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RIFORME ISTITUZIONALI E STRUTTURALI
Un processo di riforma istituzionale è il risultato di una serie di cambiamenti significativi
apportati al sistema economico tenendo conto di alcuni vincoli: effettuare un elevato n di
interventi comporta problemi di tempistica/velocità/sequenza; che a loro volta comportano
mutamenti strutturali profondi, che sono caratterizzati da notevole incertezza, relativa ai
costi/benefici individuali/collettivi.
Il problema del timing è legato al ciclo dell’economia: le riforme si possono fare durante la
fase espansiva (avere più risorse rende più accettabili i costi delle riforme ai losers) o durante
la fase più profonda della crisi (le resistenze dei losers vengono vinte dalla mancanza
assoluta di risorse).
Il problema della velocità si manifesta in due possibili strategie: la shock therapy, che
consiste nell’effettuare interventi radicali in tempi brevi per raggiungere un chiaro obiettivo
finale, e il gradualismo, che invece prevede l’attuare interventi in tempi lunghi per diluire i
costi delle riforme.
Il problema della sequenza consiste nell’individuare l’ordine in cui effettuare le riforme. Non
esiste ordine ottimale.
Spesso le riforme comportano costi immediati concentrati sui portatori di interessi
precostituiti (losers) e benefici futuri dispersi su più potenziali beneficiari (winners).
I rent-seekers domandano ai (e ottengono dai) policy maker la protezione e/o il
mantenimento dello status quo mediante l’uso di risorse che vengono trasferite alle autorità
di governo per orientarne le scelte attraverso la realizzazione di DUP activities. D’altro canto,
i policy-makers catturati dai rent-seekers concedono a questi la possibilità di accaparrarsi
risorse attraverso una contrattazione politica (e non mediante transazioni sul libero mercato)
che porta alla costituzione di rendite.
COMMERCIO ESTERO: LA CRESCITA IN ECONOMIA APERTA
L’incedere della globalizzazione ha mutato sia la natura dell’attività produttiva che le
relazioni commerciali, soprattutto attraverso la creazione di global value chains (GVCs), che
hanno frammentato il ciclo produttivo e hanno comportato maggior interdipendenza tra gli
emergenti.
L’apertura commerciale e (entro certi limiti) quella finanziaria sono un elemento favorevole
alla crescita economica. Le motivazioni possono essere:
Maggior accumulazione di fattori produttivi (capitale umano, fisico e finanziario);
Ma soprattutto una maggior crescita della produttività sia in termini di tecnologia che
efficienza. Il commercio internazionale consente trasferire il progresso tecnologico
tramite FDI, l’importazione di beni di nuova generazione con progresso tecnico
incorporato e un maggiore incentivo a sviluppare R&S.
Per quanto riguarda l’efficienza, il commercio internazionale favorisce la creazione di
mercati concorrenziali, l’eliminazione di imprese meno efficienti e incrementi di
produttività che consentono di sfruttare economie di scala.
Import-substitution: consiste nel dare incentivi e sussidi per lo sviluppo dell’industria
interna, imponendo al contempo tariffe e adottando una politica di protezionismo per
limitare l’importazione di beni così da favorirne la produzione domestica.
Il limite di questa politica è che determina elevati profitti per le imprese interne, che non
operando in un contesto competitivo come quello internazionale, potrebbero creare
inefficienze nel sistema: un aumento del loro potere può portare ad un deterioramento delle
istituzioni che vengono influenzate ad adottare specifiche politiche a favore di dette imprese;
Export promotion: consiste nel dare sussidi e incentivi alle imprese che producono beni
esportabili e facilitare l’importazione di beni necessari per produrre il bene da export. Inoltre,
è spesso accompagnata da svalutazioni per limitare l’apprezzamento del cambio conseguente
alla crescita delle esportazioni. Generalmente, è la politica di maggior successo (caso Tigri
Asiatiche), ma richiede la presenza di istituzioni politiche in grado di gestirla.
IL RUOLO DEL COMMERCIO NELLA CRESCITA: MODELLO DI SPECIALIZZAZIONE
Concetto base del learning by doing: tanto più produco tanto più acquisisco esperienza.
Modello KRUGMAN (vantaggi comparati dinamici)
Modello con 2 paesi, H e F, in cui col lavoro come unico fattore produttivo si producono:
N beni traded, per una quota di reddito pari a (s/n);
1 bene non traded, per una quota (1-s).
,
La produttività ( ) ha rendimenti dinamici crescenti e dipende da un indice di
( , )
esperienza che coglie economie di scala dinamiche dovute al learning by doing,
tale che:
Con 0 < < 1 il processo di learning è caratterizzato da
rendimenti marginali decrescenti.
0 < δ < 1
Con grado di internazionalizzazione del processo
di learning by doing.
δ = 0 δ = 1
learning nazionale; learning internazionale
DINAMICA DI SPECIALIZZAZIONE
1 produttività relativa settoriale
2 nel tempo la dinamica (learning by doing) delle produttività
3 ()
()
Al crescere della quantità prodotta, , aumenta il learning by doing, , e di
().
conseguenza la produttività, Si entra in un circolo virtuoso.
Ordinando gli n beni (settori) per le rispettive produttività relative, assumendo il punto di
vista del paese domestico, è possibile definire una catena di produttività relative da cui
capisco quale sia il settore per cui godo un vantaggio comparato rispetto al paese estero.
(AA)
Graficamente la catena di produttività relative
segue un andamento discendente come quello
descritto dalla relazione (), all’interno di un
1 ԑ
( )
intervallo delimitato superiormente da e
δ
ԑ
δ
inferiormente da .
Dalla condizione di equilibrio di bilancia dei
pagamenti:
(BB)
È inclinata positivamente perché un aumento della
quota di beni domestici prodotti comporta un aumento delle EX e un calo delle IM per un
dato livello di salario relativo.
H esporterà quei beni per cui ha un VC: produttività relativa > salario relativo
Il VC cessa quando si è in una situazione in cui è indifferente produrre o importare un bene.
̅
I beni compresi tra l’origine e sono quelli in cui H è specializzato e che esporta, mentre
quelli oltre tale parametro sono i beni in cui F ha un VC.
La forza lavoro di un paese viene allocata completamente nel settore in cui si ha il vantaggio
comparato. Col passare del tempo e la continua produzione degli
stessi beni la struttura della specializzazione tende ad
auto rinforzarsi per processi di learning by doing.
La funzione AA diventa a gradini per l’impatto dei
guadagni di produttività nel lungo periodo.
Problema del modello: Se nulla cambia abbiamo
cristallizzazione di VC.
Metodi che hanno i Governi per uscire dallo svantaggio comparato:
1 NARROW MOVING BAND - TARIFFA PROIBITIVA.
L’introduzione di una tariffa proibitiva su un bene ne azzera l’importazione e crea le
condizioni per lo sviluppo di imprese nascenti che lo producano. Col passare del tempo la
forza riallocata in quel settore aumenta la produttività relativa accumulando esperienza,
mentre l’economia estera deve ridurre l’occupazione in quel settore per una minore
domanda, riducendo la produttività relativa.
Se l’intervento è sufficientemente persistente è possibile che per mezzo dell’aumento della
produttività relativa di quel settore, l’economia domestica acquisisca un vantaggio
comparato rispetto a quella estera. Se il governo decide di praticare questa politica
protezionista in successione coinvolgendo diversi settori, può acquisire nuovi vc e quote di
mercato. Tralasciando le possibili risposte di retaliation da parte
dell’altro paese il limite più evidente di tale politica è che
l’acquisizione di nuovi VC causa, per via della maggior
produttività relativa media, un aumento del salario
relativo, che implica a sua volta, nel caso in cui i salari non
mutino, un aumento della produttività relativa da
realizzare nei settori successivamente protetti per poter
acquisirne il vc.
Ciò comporta un aumento della durata del periodo di protezione necessario per consentire
che il learning by doing sia sufficientemente intenso da produrre cospicuo incremento di
produttività.
Possono adottare tale politica paesi più grandi (hanno un mercato interno di maggiori
dimensioni) e con salari più bassi rispetto al paese estero, perché possono sfruttare i
vantaggi di produttività dalla produzione domestica cumulata.
2 WEAK CURRENCY.
Se l’economia domestica per mezzo di una politica monetaria espansiva ha un
deprezzamento del tasso di cambio reale, ma lo shock non è troppo intenso (BB->BB’), il
pattern di specializzazione non cambia e si ha solo un minore salario relativo. Se l’effetto è
consistente e duraturo (BB->BB’’) si ha una tale diminuzione del salario relativo che
permette di individuare un insieme di beni per cui si ha una produttività relativa maggiore
′′
rispetto all’estero. La quota di beni tradable prodotti in H cresce da a e la funzione
trasla verso destra (->’’) per effetto dei guadagni di produttività connessi al learning by
doing acquisito nei nuovi settori in cui ci si specializza. Nel nuovo equilibrio di lungo periodo,
una volta che è terminata l’espansione monetaria ritorno in BB.
Una politica monetaria espansiva temporanea (nel breve/medio termine), che comporta un
deprezzamento temporaneo del tasso di cambio, determina un aumento permanente della
quota di mercato e un aumento dei salari relativi.
3 DUTCH DISEASE. La scoperta di nuovi giacimenti di risorse naturali o di un
aumento del loro prezzo sui mercati internazionali
comporta un trasferimento di risorse all’interno del
paese che gode della resource bonanza. La BB trasla
verso l’alto, aumenta il salario relativo, indotto
dall’apprezzamento del tasso di cambio sui mercati
valutari, che può comportare un mutamento di
specializzazione.
Se lo schock non è troppo intenso il pattern di specializzazione non varia: l’equilibrio (nel
passaggio da BB->BB’) rimane definito da una quota di beni tradable prodotti in H pari a σ.
Se lo schock è intenso e persistente il pattern di specializzazione può variare: alcuni settori
domestici perderanno il vc nei confronti dell’estero (nel passaggio da BB->BB