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AZIONE ANTITUMORALE.
(a). Inibizione di COX1 e COX2.
La COX1 è anche detta ciclossigenasi costitutiva, poiché sempre
espressa nel nostro organismo, mentre la COX2, ad eccezione di
alcuni distretti, è un’isoforma inducibile, indotta spesso da
condizioni di infiammazione. La COX2 è usualmente over-
espressa nel cancro al colon.
(b). Attività antiangiogenica, che previene la
rivascolarazzizazione dei tumori.
(c). Modula l’espressione di vari fattori proapoptotici (p21, p53,
Bax, caspasi3) pathway
(d). Inibizione del WNT.
È stato recentemente riconosciuto come il principale fattore di
rischio per il tumore colon-rettale. L’attivazione da parte di WNT
di specifici recettori presenti sulla membrana plasmatica in
ultima analisi porta a condizionare l’espressione genica a livello
nucleare. L’inibizione da parte di resveratrolo del pathway di
WNT pone un freno all’evoluzione del tumore colon-rettale.
Abbiamo già detto che questi principi attivi naturali sono utili
nella prevenzione ma non nella cura: questo è stato provato
anche per il resveratrolo tramite uno studio preclinico. In questo
studio è stato somministrato resveratrolo sia ad animali in cui
era stato indotto il tumore colon-rettale, sia ad animali che non
lo avevano ancora sviluppato. Nel primo caso la
somministrazione di resveratrolo non è stata efficacie (non si è
osservata regressione del tumore), a differenza di quanto si è
osservato nel secondo caso.
Nell’ambito della prevenzione cardiovascolare un ruolo chiave è
target
svolto da SIRT1, che è anche il principale del resveratrolo:
questo è anche chiamato enzima della longevità, tanto
benefiche sono le sue azioni.
Mantenere attivo questo enzima da una parte significa
aumentare l’aspettativa di vita, dall’altra ridurre la probabilità di
manifestazione di patologie correlate all’invecchiamento,
caratterizzate da un’infiammazione cronica di basso grado e da
uno stato di stress ossidativo costante – si parla di
oxinflammaging. Questo termine, dunque, sta ad indicare quel
processo tipico dell’invecchiamento e della senescenza cellulare,
caratterizzato da infiammazione cronica di basso grado e stress
ossidativo.
Per questo la ricerca scientifica è volta a trovare composti
lead
attivatori di SIRT1; il resveratrolo ad oggi rimane il
compound tra questi, ovvero è la molecola che, meglio di ogni
altra, rappresenta le caratteristiche chimiche di un attivatore di
SIRT1.
SIRT1 è una deacetilasi, ovvero un enzima in grado di rompere
target.
gruppi acetilici (CH3COO–) da alcune proteine La
deacetilazione è una modificazione post-trascrizionale che può
target.
andare ad attivare o inattivare una proteina
Nell’immagine della pagina precedente sono riportati i principali
target che SIRT1 deacetila a seguito dell’attivazione da parte del
resveratrolo. I target più interessanti ai fini della prevenzione
cardiovascolare sono:
(a). PGC-1α
Fattore trascrizionale che regola la biogenesi a livello
mitocondriale → regola la capacità del mitocondrio di produrre
energia. In particolare, SIRT1 lo regola attivandolo, ovvero la
deacetilazione di PGC-1α risulta in sua attivazione.
(b). Nrf2
Fattore di trascrizione normalmente presente nel citosol cellulare
complessato ad un’altra proteina, la KEAP1: il complesso Nrf2 –
KEAP1 è inattivo. SIRT1 è responsabile della sua attivazione:
deacetila KEAP1 a livello di residui di lisina, promuovendo il
distacco di Nrf2, che a questo punto si trova libero nel citosol.
Qui viene fosforilato, il che permette sua migrazione a livello del
nucleo, dove andrà a promuovere la trascrizione dei geni ARE
(Antioxidant Response Elements), ovvero di tutti quei geni
coinvolti nelle difese antiossidanti. Rafforzare le difese
antiossidanti significa rafforzare l’organismo nei confronti di
marker
qualsiasi insulto, nonché ridurre i di infiammazione.
(c). NF-kB
Citochina pro-infiammatoria, a valle della quale troviamo fattori
dell’infiammazione come TNF-α e interleuchine, principalmente
IL-6 e IL-2. SIRT1 deacetila NF-kB con conseguente inattivazione.
(d). AMPK
target
Un altro con cui SIRT1 dialoga molto attivamente è AMPK,
chinasi AMP dipendente coinvolta nel metabolismo cellulare,
soprattutto di carboidrati e acidi grassi. Dall’immagine potrebbe
sembrare che il resveratrolo attivi AMPK, che a sua volta attivi
SIRT1; questo è vero, ma è vero anche che SIRT1 può essere
attivato direttamente dal resveratrolo e che SIRT1 può attivare
AMPK. La loro attivazione, dunque, è reciproca e bidirezionale
(AMPK può attivare SIRT1 e SIRT1 può attivare AMPK), con
risvolti interessanti soprattutto sul profilo metabolico.
(e). p53
La proteina p53 è capace di inibire la tumorigenesi; la sua
deacetilazione ad opera di SIRT1 comporta sua attivazione.
(f). mTOR
Questo è un fattore che va ad impedire i processi autofagici, la
cui presenza è importante nella prevenzione della formazione di
tumori. La deacetilazione di mTOR da parte di SIRT1 risulta in
sua inattivazione → i processi autofagici avvengono.
endothelial Nitric Oxide Synthase
(e). eNOS –
La sintasi dell’ossido nitrico endoteliale è l’enzima responsabile
della sintesi di NO a livello delle cellule endoteliali. NO è una
piccola molecola gassosa responsabile dell’attivazione
dell’enzima guanilato ciclasi e della produzione del GMP ciclico →
svolge un ruolo molto importante a livello vascolare.
Metabolismo curcumina
Metodi per migliorare/ aumentare biodisponibilità
della curcumina
Per somministrazione orale di una dose di curcumina pari a 15
mg/kg abbiamo che una percentuale altissima è eliminata con le
feci, la restante parte è assorbita a livello dell’intestino; una
volta assorbita, la curcumina va incontro ad un metabolismo
molto esteso ed efficace, che la inattiva rapidamente, motivo
per cui troviamo solo 0,04 μg/mL in forma libera, e 0,75 μg/mL in
forma coniugata. La curcumina subisce reazioni sia di fase I che
di fase II, non necessariamente in questo ordine. La curcumina,
di per sé già facilmente eliminabile, può subire reazioni di
glucuronidazione e solfatazione (fase II), che la rendono ancora
più facilmente eliminabile, nonché reazioni di riduzione (fase I, in
base al numero di insaturazioni ridotte si parla di diidro – 1
doppio legame, tetraidro – 2 doppi legami 4,o esaidrocurcumina
– 3 doppi legami), ed i metaboliti ridotti sono poi coniugati. 20
Dall’intestino la curcumina assorbita arriva al fegato tramite la
vena porta, e dal fegato arriva al torrente circolatorio, e quindi a
tutti i distretti corporei, tramite la vena cava. Nel passaggio
fegato → torrente ematico la quantità di curcumina cala
ulteriormente: troviamo uno 0,01 μg/mL in forma libera e quindi
attiva, che si trova in equilibrio con la sua forma coniugata, e
quindi inattiva, presente in quantità pari a 0,5 μg/mL. Gli enzimi
responsabili della conversione da forma libera a coniugata e
viceversa sono rispettivamente l’UDP-glucuronosil-transferasi e
la β-glucuronidasi. La forma coniugata viene man mano
eliminata tramite le urine.
La soluzione immediata che viene in mente per far fronte a
queste bassissime concentrazioni è quella di aumentare la dose;
in realtà questa non è la soluzione giusta perché si può andare
incontro a nefrotossicità ed epatotossicità (a dosi di 10-12
gr/die). Dobbiamo poi considerare le nostre tradizioni culinarie:
una persona abituata alla cucina asiatica può arrivare ad
ingerire fino a 5 gr di curcumina al giorno, ma per noi sarebbe
impossibile.
Riassumendo, studi clinici condotti su esseri umani rivelano
come la curcumina sia una molecola scarsamente biodisponibile
quando assunta per via orale; più precisamente, la curcumina
viene rapidamente coniugata a livello epatico e intestinale in
curcumina glucuronide e curcumina solfato, oppure ridotta a
esaidrocurcumina; questi metaboliti esplicano un'attività
biologica inferiore rispetto alla curcumina. Studi di
farmacocinetica hanno dimostrato che se la curcumina viene
assunta a dosaggi inferiori a 3,6-4 g/die, la curcumina stessa e i
suoi metaboliti possono risultare non rilevabili nel plasma. Per
contro, esistono delle evidenze scientifiche secondo cui la
curcumina somministrata oralmente tende ad accumularsi nei
tessuti dell'apparato digerente, dove non a caso esplica le sue
più interessanti e dimostrate attività biologiche e terapeutiche.
METODI PER MIGLIORARE LA BIODISPONIBILITÀ DELLA
CURCUMINA.
Possiamo cercare di migliorare la biodisponibilità della
curcumina agendo sotto vari punti di vista. Le strategie più
promettenti in questo senso sono: l'uso di sostanze adiuvanti,
complessare / incapsulare la curcumina, usare formulazioni
specifiche di curcumina e nanoparticelle di curcumina.
Si possono co-somministrare alcune molecole che possono
aiutare a migliorare la farmacocinetica della curcumina; la
curcumina può essere combinata ad altri tipi di composti per
migliorare la biodisponibilità migliorando l’assorbimento oppure
andando a “mascherare” i siti di metabolismo della curcumina
stessa, diminuendo così la sua inattivazione per reazioni di fase I
e II. 21
Uno degli approcci più efficaci, nonché più antichi, è quello di co-
Piper nigrum.
somministrare la piperina, principio attivo del
Questa molecola interferisce con la farmacocinetica di molteplici
composti, in quanto è un inibitore della forma 3A4 del citocromo
P450 (inibisce il metabolismo), nonché un inibitore della
glicoproteina P (impedisce che la curcumina venga estrusa dalla
cellula). Per ottenere i risultati riportati nel grafico a destra sono
stati somministrati 2 g di curcumina e 5 mg di piperina
(biopirene è il nome commerciale); il prodotto è chiamato
“Curcumin C3 Complex+Bioperine®”.
Sono stati sviluppati anche altri tipi di sistemi principalmente per
un motivo: riuscire ad indirizzare il composto d’interesse verso
tessuti specifici. lipid-based
A questo scopo possono essere impiegate le
formulations: si usano derivati lipidici per incapsulare la
curcumina, che in questo modo è meglio assorbita e protetta
dalle reazioni metaboliche, e che viene rilasciata solo una volta
lipid-bas