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LE PROVE MOVIT NELLO SVILUPPO PSICOMOTORIO
Le prove standardizzate MOVIT consentono di condurre un’osservazione
sistematica dell’area psicomotoria attraverso 7 scale riferite alle seguenti
componenti:
Tono e rilassamento
• Equilibrio e coordinazione dinamica generale
• Coordinazione segmentaria ed intersegmentaria
• Coordinazione delle mani, oculo-manuale e abilit grafo-motoria
• Strutturazione della nozione di spazio
• Strutturazione della nazione di tempo
• Lateralit
•
Per ognuna delle capacit sopra elencate sono stati individuati sei indicatori
comportamentali (item) di progressiva complessit . Questi item descrivono il
grado di avvicinamento del soggetto alla conquista della capacit oggetto di
osservazione.
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LA DIDATTICA LABORATORIALE
Il termine laboratorio deriva dal termine laborare. Il laboratorio una
situazione di apprendimento in cui si integrano e cacemente le conoscenze
e le abilit , gli aspetti cognitivi, sociali, emotivi, a ettivi, la progettualit e
l’operativit , per questo motivo resta il “luogo” privilegiato per la pratica della
personalizzazione didattica. Il laboratorio favorisce l’esperienza pratica e
situata: l’apprendimento del sapere insieme al fare, dove il sapere teoretico
non disgiunto dal saper fare concreto. L’operativit attivata attraverso la
didattica laboratoriale, comunque un’operativit cognitiva oltre che
manuale.
La didattica laboratoriale non una novit nel mondo formativo, le sue radici
possono essere rintracciate nell’attivismo pedagogico, negli autori che
hanno ri ettuto sul ruolo della prassi negli apprendimenti e che hanno
evidenziato l’importanza della scoperta personale nella produzione della
conoscenza. Essa tuttavia stata spesso concepita come un momento
separato e diverso dalla normale e tradizionale prassi didattica. La didattica
laboratoriale induce a riconsiderare tempi e modi di apprendimento, e a
passare da un modello formativo basato su apprendimenti formali verso un
apprendimento basato su compiti e progetti da realizzare, nel quale il
soggetto opera da protagonista in una dimensione concreta, signi cativa e
collaborativa.
Nella didattica laboratoriale, l'educatore è visto come un facilitatore, facilita
al soggetto l’acquisizione di nuove conoscenze ed abilit che si potranno
sviluppare in competenze. opportuno quindi ribadire, che l’educatore a
sua volta mediatore, in quanto evidente che egli sta tra il sapere e la
persona. I mediatori possono essere di diverso tipo:
Il mediatore simbolico,
• il pi conosciuto e pi usato. Per capirci, quello
delle lezioni frontali espositive, a nch sia e cace e non si rischi di perdere
l’attenzione di chi ascolta, ha necessit di feed-back continui, di richiami, di
uso continuo di parafrasi e di esempi esplicativi.
Il mediatore iconico,
• rintracciabile oltre che nelle immagini anche nelle
tabelle, nei gra ci, nei diagrammi, nelle mappe. quello maggiormente
vicino alla realt , perch immediatamente percepibile all’occhio, possiede
una portata informativa limitata.
Il mediatore analogico,
• rintracciabile nei simulatori di situazioni reali.
Consente di evitare la dispersivit e la pericolosit di situazioni reali. Non
applicabile a tutti i campi del sapere.
Il mediatore attivo,
• invece individuabile nell’esperienza diretta,
nell’imparare facendo, dove il contatto con la realt continuo e diretto.
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Attraverso la pratica laboratoriale, ai soggetti consentito di apprendere in
modo:
Casuale e situazionale,
• poich non deve essere a rontato alcun elenco di
obiettivi e di contenuti rigidi
Individuale,
• poich si procede per percorsi di erenziati a prescindere
dall’orario delle lezioni tradizionali con la possibilit di so ermarsi su un
problema per il tempo che ognuno ritiene opportuno
Interdisciplinare,
• dal momento che i contenuti vengono trattati
globalmente e non dalla prospettiva isolata di una sola materia
Rispettoso degli stili cognitivi,
• dal momento che ognuno pu rapportarsi
in modo personale ad un contenuto
Estetico,
• dal momento che si desidera apprendere con tutti i sensi e con
molte possibilit di percezione. Dobbiamo tener conto che le competenze
artistiche dei soggetti e degli educatori creano un’atmosfera piacevole nel
luogo di apprendimento
Cooperativo,
• dove idee, sollecitazioni e aiuti si possono manifestare in
modo comunicativo, senza spirito concorrenziale
Creativo,
• perch nel processo di apprendimento vengono sollecitate la
fantasia, l’immaginazione, le idee creative e i prodotti, le scoperte e le
invenzioni, le manifestazioni spontanee ed emozionali.
Le attività laboratoriali devono essere: progettate, concrete, aperte
all'interpretazione e orientate ai risultati. Si potrebbe puntare sulla ricerca di
una unit metodologica capace di coniugare l’idea di obiettivi comuni, che
tutti i discenti devono raggiungere (essenziale per garantire a tutti lo stesso
grado di istruzione), con quella di potenziamento delle competenze e degli
stili personali (essenziale per o rire a ciascun soggetto la possibilit di
valorizzare le proprie aree di eccellenza). Il problema principale, sarebbe
quello di articolare la programmazione in contesti diversi, alcuni dei quali
pensati per ospitare e valorizzare le iniziative e le scelte dei discenti
attraverso cui far progredire l’esperienza; un’idea quindi, capace di diventare
un metodo attraverso la scelta del laboratorio.
Il laboratorio si caratterizza per una molteplicit di funzioni e possibilit :
• Laboratorio come luogo sico
• Laboratorio come luogo mentale
• Laboratorio come spazio di comunicazione verbale e corporea
• Laboratorio come esperienza multidimensionale, in cui la trasferibilit dei
contenuti apre l’accesso ad un sapere plurimo, capace di ancorarsi
simultaneamente ai diversi canali conoscitivi e senso percettivi
• Laboratorio come il luogo che soddisfa un bisogno culturale del soggetto
apprendente e capace di rispondere proposte didattiche, a partire dai
bisogni individuali della persona, della sua dimensione corporea, cognitiva
• Laboratorio come tecnologia del S
à à é é fi ff é é è à ff à ff ff ò à à à
IL CONTROLLO MOTORIO
Un’abilit la capacit di conseguire uno o pi obiettivi di prestazione in
tempi ottimali, con massime possibilit di riuscita e minimi dispendi di
energia mentale e sica. L’acquisizione ed il consolidamento delle abilit si
ottiene attraverso l’apprendimento e l’automatizzazione del movimento. Il
concetto di abilit oltre al concetto di saper di fare contiene in s anche un
presupposto implicito di riuscita del compito e dunque di qualit dell’agire.
Avere abilit motorie non vuol dire infatti che il soggetto si sa muovere, ma
che si sa muovere bene e lo fa con sicurezza e sistematicit . L’uso integrato
di abilit condizionali e coordinative, consente al soggetto lo sviluppo e il
mantenimento di speci che abilit motorie.
Le abilit motorie possono distinguersi in:
Abilità discrete:
• è un compito motorio organizzato in modo tale che
l'azione è generalmente breve e ha un inizio e una ne ben de niti.
Abilità continue:
• organizzata in modo tale che l’azione si svolge in un
modo non continuativo e spesso ripetitivo senza un inizio e una ne
identi cabili.
Abilità seriali:
• rappresenta un tipo di organizzazione dell’abilit che
caratterizzata da diverse azioni discrete connesse tra loro in sequenza, nella
quale spesso l’ordine delle azioni risulta cruciale per il successo delle
prestazioni.
Abilità motorie:
• signi cativa nell’esecuzione di compiti dove il ruolo
stesso del movimento e la qualit della sua espressione, prevalgono su
aspetti tattici o cognitivi. La classi cazione delle abilità motorie secondo
l'organizzazione del compito distingue le abilità motorie in: discrete, seriali e
continue
Abilità cognitive:
• assistiamo a quelle condizioni in cui le modalit di
esecuzione di un movimento sono trascurabili rispetto alla strategia.
Abilità aperte (o open skill):
• è quella eseguita in un ambiente variabile ed
imprevedibile.
Abilità chiuse (o closed skill):
• quella eseguita in un ambiente stabile e
prevedibile che consente a chi la esegue di piani care in anticipo i suoi
movimenti.
Il campo conosciuto come apprendimento motorio si focalizza sulla
descrizione di come vengono acquisite le abilità motorie.
Il termine controllo motorio si riferisce invece a quell’ambito di studio che
descrive il modo in cui il movimento viene prodotto, anche se i due ambiti
non sono tra loro nettamente distinti, in quanto le teorie del controllo motorio
comprendono frequentemente ipotesi di come possano venir acquisite le
abilit motorie, mentre le teorie riguardanti l’apprendimento motorio
descrivono spesso come avviene il controllo dei movimenti.
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fi è à fi fi à è
à fi à ù fi fi à fi à à
é fi à è à
Il controllo motorio rappresenta le funzioni siologiche e psicologiche che la
mente e il corpo svolgono per governare la postura e il movimento, quindi il
controllo motorio si ritrae come il risultato di pi processi cognitivi.
Le teorie del controllo motorio hanno proposto modelli che sono stati
sperimentati e modi cati. Alcuni di essi trovano fondamento nelle teorie
computazionali, altri nelle teorie anatomo- siologiche, altri ancora in ipotesi
concernenti il comportamento umano, altri in ne nei principi della sica. Tali
teorie sono state distinte in due vasti gruppi: quelle basate sull’elaborazione
delle informazioni, o computazionali, e quelle invece fondate sulle teorie
dell’azione:
Sistemi computazionali:
• esplicitano il controllo motorio in termini di usso
di informazione all’interno del sistema nervoso centrale.
Teorie dell’azione:
• secondo cui le azioni funzionali sono viste come
emergenti dalla relazione tra l'organismo e l’ambiente e considerano
relativamente marginale l’idea di immagazzinamento di informazione e di
rappresentazione centrale.
Uno degli aspetti pi importanti che riguardano le problematiche del
controllo motorio senz’altro quello legato ai fenomeni che riguardano il
feedback. Per feedback si intende l’insieme delle informazioni che il soggetto
che esegue un movimento ha la possibil