1 LA PRESENZA DI ESTERNALITÀ:
È considerata la principale causa di fallimento del mercato nella gestione dei beni
ambientali
L'effetto (positivo o negativo) di un'attività di produzione o di consumo su un'altra
attività di produzione o di consumo, per la quale non viene corrisposto alcun
compenso né direttamente né attraverso i prezzi dei beni e dei servizi prodotti.
2 LA NATURA PUBBLICA DEL BENE DA VALUTARE:
Il verificarsi di esternalità può essere interpretato come un effetto della mancata o
incompleta definizione dei diritti di proprietà delle parti interessate.
I diritti di proprietà sono alla base degli incentivi che inducono gli individui all’uso
razionale delle risorse e il prezzo di mercato mostra quindi il valore attribuito a tali
diritti dalle parti coinvolte nella vendita.
3 LA PRESENZA DI STRUTTURE DI MERCATO IMPERFETTE, COME IL
MONOPOLIO
Un’economia di mercato ben funzionante ha queste caratteristiche:
ESCLUSIVITA’: tutti i costi e benefici e l’uso della proprietà dovrebbero ricadere sul
proprietario e nessun altro.
TRASFERIBILITA’: tutti i diritti di proprietà dovrebbero essere trasferibili da una
persona all’altra attraverso scambi volontari.
APPLICABILITA’: il titolare di un diritto dovrebbe essere protetto contro la confisca o
l’usurpazione da parte di altri.
In questo modo le imprese e i consumatori sono incentivati ad utilizzare le risorse in
modo efficiente e ad esprimere il loro valore attraverso i prezzi di mercato.
Nel caso dei BENI PUBBLICI i criteri sopra elencati non sono soddisfatti.
I beni pubblici sono identificati grado minimo o nullo di ESCLUDIBILITA’ E RIVALITA’
del consumo.
ESCLUDIBILITA’: si intende la possibilità di escludere altri potenziali utilizzatori del
bene dal consumo di un bene.
RIVALITA’: si intende il fenomeno per cui l’uso da parte di un soggetto rende il bene
utilizzabile da parte di un soggetto terzo.
BENI PUBBLICI: quelli per i quali il grado di escludibilità e rivalità è nullo o minimo.
(l’aria, la biodiversità ecc.)
BENI PRIVATI: quelli per i quali il grado di escludibilità e rivalità è massimo.
BENI MISTI: quelli che hanno un livello intermedio.
La caratteristica di un bene pubblico, in assenza di regolamentazione, a inefficienze di
fruizione: poiché nessuno può essere escluso dall’uso di quel bene e non c’è nessuno
sforzo per produrlo o conservarlo, avviene il fenomeno del FREE RIDER.
Pertanto, il valore di un’unità di bene è espresso dalla SOMMA DEI BENI PERCEPITI DA
TUTTI I DIVERSI UTENTI.
4 LA DIVERGENZA TRA I TASSI DI SCONTO SOCIALI E PRIVATI
Un altro motivo per cui i prezzi di mercato non riflettono il valore economico totale
effettivo di un bene ambientale può dipendere dal fatto che gli operatori privati
attribuiscono ai benefici/costi futuri un’importanza diversa da quella sociale.
Questa divergenza può essere interpretata come una divergenza tra TASSI DI SCONTO
PRIVATI E SOCIALI.
5 COSTI DI TRANSAZIONE
Questi costi includono tutte le SPESE PER LA RICERCA E LA RACCOLTA DI
INFORMAZIONI RELATIVE A UNA TRANSAZIONE, la negoziazione dei termini della
transazione e la verifica che l’altra parte adempia agli accordi stabiliti.
Gli elevati costi di transizione impediscono al mercato di funzionare, in modo efficace,
in quanto costituiscono un disincentivo per gli operatori.
6 L'INADEGUATO LIVELLO DI INFORMAZIONE DEI CONSUMATORI
Le condizioni per INFORMARE IL CONSUMATORE SULLE CONSEGUENZE AMBIENTALI del
prodotto sono rilevanti in quanto un’informazione inadeguata gli impedisce di
esprimere le proprie preferenze sulla componente ambientale del prodotto acquistato.
Un adeguato SISTEMA DI CERTIFICAZIONE può rilevare la disponibilità del mercato a
pagare per beni con maggiore compatibilità ambientale, mentre in sua assenza, il
prezzo non rivela alcuna sensibilità alle prestazioni ambientali del prodotto.
FALLIMENTO DEL MERCATO
L’INCAPACITA’ DEL MERCATO, di rilevare l’effettivo valore sociale legato a determinate
tipologie di beni è comunemente riassunto con il termine di fallimento di mercato.
Per rimediare a questa mancanza nel settore ambientale, è comune l’intervento
pubblico con politiche adeguate. L’intervento pubblico può portare anche a
RIVELAZIONI DISTORTE del valore sociale delle risorse ambientali.
Ciò si verifica quando le decisioni di politica ambientale sono determinate dalla ricerca
di RENDITE POSIZIONALI da parte degli amministratori pubblici. Pertanto, la
valutazione del valore economico totale ha anche l’obiettivo di migliorare l’intervento
pubblico.
IL VALORE ECONOMICO TOTALE PUÒ ESSERE DEFINITO COME IL VALORE TOTALE CHE
LA SOCIETA’ ATTRIBUISCE A UN BENE
Il valore economico totale (IFP) può essere considerato come l’insieme di diverse
componenti.
Nella classifica più semplice:
VALORE D’USO REALE
VALORE DELL’OPZIONE
VALORE DI ESISTENZA
VALORE D’USO REALE: è il beneficio derivante DALL’USO DIRETTO DEL BENE
AMBIENTALE
Esempio: pesce pescato per il consumo umano, il legname prodotto da una foresta, il
degrado del bene ambientale può portare a una riduzione della sua capacità di
produrre questi valori.
VALORE DIRETTO: è generato dall’suo diretto delle risorse e dei servizi che fornisce
VALORE INDIRETTO: è dato dai benefici che l’uomo trae dalla rappresentazione
dell’ambiente.
VALORE DELL’OPZIONE: è determinato dai benefici derivanti dalla possibilità DI
UTILIZZO FUTURO DEL BENE, riguarda l’uso dell’individuo, altri individui o generazioni
future, anche se al momento non è utilizzato.
Alcuni autori distinguo, come diverso tipo di valore, anche un valore riferito al futuro,
costituito dal VALORE DEL LASCITO. Componente del valore economico totale è legata
alla soddisfazione derivante da un individuo nel preservare una risorsa naturale per le
generazioni future.
VALORE DI ESISTENZA: è il valore attribuito a un bene indipendente dall’uso.
La sua conservazione nella valutazione ambientale nasce dall’osservazione che gli
individui sono interessati alla conservazione dei beni che non utilizzano attualmente e
che non utilizzeranno in futuro, e sono disposti a pagare per tale conservazione.
Questo tipo di valore trae origine dal riconoscimento da parte dell’uomo del diritto
all’esistenza degli organismi viventi o di altri componenti dell’ambiente,
indipendentemente dal fatto che siano utili o meno. Da qui l’assunzione del ruolo di
custode della natura da parte dell’uomo stesso.
Le tre categorie di valore possono sommarsi e determinare il VALORE ECONOMICO
TOTALE di un bene economico.
VALORE TOTALE ECONOMICO= VALORE D’USO REALE + VALORE DELL’OPZIONE +
VALORE DI ESISTENZA.
La valutazione dei beni ambientali può essere effettuata utilizzando due famiglie di
tecniche:
1. VALUTAZIONE MONETARIE
2. VALUTAZIONI NON MONETARIE
VALUTAZIONI MONETARIE: è generalmente finalizzata a:
La valutazione dei DANNI arrecati ai beni ambientali
La quantità degli effetti ambientali nell’analisi COSTI-BENEFICI
Il criterio per la valutazione monetaria dei beni ambientali è la DISPONIBILITA’ a
PAGARE (WTP). Il WTP rappresenta l’importo monetario massimo che un individuo (o
società) è disposto a pagare per un certo bene o per una certa variazione nella
quantità di un certo bene.
Prende in considerazione tutte le componenti del valore economico totale (IFP) (valore
d’uso, valore d’opzione, valore di esistenza)
Nel caso di variazioni negative di un bene ambientale si può utilizzare anche il
concetto di DISPONIBILITA’ AD ACCETTARE (WTA) ovvero l’importo che un privato (o
azienda) è disposto ad accettare per privarsi di un bene ambientale o per acconsentire
a una riduzione di un determinato bene.
È necessario prestare attenzione alla scelta della misura più appropriata per il
problema ambientale in esame.
L’insieme dei WTP di una popolazione di potenziali consumatori/utilizzatori di un bene
ne rappresenta il valore complessivo. Il WTP per unità successive di un certo bene
definisce anche il rapporto tra il prezzo e la quantità richiesta del bene dai
consumatori. Questa relazione è chiamata “funzione domanda” del bene.
PREZZO DI MERCATO
Può essere utilizzato come riferimento per calcolare il valore delle risorse ambientali
scambiate sul mercato.
I criteri di valutazione del prezzo di mercato più utilizzati per i beni ambientali sono:
Criteri di CONFRONTO CON I PREZZI DI MERCATO, per i beni che possono
essere venduti
Criteri della CAPITALIZZAZIONE DEL REDDITO, per i beni ambientali in grado di
generare redditi rilevabili sul mercato,
IL VALORE DI TRASFORMAZIONE, nel caso in cui un bene ambientale possa
essere trasformato in un bene oggetto di vendita sul mercato
SPESE DIFENSIVE
Sono costi che gli operatori economici sostengono per prevenire e controllare ex ante
o eliminare il danno ambientale e difendersi ex post.
Sono spese sostenute per difendersi dal degrado ambientale.
L’uso nell’ambito della valutazione ambientale si basa sull’ipotesi che il valore di un
degrado ambientale sia almeno pari a quello dei costi sostenuti per difendersi da esso.
Le fasi della loro applicazione sono:
1. Identificazione delle azioni intraprese per prevenire o eliminare l’effetto
negativo sull’ambiente
2. Individuazione delle relative spese
3. Calcolo del valore ambientale
Il concetto di spese difensive va a sovrapporsi a quello di COSTO DI RECUPERO, per la
componente relativa al recupero del danno dopo che si è verificato.
Si tratta di DUE CONCETTI DISTINTI in quanto le spese difensive non richiedono il
ripristino delle condizioni iniziali del bene ambientale e rappresentano quindi SOLO
UNA STIMA PARZIALE (minima) del suo valore.
Mentre il costo di rispristino è stato sviluppato principalmente ai fini della valutazione
di uno specifico danno ambientale. La spesa difensiva tende a identificare la reazione
a forme di degrado ambientale con effetti di natura permanente o non completamente
eliminata.
RECUPERO DEI COSTI
Consiste nell’attribuire ad un bene ambientale un valore pari ai costi
necessari per la sua ricostruzione o per il suo completo ripristino in caso di
danneggiamento.
Il metodo è particolarmente indicato per la VALUTAZIONE DEI DANNI.
Il metodo si svolge nelle seguenti fasi: