TEST DI PIAGET “DESTRA-SINISTRA” TEST DI HEAD “MANO-OCCHIO-ORECCHIO”
NON sono richiesti materiali specifici. Sono MATERIALI: foglio di notazione con le indicazioni
● ●
sufficienti tre oggetti qualsiasi (nell’esempio dei compiti (per la prova 1 e 2), 8 cartoncini su
sono utilizzati un calamaio, delle chiavi e un cui “omino” esegue gli otto movimenti possibili
orologio) concernenti la mano destra e la mano sinistra
Il test comporta 10 domande in tutto: (per la prova 3)
● Dimmi qual è la tua mano destra? e la Il test comporta tre prove:
○ ●
tua mano sinistra? Prova 1: imitazione dei movimenti
○
Qual è la mia mano sinistra? e la mia dell’osservatore faccia a faccia
○ mano destra? (Allineare i tre oggetti Prova 2: esecuzione di movimenti su
○
davanti al soggetto a una distanza di ordine orale
circa 15 cm, chiedere al soggetto di Prova 3: riproduzione dei movimenti di
○
tenere le braccia incrociate sul tavolo e, figura schematica
senza muovere le mani, di rispondere
alle domande nel più breve tempo
possibile)
Il calamaio è a destra o a sinistra delle
○ chiavi? Il calamaio è a destra o sinistra
dell’orologio?
Le chiavi sono a destra o a sinistra del
○ calamaio? (Se il soggetto risponde “in
mezzo”, lo si annota e si richiede di
nuovo la domanda; se il soggetto
risponde ancora” a destra e a sinistra”,
non si insiste e si annota)
Le chiavi sono a destra o sinistra
○ dell’orologio?
L’orologio è a destra o a sinistra delle
○ chiavi?
L’orologio è a destra o sinistra del
○ calamaio?
La scala di sviluppo motorio di Oseretzky
Questa scala valuta il grado di sviluppo motorio ed è un utile complemento alle indagini sullo sviluppo dell’intelligenza
generale e delle reazioni emotive, per una valutazione completa delle possibilità di adattamento del soggetto
all’ambiente.
Nel caso di soggetti con difetto dell’intelligenza, la misurazione del grado di sviluppo motorio si rende particolarmente
utile per valutare le reali possibilità di parziale adattamento del soggetto. Comprende sei prove per età su:
Coordinazione statica
● Coordinazione dinamica generale e delle mani
● Rapidità
● Movimenti contemporanei degli arti
● Precisione di esecuzione
●
Le prove Movit nello sviluppo psicomotorio
Le prove standardizzate MOVIT consentono di condurre un’osservazione sistematica dell’aria psicomotoria attraverso
sette scale riferite alle seguenti componenti:
Tono e rilassamento
● Equilibrio e coordinazione dinamica generale
● Coordinazione segmentaria ed intersegmentaria
● Coordinazione delle mani, oculo-manuale e abilità grafo-motoria
● Strutturazione della nozione di spazio
● Strutturazione della nozione di tempo
● Lateralità
●
Per ognuna delle capacità sopra elencate sono stati individuati sia indicatori comportamentali (item) di progressiva
complessità.questi item descrivono il grado di avvicinamento del soggetto alla conquista della capacità oggetto di
osservazione.ogni item delle diverse capacità psicomotorie viene valutato con cinque prove, le quali non richiedono la
predisposizione di situazioni particolari, rappresentando di fatto delle normali attività che vengono condotte durante le
lezioni di educazione motoria. In questo modo si evita il rischio di artificialità della valutazione.
Le prove movit , infatti, permettono una valutazione delle abilità, dei deficit e dello sviluppo potenziale della persona
osservata nel proprio ambiente ed in libera interazione con gli altri.
Le schede che descrivono le prove di valutazione riferite ai vari item, riportano oltre alla tipologia dei compiti, anche la
chiara definizione del livello di performance accettabile e degli aiuti eventualmente applicabili. È importante che l’aiuto
descritto nelle schede sia fornito al soggetto soltanto dopo che si è constatata la sua incapacità di manifestare
autonomamente un livello di performance scorretta.se non viene rispettato questo principio fondamentale diventa
2
impossibile delineare la zona di sviluppo prossimale .
Con l’interpretazione dei punteggi ottenuti nella valutazione degli item di ogni capacità psicomotoria è possibile
individuare la presenza di buchi, cioè i item non completamente raggiunti seguiti da altri totalmente padroneggiati. In
seguito, è possibile attuare interventi capaci di potenziare abilità e capacità già prese e di far apprendere quelle
latenti.
LEZIONE 4
La didattica laboratoriale laboratorium
Il termine laboratorio deriva dal termine labora. Il era essenzialmente un luogo fisico nel quale si
svolgevano attività di tipo artigianale.
La tecnica laboratoriale non è una novità nel mondo formativo, le sue radici possono essere rintracciate nell’attivismo
pedagogico, negli autori che hanno riflettuto sul ruolo della prassi negli apprendimenti e che hanno evidenziato
l’importanza della scoperta personale nella produzione della conoscenza. Essa tuttavia è stata spesso concepita come
un momento separato e diverso dalla normale tradizionale prassi didattica. Oggetto della pratica laboratoriale, erano
le discipline ritenute meno importanti, e il laboratorio prima era vissuto come un momento di “evasione” della
tradizionale routine didattica.
Il laboratorio promuove la motivazione e l’inclusione, fornisce una strategia di insegnamento efficace con i soggetti che
hanno difficoltà di apprendimento, incoraggia la personale autonomia progettuale, supera l’organizzazione del gruppo
classe e crea un ambiente di apprendimento rispondente alle esigenze della singola persona.
Il laboratorio è una situazione di apprendimento in cui si integrano efficacemente le conoscenze e le abilità, gli aspetti
cognitivi, sociali, emotivi, affettivi, la progettualità e l’operatività, per questo motivo resta il luogo privilegiato per la
pratica della personalizzazione didattica.
Il laboratorio si configura come un’opportunità di concreta innovazione organizzativa e metodologica in quanto
consente di ridefinire gli spazi e i tempi dell’insegnamento, e promuove un insegnamento basato sulla ricerca e sul fare
anziché sulla lezione frontale. La didattica laboratoriale induce a riconsiderare tempi e modi di apprendimento, e a
passare da un modello formativo basato su apprendimenti formali verso un apprendimento basato su compiti e
progetti da realizzare, nel quale il soggetto opera da protagonista in una dimensione concreta, significativa e
collaborativa.
Nel laboratorio si abbandona la logica della riproduzione del sapere per fare spazio alla ricostruzione, reinvenzione
delle conoscenze.
Il laboratorio può essere considerato la metafora di come dovrebbe avvenire tutto l’apprendimento: quindi, uno spazio
nel quale poter fare esperienze insieme agli altri, dove si imparano ad usare procedure, materiali, metodi che stimolano
processi reali di apprendimento e favoriscono la costruzione di conoscenze. La didattica laboratoriale Infatti consente
di creare situazioni di apprendimento che:
Privilegiano la costruzione della conoscenza e non la sua riproduzione
● Presentano compiti autentici
● Consentono rappresentazioni multiple della realtà
● Favoriscono la riflessione e il ragionamento
● Favoriscono la costruzione cooperativa della conoscenza
●
Il laboratorio favorisce l’apprendimento pratico situato: l’apprendimento del sapere insieme al fare, dove il sapere
teoretico non è disgiunto dal sapere fare concreto. L’operatività attivata attraverso la didattica del laboratorio è
un’operatività cognitiva oltre che manuale (abbraccia il sapere della mano e quello della mente).
Nel laboratorio è possibile sperimentare, provare e riprovare, cercare soluzioni, sperimentare il fare e il piacere di fare.
Il compito dell’educatore nel laboratorio diventa quello di creatore, di promotori di occasioni di apprendimento che
devono essere innanzitutto progettate.
Insomma il laboratorio è una modalità di lavoro e una metodologia in grado di portare sostanziali modifiche ai fini dei
risultati di apprendimento in quanto induce l’educatore a padroneggiare le procedure per guidare i soggetti a scoprire
e padroneggiare, a loro volta, stili, modi, strategie di apprendimento. L’educatore (anche l’insegnante quindi), viene
visto come facilitatore, negoziatore, propositori, risorsa in grado di garantire la tenuta del processo di apprendimento
del singolo e del gruppo. In quanto nel progettare un’attività di laboratorio un educatore dichiara gli obiettivi formativi
che intende perseguire, incrociandoli con gli obiettivi generali del processo formativo e quelli specifici di
apprendimento, adeguandoli al contesto, e coniugando le strategie, le metodologie più idonee, analizzando e
ripensando ad alcuni aspetti progettuali quando non funzionali ai soggetti.
Nonostante il diffuso riconoscimento di validità della pratica di laboratorio come strategia didattica esistono ancora
delle perplessità sul valore educativo-formativo delle attività di laboratorio e persiste la difficoltà di ritenere, ad
esempio, un laboratorio di tipo teatrale equivalente ad una lezione frontale di grammatica. I laboratori sono visti come
“intrighi di piuma“,
degli dove ogni anello corrisponde ad una diversa disciplina, mentre alle elezioni tradizionali si
attribuisce un maggior rigore formale di disciplinarietà. nella tradizione del dibattito didattico di trent’anni fa, il
laboratorio e la lezione venivano visti come alternativi, cioè o si faceva laboratorio o si faceva lezione. Negli anni
successivi, si è capito che la lezione e il laboratorio sono due forme complementari di comunicazione, entrambi servono
infatti, per avvicinare le persone al sapere.
2 la zona di sviluppo prossimale definisce quelle funzioni che non sono ancora mature nel soggetto, ma che sono nel processo di maturazione, funzioni che matureranno
domani e che sono al momento ancora in uno stadio embrionale
È opportuno ribadire che anche l’educatore è un mediatore in quanto è evidente che egli sta tra il sapere e la persona,
per questo vedremo che l’atteggiamento con il quale si pone è fondamentale perché vi sia apprendimento, cioè
modificazione delle conoscenze del soggetto. I mediatori possono essere di diverso tipo:
Il mediatore simbolico, il più conosciuto e il più usato. Per capirci, è quello delle lezioni frontali espositive,
● affinché sia efficace e non si rischi di perdere l’att
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Educazione motoria e disagio sociale
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Educazione motoria e disagio sociale (parte 3)
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Educazione motoria e disagio sociale (parte 2)
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Appunti materia Educazione motoria e disagio sociale