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LE COMPONENTI DEL MODELLO DI BUSINESS

1. “Segmenti di clientela”: Sono i diversi gruppi di persone o organizzazioni a cui l'azienda

intende rivolgersi. I segmenti di clientela possono essere distinti in base a caratteristiche come

età, genere, interessi, ecc.

2. “Proposta di valore”: identifica quali problemi dei clienti l’impresa intende risolvere o quali

bisogni intende soddisfare. La proposta di valore rappresenta ciò che rende unica e attraente

l'offerta dell’impresa rispetto alla concorrenza.

3. “Canali”: ci si riferisce ai diversi canali attraverso i quali l’impresa raggiunge e interagisce con i

propri clienti. I canali possono includere vendite online, distribuzione fisica, social media,

vendita diretta, ecc.

4. “Relazioni con i clienti”: qui vengono definite le tipologie di interazione che si intende stabilire

con i suoi clienti. Questo può variare da assistenza personalizzata a self-service, da comunità

online a servizi post-vendita.

5. “Flussi di ricavi”: definisce come l'azienda intende generare ricavi dai suoi clienti. Può

includere vendite dirette, abbonamenti, pubblicità, affitti, ecc.

6. “Risorse chiave”: Si tratta delle risorse materiali, umane, finanziarie e intellettuali necessarie

per far funzionare il modello di business. Queste risorse supportano la creazione e la consegna

della proposta di valore.

7. “Attività chiave”: si tratta delle azioni e delle operazioni cruciali che l'azienda deve svolgere per

far funzionare il suo modello di business. Queste attività sono strettamente legate alle risorse

chiave.

8. “Partner chiave”: qui vengono elencate le alleanze strategiche e le collaborazioni esterne che

aiutano l'azienda a ottenere e mantenere vantaggi competitivi. I partner possono essere fornitori,

distributori, acquirenti, ecc.

9. “Struttura dei costi”: vi si indicano i costi associati al funzionamento del modello di business,

distinti in costi fissi e variabili.

LA CREAZIONE DI VALORE ECONOMICO

LA CREAZIONE DI VALORE: RELAZIONI FONDAMENTALI

Un’impresa può generare un profitto positivo, ma dal momento che sussistono dei costi opportunità,

questi possono condizionare la negatività o positività finale del profitto.

RV = PQ RV = ricavi di vendita P = prezzo Q = quantità

L’impresa è una modalità di organizzazione dell’attività economica. Alimentata dall’apporto di

capitale e lavoro, la sua finalità economica è la creazione di valore nel lungo termine. Il

funzionamento dell’impresa può essere descritto rispetto a questa finalità. Una delle più semplici ed

efficaci descrizioni del funzionamento di un'impresa è quella che considera le relazioni tra i costi

sostenuti, i volumi produttivi realizzati e i risultati economici conseguiti.

Sebbene le relazioni tra queste grandezze siano piuttosto complesse, esse possono essere – in prima

approssimazione - presentate sotto forma lineare. Detta, infatti, “Q” la quantità di prodotto finito

(beni o servizi) realizzata, in un determinato periodo di tempo, possiamo rappresentare in funzione

di Q sia i ricavi d’impresa che i costi di produzione. Questi ultimi possono essere espressi come una

funzione lineare di Q:

Costi di produzione = CF + cvu * Q

dove:

►CF sono i costi fissi di produzione, cioè quei costi il cui ammontare, in una certa unità di tempo,

non dipende dalla quantità prodotta (ovviamente, entro i vincoli di una determinata capacità

produttiva);

►cvu è il costo variabile unitario di produzione, cioè il costo che l'impresa sostiene per produrre

ogni unità aggiuntiva di prodotto finito. Tale grandezza può, per i fini di questa esposizione,

anche essere assimilata al cd. costo marginale. Sulla base della funzione di costo sopra esposta,

stiamo dunque assumendo che il costo marginale sia una costante. Questo assunto non

corrisponde necessariamente alla realtà, potendo i costi variabili unitari(e i costi marginali)

modificarsi in relazione ai volumi di produzione (ad esempio per effetto di economie di scala e/o

di economie di apprendimento).

TIPOLOGIE DI COSTI FISSI

I costi fissi sono quei costi il cui ammontare (data una certa capacità produttiva) non dipende dalle

variazioni nei volumi di attività d’impresa. I costi fissi possono essere suddivisi in tre categorie.

I costi fissi:

COSTI AFFONDATI

Accantonamenti, fondi, quota di investimento già fatto (ammortamento).

Dovendo stilare un conto economico questi costi non hanno natura finanziaria (sono costi dal punto

di vista contabile, ma non hanno manifestazione finanziaria).

Una buona fetta di costi di natura non finanziaria, cioè gli ammortamenti, salvano l’azienda in

situazioni di grande perdita.

Spesso definiti dalla legge fiscale, infatti dal momento che si fa un bilancio è necessario identificare

le immobilizzazioni (ammortamenti), e si ha una libertà ridotta.

COSTI VINCOLATI -> che devo ancora sostenere (es. costo del personale)

COSTI DISCREZIONALI

Bollette. Si può capitalizzare tali costi, ovvero trasformare tali costi in investimenti, che poi

risultano generare costi affondati, essendo ammortizzati nel tempo.

I COSTI VARIABILI

Sono molteplici le tipologie di costi che possono essere incluse nella categoria dei costi variabili.

Può trattarsi, ad esempio, dei costi di acquisto e dei consumi di materie (la differenza tra le due

grandezze essendo data dalla variazione delle rimanenze), degli acquisti di merci, delle lavorazioni

esterne (quelle lavorazioni sui prodotti svolte dai fornitori dell’impresa), dei costi di energia

sostenuti per il funzionamento degli impianti dedicati ai processi di produzione, etc.

Costi che variano abbastanza proporzionalmente al volume di produzione e vendita.

Si tenga in ogni caso conto che nell’analisi costi-volumi-risultati (che verrà esposta nel seguito) le

funzioni di costo e di profitto sono costruite “con i Consumi e non con gli Acquisti”. I Costi di

Acquisto sono invece rilevanti per il calcolo della durata dei cicli monetari (vedi oltre).

Non possono essere completamente assimilati ai costi variabili il «costo del venduto» e la macro-

categoria denominata «costi per servizi». Trattasi infatti di costi a natura mista:

- il “costo del venduto” comprende tipicamente i costi del lavoro, i consumi di materie, gli

ammortamenti (quindi costi sia fissi che variabili); nel caso di imprese commerciali, il costo del

venduto consiste principalmente nel costo delle merci vendute (acquisti di merci meno variazioni

delle scorte di merci)

- i “costi di servizi” comprendono sia costi variabili (come le «lavorazioni esterne») che costi fissi,

di natura vincolata (come i costi di assicurazione), e/o di natura discrezionale (come la

pubblicità). Costi dei servizi è ciò che l’impresa acquista dai fornitori di servizi, non ciò che offre

alla clientela e al mercato.

Bollette sia costi discrezionali che costi di servizi (variabili).

LE VARIAZIONI DI RIMANENZE

Nel Conto economico, le rimanenze finali attive dell’esercizio costituiscono componenti positivi di

reddito per l’esercizio che si chiude (storno indistinto di costi) ed elementi attivi del capitale

rilevato al momento di chiusura dell’esercizio (viceversa, nel bilancio di esercizio successivo

diventeranno componenti negativi di reddito nel ruolo di rimanenze iniziali).

A tale proposito:

• le “variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci” devono essere

esposte nel costo della produzione;

• le “variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, finiti, e semilavorati di

produzione” devono essere indicate nel valore della produzione;

Le variazioni, se positive, confluiscono con il segno “+” nel valore della produzione (se riferite alle

rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti) e con il segno “-“ nei costi della

produzione (se riferite alle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci). In

quest’ultimo caso, infatti, l’incremento delle rimanenze riduce il costo della produzione.

L’ANALISI CONDOTTA ATTRAVERSO I BILANCI

I prospetti di bilancio - ed in particolare il conto economico - forniscono utili informazioni per

comprendere i meccanismi di creazione di valore economico di un’impresa. Manca tuttavia nei

bilanci l’indicazione delle quantità prodotte e vendute dall’impresa, così come la specificazione dei

prezzi unitari e dei costi unitari.

Pertanto, per un corretto utilizzo dei valori di conto economico servirà adottare opportuni

accorgimenti.

Si propone di procedere come segue:

- Ripartire i costi in fissi e variabili – facendo possibilmente riferimento alle note integrative al

bilancio.

- Dal lato dei costi, distinguere i consumi dagli acquisti (tenendo conto che consumi = acquisti –

variazioni delle scorte).

- Individuare i Ricavi di Vendita e il Valore della Produzione (che è dato dalla somma tra i Ricavi

di Vendita e le Variazioni delle rimanenze di Prodotti Finiti).

- Calcolare il margine di contribuzione totale come differenza tra il Valore della Produzione e i

Costi Variabili di Produzione.

- Calcolare il reddito operativo come differenza tra margine di contribuzione totale e costi fissi.

Ai fini dell’analisi costi-volumi-risultati, suggeriamo di non considerare tra i costi fissi gli oneri

finanziari, poiché trattasi di costi che variano in relazione al livello di indebitamento e che rispetto

alle quantità prodotte non sono né fissi né variabili. Le imposte sul reddito vanno invece escluse

dall’analisi perché non si tratta di costi. In definitiva, si suggerisce di riferire la condizione di

pareggio economico al “reddito operativo” (EBIT nella versione anglosassone – earnings before

interests and taxes).

La variazione delle rimanenze nel prospetto contabile rappresenta la differenza tra l'ammontare

delle rimanenze finali e quello delle rimanenze iniziali in un determinato periodo contabile.

Variazione rimanenze diminutiva nel prospetto, ovvero in questo esercizio le rimanenze (se i

consumi sono stati più bassi degli acquisti) hanno il segno meno, essendo qui aumentativa: si sono

consumati meno prodotti di quanti ne sono stati acquistati, non ho consumato tutto ciò che ho

acquistato.

Quando abbiamo delle rimanenze che si riducono (diminutive), allora significa che le rimanenze

finali sono inferiori a quelle iniziali, cioè sto vendendo ciò che ho prodotto prima, probabilmente

prima dell’esercizio: sono stati

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
113 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Max.03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Tracogna Andrea.