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La natura umana e la teoria politica

L'importanza che Dewey attribuisce alle abitudini, quale risposta alla carenza istintuale dell'uomo e come presupposto per una teoria dell'azione aperta al cambiamento e quindi alla "crescita", è fondamentale per comprendere anche la sua filosofia politica. Dewey rifiuta, infatti, tutte quelle concezioni filosofico-politiche che tentano di spiegare l'agire politico sulla base di un qualche istinto fondamentale dell'uomo o carattere innato (cfr. PP: 241-242, 6-7).

Dalla prima delle specificità attribuite all'essere umano, ovvero il suo essere - come dirà Gehlen - "animale non definito", Dewey deriva la necessità per l'uomo di vivere fin dall'infanzia in un mondo sociale tale da potergli offrire protezione e aiuto nell'orientamento e nel soddisfacimento dei propri bisogni. Dewey critica in particolare le teorie esposte da Graham Wallas in Human.

Nature and Politics (1910) e da William McDougall in An Introduction to Social Psychology (1908). L'uomo è costretto cioè a dar luogo ad una stabilizzazione dell'ambiente mediante la creazione di abitudini e istituzioni. "L'uomo - scrive Dewey - è una creatura dell'abitudine, non della ragione e neppure dell'istinto" (HNC: 89, 135). Come le abitudini, tuttavia, anche le istituzioni, in quanto sistemi fissati di abitudini, devono essere suscettibili di mutamenti seppure graduali e parziali. Quali sono i limiti in cui le istituzioni possono essere riformate e trasformate deve essere verificato, di volta in volta, con un atteggiamento sperimentale. It cannot be doubted - scrive Dewey - that there are some limits to modifiability of human nature and to institutional change, but these limits have to be arrived at by experimental observation [...] It is justifiable to say without dogmatism that both anthropology and

history gives support to those who wish to change these institutions. It is demonstrable that many of the obstacles to change, which have been attributed to human nature, are in fact due to the inertia of institutions and of the voluntary desire of powerful classes to maintain the existing status. (E:38)

Il controllo umano sull'ambiente si presenta come un controllo selettivo, esercitabile in virtù di meccanismi di esonero che permettono di volta in volta interventi trasformativi solo parziali, la visione antropologica pragmatista asseconda la scelta di atteggiamenti politici riformisti e gradualistici. "E' impossibile far tabula rasa d'ogni cosa onde costruire un ordine nuovo" (PP: 336,127). Se l'essere umano fosse costretto a mettere in crisi contemporaneamente tutto il proprio patrimonio di automatismi e di modi di risposta appresi, non sarebbe in grado di reggere la pressione degli stimoli esterni e "il sé (self) andrebbe in pezzi".

(HNC: 125, 192). In questo senso, le istituzioni non possono in nessun modo essere considerate come un mero nemico della libertà, al contrario. Scrive infatti Dewey: Il considerare le istituzioni come nemiche della libertà, e tutte le convenzioni come schiavitù equivale a negare il solo mezzo con cui si possa assicurare una libertà positiva nell'azione. Una liberazione generale degli impulsi può mettere in moto le cose quando siano rese stagnanti, ma se le forze sfrenate non sono dirette verso nessuna cosa, non sanno né come né dove stiano andando. [...] La convenzione e il costume sono necessari per spingere l'impulso verso qualche felice conclusione. Un romantico ritorno alla natura e una libertà cercata internamente all'individuo senza considerazione dell'ambiente terminano nel caos. (HNC: 115, 176)

Ciò non significa tuttavia che le istituzioni debbano essere considerate immutabili. La tendenza delle

La tendenza delle abitudini e delle istituzioni a perpetuarsi e a divenire sclerotizzate anche quando non corrispondono più all'interesse sociale deve essere contrastata. Per questo è necessario lasciare sempre aperta la prospettiva di una ricostruzione progressista dell'organizzazione sociale affidata all'intelligenza sociale, ovvero ad un'intelligenza che non è propria di una mente solitaria, ma è il prodotto della comunicazione e della cooperazione sociale: "La sua origine comunitaria – scrive Dewey – è un'indicazione del suo legittimo uso comunitario" (CF: 57, 91).

L'intelligenza interviene nei momenti in cui l'equilibrio è turbato, le abitudini sono in contrasto, l'impulso si è liberato. Allora, l'attività riflessiva sopravviene ponendo una distanza tra sé e le cose. Sullo schermo dell'immaginazione essa proietta il dramma degli eventi reali e attraverso il

Il processo deliberativo tenta di scoprire come sarebbero in realtà le varie linee di possibile azione; è un esperimento che avviene mediante l'immaginazione e consente al pensiero di prevedere i risultati ed evitare gli errori. Mediante tale sperimentazione mentale l'intelligenza riduce i rischi e la contingenza dell'azione, orientando l'uomo verso il corso d'azione prevedibilmente meno incerto.

L'attività speculativa, tuttavia, sarebbe impossibile senza il linguaggio, che è "esso stesso una istituzione", sebbene si tratti di un'istituzione del tutto particolare perché è "il mezzo col quale vengono trasmesse le altre istituzioni e gli altri abiti acquisiti" e perché "permea così le forme come i contenuti di tutte le altre attività culturali" (LTI: 51, 63). Al linguaggio si legano le capacità mnemoniche, predittive e riflessive.

dell'uomo; attraverso la comunicazione e il colloquio interiore, che è il riflesso del colloquio con altri, emerge la mente e la coscienza (cfr. EN: 135, 134). La funzione del linguaggio è sia strumentale che finale: come strumento la parola serve a liberarci dalla pressione immediata e a collocarci in un mondo di significati, come fine la comunicazione è partecipazione ad una comune esperienza e possibilità di perseguire fini condivisi (EN: 159, 157). In Democracy and Education Dewey scrive: La società continua ad esistere non solo per mezzo della trasmissione, per mezzo della comunicazione, ma si può dire giustamente che esiste nella trasmissione, nella comunicazione. Gli uomini vivono in comunità in virtù delle cose che possiedono in comune. E la comunicazione è il modo con cui sono giunti a possedere delle cose in comune (DE: 7, 5). 5. INDIVIDUO E SOCIETÀ L'immagine di un individuo libero, autonomo e razionale,costituito attraverso la separatezza el'isolamento dall'altro, viene sottoposta a una critica radicale nella visione deweyana. Dewey, come Mead (1934), pensa l'individuo in termini relazionali: la mente, la volontà, il sé sono viste piuttosto come funzioni complesse del nostro modo di abitare il mondo in quanto esseri incarnati, storicamente e socialmente situati, da sempre in relazione. Da questo punto di vista la prospettiva dei teorici del contratto sociale parte da un interrogativo che ha ben poco senso porsi: gli individui sono infatti da sempre in società, crescono all'interno di una vita associativa. Per intendere come sia possibile la società non è necessario né fare riferimento ad istinti innati - come abbiamo visto nel paragrafo precedente - né ad un atto di volontà. La nozione di società quale aggregato di monadi individuali viene rifiutata sulla base di argomentazioni che risalgono, ovorrebbero risalire, alla tradizione dell'idealismo, da Hegel a Thomas Hill Green. Hegel meglio di chiunque altro, secondo Dewey, si era reso conto "dei punti deboli della filosofia individualistica astratta". La filosofia hegeliana, infatti, ha distrutto completamente, non in fatto, ma nell'idea, la psicologia che considerava la 'mente' come un possesso già pronto dell'individuo mostrando l'importanza della 'mente oggettiva': la lingua, il governo, l'arte, la religione nella formazione delle menti individuali" (DE: 64, 75). Il limite della filosofia hegeliana che Dewey cerca di superare, tuttavia, è il fatto di inghiottire le "individualità concrete, sebbene magnificasse l'Individuo in astratto" (DE: 65, 76). Compito dello Stato è creare istituzioni che consentano l'effettiva realizzazione delle.delle proprie potenzialità individuali e le mettono al servizio del gruppo, si crea un ambiente in cui l'individualismo non è visto come un ostacolo alla comunità, ma come una risorsa per il suo sviluppo. Dewey sostiene che l'alternativa all'individualismo egoistico è un nuovo tipo di individualismo che integra gli aspetti positivi della società e della comunità. Questo nuovo individualismo permette alla libertà e all'iniziativa individuale di esprimersi, garantendo al contempo un contesto di relazioni sociali che favoriscono la formazione di un sé stabile e integrato. Secondo Dewey, il modo migliore per far emergere l'individualità è attraverso l'esperienza di lavorare insieme, sia nella scuola che nella società, sia tra i bambini che tra gli adulti. Collaborando e avendo un progetto comune, in cui ognuno ha un ruolo specifico, i singoli individui acquisiscono consapevolezza delle proprie capacità e contribuiscono al benessere del gruppo.dell'esistenza e dell'importanza di beni comuni attraverso la partecipazione ad attività condivise, quanto più difficile diviene la comunicazione per le barriere di classe che vigono all'interno della società, o per le distanze fisiche o culturali che impediscono il riconoscimento dell'altro con cui dovremmo instaurare un dialogo - tanto più difficile diviene interpretare simbolicamente, cioè riconoscere, gli interessi comuni generati dalle attività nelle quali gli individui sono coinvolti. L'eliminazione degli ostacoli alla comunicazione può essere ottenuta solo grazie a un'azione sulle strutture economico-sociali e sul sistema educativo volta ad eliminare la crescita di eccessive diseguaglianze e quindi di separazioni tra le classi e i diversi gruppi sociali. Scrive infatti Dewey in "Democrazia ed educazione": "Per condividere un gran numero di valori tutti i membri di un gruppo devono avere".un'eguale opportunità di prendere e ricevere dagli altri. Vi deve essere una grande varietà di iniziative e di esperienza condivise. Altrimenti le influenze che educano alcuni a diventare padroni, ne educano altri alla schiavitù. E l'esperienza di ognuno p
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
27 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cristianalu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Vaccarelli Alessandro.