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Descrivere l'effetto della metilazione del DNA e
i nutraceutici che sono in grado di regolarla
Metilazione: avvengono con l’intervento di una
metiltransferasi con cofattore la S-adenosil-metionina
(SAM); le molecole metilabili sono sostanze organiche ma
anche metalli pesanti che possono determinare la
formazione di sostanze tossiche. La metilazione del DNA
porta a comportamenti diversi dei vari geni a seconda del
grado di metilazione, ad esempio sulla produzione di
mRNA e quindi sulla sintesi proteica; quando c’è la
metilazione di particolari geni, questi non vengono più
trascritti e queste regioni non sono più accessibili alla
polimerasi (generalmente la metilazione avviene nelle
regioni promotrici dei geni in modo tale che la polimerasi
non possa riconoscere questi siti metilati). Le regioni
soggette a metilazione sono ricche di guanina e citosina
e generalmente sono nella regione promotrice di un
particolare gene; la metilazione avviene a carico
dell’enzima DNA-metiltransferasi, che si lega alle regioni
e trasferisce un gruppo metilico sui residui di citosina
portando alla formazione di 5-metil-citosina; il cofattore
utilizzato come donatore di gruppi metilici è la SAM (S-
adenosil-metionina), grazie ad un sito di legame per
questo cofattore. Una linea tumorale che sovraesprime
questi enzimi porta al silenziamento di geni di controllo
che consente quindi la proliferazione delle cellule
neoplastiche. Il grado di metilazione dei geni viene
ereditato anche dalle cellule figlie → la necessità di
ereditare questo genoma deriva dal fatto che durante la
replicazione del DNA si ripristina il grado di metilazione
grazie a specifici enzimi di mantenimento che
riproducono la metilazione nel nuovo filamento delle
cellule figlie.
Si è scoperto che la metilazione ha un ruolo essenziale in
tutti gli organismi viventi → il 70-80% delle citosine sono
metilati nella maggior parte dei tessuti (meccanismo alla
base del differenziamento cellulare); questo tipo di
regolazione quindi porta
all’espressione o meno di alcuni geni che porta quindi
alla differenziazione. Altri geni vengono definiti
Housekeeping, ossia che sono metilati o demetilati allo
stesso modo in tutto l’organismo e in genere vengono
mantenuti demetilati poiché
devono assolvere alle loro funzioni essenziali (possono
essere metilati quando insorgono delle patologie).
nella metilazione
Nutraceutici
La supplementazione con colina, folati, metionina e
zinco, nella dieta materna porta ad un incremento dei
livelli di metilazione del DNA con modificazioni
fenotipiche che sembrano coincidere con una più bassa
suscettibilità all’obesità, alle patologie
neoplastiche, diabete e patologie cardiovascolari. Questi
studi suggeriscono che l’esposizione in utero a fattori
dietetici non influenza solo lo sviluppo dell’embrione, ma
ha anche effetti a lungo termine; le modifiche
epigenetiche che possono essere ereditate vanno a
regolare tutto il ciclo cellulare, il grado di
danneggiamento del DNA, i processi apoptotici e
l’invecchiamento.
L’epigallocatechingallato è in grado di andare a
modulare il grado di metilazione del DNA attraverso
un’inibizione diretta della DNA-metiltransferasi →
meccanismo aggiuntivo che conferisce un’attività
multifunzionale di protezione verso i tumori →
va ad inibire i processi di metilazione delle cellule
tumorali che dovrebbero essere ipermetilati per
funzionare (P53 e altri geni del controllo cellulare).
L’alterazione/inibizione di altre metiltransferasi può
portare ad un maggior rischio cardiovascolare (ipertrofia
cardiaca e fibrosi cardiaca). Anche i polifenoli
intervengono nella metilazione del dna.
Le vitamine del gruppo B specialmente folati, vitamina
B6 e B12, essenziali nella clearance dell’omocisteina
(metabolita intermedio del metabolismo della metionina
con effetti neurotossici) e nella rigenerazione della S-
adenosil-metionina (SAM, importante donatore di metili
per reazioni enzimatiche con un forte impatto sulla
metilazione del DNA, coinvolto in processi
neurodegenerativi), non hanno un’azione peculiare sulle
funzioni cognitive ma sono sostanze essenziali per il
normale funzionamento neuronale; d’altra parte carenze
di vitamine del gruppo B hanno conseguenze cognitive e
comportamentali ben note da decenni e per questo
andrebbero accuratamente prevenute.
il meccanismo con cui vengono
Descrivere
attivate le metallotioneine e come esse
influenzano sulla trascrizione del geni MRE
(metal-response element)
nel meccanismo di trascrizione
Metallotioneine
del geni
Regolazione della sintesi delle metallotioneine: le
metallotioneine (MT) sono delle proteine che contengono
dei residui tiolici in grado di legare ioni metallici;
assicurano l’omeostasi dei metalli essenziali e vanno a
rimuovere i metalli pesanti tossici. Sono proteine
costituite da due domini (alfa e beta) con 12 e 16 residui
di tirosina che permettono di coordinare gli ioni metallici
(capacità di legare fino a 7 ioni metallici). Hanno una
maggiore affinità per i metalli pesanti rispetto ai metalli
essenziali, e tra questi zinco (Zn) e rame (Cu) svolgono
un ruolo essenziale; l’innalzamento di Zn e Cu, e di
conseguenza il loro legame a delle proteine di
regolazione che riconoscono la sequenza promotrice del
gene che codifica per le metallotioneine, attiva la
trascrizione di queste proteine; i metalli essenziali quindi
stimolano la sintesi di queste proteine, permettendo di
mantenere alto il livello di MT, pronte così ad eliminare i
possibili metalli pesanti in ingresso (cadmio e mercurio
soprattutto). Le metallotioneine legate agli ioni zinco
quando arriva un metallo pesante, questo spiazzerà lo
zinco e il cadmio ad esempio va a sostituirsi nelle
metallotioneine, con aumento della concentrazione di
zinco libero che stimola la produzione di altre
metallotioneine oppure induce un cambio
conformazionale in un complesso che
permette la fosforilazione dello stesso che attiva la via di
trascrizione di geni MRE.
epigenetici cellulari e loro
Meccanismi
modulazione da parte di alcuni nutraceutici
studiati nel corso di Nutraceutica e
Nutrigenomica
Durante la vita i nutrienti possono modificare i processi
fisiologici e patologici attraverso meccanismi epigenetici
che sono critici per l’espressione dei geni La modulazione
di questi processi attraverso la dieta o specifici nutrienti
può prevenire la patologia e mantenere la salute
Tuttavia è difficile delineare i precisi effetti dei nutrienti o
delle componenti bioattive del cibo su ciascuna modifica
epigenetica e la loro associazione con processi fisiologici
perché essi interagiscono con i geni, con altri nutrienti e
altri fattori
ambientali; inoltre ogni fenomeno epigenetico interagisce
con altri fenomeni epigenetici, aggiungendo complessità
al sistema.
La comprensione del ruolo dei nutrienti o delle
pattern
componenti bioattive del cibo nell’alterazione dei
epigenetici ci potrebbe fornire una via per il
mantenimento della salute attraverso la modulazione
della dieta che è più fisiologica di qualsiasi
farmacoterapia.
I polifenoli sono tra i più importanti composti nutraceutici
con capacità antiossidante e di prevenzione dalle
malattie cardiovascolari; sono infatti antiossidanti
vegetali naturalmente presenti nelle piante, con molecole
composte da più cicli fenolici condensati che possono
essere distinti in fenoli semplici, flavonoidi e tannini; in
linea generale si possono suddividere in flavonoidi e non
flavonoidi.
Sono presenti in quantità ragguardevoli in frutta,
verdura, cacao, tè, vino e derivati e esplicano un effetto
positivo sulle patologie cardiovascolari e su malattie
legate alla senescenza e tumorali, attraverso
modificazioni dell’espressione genica con
meccanismi epigenetici (cambiamenti del pattern di
metilazione del DNA, acetilazione degli istoni,
espressione di microRNA).
di un flavonoide glicosilato
Metabolismo
Metabolismo dei polifenoli: il polifenolo assunto
attraverso il cavo orale a livello dello stomaco non viene
metabolizzato e passa rapidamente nell’intestino ancora
glicosilato; a livello del tenue può essere idrolizzato da un
enzima localizzato sulla
superficie degli enterociti, la lattato florizina idrolasi,
andando a rompere il legame glicosidico e separando il
polifenolo dalla molecola di zucchero a cui era legato, ma
in bassa percentuale (una piccola parte dei polifenoli
glicosilati può essere assorbita
per via paracellulare), mentre la maggior parte viene
deglicosilata a livello dell’intestino crasso ad opera di
beta-glicosidasi; svolge un ruolo fondamentale il
microbiota perché le beta-glicosidasi non sono prodotte
dalle cellule endogene del nostro organismo, ma
vengono prodotte proprio dai batteri del microbiota
intestinale; condizioni di disbiosi è probabile che il pull di
glicosidasi non sia sufficiente a metabolizzare la maggior
parte dei polifenoli glicosilati. Una volta deglicosilato, il
polifenolo può diffondere all’interno degli enterociti, dove
però può andare incontro a svariati destini, sotto forma di
metabolismo presistemico:
- coniugazione con gruppo solfato, con acido glucuronico
che rende il polifenolo inattivo ancora prima di
raggiungere il torrente ematico
- metilazione e successiva inibizione della loro funzione,
attraverso l’aggiunta di gruppi metilici inattivanti
- alcuni polifenoli hanno un’elevata affinità per la PGP
(glicoproteina P → pompa di efflusso) e di conseguenza
vengono espulsi all’esterno dalle cellule. Una volta nel
circolo portale il polifenolo viene portato al fegato dove
verrà metabolizzato attraverso reazioni di fase I e di fase
II e successivamente escreto attraverso la bile e quindi
successivamente attraverso le feci.
succede ai flavonoidi glicosilati se
Cosa
somministrati oralmente
Problema farmacocinetico: qual è la biodisponibilità dei
polifenoli?
Abbiamo anticipato che i polifenoli sono accomunati da
una scarsa biodisponibilità: in natura i polifenoli si
ritrovano coniugati quasi sempre ad almeno una
molecola di zucchero, in quanto questo rende il polifenolo
più solubile nell’ambiente acquoso della cellula vegetale.
È proprio il legame con lo zucchero che lo rende meno
biodisponibile per noi. Questo concetto vale per tutti i
polifenoli (acidi fenolici, per gli stilbeni, per i
curcumunoidi…)