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H2S. Questi metaboliti, però, liberano H2S
esclusivamente in presenza di gruppi tiolici; fonte
di questi sono cisteina e glutatione (molecole
presenti esclusivamente in ambiente biologico). Si
ha così rilascio di H2S dai derivati allilici per attacco
nucleofilo da parte del gruppo tiolico.
Ricordiamo che i derivati allilici derivano
dall’allicina, la quale si forma quando avviene la
reazione tra alliina e allinasi (suo enzima),
entrambe contenute nell’aglio ma in compartimenti
cellulari diversi → la reazione avviene solo
masticando / tagliando / triturando il bulbo.
L’allicina è un composto altamente instabile che
tende a degradarsi in composti solforati, tra cui i
più conosciuti sono i solfuri allilici (allil monosolfuro,
diallil disolfuro, diallil trisolfuro, diallil tetrasolfuro).
Sono queste le molecole che, in presenza di tioli
organici, degradano a H2S.
Una metanalisi ci permette di apprezzare gli effetti
ipocolesterolemizzanti dell’aglio; l’effetto è
particolarmente evidente per tempi di trattamento
superiori alle 8 settimane e su pazienti
ipercolesterolemici.
H2S, che essendo una molecola liposolubile può
attraversare le membrane biologiche e
condizionare il funzionamento di molte proteine
target, con risvolti positivi nei confronti di varie
condizioni patologiche.
Nell’ottica di una prevenzione cardiovascolare
un’integrazione di alimenti contenenti H2S può fare
la differenza, ma ha effetti positivi anche a livello
osteo-articolare e nella prevenzione di patologie
neurodegenerative.
coenzima q10 dove viene utilizzato e
dosi
Descrivere i possibili ambiti in cui
l’integrazione con CoQ10 può avere effetti
positivi e la dose Consigliata
Oltre alla sua sintesi endogena, possiamo rafforzare
l’intake giornaliero di CoQ10 tramite consumo di
pesci grassi, soia, spinaci, frutta a guscio o con
integrazione.
Si è parlato molto di CoQ10 per i benefici a livello
cardiovascolare. Ci sono infatti forti implicazioni che
suggeriscono che una supplementazione con
CoQ10 nella dose di almeno 400 mg/die può
risultare in effetti positivi sulla funzione
cardiovascolare, ma anche su altre funzioni in
condizioni patologiche. Si sono raccolte maggiori
evidenze sulla funzione cardiovascolare, ma anche
qui l’effetto antipertensivo non è molto chiaro, in
quanto la vasodilatazione che può provocare è
modesta. Quello che emerge dalla disamina della
letteratura è la protezione della funzione
endoteliale, soprattutto il contenimento di processi
infiammatori che possono portare allo sviluppo di
eventi aterosclerotici. Un suo impiego è dunque
efficacie in processi preventivi, ancora prima che si
verifichi un’alterazione dei livelli pressori e che
hanno l’obbiettivo di mantenere una funzione
dell’endotelio, anche abbattendo e contenendo
processi di tipo infiammatorio (si osserva riduzione
di alcuni marker di infiammazione cardiovascolare
come TNFα). Se si registrano già alterati livelli
pressori è più opportuno rivolgersi verso un altro
tipo di integrazione, tra cui anche il melograno.
Questo frutto, infatti, contiene ellagiotannini, in
particolare acido gallico e punicalagine, che sono
capaci di inibire l’enzima ACE.
Descrivere brevemente meccanismo di
deficit/sovraccarico di Fe
Regolazione del deficit / sovraccarico di ferro.
Fattori di trascrizione sono:
- Iron Regulatory Protein (IRP o aconitasi),
proteina che risponde alla concentrazione di
ferro. Il ferro, quindi, esercita un controllo post-
traduzionale
- Iron Responsive Element (IRE), sequenza che
ritroviamo sull’mRNA di ferritina (forma di
deposito del ferro) e sull’mRNA del recettore
della transferrina (proteina di trasporto del
ferro) a cui si lega IRP.
Effetto del deficit di Fe:
Ferritina: IRP destabilizza mRNA della ferritina; si ha
blocco della sintesi di ferritina; si assiste ad un
aumento dell’assorbimento intestinale del ferro.
Recettore della transferrina: IRP stabilizza mRNA
del recettore della transferrina; si ha aumento della
sintesi del recettore della transferrina; si assiste ad
un aumento dell’internalizzazione di Fe a livello
degli organi.
Effetto del sovraccarico di Fe:
Ferritina: IRP stabilizza mRNA della ferritina; si ha
stimolo della sintesi di ferritina; si assiste ad una
diminuzione dell’assorbimento intestinale del ferro.
Recettore della transferrina: IRP destabilizza mRNA
del recettore della transferrina; si ha diminuzione
della sintesi del recettore della transferrina; si
assiste ad una diminuzione dell’internalizzazione di
Fe. Porzione insaponificabile dell’olio e sue
proprietà nutraceutiche
Se sulla porzione saponificabile ci sono ancora
opinioni contrastanti, non ci sono dubbi per quanto
riguarda quella non saponificabile. Questo 1%
dell’alimento è suddiviso in: squalene (circa 40%),
polifenoli (27%), tocoferoli (8%), steroli (6%),
carotenoidi (1%), altri composti (17%).
Il fatto che quasi la metà della porzione
insaponificabile sia costituita da squalene è molto
interessante in quanto questo composto, seppur sia
vero che è precursore del colesterolo, è anche
precursore di ormoni steroidei. L’elevato contenuto
in squalene è una caratteristica peculiare dell’olio
di oliva; ne troviamo 424 ± 21 mg/100 g nell’EVO,
340 ± 31 mg/100 g nell’olio di oliva raffinato,
mentre in oli di semi il quantitativo scende a 24 ± 5
mg/100 g.