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LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI
Nel 1947 è stato firmato il GATT (Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio). Negli anni successivi, i Paesi che vi
hanno aderito hanno negoziato nuovi accordi commerciali, detti "round". Ogni round ha portato a una graduale riduzione
delle tariffe doganali per favorire il commercio internazionale.
L'ultimo round, il più importante, ha portato alla creazione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC o
WTO), che ha sostituito il GATT del 1947.
Con il GATT, ogni Stato membro doveva garantire a tutti gli altri Paesi partecipanti lo stesso trattamento doganale più
favorevole concesso a uno di essi. Questo principio, detto "trattamento della nazione più favorita", significa che se uno
Stato applica tariffe vantaggiose per i beni di un Paese, deve estenderle anche a quelli provenienti dagli altri membri.
Il GATT è compatibile con i trattati dell'Unione Europea, che promuovono la libera circolazione delle merci. Infatti,
l'articolo 8 del GATT permette agli Stati di stipulare futuri accordi sullo stesso tema (come la libera circolazione delle
merci), un patto che non ostacolino il commercio.
I trattati CECA e CEE mirano a creare un'unione doganale tra gli Stati membri dell'Unione Europea. In particolare, la
Comunità Europea ha introdotto la libertà di circolazione delle merci. Questo significa:
- Eliminazione dei dazi doganali tra gli Stati membri.
- Adozione di una tariffa doganale comune per le merci provenienti da Paesi terzi (cioè non membri
dell'UE).
Una volta pagati i dazi e stabilità dalla tariffa doganale comune (o previsti da accordi commerciali specifici), le merci
provenienti da Paesi terzi possono circolare liberamente all'interno dell'UE, senza subire discriminazioni rispetto a quelle
prodotte nei Paesi membri. Questo è noto come "traffico comunitario".
Le merci che entrano nell'UE solo per attraversarla, ad esempio da un Paese terzo a un altro, pagano un unico dazio
doganale.
La Corte di Giustizia, nella sentenza Sociaal Fonds del 1973, ha chiarito che la tariffa doganale comune serve a
uniformare i dazi sulle merci importate da Paesi terzi, per evitare situazioni in cui il commercio venga dirottato verso un
solo Stato membro.
Il Codice Doganale Comunitario ha sostituito le norme doganali di ogni singolo Stato membro e può essere
modificato o integrato con accordi commerciali e di cooperazione tra l'UE e Paesi terzi. Questi accordi possono
prevedere trattamenti doganali più favorevoli per alcuni Paesi rispetto a quanto previsto dalla tariffa doganale comune.
Esistono due regimi speciali:
1. Transito comunitario: le merci possono viaggiare da un punto all'altro dell'UE o verso un Paese terzo senza pagare
dazi durante il trasporto. 33
2. Traffico di perfezionamento: le merci importate in uno Stato membro per essere lavorate o trasformate e poi
esportate in Paesi terzi non sono soggette a particolari dazi doganali.
Nozione di merci: comprende tutti i prodotti valutabili in denaro e perciò idonei ad essere oggetto di transazione
commerciale. La nozione di merci è stata chiarita dalla Corte di giustizia nel caso comunità europee contro Rep.
Italiana: l’Italia era stata condannata dalle Comunità perché continuava ad applicare una tassa prevista dalla legge sulla
tutela delle cose d'interesse artistico o storico all’esportazione negli altri Stati membri.
La corte di giustizia ha affermato che per merci si devono intendere i “prodotti pecuniariamente valutabili e come tali atti a
costituire oggetto di negozi commerciali”. Vi sono ricomprese nella nozione di merci “beni culturali, petrolio, energia
elettrica, stupefacenti...”. Le armi e il materiale bellico non rientrano nella libera circolazione delle merci.
L'art. 4 del Codice Doganale Comunitario: definisce “merci comunitarie” quelle che rientrano nelle seguenti
categorie:
1. Merci interamente ottenuti all'interno dell'UE: Si tratta di beni prodotti esclusivamente nel territorio doganale della
Comunità, senza l'utilizzo di materiali importati da Paesi esterni all'UE. Tuttavia, non sono considerate "merci
comunitarie" se derivano da merci che erano sotto specifici regimi doganali (come transito esterno, deposito, ammissione
temporanea o perfezionamento attivo) in base all'articolo 101.
2. Merci importate e immesse in libera pratica : Sono beni provenienti da Paesi esterni all'UE che, dopo aver pagato i dazi
doganali previsti, ottengono lo status di "libera pratica" e possono circolare liberamente nell'UE.
3. Merci prodotte nell'UE utilizzando altre merci comunitarie o importate: Rientrano in questa categoria i beni ottenuti o
realizzati nel territorio doganale dell'UE utilizzando materiali già considerati "merci comunitarie" (punto 1), materiali
importati e immessi in libera pratica (punto 2 ), oppure una combinazione dei due.
L’art. 30 TFUE stabilisce che tra gli Stati membri dell'UE:
- Sono vietati i dazi doganali sia all'importazione che all'esportazione.
- È vietata anche qualsiasi tassa d’effetto equivalente, che pur non essendo un dazio, abbia un effetto
simile. Questo divieto si applica anche ai dazi con finalità fiscali.
Un problema importante legato a questo articolo è capire se le persone (sia fisiche che giuridiche) possono far valere
direttamente questo diritto davanti ai giudici nazionali, per contestare leggi nazionali incompatibili con l'articolo 30.
La Corte di Giustizia dell'UE ha affrontato la questione nel caso Van Gend & Loos , stabilendo che l'articolo 30 ha effetto
diretto. Questo significa che le persone possono usarlo direttamente come base legale per tutelare i propri diritti nei
tribunali nazionali.
In un altro caso, il "caso del panpepato" contro il Belgio, la Corte ha chiarito il concetto di "tassa d'effetto
equivalente". Ha spiegato che si tratta di qualsiasi pagamento imposto sulle merci che, pur non essendo formalmente un
dazio doganale, ha lo stesso effetto restrittivo. Questo tipo di tassa altera il prezzo delle merci e ostacola la libera
circolazione dei beni nell'UE, esattamente come un dazio doganale.
L'art. 110 del TFUE mira a garantire il corretto funzionamento del mercato unico e la libera circolazione delle merci.
Analogamente all'articolo 30, esso vieta agli Stati membri di applicare tasse interne, dirette o indirette, che siano superiori
a quelle imposte sui prodotti nazionali similari.
Questa norma è stata riconosciuta dalla Corte di Giustizia dell'UE come direttamente applicabile. Ciò significa che le
persone possono invocarla davanti ai tribunali nazionali per far valere i propri diritti.
Un esempio significativo è il caso della Commissione contro la Grecia. La Commissione Europea accusava la Grecia
di applicare un sistema fiscale discriminatorio per le automobili:
- Le auto con cilindrata superiore a 1800 cm³ erano soggette a una tassazione più alta.
- Tuttavia, in Grecia non venivano prodotte auto con cilindrata superiore a 1800 cm³. Questo sistema,
quindi, colpiva solo le auto importate da altri Stati membri.
La Corte di Giustizia ha chiarito che un sistema fiscale non è automaticamente discriminatorio solo perché colpisce
maggiormente i prodotti importati. Per determinare se vi sia discriminazione o protezionismo, occorre verificare se la
tassa scoraggi l'acquisto dei beni importati a favore di quelli nazionali.
Nel caso specifico, la Corte ha concluso che la normativa greca non era discriminatoria, perché i consumatori, pur
disincentivati dall'acquistare auto di cilindrata superiore a 1800 cm³, non erano spinti a scegliere auto di fabbricazione
greca. Questo perché anche le auto di cilindrata inferiore includevano sia modelli importati sia modelli prodotti in Grecia.
34
Divieto di restrizioni quantitative e misure equivalenti: Art.34 e 35 TFUE
L'articolo 34 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) vieta agli Stati membri di imporre
restrizioni quantitative all'importazione o misure che abbiano un effetto equivalente.
La Corte di Giustizia ha chiarito il concetto di "misura di effetto equivalente" nel caso Dassonville del 1974. Il caso
riguardava due commercianti che trasportavano whisky dalla Francia al Belgio. Le autorità belghe avevano considerato
illegittima l'importazione perché mancava una documentazione richiesta dalla legge nazionale.
La Corte ha stabilito che la legge belga era contraria all'articolo 34 TFUE, in quanto ostacolava il commercio intra-UE.
Inoltre, ha definito come "misura di effetto equivalente" qualsiasi norma o pratica di uno Stato membro che, direttamente
o impartita, limita gli scambi tra i Paesi dell'Unione .
Art. 35 TFUE
Analogamente all'art.34, l'art.35 vieta le restrizioni quantitative all'esportazione e qualsiasi misura di effetto
equivalente. Questi due articoli mirano a garantire la libera circolazione delle merci tra gli Stati membri, eliminando
barriere sia all'importazione che all'esportazione.
Eccezioni previste: Art. 36 e 37 TFUE
Gli articoli 34 e 35 TFUE prevedono alcune eccezioni:
1. Articolo 36 TFUE :
● Le restrizioni all'importazione o all'esportazione possono essere giustificate per motivi di ordine
pubblico, sicurezza, salute, vita delle persone e degli animali, tutela delle piante, del patrimonio storico
o della proprietà industriale.
● Tuttavia, queste limitazioni non devono:
- Essere discriminatorie in modo arbitrario.
- Nascondere restrizioni al commercio tra gli Stati membri.
- Andare oltre quanto necessario per raggiungere l'obiettivo.
2. Articolo 37 TFUE :
● È consentito mantenere monopoli nazionali a carattere commerciale, purché non siano discriminatori
nei confronti dei cittadini di altri Stati membri.
In sintesi, gli articoli 34 e 35 TFUE garantiscono la libera circolazione delle merci, ma consentono alcune eccezioni, solo
se queste sono giustificate e rispettano il principio di proporzionalità
La sentenza Rosengren del 2007 sul monopolio svedese sulle bevande alcoliche riguarda una legge svedese che
stabiliva un monopolio statale per l'importazione e la vendita di bevande alcoliche. In base a questa legge:
• Lo Stato aveva il controllo esclusivo sull'importazione e distribuzione di alcolici.
• Ai privati era vietato importare bevande alcoliche dall'estero senza una specifica autorizzazione.
Alcuni cittadini svedesi, senza licenza, avevano importato casse di vino dalla Spagna per uso personale e furono accusati
di violare la legge. Il tribunale svedese, per decidere sul caso, si rivolse alla Corte di Giustizia dell'UE con tre domande
principali:
1. Il divieto di importazione può essere separato dal monopolio statale?
La Corte ha stabilito che il div