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CAPITOLO 4: LA FINANZA D’IMPRESA

Il problema finanziario nelle imprese trova la sua origine nel fenomeno che vede la gestione caratterizzata

dall’anticipato sostenimento dei costi rispetto al conseguimento dei ricavi. L’avvio e la prosecuzione dell’attività

d’impresa impongono l’acquisizione di fattori produttivi strutturali – immobilizzazioni materiali e immateriali – e di

esercizio – merci, materie, servizi di lavoro ecc. – in via anticipata rispetto allo svolgimento della produzione e alla

vendita di prodotti. Tale acquisizione avviene attraverso scambi di mercato che richiedono all’impresa il sostenimento

di esborsi monetari pari ai prezzi dì acquisto pattuiti. Tale situazione sussiste sia durante la fase di avvio dell’impresa,

sia durante la fase di funzionamento nella quale sono in corso di svolgimento un certo numero di operazioni, per le

quali devono essere disponibili vari fattori produttivi. Il complesso dei costi sostenuti anticipatamente per l’acquisizione

di tali fattori esprimono quindi le operazioni che l’azienda ha in corso di svolgimento nel momento considerato e

costituiscono il fabbisogno di capitale che occorre coprire con opportuni finanziamenti. In una situazione nella quale

l’impresa consegua l’equilibrio del conto economico, i costi anticipati sono quelli “sospesi” vale a dire relativi a fattori,

o quote di fattori, non ancora impiegati nella produzione e anche quelli attribuibili alla produzione ottenuta per la quale

non si siano ancora verificati la vendita e l’incasso del relativo prezzo. In tal senso anche voci quali quelle relative ai

crediti commerciali e alle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati esprimono costi anticipati, il cui ciclo monetario

non è ancora concluso. Quando, tuttavia, l’impresa non riesca, nel singolo esercizio, a coprire con i ricavi tutti i costi di

competenza, allora tra i costi anticipati rispetto al conseguimento dei proventi è ricompresa anche quella quota di costi

imputabili alla produzione di periodo che è rimasta scoperta: perdita d’esercizio. Altri sono i fenomeni che danno luogo

a uscite monetarie che devono trovare adeguata copertura come quegli esborsi che devono essere monetariamente

sostenuti in vista di un futuro recupero diretto. È il caso dei pagamenti effettuati ai fornitori a titolo d’imposta sul

valore aggiunto: pagamenti che, se trovano normalmente il loro recupero diretto, in tempi brevi, nell’IVA incassata dai

clienti, possono non di rado dare luogo a fabbisogni rilevanti e di non breve periodo in occasione della realizzazione di

grandi programmi di investimento ovvero presso quelle imprese che applicano sulle vendite aliquote d’imposta

sensibilmente più basse di quella media pagata sugli acquisti. Un altro caso sono le anticipazioni effettuate a favore dei

dipendenti per assegni familiari o dei depositi e caparre versati per determinare operazioni commerciali, le riserve di

liquidità in forma immediatamente disponibili, finanziamenti attivi a titolo di credito o di capitale proprio posti in essere

a favore di altre economie. Nell’ambito del fabbisogno di capitale è possibile distinguere il capitale fisso – fattori

strutturali, sempre anticipati – e il capitale circolante – fattori d’esercizio, sia anticipati che a spesa contestuale. Il

primo è caratterizzato dalla partecipazione degli elementi che lo compongono a una pluralità di cicli produttivi che si

svolgono in più esercizi. Nel momento della loro acquisizione sono portatori di utilità potenziali il cui valore

complessivo è misurato dal costo di acquisizione, durante la loro vita utile essi cedono gradualmente una parte della loro

utilità al prodotto (costo di utilizzazione); la parte rimanente (costo sospeso) potrà essere utilizzata in successivi

processi produttivi. Il costo di utilizzazione – espressivo del deprezzamento subito dai fattori: quota di ammortamento

– concorre a determinare il costo dei prodotti allestiti senza che a esso corrisponda alcuna ulteriore uscita monetaria

rispetto a quanto avvenuto nel momento dell’acquisto. All’atto della vendita dei prodotti stessi e, in ipotesi di prezzi che

consentano di remunerare tutti i fattori utilizzati, i mezzi monetari rivenienti dai ricavi consentono il parziale ritorno in

forma liquida del capitale fisso nella misura in cui si contrappongono a costi – gli ammortamenti – che non danno luogo

a uscite monetarie. Il capitale circolante comprende tutti i fattori che partecipano a un solo ciclo produttivo e che

ritornano in forma liquida in modo diretto, al termine dell’unico ciclo produttivo cui partecipano, tramite l’incasso dei

crediti generati dall’alienazione dei prodotti. Questi non giacciono mai in rimanenza ma entrano immediatamente nel

valore interno della produzione, per tale via si trasformano prima in prodotti e poi, in caso di vendita a dilazione, in

crediti commerciali. Sono questi che, costituendo operazioni in corso, esprimono componenti del fabbisogno

finanziario. Esaminati singolarmente, fattori strutturali e d’esercizio, presentano caratteristiche finanziarie

profondamente differenti, nel senso che i primi danno luogo a un fabbisogno di capitale di carattere durevole, che

tuttavia si riduce progressivamente con l’ammortamento, mentre i secondi tornano rapidamente in forma liquida, al

termine dell’unico ciclo produttivo. Considerato singolarmente, il singolo impianto passa, sotto l’aspetto monetario,

attraverso le fasi dell’uscita iniziale, del ritorno “ideale” in forma liquida attraverso l’ammortamento e dell’ulteriore

uscita all’atto del rinnovo. In un impresa che utilizzi un unico grande impianto vedrà ridursi il suo fabbisogno per

capitale fisso con il procedere dell’ammortamento, mentre un’impresa che utilizzi tante unità relativamente omogenee e

a rinnovo scaglionato nel tempo sarà caratterizzata da relativa costanza in tale fabbisogno, a motivo della tendenziale

coincidenza tra ammortamento e rinnovi. Sebbene il capitale circolante sia investito in operazioni di breve durata il suo

disinvestimento non è possibile se l’impresa avvia continuamente nuovi cicli produttivi. In ogni caso dunque la durata

dei fabbisogni finanziari non è determinata dalla durata dei singoli impianti o dei singoli cicli produttivi, quanto

dal ritmo con cui si susseguono i rinnovi degli impianti e i cicli produttivi. Caratteri di costanza sono assunti dalla

cosiddetta quota minima di capitale circolante che comprende le scorte tecniche o funzionali devono consentire la

tempestiva alimentazione dei processi di produzione e delle vendite. La scorta funzionale di materie prime è

determinata dalle quantità utilizzate nel periodo che intercorre tra i momenti di ordinazione e di loro disponibilità,

mentre la scorta funzionale di merci e prodotti è commisurata dalla domanda da soddisfare nel periodo occorrente per il

riapprovvigionamento o la produzione. Tale domanda è soggetta a fluttuazioni, per esempio: quando la capacità

produttiva è pari al volume medio delle vendite e si ha quindi una variazione delle scorte, oppure quando la capacità

produttiva è pari al livello più elevato delle vendite e varia quindi il volume della produzione. Quando si consideri il

complesso dei fabbisogni d’impresa si deve osservare che la sua variabilità nel tempo dipende dal ritmo con il quale gli

atti di impiego e i processi produttivi si susseguono. Nell’ambito del fabbisogno è possibile individuare una quota

tendenzialmente costante o addirittura crescente e un’altra di breve durata. A formare la prima concorrono la gran parte

del capitale fisso e quella parte di capitale circolante che ne costituisce il limite minimo, al di sotto del quale il

fabbisogno per fattori d’esercizio non scende mai. La seconda è composta da fattori d’esercizio relativi a operazioni che

non verranno ripetute alla scadenza e da quella parte dei fattori

strutturali che non verrà rinnovata nel breve periodo, idealmente corrispondenti alle quote d’ammortamento correnti. Il

fabbisogno finanziario può essere anche classificato in: capitale durevolmente o permanentemente impiegato

nell’impresa o capitale immobilizzato – costituito dal capitale fisso, da una quota minima del capitale circolante, da

elementi immobilizzati del capitale circolante, da anticipi monetari finanziamenti attivi oltre 12 mesi e dalla riserva di

liquidità; e in capitale temporaneamente impiegato nell’impresa o capitale fluttuante – costituito da una quota di

capitale fisso, idealmente pari alle quote d’ammortamento correnti, non destinato al rinnovo nel breve periodo, da una

quota residua del capitale circolante e da anticipi monetari e finanziamenti attivi entro 12 mesi. Tale classificazione si

presenta utile quando si affronti il problema dell’adeguata copertura del fabbisogno stesso. Quell’impresa che

fronteggi impieghi di capitale di tipo permanente con finanziamenti che devono essere rimborsati in tempi brevi si

trova evidentemente in situazione di rischio finanziario dal momento che le scadenze dei debiti non troveranno

contropartita in corrispondenti riduzioni di attività. Sarà dunque necessario – al fine di contrastare situazioni di “punta

finanziaria” – reperire adeguate entrate monetarie da ulteriori finanziamenti o da ricavi (autofinanziamento). Al

contrario la copertura di fabbisogni di tipo temporaneo con apporti di capitale vincolanti all’economia dell’impresa

per lungo periodo da luogo a situazioni di potenziale eccedenza di mezzi liquidi – stasi finanziaria -, con il rischio che

per tali mezzi non sia possibile reperire forme di impiego adeguatamente remunerative. La punta finanziaria è dovuta

dunque all’inadeguatezza quantitativa dei capitali monetari disponibili ovvero alla copertura di fabbisogni durevoli con

fonti a breve. La sua conseguenza è la disarmonia nell’aspetto monetario della gestione con conseguente difficoltà nei

pagamenti per evitare la quale si deve procedere al rinvio di spese necessarie al fine del mantenimento durevole

dell’autosufficienza economica. La stasi finanziaria, al contrario, trova la sua causa nell’eccesso di capitale monetario

disponibile, ovvero nella copertura di fabbisogni temporanei con fonti durevoli. Ciò potrebbe risultare una situazione

desiderabile per l’impresa ma in realtà il costo del capitale difficilmente potrà trovare copertura in adeguati rendimenti

della tesoreria, in certi casi si è osservato inoltre che l’eccesso di capitali è stata una delle cause di impieghi rischiosi.

Sono diverse le fonti a cui l’impresa può attingere per finanziare la propria attività e diverse sono le

caratteristiche proprie di ognuna di esse per quanto riguarda il vincolo gi

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
32 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher muciacio.lp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Fadda Rita.