono altrettanto a
livello metodologico. La ricerca-azione si distingue dalla ricerca sperimentale che si snoda
attraverso le fasi di: formulazione del problema, raccolta dati, analisi e interpretazione; la
ricerca-azione propone un articolazione ciclica del proprio processo in cui il problema nasce dal
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gruppo. Il metodo della ricerca-azione ha una finalità e una natura intervenista e partecipativa; la
presa di consapevolezza e gli obbiettivi nascondono dal contesto di cui sono parte integrante
operatori e consulenti. Il processo si articola in una serie di fasi cicliche, stabilite dagli stessi
partecipanti. Il processo di ricerca-azione consiste in un approccio a spirale, ossia una sequenza
di passaggi e cicli auto riflessivi che prevedono:
- Pianificazione del cambiamento
- Azione e osservazione del processo e delle conseguenze del cambiamento
- Riflessione sui processi e sulle conseguenze
- Ri-pianificazione
- Riflessione, e cosi via
L’approccio a spirale può condurre a guardare piu volte allo stesso oggetto, ma sempre da
angolature differenti. Per quanto riguarda la scelta di tecniche e strumenti per la raccolta dati, la
ricerca-azione utilizza le registrazioni audio e video, questionari, interviste, diari, racconti,
appunti ecc. Essi devono possedere anche le caratteristiche di specificità e congruenza con le
finalità dell’intervento, comprensibilità, multimodalità.
La ricerca-azione si presenta come una metodologia in grado di modificare le pratiche didattiche
esistenti, orientandole verso un sempre maggiore riconoscimento di tutte le dimensioni della
persona.
La semplessità suggerisce la ricerca di quei meccanismi regolatori del processo di insegnamento-
apprendimento che evolve grazie alle sue strutture interne per rispondere alla rottura
dell’equilibrio persistente prodotta dagli eventi dell’ambiente. 16
5. LA MISURA DI TUTTE LE COSE: CONOSCENZA, MISURA, ERRORE
Misurazione “hard sciences” e “soft sciences”
Consideriamo il metodo di indagine uttilizzato da hard sciences. Se un sistema è troppo
complesso per essere compreso, viene suddiviso in parti piu piccole. Se esse sono ancora troppo
complesse, vengono frammentate in parti ancora piu piccole, e cosi via, fino a quando le parti
sono cosi piccole da poter essere comprese. La caratteristica di questo metodo di riduzione
(riduzionismo) è che porta inevitabilmente al successo. Purtroppo le soft sciences non sono
benedette da tali condizioni favorevoli. Si considerino, ad esempio, lo psciologo, il sociologo, il
linguista: se dovessero ridurre la complessità dei sistemi del loro interesse, frammentandola in
piu parti piu piccole, ben presto non sarebbero piu in grado di affermare che questi parti hanno a
che fare con il sistema originale oggetto del loro studio. Questi scienziati studiano sistemi non
lineari, le cui proprietà contribuiscono in minima parte alla comprensione dei sistemi stessi,
poichè essi vanno considerati nella loro globalità.
La varietà dei fenomeni osservati nell’ambito di ricerca comporta l’utilizzo di diverse tecniche e
strumenti di valutazione, perchè cosa misuriamo è determinante. Per grandezza estensiva si
intende una grandezza direttamente misurabile, divisibile in parti. Per grandezza intensiva si
intende una grandezza non direttamente ossevabile, su cui non è possibile operare in termini
addittivi, ma che sia graduabile. Per alcuni aspetti, la misurazione del movimento si presenta piu
semplice della misurazione dei comportamenti cognitivi o avvettivi.
Una definizione della misura che è largamente adottata nelle scienze sociali è di Stevens,
secondo cui la misura è l’assegnazione dei numeri agli oggetto o agli eventi, secondo una certa
regola. La valutazione a sua volta è la base dl processo decisionale.
Il concetto di misura implica il concetto di errore, inteso non come possibilità teorica, ma come
componente stessa dell’idea di misura. In ogni tentativo di misura esiste sempre una componente
di errore. La misura risultante (R) da ogni processo di misurazione contiene quindi 2 contributi
diversi:
- Una componente “vera” (V), corrispondente al valore affettivo
- Una componente di errore (E), dovuta al procedimento di misura
La teoria classica della misura sintetizza questo concetto nella formula: R= V+ E
L’errore nella misurazione può essere accidentale o sistematico. L’errore accidentale è casuale;
quindi non può essere eliminato, ma ridotto effettuando piu misure e calcolandole il valore
medio. L’errore sistematico si presenta con lo stesso segno e della stessa entità di ciascuna
misura, può essere legato ad un errore di taratura dello strumento di misura, in tal caso essa
replicherà sempre lo stesso errore ad ogni misurazione. La formula quindi può essere precisata
nel seguente modo: R=V+Ea+Es.
Validità ed Attendibilità sono due concetti cardine per giudicare la qualità di una misura. La
scelta dello strumento corretto. La precisione e l’affidabilità dello strumento sono alla base di
misure valide ed attendibili. La ricerca in ambito didattico ha spesso la necessità di misurare la
conoscenza o il comportamento, quindi si rende necessario il ricorso frequente a strumenti che
coinvolgono risposte scritte per misurare competenze, atteggiamenti, interessi, stati emozionali e
caratteristiche psicologiche. La scala di Likert o le scale a differenziale semantico sono strumenti
diffusi ed accettati.
La teoria classia dei test considera l’attedibilità in termini di punteggi osservati e margini di
errore: il coefficiente di attedibilità riflette il grado in cui una misura è priva di variazioni dovute
all’errore.
Validità e Attendibilità dei test
La validità rappresenta il grado con cui uno strumento misura effettivamente quello che
dovrebbe misurare. Nell’ambito delle scienze sociali, la validità è stata definita come un giudizio
complessivo della misura in cui prove empiriche e principi teorici supportano l’adeguatezza e
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l’appropriatezza delle conclusioni basate sui punteggi al test. Esistono diversi tipi di validità. Ci
sono 4 tipi di validità:
- Validita logica: è il grado in cui un test appare una buona misura di ciò che si prefigge di
misurare;
- Validità di contenuto: un test ha validità di contenuto quando i suoi indicatori
rappresentano in modo accurato l’universo di contenuto misurato. Come per la validità
logica, nessuna evidenza statistica può e