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SCELTE AZIENDALI E CONSEGUENZE
LOCALIZZAZIONE DELL’AZIENDA (diversa da quella dei costi) – configura
la modalità di distribuzione dell’azienda.
Scegliere dove l’azienda deve essere collocata è importante perché da qui
traiamo gli effetti della globalizzazione: vuol dire scegliere quali sono i mercati
vicino ai quali vogliamo posizionarci, mi localizzo nel mercato di sbocco, scelta
strategica (es. vicino al mercato di approvvigionamento).
A volte ci si localizza invece, in luoghi dove si va a lucrare delle asimmetrie
giuridiche del paese che consentono di avere un costo della manodopera molto
più contenuto, indipendentemente quindi dalla posizione del mercato. La
migrazione è andata prima verso l’est Europa, poi la Cina, l’india, il brasile etc.,
delocalizzazione selvaggia.
questo fenomeno è detto In questi casi il prodotto
torna poi nel paese d’origine, subisce modifiche e gli si può attribuire l’etichetta
“made in england” es., avendo subito il prodotto modifiche significative in quel
paese.
La delocalizzazione classica (stabilimenti affianco al mercato di sbocco) è il
primo passo per L’INTERNAZIONALIZZAZIONE, volta a crescere, svilupparsi e
cercare altri mercati.
La differenza tra globalizzazione e internazionalizzazione consiste nel fatto che
un’impresa diventa globale quando è in grado di distribuire il prodotto in tutto il
mondo, allo stesso prezzo e con la stessa catena distributiva (coca cola
marchio e prodotto).
Esistono alcuni marchi globali (quali McDonald), ma non hanno prodotti globali
(i cibi del mc in india sono diversi da quelli a new york). L’aspirina invece è un
prodotto globale che però ha catene distributive diverse (a new York si acquista
al supermercato, a Roma in farmacia).
Limiti alla globalizzazione: a volte intrinseco nel servizio o nel prodotto.
o Limiti all’internazionalizzazione: limiti legali, i capitali (per investire
o nell’espansione, avrò poi una massa d’urto importante che devo saper
affrontare).
PRODOTTI GLOCAL: un esempio evidente è quello del parmigiano reggiano che
deve essere prodotto in Italia, ma viene poi esportato in tutto il mondo. In Italia
abbiamo molte aziende medio-piccole, ma glocal.
STILI DI DIREZIONE: modalità con cui gestiamo l’azienda e di
comportamento della direzione nei confronti dei dipendenti; queste sono
anche influenzate dalla dimensione aziendale e ne esistono due tipologie:
1. Stile accentrato: presuppone che a decidere sulle questioni
importanti sia sempre il capo.
2. Stile partecipativo, delegato, decentrato: in cui l’alta direzione
delega compiti anche agli altri livelli.
Esistono delle norme che fanno ricadere sul capo d’azienda tutte le
responsabilità legali derivanti delle scelte fatte, con le proprie
ripercussioni. Per provare a mitigare la sua responsabilità egli dovrà
adottare processi e procedure che consentano di verificare tutta la
filiera di comando, per capire chi lavora e chi no, e anche le
azienda proceduralizzata,
modalità. Si parla perciò di in cui ognuno
tracciamento
sa quello che deve fare. Il invece, consiste nel
controllare come si è sviluppata una procedura, in particolare se gli
imput sono stati dati ed eseguiti. Quando ci si apre alla
compartecipazione dei dipendenti, bisogna stare attenti alle
modalità di remunerazione (parte variabile dello stipendio) poiché
questi, per ottenere un premio nel breve termine, potrebbero
cercare di mascherare delle inefficienze.
STRUTTURE/MODELLI ORGANIZZATIVE
L’organizzazione aziendale nasce con Taylor, che pubblicò nel 1911 “The
principles of scientific management” (“l’organizzazione scientifica del lavoro”),
metodo migliore, più efficiente e meno costoso per
nel quale individuava il
produrre ogni bene. Esso consisteva nello scomporre il ciclo produttivo in un
alto numero di operazioni elementari, da compiere in un tempo prefissato. Ogni
operaio era istruito a svolgere una operazione semplice che necessitava solo
gesti programmati.
Nel 1913 invece, Henry Ford introdusse una novità rivoluzionaria nella sua
catena di montaggio.
fabbrica di automobili di Detroit: la Grazie a questa
l’operaio stava fermo e la catena di montaggio portava davanti a lui il pezzo su
cui lavorare. Tutto ciò, grazie al miglioramento qualitativo e quantitativo del
prodotto, permise di abbattere i tempi di produzione delle automobili e il loro
costo unitario. Tale risparmio perfino crebbe, quando gli operai vennero istruiti
secondo gli insegnamenti di Taylor.
Nel corso degli anni si sono sviluppati diversi modelli organizzativi (strutture):
- MODELLO FUNZIONALE, in cui l’azienda è suddivisa in funzioni. Vi è
l’alta direzione da cui dipendono le funzioni: come ad esempio la
produzione, gli acquisti, le vendite, la contabilità etc.
L'organigramma aziendale (cosi come il mansionario) è uno strumento
che individua e descrive i fondamenti della struttura organizzativa.
Quando ho la linea tratteggiata intendo “l’essere in staff”, l’internal
auditing, ad esempio, è in staff dell’alta direzione cioè non vi dipende.
Ha inoltre il compito di verificare che siano poste in essere tutte le
procedure e processi aziendali costruiti ai fini dell’efficientamento e
della trasparenza aziendale e che riguardano anche l’alta direzione.
decreto
Costruire una procedura aziendale non è banale. Con il
legislativo 231/2001 è stata introdotta in Italia una normativa che ha
eliminato un vecchio principio, quello di “responsabilità penale e
personale” (per il quale risponde solo la persona fisica) e ha introdotto
la responsabilità penale degli enti (le aziende sono perseguibili se
qualcuno dei suoi dipendenti commette dei reati). Se l’azienda è in
grado di creare delle procedure che consentano di evitare la
commissione del reato, ma questo viene comunque commesso da un
dipendente, l’azienda non è colpevole, in altri casi è multata e subisce
delle importanti inibizioni.
Come si trova quindi il dipendente “infedele”? Adottando delle
procedure create per evitare che si compiano dei reati. Normalmente
si fanno coincidere le procedure del modello 231 con quelle
dell’internal auditing; nel primo caso c’è un organismo, (ODV
Organismo di Vigilanza) che non dipende dall’alta direzione, ma che
ad essa riferisce e che si interrela con l’internal auditing perché le
procedure da verificare sono le medesime.
MODELLO DIVISIONALE, se l’azienda è grande. Parte sempre dall’alta
direzione da cui dipendono le divisioni, su base geografica o
merceologica e a seguito si usa il modello funzionale. L’organigramma in
questo caso è mobile perché si muove insieme all’azienda e alle sue
necessità.
STRATEGIC BUSINESS UNIT, modello statunitense, tipico delle aziende
che lavorano su commessa. Hanno quindi compito di completare un
determinato progetto assegnato su commesse commerciali e istituzionali.
Tutto questo richiede diverse competenze: l’azienda crea un team di
esperti e nomina il team leader della commessa assegnata; a fine
commessa questi diventa libero e viene spostato su un altro progetto. In
Italia invece si cerca di mantenere il team inalterato.
CRESCITA AZIENDALE (DIMENSIONALE): avviene facendo crescere le
tipi di
proprie disponibilità che si sviluppano nel tempo. Esistono vari
crescita aziendale:
- CRESCITA PER LINEE INTERNE, lenta e presuppone l’impiego di ingenti
unità di capitale e politiche accorte e razionali.
- CRESCITA PER LINEE ESTERNE, veloce, avviene comprando un’azienda
per una specifica produzione; richiede ingenti capitali e un’attività di
razionalizzazione. strumento della crescita aziendale:
Esiste un fenomeno che è il vero il GRUPPO
DI AZIENDE/IMPRESE.
Si tratta di un insieme di aziende (consorelle) che hanno la caratteristica di
avere un unico soggetto economico e tanti oggi giuridici, quante sono le
aziende coinvolte. Questo strumento a volte viene usato per attività meno
corrette. La motivazione della nascita del gruppo ha, alla base, diverse logiche
di integrazione. I grandi gruppi solitamente hanno tutte e tre le forme di
integrazione.
- INTEGRAZIONE VERTICALE: formata dalla società H (holding, quella
capo, al vertice) e da altre aziende, a scendere; si parla quindi di
gruppo a integrazione verticale sulla stessa filiera produttiva, in
quanto ognuna di queste società fa parte dello stesso processo
produttivo, occupandosi di una produzione specifica. Ci si integra per
efficientare la catena produttiva, in questo modo le società sono
transfert
fornitrici l’una dell’altra. In questo tema si parla anche di
price, politica che serve ad agevolare prezzi alle consorelle; è una
pratica vietata e quindi si deve vendere a prezzo di mercato.
- INTEGRAZIONE ORIZZONTALE: la holding controlla aziende con la
stessa produzione. Questo modello è adottato quando si vuole
recuperare la rendita del consumatore (cioè tutte le fasce dei
consumatori che hanno gusti e disponibilità diverse) e si deve quindi
far capire che i prodotti venduti da un marchio piuttosto che da un
altro, sono altamente diversificati e quindi sottolineare le differenze e
le peculiarità di un prodotto rispetto a un altro in modo che i prodotti
competano su mercati che si rivolgono a fasce di prezzo diverse e non
competano tra loro. È assente quindi il rischio di concorrenza e
l’obiettivo è quello di recuperare la maggior capacità produttiva
(applicazione del prezzo suppletivo).
- INTEGRAZIONE POLISETTORIALE: le holding che controllano settori
diversi. Il modello è usato per evitare il rischio di impresa, avendo
settori diversi in cui si agisce. Il rischio è il fallimento quindi di tutto il
gruppo.
ECONOMICITÀ DI GRUPPO
Il gruppo è trattato come fosse un’unica azienda, il soggetto economico è
quello del gruppo, quindi è necessaria unitarietà strategica e di gestione.
L’economicità super aziendale è la capacità di raggiungere gli obiettivi del
soggetto economico relativamente a tutto il gruppo e non alla singola azienda.
Esistono i regolamenti/policy di gruppo in cui si danno quindi le regole valide
per tutte le società del gruppo; presidi per controllare e dare indicazioni per
tenere insieme le parti del gruppo come se fossero un'unica realtà.
JOINT VENTURE joint venture,
Una delle strategi