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Corallina durante l'estate è lo stress termico derivante dalle alte temperature del mare e dall'aumento delle
radiazioni UV. Un aumento della temperatura di un solo grado Celsius per sole quattro settimane può innescare lo
sbiancamento. Privati della loro fonte di cibo e con l’aumento delle temperature persistente per circa 8 settimane, i
coralli iniziano a morire di fame una volta sbiancati. Le alte temperature dell'acqua possono influenzare le barriere
coralline su scala regionale e globale.
Altri fattori di stress che possono anche causare lo sbiancamento includono temperature più fredde, inondazioni
d'acqua dolce (bassa salinità) e scarsa qualità dell'acqua da sedimenti o deflusso di inquinanti.
Perché dovremmo preoccuparci? Lo sbiancamento dei coralli è un indicatore altamente visivo del riscaldamento
dell'oceano: la maggior parte del calore extra generato dal cambiamento climatico (93%) è stato assorbito
dall'oceano, causando cambiamenti significativi della temperatura dell'oceano. I cambiamenti risultanti nella
temperatura oceanica avranno un impatto crescente sul tempo e sul clima per i decenni a venire.
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Capacità di compensazione di fattori ed ecotipi
Gli organismi non sono sottomessi all'ambiente fisico ma si adattano entro i limiti già visti e si modificano per
limitare gli effetti di temperatura, luce, acqua. È una compensazione di fattori presente sia nelle comunità sia nella
singole specie, basti pensare alle caratteristiche delle sottospecie (le popolazioni locali sono dette ecotipi).
La aurelia aurita (medusa quadrifoglio) è una specie cosmopolita che per quanto geneticamente sia semplice,
presenta popolazioni che hanno diverse capacità di spostamento, tanto che ci sono le popolazioni settentrionali che
possono nuotare a basse temperature, le stesse che inibirebbero gli individui delle popolazioni meridionali.
E ... In base alle periodicità naturali? Gli organismi si adattano all'ambiente fisico non solo tollerandolo (nei
limiti), ma anche utilizzandone le periodicità naturali per ritmare le proprie attività.
I ritmi circadiani sono orologi biologici interni che consentono di regolare l'attività di un organismo rispetto
all'ambiente che lo circonda; ci sono con tutta probabilità dei "geni orologio" all'interno delle cellule, che dettano i
tempi mediante sistemi di feedback.
Catena del pascolo e del detrito
Produttori consumatori primari -> consumatori secondari -> consumatori terziari -> consumatori quaternari
Es.: Foglie → afide → crisopa → uccello insettivoro → uccello rapace
Gli organismi detritivori traggono, dalla decomposizione della sostanza organica non vivente, l'energia per il loro
metabolismo e liberano, come prodotti di rifiuto, molecole più semplici;
Queste possono essere, a loro volta, utilizzate come nutrimento per altre categorie di organismi che elimineranno
sostanze sempre più semplici, fino alla mineralizzazione (acqua, anidride carbonica e sali minerali).
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Ecosistemi e biomi
Ecosistemi marini: La differenza tra Mar Adriatico e Mar Tirreno è che il primo proviene da Adria ed è un mare
basso simile alle lagune tropicali, mentre il secondo è frutto di uno sprofondamento e ha una genesi, infatti, simile a
quella di un oceano.
La tipologia del mare va a cambiare la morfologia di un animale e tutta la struttura della catena trofica, in quanto le
acque ricoprono il 70% della superficie terrestre e sono ambienti con delle proprie caratteristiche fisiche. Diversi
parametri (range) agiscono sul suo equilibrio: onde, maree, correnti, salinità (può determinare la presenza o meno
di specie aliene), temperatura, pressione ed intensità luminosa.
Se andiamo a fare un’ispezione dei vari bacini, si vede innanzitutto che non sono tutti uguali, proprio per le
caratteristiche del bacino stesso; inoltre, anche nello stesso bacino, in base dalle zone (nord/sud), si possono trovare
enormi differenze e ognuna ha la propria denominazione.
Abbiamo due domini:
- il bacino pelagico, in cui tutte le acque considerate aperte;
- il bacino bentonico è invece quello presente sul fondale.
Partendo dalla riva si trova una piattaforma
continentale: la prima porzione che si incontra ha
un’ampiezza estremante variabile (ci sono mari con una
scarsa profondità e termina lontano dal bagnasciuga,
perciò il mare ci mette molto per aumentare la
profondità); c’è poi una zona di approfondimento che è la
scarpata continentale, importante per garantire il
sostentamento dell’intera catena trofica, poi le pianure
abissali che precedono, laddove fossero presenti, le fosse
oceaniche (Es. fossa delle Marianne). Le forme di vita
che interessano maggiormente le attività umane sono le
zone fotiche e tutte quelle al limite con esse, mentre sono
scarse o assenti in quelle eufotiche. Attività come la pesca
interessano lo strato superficiale ma talvolta scendono
anche più in profondità.
Piattaforma continentale: è il territorio più ricco in termini di vita, National Geografic dice che la sua distanza
dalla terra più variare. A livello pratico ci interessa perché nella situazione ideale abbiamo una planimetria che
scende progressivamente e la differenza di profondità favorisce l’upwelling, ovvero il fenomeno che permette la
risalita di correnti più profonde, più fredde e più ricche di sostanze organiche . Le correnti che risalgono verso la
superficie modificano le caratterist ich e fisiche dell’acqua , che rimane più calda e resta in superficie più a lungo e
questo continuo ricircolo e ricambio di
acqua, alimenta tutta la catena trofica. I
territori in cui si verifica maggiormente
upwelling, a livello mondiale, sono le zone
in cui la pesca industriale insiste di più,
tanto è vero che al supermercato, nel
reparto surgelati, nelle scatole di pesce o nei
tranci, troviamo scritto “zona fau” seguito
da un codice: da questo codice vediamo la
provenienza di questi pesci e la maggior parte proviene proprio da territori soggetti a frequente risalita dell’acqua.
Le zone di upwelling sono quelle più produttive e sostengono grandi popolazioni ittiche e di uccelli marini.
Es. la Costa degli scheletri in Namibia è una cosa molto arida, ma a questa zona, ne corrisponde una di pesca che è
tra le più ricche del mondo.
Ma l’upwelling va ad influenzare la presenza di aria con lo scambio termico; quindi avrò una fauna ittica molto varia
e ricca, ma avrò povero tutto il resto che si trova fuori dall’acqua . In ambito marino abbiamo le sorgenti
idrotermali profonde, presenti lungo le dorsali delle placche tettoniche in allontanamento, le quali permettono la
crescita di particolari comunità specializzate a partire dai batteri e ricavano l’energia per fissare il carbonio
ossidando l’idrogeno solforato.
La grande pesca industriale ha messo a notevolmente a rischio la popolazione ittiche, come ad esempio quella dei
tonni, del narvalo e così via; per questo motivo sono state messe in atto delle strategie per recuperare aree super
sfruttate, attraverso l’inaugurazione di “parchi del pesce”, riserve utilizzate come se fossero nursery protette, in cui
pesci si riproducono, maturano ed accrescono.
Spiagge ed estuari. Nella composizione dell’ecosistema marina hanno un ruolo importante anche loro: la battigia,
fatta di sabbia e dove arriva l’acqua, ha il ruolo di attutire e limitare l’attività erosiva del mare. La battigia è anche
un continuo del fondale del mare, quindi è un ecosistema, in quanto ci arrivano microrganismi, organismi morti,
alghe, la posidonia; abbiamo quindi materiale organico che man mano arriva ai microrganismi e un riciclo del
materiale organico che potrà essere riutilizzato, in quanto
nel tempo una parte andrà a comporre i minerali.
Gli estuari sono ricchi di biodiversità animale e vegetale,
quindi anche qui avremo produttori primari, secondari e
così via; sono luoghi con una salinità intermedia, in cui
l’azione delle maree è estremamente importante e sono tra i
territori più fertili. Sono anche un’importante trappola di
nutrienti (differenza salinità e biologica), tanto è vero che in
queste zone è molto praticata la pesca.
Sempre collegato all’ambiente marino, ma una realtà che
noi conosciamo meno per un problema geografico è quello
dei Mangrovieti. I ruoli che svolgono queste piante
nell’ambiente sono diversi:
- Evitano l’erosione costiera (barriera naturale): l’esempio
più noto è quello dello tsunami del 2004, e dove c’erano
mangrovie sane l’effetto è stato minore;
- Sono piante che si sono evolute in specifici ambienti e consentono di proteggere le porzioni di entroterra;
- Al fine di sostentamento, i mangrovieti hanno un suolo particolarmente fangoso e a tali sedimenti apporta no
materiale organico (es. foglie) consumato dagli animali che compaiono da questa porzione di fango (granchi,
molluschi, piccoli crostacei); così viene apportato altro materiale organico più utilizzabile dalle stesse piante, in
modo da consentire il riciclo della materia organica (estremante attivo).
- Queste piante catturano alimento (bivalvi e crostacei) e, quando la marea sale, gli animali tornano in acqua
e si portano anche le foglie, alimentando la produzione di materiale organico anche in profondità. Quando
sale la marea, però, vengono a galla anche piccoli pesci con cui le mangrovie fungono da nursery, tanto che
ritornano in acqua solo in età adulta, supportando la piccola pesca locale.
Barriere coralline
Le parole chiave da ricordarsi sono i coralli, le zooxantelle, i
polipi, lo sbiancamento, l’acidificazione, c’è il turn-over
organico. Sono tra le comunità biotiche più attive e si
accrescono in acque povere di nutrienti (visto che l’acqua
vista dall’atto appare estremamente limpida, ciò significa che
non c’è materiale organico in sospensione), sia per perché le
acque sono in continuo movimento, sia perché sfruttano il
mutualismo, attraverso le zooxantelle ad esempio. Le barriere
coralline ideali sono poste intorno all’atollo, la porzione
apicale di strutture sottomarine, non sul fondale ma in
superficie, perché riescono ad avere più luce e c’è maggior