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C).
In sintesi, l’elevazione passiva o attiva della temperatura muscolare può marcatamente influenzare la prestazione
fisica.
Gli atleti che competono in attività di sprint o alta intensità sembrano beneficiare dell’aumento della temperatura
corporea a causa di aumento della disponibilità di glicogeno muscolare e del tasso di sviluppo della forza.
Tuttavia, deve essere usata cautela in condizioni di alta temperatura e/o umidità; come è concepibile warm-up che
sono eccessivamente intensi o prolungati potrebbero incidere negativamente sulla tolleranza termica.
Metodi di raffreddamento all'interno dell’esercizio o nel pre-gara, come ad esempio immersione in acqua fredda,
giubbotti di raffreddamento, o ingestione di ghiaccio o una combinazione di diverse strategie, potrebbero essere
introdotti nel warm-up.
LEZIONE 41
Le basi fisiologiche del riscaldamento: meccanismo metabolico
L’aumento della temperatura ha un ruolo fondamentale nell’aumento di una successiva prestazione sportiva.
Per ogni grado di aumento della temperatura, si stabilisce un aumento del metabolismo del 13%.
L’aumento dell’irrorazione sanguigna dei tessuti, grazie al riscaldamento attivo, vengono ottimizzati, soprattutto
l’apertura e la dilatazione dei capillari nella muscolatura che verrà impegnata nel lavoro, provvede ad un miglior
rifornimento di ossigeno e di substrati che rappresentano il presupposto di ogni aumento di metabolismo.
Inoltre, aumentando la temperatura dei tessuti del corpo, aumenta la sensibilità dei recettori sensoriali.
Ciò è importante soprattutto per la prestazione coordinativa, poiché la precisione dei movimenti sportivi dipende in
gran parte dalle informazioni che i recettori inviano al sistema nervoso centrale.
I principali recettori della cute e del tattoo, a temperature intorno ai 5°C, non reagiscono più agli stimoli.
Ad un a temperature di 20°C., la pelle dimostra solo un sesto della sensibilità che ha 35°C.
L’aumento della temperatura corporea svolge anche un’azione di prevenzione degli infortuni.
Il lavoro generale di riscaldamento attivo diminuisce le resistenze visco-elastiche (resistenze interne al muscolo).
Sia la muscolatura che i tendini ed i legamenti diventano più elastici ed estensibili, abbassando il rischio di lesioni
muscolari.
Il riscaldamento generale aumenta anche la capacità di carico delle articolazioni. Per suo tramite, aumenta la
produzione di liquido sinoviale, per cui la cartilagine ialina dell’articolazione si impregna di liquido, aumentando di
spessore e così è in grado di assorbire meglio le forze di pressione e di taglio, in quanto grazie all’ipertrofia acuta della
cartilagine, la pressione viene ripartita su un rivestimento più spesso.
In questo modo le articolazioni sono in grado di ammortizzare carichi rilevanti.
L’elevazione della temperatura corporea attraverso warm-up sia passivo che attivo determina miglioramento delle
prestazioni nell’esercizio successivo.
Il warm-up attivo, in particolare, può stimolare cambiamenti nei meccanismi alla base del metabolismo anaerobico e
aerobico.
L'elevata cinetica del consumo di ossigeno e l’associato metabolismo aerobico potrebbe risparmiare i depositi
energetici anaerobici durante la fase iniziale di un successivo periodo di esercizio, preservando così questa energia in
una fase successiva.
Aumento della cinetica del consumo di ossigeno
Il completamento di un esercizio determina un aumento dell'ampiezza di risposta del consumo di ossigeno e una
riduzione della componente lenta del consumo di ossigeno.
La maggiore causa del decremento sembra sia attribuibile ad una fase di transizione (intesa come la lunghezza di
tempo tra l’esecuzione di esercitazione di warm-up e la prestazione successiva) troppo breve.
Pertanto, è necessario trovare un equilibrio tra il potenziale vantaggio dell’esercizio sulla cinetica del consumo di
ossigeno e la deplezione dei depositi anaerobici, nonché l’associata acidosi metabolica.
Questa combinazione di intensità e durata della fase di transizione sembra ottimizzare l'equilibrio tra il mantenimento
dei benefici degli effetti dell’intensità dell’esercizio sulla cinetica del consumo di ossigeno, mentre si fornisce tempo
sufficiente per determinare l'omeostasi del muscolo.
In generale, sembra che il completamento di un esercizio di warm-up ad alta intensità può aumentare l’ampiezza della
risposta del consumo di ossigeno e ridurre la componente lenta del consumo di ossigeno.
Nell’esercitazione sotto soglia anaerobica, il consumo di ossigeno aumenta relativamente in maniera rapida per
ottenere uno steady state in pochi minuti.
Nell’esercizio sopra soglia anaerobica lo Steady state viene ritardato dovuto alla comparsa di una lenta e aggiuntiva
risposta al consumo di ossigeno, mentre nell’esercizio alla soglia di potenza critica lo steady state non è più
raggiungibile, e il consumo di ossigeno continua a salire fino a VO2max che porta la fine dell’esercizio.
L’aumento del consumo di ossigeno è tempo dipendente ed intensità dipendente.
Il superamento della soglia anaerobica comporta un aumento del dispendio energetico e dello stato di fatica, unito ad
una diminuzione dell’efficienza sia della fase di lavoro che muscolare.
Con il warm-up si assiste ad una diminuzione della componente lenta che determina un miglioramento nella prestazione
successive.
In quegli sport nei quali la capacità funzionale del sistema cardiopolmonare rappresenta un fattore limitante, come è il
caso delle discipline di resistenza, il riscaldamento generale attivo porta ad un’attivazione dei parametri decisivi per la
prestazione, cioè un aumento della quantità di sangue in circolo.
Nei carichi di lunga durata, solo dopo un certo periodo di tempo viene raggiunto lo steady state, cioè quello stato in
cui si realizza un equilibrio tra dispendio e trasformazione dell’energia.
Dunque, il riscaldamento ha soprattutto il compito di ridurre al Massimo questo ritardo, portando i parametri funzionali
cardiopolmonari ed emodinamici già ad un livello sufficiente e di sintonizzare tra loro i meccanismi di regolazione.
Se la sintonia tra questi circuiti regolatori non è sufficientemente predisposta, si possono produrre fenomeni di natura
generale e locale che diminuiscono la prestazione: da un lato, un affaticamento precoce, in quanto la muscolatura
impegnata non riceve ossigeno sufficiente nella fase di inizio del carico, lavora troppo a lungo anaerobicamente, per
cui aumenta il tasso di prodotti acidi del metabolismo e dall’altro si producono fenomeni che peggiorano la prestazione
come “fitte al fianco”.
LEZIONE 42
Nucleo tematico 3 “Il gioco, lo sport, le regole e il fair play”
IL GIOCO
Particolare significato acquisiscono il gioco e il saper giocare in ambito educativo e sportivo.
Gioco, dal latino “ludus”, richiamando l’aggettivo “ludico”, porta con sé il riferimento ad un vissuto divertente,
spensierato, gratificante e motivante; esso coinvolge l’individuo in modo globale attivando la sua intera personalità e
l’aspetto ludico ne spiega il grande potere che esercita sull’esperienza umana, indipendentemente dall’età dei soggetti,
dalla latitudine e dall’epoca storica.
Diverse ricerche hanno dimostrato lo stretto legame che esiste tra gioco e sviluppo, non solo perché le diverse forme di
gioco rimandano al grado di crescita del bambino, ma anche perché esso contribuisce alla maturazione di tutte le
funzioni, comprese quelle motorie. Il gioco è pertanto un valido strumento per progettare, creare, realizzare diversi
percorsi di educazione motoria e per avviarle successivamente allo sport.
È lo psicologo Vygotskij a ricordarci che il gioco libero collettivo rappresenta il primo fondamentale sistema con cui i
bambini imparano a controllare impulsi ed emozioni. Egli, infatti, considera il gioco come risposta che il bambino alle
prese con i propri bisogni elabora al fine di poterli soddisfare, se pure nel mondo della fantasia, e agli aspetti
puramente cognitivi aggiunge gli affetti, le motivazioni e il contesto sociale. Uno degli aspetti più importanti del gioco
messo in evidenza dallo studioso russo è costituito dalla funzione di liberare gli oggetti dal loro potere vincolante. In
altre parole, nel gioco gli oggetti non “suggeriscono” il comportamento del bambino, bensì acquistano nuovi significati.
“Nel gioco il pensiero è separato dagli oggetti e l’azione nasce dalle idee più che dalle cose: un pezzo di legno comincia
ad essere una bambola e un bastone diventa un cavallo”.
Il gioco diviene così una fase di transizione nell’acquisizione di significati, e del linguaggio in particolare, attraverso cui
il bambino crea situazioni nuove e anche la sua zona di sviluppo prossimale. “Nel gioco il bambino è sempre al di sopra
della propria età media, del proprio comportamento quotidiano; nel gioco è come se egli crescesse di un palmo... Nel
gioco è come se il bambino cercasse di saltare oltre il livello del proprio comportamento normale”.
LO SPORT
La comparsa dello sport, inteso nell’accezione moderna, viene fatta risalire al momento in cui si è affermata
l’universalizzazione delle regole dei giochi. In realtà la progressione da regole flessibili verso il loro rispetto
intransigente è già previsto in molti giochi di movimento spontanei e tradizionali. Basti pensare a “La Campana” o “La
Settimana”, il tradizionale gioco di aggregazione e socializzazione, di confronto e scambio, con interpretazione
flessibile e permissiva o intransigente e fiscale delle regole.
Nel 1800 Thomas Arnold, rettore della Rugby School, introduce un Sistema di self-government scolastico per migliorare
la situazione disciplinare degli studenti. Vengono, così, codificati i valori del fair- play (amicizia, spirito di gruppo,
rispetto del prossimo) e lo sport diviene metodo pedagogico.
Quando il gioco viene usato in chiave pre-sportiva è necessario tener presente che tale attività deve presentare
caratteristiche adatte al bambino, soprattutto nella Scuola Primaria, e che ci si deve avviare allo sport sempre
attraverso il gioco inteso come piacere e divertimento, senza cercare la prestazione a tutti i costi.
IL FAIR PLAY
Obiettivo dell'educazione motoria a scuola, e non solo, non deve costituire un prematuro avviamento alle discipline
sportive oppure diventare un’esperienza sporadica o eccezionale, ma deve configurarsi come un sistematico intervento
educativo volto a realizzare i veri significati sociali e culturali del gioco e successivamente dello sport.
È necessario indirizzare l’