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COGENITORIALITA

Il concetto di cogenitorialità è stato introdotto dallo psicologo Minuchin per descrivere un modo di

fare famiglia in cui i genitori collaborano attivamente e si sostengono a vicenda nel loro ruolo di

educatori e guide per i bambini. Non si tratta solo di dividersi i compiti pratici, come il prendere

cura del bambino, ma riguarda anche il sostegno reciproco e la cooperazione tra i genitori

nell’affrontare insieme la crescita del figlio. Questo accordo tra i genitori si costruisce lentamente, a

partire dalla gravidanza e continuando durante la crescita del bambino, con continui aggiustamenti e

cambiamenti.

La cogenitorialità non riguarda solo chi fa cosa (come le faccende pratiche), ma è più ampio:

implica un’alleanza emotiva e una coordinazione tra i genitori. È un processo che funziona meglio

non perdono mai di vista l’obiettivo comune, che è il

quando i genitori sono veramente alleati e

benessere e la crescita del figlio.

Gli studiosi hanno identificato due aspetti chiave nelle relazioni genitoriali:

1. Relazione di coppia: Qui i genitori si impegnano a costruire una relazione affettiva solida e matura

tra di loro. Questo è essenziale per mantenere una base stabile e sicura per il bambino.

2. Relazione cogenitoriale: Qui i genitori lavorano insieme per garantire la crescita e lo sviluppo del

bambino, con obiettivi comuni e un impegno reciproco nella cura e nell’educazione.

La cogenitorialità coinvolge almeno tre persone (la madre, il padre e il bambino) e si sviluppa nel

tempo, adattandosi al cambiamento delle esigenze familiari. Le relazioni tra i genitori come coppia

e come genitori sono strettamente collegate e si influenzano a vicenda mentre la famiglia cresce e si

sviluppa.

QUALITA DELLA GENITORIALITA

La qualità della relazione cogenitoriale viene descritta secondo le seguenti dimensioni:

1) SOLIDARIETA’ : Entrambi i partner si vedono come un team solido. Con l’arrivo di un bambino

i partner tendono ad assumere un atteggiamento comune caratterizzato da cooperazione, calore,

connessione, affermazione e validazione, che si esprimono mediante il sorriso, la giocosità, occhiate

di intesa, umorismo e clima positivo. In questo clima di solidarietà e cooperazione possono

comunque sorgere conflitti sulla coppia o sui figli. Il conflitto tende ad avere carattere distruttivo

quando centrato sull’adattamento e la salute del bambino.

2) ANTAGONISMO: Quando il conflitto è distruttivo, emerge un atteggiamento di antagonismo,

che si traduce in discussioni tra gli adulti, competitività nel guidare l’attenzione del figlio, reciproca

svalutazioni degli ordini impartiti al bambino dall’altro genitore, presa in giro tra i genitori, conflitto

nascosto o latente, critiche e interferenze nell’attività dell’altro.

3) DIVISIONE DEL LAVORO: La gestione pratica del bambino comporta un riassestamento dei

ruoli nei primi mesi dopo la nascita, che vede generalmente le donne lasciare il proprio lavoro per

dedicarsi al figlio e gli uomini provvedere al sostentamento economico. Questa condizione può

comportare insoddisfazione coniugale, che nella donna si lega al vissuto di scarso supporto sociale,

con sentimenti di solitudine e affaticamento.

4) IMPEGNO RECIPROCO: Fin dal concepimento la coppia genitoriale è coinvolta in dinamiche

familiari caratterizzate sempre più da reciprocità e co-costruzione ma che possono oscillare da un

estremo di intrusività ed invischiamento a un estremo opposto di disimpegno, a seconda del

coinvolgimento di ogni partner con il proprio nucleo di origine.

TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITA

La transizione alla genitorialità è il momento in cui una coppia decide consapevolmente di

diventare genitori. Non si tratta solo di avere un figlio, ma anche di un passo che richiede un

cambiamento significativo nella relazione di coppia, nella propria identità e nella struttura familiare.

Ecco cosa implica questo processo:

1. Preparazione del sistema familiare: Quando una coppia decide di avere un bambino, deve essere

pronta ad aprirsi e a fare spazio al nuovo membro. Questo significa essere disposti a separarsi da

certi modi di fare e a lavorare insieme per accogliere il figlio, assumendo i nuovi ruoli di genitori.

2. Riorganizzazione della coppia: La gravidanza e la nascita del bambino richiedono che i genitori

adattino e riorganizzino non solo le loro dinamiche interne, ma anche i legami esterni (con la

famiglia, gli amici, i colleghi). Ad esempio, la donna, durante la gravidanza, potrebbe allontanarsi dal

lavoro e modificare i suoi legami sociali, diventando più dipendente dal partner. Questo può

rafforzare la coppia, ma può anche portare a una relazione più simbiotica, che può diventare

soffocante.

3. Rielaborazione dei ruoli familiari: I neogenitori devono anche rivedere la loro relazione con le

famiglie di origine, creando una nuova identità di genitori. Questo implica anche un cambiamento

intergenerazionale, cioè l’ingresso nella generazione dei genitori, che comporta un'evoluzione nelle

dinamiche familiari. Ogni partner deve rielaborare la propria identità come figlio e adattarsi alla

propria nuova posizione come genitore.

4. Costruzione dell’alleanza genitoriale: Durante la gravidanza, la coppia comincia a pensare al ruolo

di genitori e a costruire una "alleanza genitoriale", che però si concretizza solo con la nascita del

bambino. La realtà del prendersi cura del bambino può essere diversa da come era stata

immaginata, e il ruolo genitoriale si adatta e cresce continuamente con lo sviluppo del bambino.

5. Due approcci alla genitorialità: Ogni coppia vive questa transizione in modo unico, ma esistono due

approcci principali:

Modello tradizionale: alcuni genitori si rifanno al modello genitoriale che hanno

conosciuto durante la loro infanzia, magari seguendo un approccio più classico, con ruoli

ben definiti.

Modello paritario ed egualitario: altri invece puntano su una divisione equa dei ruoli

genitoriali, con entrambi i partner (madre e padre) che partecipano attivamente e in

modo paritario alla cura del bambino. In questo caso, il padre non è solo un supporto

pratico, ma una figura affettiva importante per lo sviluppo emotivo del bambino.

In sintesi, la transizione alla genitorialità è un processo complesso che cambia profondamente la

coppia, richiede un continuo adattamento e porta a una nuova definizione dei ruoli e delle relazioni,

sia all’interno della coppia che verso l’esterno.

IL COINVOLGIMENTO DEL PADRE NELLA CURA

Negli ultimi decenni, c'è stato un crescente interesse nella psicologia per capire meglio il ruolo del

padre e la sua funzione nella famiglia e nello sviluppo dei figli. Per molto tempo, il padre è stato

visto principalmente come una figura autoritaria, che si occupava della disciplina, del sostentamento

economico e della protezione della madre e del bambino. Spesso veniva visto come un "terzo" che

media tra la madre e il bambino, aiutando a sviluppare il mondo emotivo e psicologico del piccolo.

Nel passato, la madre era considerata la principale (se non unica) responsabile della cura affettiva e

emotiva dei figli. Tuttavia, dagli anni '70 in poi, questa visione è cambiata. Si è cominciato a

riconoscere che il bambino è attivo fin dalla nascita e che le sue competenze si sviluppano grazie

all'interazione con entrambe le figure genitoriali, non solo la madre. Questo ha portato a una nuova

visione del padre, che non è più solo una figura di autorità, ma anche un genitore emotivamente

coinvolto e affettuoso. Ora si considera la relazione padre-figlio come un legame di attaccamento

indipendente da quello con la madre, che ha un'importanza fondamentale per il bambino.Il

cambiamento sociale ha visto anche le donne entrare nel mondo del lavoro, il che ha portato a una

negoziazione dei ruoli all'interno della famiglia. Oggi si tende a promuovere una divisione più equa

dei compiti di cura e delle responsabilità genitoriali, con la visione di una maggiore parità tra madre

e padre. Tuttavia, nonostante questi cambiamenti, le ricerche mostrano che la divisione dei compiti

domestici e di cura è ancora spesso sbilanciata, con le donne che si occupano maggiormente della

gestione della casa e dei figli. Inoltre, sebbene molti padri siano competenti nella cura dei figli,

tendono a concentrarsi soprattutto sul gioco con loro, mentre i compiti pratici (come il cambio del

pannolino o la cura quotidiana) sono spesso gestiti principalmente dalle madri, soprattutto nei primi

mesi di vita del bambino. Anche lo stile di interazione con i figli non è cambiato molto, con meno

momenti di intimità e interazione diretta tra padre e bambino.

La paternità tradizionale, quindi, sta cambiando, ma non è ancora completamente superata. I padri

moderni cercano di distanziarsi dal modello che hanno avuto con i loro padri, ma spesso si trovano

in difficoltà a capire il loro nuovo ruolo, con alcune insicurezze sul loro modo di essere padri.

Questo porta a un processo di costruzione dell'identità paterna che, in alcuni casi, li fa sentire

"mammo", cioè meno come figure autoritarie e più come supporti materni.

LA TRANSIZIONE ALLA PATERNITA’

Alcuni studiosi hanno studiato il processo attraverso cui gli uomini diventano padri e le motivazioni

che li spingono a volerlo. La paternità, come la maternità, è un percorso lungo che inizia fin dalla

prima infanzia e arriva fino al momento in cui il figlio nasce. Questo percorso comporta un

profondo cambiamento nell’identità dell’uomo, che deve rielaborare i suoi sentimenti, le sue

esperienze passate e le sue aspettative per il futuro. Il desiderio di diventare padre può essere visto

come un modo per soddisfare bisogni emotivi, per rivivere momenti della propria vita o anche come

un modo per dimostrare virilità o per legare maggiormente alla propria partner, rendendola "più

matura". Oggi, i padri sono sempre più coinvolti sin dall'inizio del processo di concepimento,

partecipando attivamente alla decisione di diventare genitori. Durante la gravidanza, però, il padre

si trova in una situazione particolare. Non può vivere la gravidanza nel modo in cui la vive la

madre, non può percepire fisicamente il bambino che cresce nel grembo. Questo fa sì che il suo

processo di adattamento alla paternità sia più lento e meno "connesso" a quello della madre. Spesso,

i padri non sono ancora molto coinvolti emotivamente nel primo trimestre, ma con il passare dei

mesi, soprattutto quando iniziano a percepire i movimenti del bambino, il loro coinvolgimento

emotivo aumenta. La nascita del bambino è un momento carico di emozioni contrast

Dettagli
Publisher
A.A. 2025-2026
75 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marti17__ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Dinamiche relazionali e rischio evolutivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Procaccia Rossella.