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CARTELLI:
…un’associazione tra imprese rivali che coordina la definizione dei prezzi e/o il livello di produzione.
…se aderiscono tutte le imprese dell‘industria: monopolio
…cartello parziale (comprende solo alcune imprese): impresa dominante con fringe
…tendono ad essere instabili: forti incentivi per ogni membro a "scartellare", ossia ad agire in modo
indipendente
PERCHÉ SI FORMA UN CARTELLO?
L‘impresa concorrenziale agisce nel suo interesse individuale (non quello collettivo): p = MC(q) Un
aumento di q non ha nessun impatto su p (almeno non percepibile per l‘impresa)
…ma se tutte le N imprese insieme aumentano la produzione, Q = N*q, p prima o poi scenderà!
…la singola impresa non tiene conto dell‘effetto del suo q sul prezzo p, e tende a produrre "troppo" (qc
invece di qm )
La stabilità dei cartelli:
Il cartello coordina la riduzione dell‘output da q c a q per garantire profitti più alti a tutti.
Richiede disciplina da parte dei membri del cartello: pm > MC(qm ) → tentazione di aumentare l’output di
nascosto fino a q*
…se tutti fanno così, p scende di nuovo al livello concorrenziale → il cartello si rompe
Soluzione:
– Cartelli parziali
– Varie pratiche manageriali
Il costo di produzione del cartello 1:
Il cartello si comporta come un monopolista con N impianti di
produzione diversi
Oltre a stabilire l‘output totale Qm , il cartello può distribuire questo Qm
su N siti di produzione in maniera tale da minimizzare i costi totali di
produzione
– Costi concavi: concentrare tutta la produzione in un solo impianto
– Costi convessi: far produrre Qm / N da ogni impianto
Il costo di produzione del cartello 2:
Esempio: Ci (q) = q²
L‘impresa concorrenziale:
▪ – Costo marginale dell‘impresa: MCi (q) = 2q
– Offerta dell‘impresa: p = MCi (q)
Il cartello:
▪ – Produzione ottimale di ogni membro: q = Q/N
– Costo totale del cartello (trust): CT (Q) =N*(Q/N)² = Q² /N
– Costo marginale del cartello: MCT (Q) = 2Q/N
– Output ottimale del cartello: MCT (Q) = MR(Q)
Il cartello parziale:
solo una parte delle imprese presenti nell‘industria aderisce al cartello (insiders)
le altre (outsiders) si comportano in maniera concorrenziale nei confronti del cartello
Per esempio: No outsiders, NI insiders ¹
– Offerta del singolo outsider: qo (p) = MCI¯ (p)
– Offerta delle fringe: So (p) = No * qo (p)
– Domanda residuale del cartello: Dt (p) = D(p) - So (p)
– Output ottimale del cartello: MCt (Qt ,Nl ) = MRt (Qt )
Una volta che si è formato un cartello ci sono incentivi a fare i furbi?
• Se la domanda e i prezzi praticati da tutti sono noti è difficile
• Se però la domanda è fluttuante è difficile capire se un eventuale abbassamento del prezzo sotto quello
stabilito dal cartello sia dovuto ad un periodo di domanda bassa o al fatto che qualcuno ha abbassato i
prezzi per vendere di più e aumentare i suoi profitti. In questo caso ci possono essere incentivi a
«scartellare»
Ma se vedo una guerra di prezzo vuol dire che il cartello ha dei problemi?
• Green e Porter (1984) sostengono che le guerre di prezzo facciano parte degli accordi di cartello nei casi
in cui la domanda sia fluttuante in modo stocastico e i livelli di produzione e vendita delle singole imprese
non siano verificabili.
• In questi casi un accordo di cartello deve prevedere oltre alla quantità che deve produrre il cartello, un
prezzo d’intervento sotto il quale le imprese appartenenti al cartello abbandonino il prezzo di monopolio (o
quello comunque stabilito) per passare al prezzo di oligopolio alla Cournot. Inoltre devono stabilire per
quanti periodi mantenere questo prezzo prima di tornare la prezzo di cartello.
• Se il prezzo scende sotto quello d’intervento è necessario far partire la «punizione». La punizione
potrebbe quindi partire anche in caso di domanda particolarmente bassa senza che nessuno stia deviando
(e devo farlo anche se credo che la domanda sia bassa). Sarebbero guerre di prezzo «pro-cicliche»
• Roterber e Saloner (1986) sostengono che sia più facile che un’impresa cerchi di deviare dall’accordo di
cartello quando la domanda è alta perché c’è molto da guadagnare mentre le eventuali punizioni
avverrebbero in periodo mediamente a domanda più bassa, dove comunque c’è meno da perdere
• Se le fluttuazioni della domanda sono note potrebbe convenire alle imprese fissare un prezzo
relativamente più basso quando la domanda è alta e quindi i profitti sono più alti, e relativamente più alto
quando la domanda è bassa. In questo caso le guerre di prezzo sarebbero parte di un accordo ma «anti-
cicliche»
Fattori che facilitano la formazione di cartelli
• Domanda relativamente, Anelastica Sovrapprezzo praticabile dal cartello più elevata
• Domanda stabile e frammentata, Facilita il monitoraggio del mercato / rende più difficile il formarsi di
un potere dei «compratori»
• Acquisti piccoli e ripetuti
• Punizioni attese basse, I cartelli sono illegali quasi ovunque ma varia il rigore nel far rispettare le leggi e
la capacità di farlo
• Bassi costi organizzativi, Poche imprese, industria concentrata, imprese leader, bene omogeneo,
associazioni di categoria
• Curva dei costi marginali anelastica – costi fissi bassi rispetto ai costi totali – strutture di costo
simili
Metodi per prevenire le deviazioni
• Decidere su altri fattori oltre il prezzo (condizioni di vendita, etc.)
• Dividere il mercato (territori esclusivi)
• Mantenere fisse le quote di mercato
• Inserire nell‘accordo clausole del tipo «Nazione Privilegiata o Most Favored Customers» oppure «Meet the
Competition»
• Come abbiamo visto, stabilire prezzi d‘intervento (trigger price) e suscitare una guerra dei prezzi
CARTELLO DEI DIAMANTI
Le origini dell’azienda risalgono al 1883 quando, Cecil Rhodes acquistò diritti di scavare da piccoli
minatori, arrivando col tempo a creare la più grande impresa diamantifera nel mondo.
Nel 1902 fu scoperta una nuova miniera da parte della Premier Mine che rifiutò di unirsi al cartello De
Beers. La nuova miniera iniziò a vendere diamanti ai commercianti indipendenti Bernard e Ernest
Oppenheimer, eguagliando in breve tempo la produzione di tutte le miniere De Beers.
Nel 1917 Ernest Oppenheimer fondò una nuova società, l’Anglo American Corporation, proprietaria anche
della Premier Mine. Questa ebbe una rapida crescita e solo dopo 10 anni diventò la maggior azionista della
De Beers, assicurando cosi anche la presidenza a Oppenheimer.
La De Beers diventa «quasi» monopolista.
Prodotto concentrato in un numero relativamente piccolo di paesi e di luoghi.
Nel tempo il numero dei produttori è cresciuto.
È un bene durevole.
Ci sono sostituti soprattutto per i diamanti ad uso industriale (sintetici).
Non è un bene così scarso come si creda, soprattutto se messo in relazione con la sua «relativa» utilità.
Le vendite sono abbastanza cicliche (festività, fidanzamenti, matrimoni, etc.
La rivendita dei diamanti è “sticky”: legami sentimentali, gusti che cambiano fanno si che si possa perdere
anche il 50% di quanto speso.
La de Beers è il cuore del così detto cartello dei diamanti a cui partecipano altre imprese che
commerciano i propri diamanti utilizzando la rete distributiva di De Beers. La De Beers è arrivata a coprire
l’80% del mercato mondiale.
Come?
•Il controllo diretto o indiretto della quasi totalità delle miniere diamantifere del Sud Africa e di altri in Stati
adiacenti;
•La molteplicità di accordi formali, e non, con le principali potenze esportatrici di diamanti volti a limitare
l’offerta
Ma il punto non è solo limitare la produzione.
Devo garantire il più possibile la stabilità dei prezzi.
Devo considerare le imprese / paesi fuori dal cartello.
Devo considerare gli acquirenti, che sono molti e non contenti di dover comprare da un cartello.
Devo considerare il cambio di atteggiamento delle autorità antitrust
Ruolo centrale del Central Selling Organization (CSO) che è il centro distributivo di De Beers. CSO compra
diamanti anche da miniere non possedute da De beers. Si inventa la campagna “Diamonds are forever”
“Raccoglie” i diamanti che sono raggruppati in lotti. Un paio di volte ogni anno CSO invita i grossisti di
diamanti a vedere i lotti. I lotti hanno un prezzo fisso. Chi non compra rischia (molto) di non essere invitato
alle aste successive. Diventa troppo rischioso comprare da altri.
I paesi fuori cartello o che “scartellano” possono essere duramente puniti. De Beers può aumentare
vendita sul mercato del tipo di diamanti prodotti da quel paese.
DUE CASI PRATICI:
ISRAELE, negli anni 70 a causa di una forte inflazione interna i commercianti locali di diamanti si erano
▪ messi ad accumulare moltissimi diamanti. Questo aveva creato scarsità sul mercato e fatto crescere
sensibilmente i prezzi. È pericoloso perdere il controllo della domanda ma anche dell’offerta. Il rischio
era che, se il mercato interno israeliano cambiava, i commercianti potessero avere interesse a vendere
tutto e far crollare i prezzi oltre a far venir meno il concetto di «rarità» dei diamanti.
Come si poteva obbligare Israele e vendere le proprie scorte prima che fossero troppo grandi per
essere controllate?
• Aumentare temporaneamente i prezzi al CSO in modo da rendere la speculazione più rischiosa
• Diminuire i diamanti disponibili per i compratori provenienti da Israele. Fino a non invitarli più alle
vendite se non dopo aver seguito le indicazioni di De Beers relative alla diminuzione delle scorte.
ZAIRE, nel 1981 non era soddisfatto delle condizioni imposte da De Beers per l’acquisto dei propri
▪ diamanti grezzi. Decide di commercializzare da solo i suoi diamanti. De Beers decide di «inondare» il
mercato con diamanti della stessa tipologia di quelli prodotti in Zaire a prezzi molto bassi. Lo Zaire
chiede di essere riammesso. De Beers accetta ma a condizioni ancora più punitive rispetto quelle
precedenti. Un diamante è per sempre è un modo per limitare il mercato del resale che nei durable
goods potrebbe essere un problema. Le pubblicità riescono ad imporre l’idea che il diamante sia “il”
regalo delle grandi occasioni: non era affatto cos&igr