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Y/N= Y/L* L/N= PI*L/N

Il pigreco sarebbe la divisone del lavoro e quindi la produttività del lavoro. La divisione del lavoro

dipende a sua volta dall’ampiezza del mercato la quale è a sua volta funzione di una serie di

elementi tra cui il livello di ricchezza delle nazioni stesse.

Il secondo motore della crescita è dato da L/N la quota dei lavoratori produttivi sul totale della

nazione. Questo dipende dal capitale, che viene ancora concepito come salari anticipati che

consente ai lavoratori di andare avanti man mano che le attività produttive si compiono.

N si divide in due parti:

-surplus-> di cui una parte viene risparmiata e reinvestita permettendo di creare nuove occasioni

di lavoro ; mentre il resto va al consumo. All’aumentare del prodotto pro capite crescono i redditi e

quindi anche la possibilità di risparmiare e reinvestire.

- Rendite.

Nella RN si riprende il concetto di prezzo naturale: livello di prezzo di una merce che consente di

reintegrare quanto necessario a far ripartire la produzione e di attribuire a capitalisti e lavoratori

quanto prodotto, e quindi di remunerarli secondo quanto è giusto. Questo prezzo naturale

coincide con il costo unitario di produzione, nel caso in cui tutti e tre i fattori di produzione siano

remunerati ai loro saggi naturali. In questo senso i prezzi naturali sono parte cruciale dello

scambio e del funzionamento del sistema economico.

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L, T , K sono coe cienti tecnici di produzione e la produzione si concepisce come l’insieme di

questi tre coe cienti. Tutti e tre vanno considerati come un dato. Abbiamo poi Wn , Rn, (1+rn) e

questi sono i tre saggi di remunerazione, il prezzo naturale che consente di generare questo

meccanismo di riproduzione della tecnologia si base sull’economia e sulle variabili distributive. Da

smith in avanti gli economisti classici parlano di teoria del valore e della distribuzione -> valore e

distribuzione sono estremamente legate.

Dunque per spiegare Pn dobbiamo partire dal saggio del salario: il lavoro comincia a diventare

una merce, che si compra e si vende: i lavoratori vendono, i capitalisti e proprietari terrieri

vendono.

Il salario dipende da vari elementi. I lavoratori guadagnano un reddito di sussistenza che basta

loro per vivere. Non risparmiano nulla. Quando la società è prospera il salario è più alto; non c’è

divergenza tra interesse del lavoratore e interesse collettivo.

Ma smith sa che i capitalisti e i proprietari terrieri sono diversi dai lavoratori: tanti, poveri e

disorganizzati. I CAPITALISTI invece sono : pochi , ricchi, e organizzati tra loro. Tra questi due lati

c’è una gran di erenza di potere, ed è questo che permette di spingere i salari verso il livello di

sussistenza, verso il basso (che prendiamo come un dato).

I di erenziali salariali dipendono dai vantaggi e svantaggi dei diversi impieghi (determinanti

soggettivi, ci torneranno gli economisti meoclassici) e dal maggiore o minor costo

dell’apprendimento (determinanti oggettive).

Rendite e pro tti-> la base della rendita è il diritto di proprietà che si esercita su di essa, i

proprietari terrieri che per Smith sono essenzialmente gli aristocratici, nascono con il diritto di

possedere la terra e di ricevere la rendita , dato essenzialmente dalla scarsità della terra e dalla

proprietà privata.

I proprietari terrieri ricevono le loro rendite e le spendono completamente. La loro propensione al

risparmio è nulla ma per ragioni diverse da quelle dei lavoratori (i salari sono al minimo di

sussistenza e per questo il risparmio è zero le rendite sono al massimo compatibilmente con il

potere contrattuale dei proprietari terrieri rispetto a quello dei capitalisti).

Le rendite si trasformano in consumi di lusso che alimentano in parte lavoro produttivo in parte

lavoro improduttivo (servitori domestici).

Pro tti-> il concetto di pro tto è il rapporto in Smith sta dentro il sovrappiù, e non è concepito

come con ittuale tra le altre classi-> teoria additiva: i pro tti si aggiungono a salari e rendite.

Il pro tto è un reddito speci co e non va confuso con la remunerazione del lavoro se il capitalista

lavora nell’impresa. Questo ha una tendenza a decrescere con il procedere dell’accumulazione

che invece spinge i salari verso l’alto (più accumulazione più domanda di lavoro). Questa relazione

inversa tra saggio del salario e tasso del pro tto tornerà in RicardoI capitalisti posseggono il

capitale produttivo e mirano al suo accrescimento, perciò hanno una propensione al risparmio

molto elevata e abitudini di consumo relativamente frugali.

Il lavoro continua a svolgere il ruolo di misura del valore reale. Il lavoro umano resta la base della

ricchezza delle nazioni.

Indipendentemente dalla fase di sviluppo in cui si trova l’economia, la misura

reale del valore è data dal lavoro comandato.->

• Società primitive (terra libera e capitali minimi): lavoro comandato cedendo una merce = lavoro

necessario a produrre quella merce.

• Società evolute (terra privata e capitali signi cativi): lavoro comandato cedendo

una merce superiore al lavoro necessario a produrre quella merce.

Nelle società primitive il lavoratore possiede i mezzi di produzione e la terra è

libera, tutto il prodotto appartiene al lavoratore che ne dispone liberamente in

sede di scambio (baratto), il valore di scambio di ogni merce dipende da lavoro

contenuto, cioè richiesto direttamente per produrre la merce stessa.

In una fase più avanzata della società, la situazione è quella in cui ci sono tre

classi, ognuna con una diversa fonte di reddito (solo una delle quali è

direttamente collegata al lavoro): i proprietari terrieri, il cui reddito è la rendita, I

capitalisti, il cui reddito è il pro tto, I lavoratori, il cui reddito è il salario

(confronto con i siocratici).

La produzione è il risultato della partecipazione congiunta di lavoro, capitale e

terra di proprietà di soggetti diversi che hanno diritto a essere remunerati. In

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questo caso, Il valore di scambio di una merce ri ette questo stato di cose è

commisurato al lavoro comandato (maggiore del lavoro contenuto) e al prezzo

naturale.

Osservazioni sul prezzo naturale.

- Il pro tto è un reddito speci co che non va confuso con la remunerazione

del lavoro del capitalista se questi è coinvolto direttamente nel processo

produttivo (salario di conduzione). I pro tti sono in proporzione al valore del

capitale (saggio di pro tto = Pro tti/Capitale)

- lavoro continua a svolgere il ruolo di misura del valore reale: “il valore

reale di tutte le diverse parti componenti del prezzo è misurato dalla quantità di

lavoro che ognuna di esse può comprare o comandare.

- il prezzo naturale ri ette una teoria additiva e non con ittuale del

distribuzione del reddito.

- il prezzo naturale non comprende il valore dei materiali e dei mezzi di

produzione utilizzati (il cui valore si risolve in salari, pro tti e rendite).

Prezzo naturale e prezzo di mercato-> il prezzo naturale di erisce dal prezzo di mercato, esso

consente di remunerare i fattori produttivi ai loro saggi naturali. I prezzi di mercato sono quelli

osservati; gli Economisti classici ritengono che la teoria economica possa spiegare solamente i

prezzi naturali mentre nulla di preciso si può dire sui prezzi naturali.

Per capire meglio la relazione tra le due tipologie bisogna introdurre il concetto di domanda

e ettuale, quantità che i compratori sono disposti ad acquistare in corrispondenza del prezzo.

Su un gra co con quantità sulle ascisse prezzo sulle ordinate , possiamo identi care un punto le

cui coordinate sono prezzo naturale e domanda e ettuata, la quantità e ettiva non

necessariamente coincide con la quantità domandata , potrebbe essere inferiore o superiore. In

questo caso ci aspettiamo che i prezzi si collochino al di sopra del prezzo naturale. Il prezzo

naturale è un prezzo centrale verso il quale il prezzo di tutte le merci continuamente gravita, ma

per questo a volte vi sono degli ostacoli.

Se in un certo momento i prezzi sono al di sopra del livello naturale qualcosa li porterà a

scendere ,e viceversa: gravitare dei prezzi. Questa forza che porta i prezzi a muoversi è la

concorrenza e la libertà di scambio.

Assumiamo che P0>Pn (il livello dei prezzi è maggiore a quello naturale)

= P0=Wnl’ + Rnt +(1+r0)k —> P0-Pn= (r0-rn)k se P0-Pn>0 allora r0>rn. Non è una situazione di

equilibrio , ci sarà un a usso di capitali verso il settore e ciò genererà un aumento della

produzione e conseguentemente un abbassamento dei prezzi (meccanismo di convergenza) .

Questo avviene a meno che non vi siano degli ostacoli, e l’ostacolo principale può essere il

riuscire bloccare l’arrivo di concorrenza. Pagina 6

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Perché un mercato possa essere concorrenziale: tanti venditori, tra i produttori non ci devono

essere accordi collusivi (corporazioni) , lo stato non deve intromettersi . Il mondo di Smith è molto

regolamentato, in cui lo stato ha ancora molto da dire.

La mano invisibile del mercato è la metafora usata da Smith che spinge individui a fare tramite il

proprio benessere, il benessere della nazione. Nella RN la mano invisibile compare tre volte:

• Nella Storia dell’astronomia, la mano invisibile (di Giove) serve a spiegare la discrepanza tra

eventi naturali irregolari (fulmini, eclissi) e conoscenza degli uomini.

• Nella Teoria dei sentimenti morali, la «mano invisibile» riduce in parte la disuguaglianza

derivante dalla distribuzione ineguale della ricchezza (proprietà terriera) ad opera della

Provvidenza (entità esterna), nell’idea che l’uguaglianza sia uno stato desiderabile delle

cose (termine normativo).

• Nella Ricchezza delle nazioni, la «mano invisibile» rappresenta non tanto un fattore

naturale, quanto un deus ex machina, un agente esterno che attraverso un sistema di

istituzioni obbliga gli individui ad agire nell’interesse della collettività mentre il corso

spontaneo delle cose tenderebbe a spingerli in un’altra direzione.

Non bisogna pensare che Smith sia un sostenitore del mercato e della concorrenza, Smith

assegna allo stato una lunga serie di compiti ->

Nella visione di Smith, lo Stato deve:

- Amministrare la giustizia, la polizia, la difesa nazionale (sulla base del principio della

divisione del lavoro) e le infrastrutture per favorire la mobilità delle persone e delle

merci (opere pubbliche per incoraggiare il commercio)

- Regolare l’emissione monetaria e l’attivit&ag

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariassuntamingrone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia Finanziaria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof De Angelis Paolo.
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