SVILUPPI DI TEORIA DELL’IMPRESA E DI ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE (2)
Siamo alla ricerca di rappresentazione più realistiche, di che cosa sia l’impresa e l’organizzazione
della produzione, e che diano anche conto delle diverse tipologie di organizzazione della
produzione emerse nella varietà dei capitalismi.
(Da un lato evidenzieremo in particolare tutto ciò che è stato stilizzato riferendosi all’esperienza
americana del 900; dall’altro faremo riferimento ad altre realtà partendo dal caso asiatico.)
Ci troviamo di fronte a una Teoria dell’impresa che ha cercato di inseguire e stilizzare i
cambiamenti della realtà.
Inseguire perché: L’oggetto della nostra analisi è infatti radicalmente cambiato nel tempo:
l’impresa e l’organizzazione della produzione variano nel tempo e nello spazio (Europa, Nord
America, Asia…)
Sviluppi di nuova teoria dell’impresa:
Teorie che nascono stimolate dai repentini e radicali cambiamenti che l’industria e
l’organizzazione della produzione iniziarono ad esprimere all’inizio del Novecento. In particolare
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Stati Uniti,
negli con l’arrivo dei “Tempi Moderni”, la crescita e la rapida industrializzazione
iniziano a cambiare progressivamente e radicalmente la natura dell’organizzazione della
produzione e della sua istituzione centrale, l’impresa.
- Smith
L’impresa ai tempi (1776): fabbrica di spilli inglese di ne Settecento (fabbrica
particolarmente avanzata in termini di organizzazione e produttività)
- americana
L’impresa (1870): questa fabbrica inizia, data la numerosità dei prodotti trattati e dei
lavoratori che sono divisi in diversi reparti, a essere più complesso, da forza, ragione,
attenzione alla complessità di natura organizzativa interna a quella scatola nera (parlato nella
scorsa lezione)
- Marshall e Knight:
Grandi cambiamenti stanno per arrivare: L’impresa ai tempi impresa tessile
inglese di ne Ottocento (fabbrica fatta di molte lavoratrici, macchinari non ancora invasivi,
presenza di manager osservatori che si riferiscono a un tentativo di rendere sempre più
complessa l’organizzazione interna per esaltare la produttività d’impresa)
- L’impresa americana di inizio Novecento: impianti diventano di grandi dimensioni per
rispondere a una quantità di domanda ampia (rapporto uomo-macchina)
- Il Taylorismo e lo scienti c management:
L’impresa: Gli anni del taylorismo: Organizzazione
scienti ca del lavoro (nel rapporto con la macchina). La razionalizzazione del ciclo produttivo
secondo criteri di ottimalità economica, da raggiungersi scomponendo e parcellizzando i
processi di lavorazione nei singoli movimenti costitutivi, cui sono assegnati tempi standard di
esecuzione. Tutti gli aspetti di un lavoro, sia manuale sia impiegatizio, organizzato secondo
criteri ripetitivi, parcellizzati e standardizzati. (Taylor era uomo d’impresa, ha stilizzato queste
regole osservando dall’interno le imprese, quindi approccio empirico-pragmatico)
Sono anni in cui il capitalismo americano cresce rapidamente e cresce anche la complessità
organizzativa che va al di fuori dell’impresa. Da un lato abbiamo delle architetture di
organizzazione dei gruppi controllati da una
famiglia, mentre a sinistra abbiamo quelli
controllati da un’azionarato di uso. Cresce una
complessità organizzativa che rende la singola
impresa luogo importante, ma rende
particolarmente rilevante anche quanto sia
centrale quello che succede attorno alle
imprese, le reti di produzione.
Una ristrutturazione organizzativa industriale, produttiva particolarmente rilevante che rimane una
caratteristica di fondo del sistema americano no ai nostri giorni (FIGURA): Pagina 13
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si nota che le imprese che no agli anni 70-80-90 del Novecento rimangono i pilastri dell’industria
del capitalismo americano sono tutte imprese che nascono tra la ne dell’Ottocento e le prime
secai del Novecento (le 63 imprese degli anni 20 sono ancora oggi presenti di fatto tra le imprese
più importanti dell’industria americana).
- Management:
Sono anni in cui il nuovo grande protagonista tende a essere il vediamo i 3
grandi stakeholder di una fabbrica (la proprietà in alto, i lavoratori in catena di montaggio e i
manager). Questa spaccatura tra management e azionarato più o meno di uso e proprietà
famigliare è la grande protagonista del cambiamento degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta
dell’organizzazione della produzione americana.
Queste caratteristiche ben descrivono quello che è successo nella storia industriale americana.
(Quello che è successo in quell’esperienza è non solo una lettura storica dell’esperienza
americana, ma anche una rivelazione di quello che tutti gli altri paesi e altre tipologie di impresa
sono destinati a seguire, tuttavia la letteratura è fortemente attenta a quello che accade nel
mondo reale e fortemente legata sull’osservazione di quello che succedeva in particolare in questi
anni centrali nel capitalismo americano, nel modo di fare impresa americano.)
- Non ci dobbiamo dimenticare che siamo in anni abbastanza particolari in cui cambia l’impresa:
questa impresa e l’organizzazione industriale americana è fortemente in uenzata dalle
questioni di guerra (1914 a 1945): Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti entrano dopo rispetto
allo scoppio della guerra e inizialmente però sono i grandissimi fornitori dell’Inghilterra in termini
di munizioni e di cibo in scatola. C’è un tema di come, sia nella 1 e nella 2 Guerra Mondiale, ci
sia una forte coincidenza tra la crescita dell’impresa, dell’industrializzazione americana, sua
capacità di diventare sempre più innovativa, raggiungendo negli anni 50 la leadership a livello
globale, e quello che la guerra domandava. (Industria americana è riconvertita alla domanda
militare). Ma c’è anche una cogestione dell’industria: WWI e WWII sono le 2 istituzioni di
governo dell’industria americana convertita per riandare alla domanda militare, che è fatta di
generali, imprenditori e uomini di governo.
- Il BOOM anni ’50 e ’60:
L’impresa manifatturiera americana nel Dopoguerra. questa crescita
era stata possibile grazie a improvvisa crescita del mercato domestico americano, la crescita
dei redditi, la crescita dei consumi, … La crescita dei mercati internazionali, l’Europa e la
Ricostruzione, il piano Marshall… Le economie “controllate” il Giappone, la Corea …
- crisi del modello americano e i successi dell’impresa
Primo grande segnale di di coltà: La
giapponese: anni ‘70 e ’80—> manifattura americana svanisce progressivamente e si ha
l’invasione vincente dei giapponesi con loro prodotti di alta qualità e basso costo, e inoltre
furono portatori di metodologie di organizzazione e gestione degli impianti, di modelli di
impresa diversi.
- deindustrializzazione americana e i successi della Cina:
La l’ultimo ventennio. C’è una
corrispondenza tra una de nitiva uscita della manifattura americana e una crescita del colosso
cinese.
Sulle Teorie ispirate dall’esperienza americana: anni Trenta - anni Sessanta
ZOOM.
3 loni importanti:
1. Teorie manageriali.
2. Teoria comportamentale.
3. Impresa e costi di transazione.
1.Teorie manageriali
(a partire dagli anni Trenta …)
I cambiamenti del mondo reale in questo campo indeboliscono le rappresentazioni tradizionali
sull’impresa elaborate dalla teoria neoclassica.
Inizio del Novecento: Era sotto gli occhi di tutti: le imprese più grandi e di successo erano
diventate organizzazione molto complesse che acquistavano input e vendevano prodotti in molti
mercati diversi.
Risultava sempre più di cile il controllo da parte di un’unica persona, l’imprenditore/proprietario:
le imprese iniziarono ad impiegare squadre di manager con funzioni specializzate: nanza, risorse
umane, marketing, eccetera;
Divenne inoltre impraticabile per l’imprenditore nanziare la crescita delle imprese e la loro
complessa gestione solo con proprie risorse nanziarie: Pagina 14
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La proprietà iniziò a diventare sempre più dispersa tra un gran numero di azionisti individuali e
istituzionali.
Più si disperdeva la proprietà tra un numero crescente di azionisti, più questi azionisti
perdevano un controllo sostanziale sull’impresa e si aprivano vuoti riempiti da manager
sempre più potenti.
La proprietà “divorzia” dall’e ettivo controllo dell’impresa.
Lo strapotere dei manager allontana le grandi imprese dall’obiettivo di massimizzazione del
Bearle e Means (1932)
pro tto Veblen (1923) tratta per primo il tema, lo misurano empiricamente.
Proprietà e controllo (a): nel dibattito americano diventa un tema centrale
(Berle e Means, 1932 + Larner 1966)
Berle e Means attraverso uno studio empirico arrivano al seguente risultato: su 200 grandi
imprese americane (non nanziarie), 88 risultano controllate dai manager (nessun azionista
possedeva più del 5 % delle azioni). Berle
In successivo studio nel dopoguerra (1959) conferma lo stesso risultato suggerendo che le
grandi imprese americane rimanevano nella maggior parte dei casi controllate da manager.
Robert.J. Larner (1966) replicò lo stesso studio di Berle e Means: 84% delle 200 più grandi
imprese americane risultò controllato dai managers.
Intuizione che rimane confermata per i seguenti decenni.
Wilbert Moore (Princeton University, 1962): The “Berle-Means Doctrine” has achieved wide
acceptance and manager have acquired large degree of independence from stakeholders.
Edward Mason (Harvard University, 1968): 75 % of 500 largest american companies are under
management control. “... a partire dagli anni 50 ... full time salaried managers were making nearly
all the operating and strategic decisions... delle più grandi imprese americane. (...) Almost
everyone now agrees., that in the large corporation, the owner is, in general, a passive recipient;
that typically control is in the hands of management.
Robert Dahl (1970): Chiunque oggi giustamente condivide quanto Berle e Means avevano scritto
negli anni Trenta e considera il controllo dei manager sulle imprese come un dato di fatto.
Alfred D. Chandler(1985): lettura storica/evoluzionista
Altro autore importante:
(Lui disse che forse questa spaccatura fra proprietà e controllo non è sempre quello che è
successo nell’esperienza americana)
Nel secolo scorso, le nu
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Economia Industriale
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Economia e politica industriale - Appunti Teorici - Parte 2
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Economia e politica industriale - Appunti teorici - Parte 3
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Economia Industriale