SISTEMI DI VENTILAZIONE
L’ossigenoterapia è la somministrazione
di O2 allo scopo di arricchire la miscela
inspirata. In relazione al tipo e all’entità
dell’insufficienza respiratoria si devono
utilizzare metodiche diverse, se è
compromessa la ventilazione del
paziente, oltre ad arricchire la miscela di O2, è necessario assistere artificialmente il respiro
mediante il presidio più idoneo. I sistemi di erogazione di ossigeno sono classificati in
sistemi di inalazione a basso flusso e sistemi di inalazione ad alto flusso.
Per capire la differenza occorre conoscere il concetto di FiO2 e quello di picco di flusso
inspiratorio, cioè l’indicatore del volume d’aria inalato in un minuto (20-30 L/min). Il
flussimetro, cioè lo strumento con il quale andiamo a regolare la quantità di ossigeno da
somministrare, non riguarda in realtà i flussi, ma solo l’incremento di percentuale di ossigeno
nella miscela di gas erogata (parliamo di miscela, infatti l’ossigeno puro erogato interagisce
all’uscita con la miscela ambientale divenendone parte). Se anche eroghiamo ad un
paziente 14 L col flussimetro non stiamo parlando di sistema ad alti flussi, nemmeno se
somministriamo 20 L, cioè arrivando al 100% di FiO2. Occorre che venga raggiunto il picco
di flusso inspiratorio, l’aumento di ossigeno può infatti risolvere problemi di ossigenazione
(sistemi a basso flusso), ma un problema alla ventilazione può essere risolto aumentando
il flusso inspiratorio, cioè forzando movimenti d’aria inspirata attraverso sistemi ad alto
flusso (per es. ambu).
Il rischio di percentuali elevate di ossigeno con un presidio può seccare le mucose, per
questo dopo un certo numero di litri occorre impiegare un altro presidio a bassi flussi. Nei
sistemi con reservoir, rebreathing, l’aria che nell’inspirazione precedente si era appoggiata
negli spazi morti lungo le vie respiratorie e che è stata espulsa per prima col l’espirazione
successiva quindi non raggiungendo i polmoni, viene nuovamente inspirata.
I sistemi ad alto flusso invece devono effettuare una pressione sui volumi di gas forzando
l’ingresso nei polmoni, possono essere messi in atto con ventilatore o senza, come ad
esempio utilizzando l’ambu. Tra questi, l’intubazione tracheale assume l’effetto desiderato
attraverso i ventilatori automatici, che sono apparecchiature meccaniche capaci di
riprodurre, attraverso la applicazione di una pressione positiva intermittente alle vie aeree,
una alternanza di inspirazioni ed espirazioni che sostituiscono il ciclo ventilatorio normale e
consentono la ventilazione alveolare. L’inspirazione viene garantita con la spinta del
volume di aria (atto attivo del ventilatore), mentre la fase espiratoria non viene garantita
dal macchinario, ma come nella respirazione fisiologica ora la pressione sarà
maggiormente elevata all’interno rispetto a quella dell’ambiente esterno, di conseguenza se
per un determinato tempo il ventilatore smette di dare pressione, i polmoni saranno portati
dalle strutture elastiche a restringere gli spazi elevando ancor di più le pressioni interne e
facendo uscire i volumi d’aria in un atto passivo.
Il ventilatore può influenzare i flussi in base alla pressione che si vuole generare (ventilatori
automatici pressometrici) o in base al volume d'aria che si vuole insufflare (ventilatori
automatici volumetrici). I primi cessano l’attività quando viene raggiunta una certa
pressione all’interno dei polmoni. Possono esserci funzioni miste, anche in base alla gravità
dell’eventuale scompenso respiratorio, una specifica in alcuni casi è il mantenimento di una
lieve pressione positiva per consentire ai bronchioli terminali di rimanere aperti impedendone
il collasso.
Il continuous positive airway pressure (CPAP) è un sistema ad alti flussi, a volte però il
collasso dei bronchioli potrebbe verificarsi anche all’inizio dell’espirazione ma occorrono
comunque variazioni di volumi che
consentano l'attività respiratoria, in questi casi
si impiega la BiPAP. Il polmone d'acciaio
continua ad avere una sua applicazione
ancora oggi nei trattamenti a lungo termine
delle insufficienze respiratorie secondarie a
lesioni permanenti neuro-muscolari. Attorno al
torace del soggetto è creata una pressione
positiva che consente l’espirazione in maniera
attiva, mentre diviene passiva l’inspirazione
poiché connessa al ritorno elastico dei
polmoni per gradiente pressorio.
ARRESTO CARDIOCIRCOLATORIO
La corteccia cerebrale si è sviluppata maggiormente nei mammiferi, lo ha fatto però in
maniera veloce e circondandosi di un grande numero di neuroni, i quali andrebbero in
necrosi anche solo per minuti di assenza di ossigenazione. La cosa più importante in caso di
arresto cardiocircolatorio è quindi far arrivare alla corteccia cerebrale il corretto apporto di
ossigeno. Il basic life support (BLS) ha proprio questo obiettivo, e nel tempo sono state
individuate attività che il soggetto laico con corso di BLS deve effettuare e attività che invece
devono effettuare i professionisti.
Soprattutto in ambiente extraospedaliero non si fa diagnosi ma si presuppone un arresto
respiratorio, la prima cosa da osservare è la sicurezza del paziente e soprattutto del
soccorritore, poi abbiamo la verifica della coscienza, aspetto cardine per capire se iniziare la
procedura di BLS. Si cerca di scuotere e sollecitare la persona verbalmente, se emette
qualche rumore i polmoni stanno funzionando, e di conseguenza anche il cuore, lo si sposta
così in posizione laterale di sicurezza a sinistra in quanto viene maggiormente
schiacciato l’esofago sotto la trachea impedendo il più possibile agli elementi di riemergere
dallo stomaco. Se non c’è risposta siamo autorizzati a credere che ci sia un arresto, occorre
chiamare i soccorsi, in ambiente pubblico si chiama il 112 mentre in ospedale si attivano i
codici di emergenza chiamando i rianimatori. Si parte con l’ABCD, con airways intendiamo
la verifica della pervietà delle vie aeree, ma come lo verifichiamo? Iperestendendo il capo e
osservando la bocca del soggetto, ma se non può essere fatto perché la persona ha subito
un trauma (potremmo rompergli completamente le vertebre) o è poco mobile, si può
effettuare la pronazione della mandibola, cioè si posizionano i pollici sugli zigomi e gli indici
sulle guance e si spinge
in giù la mandibola. Per
verificare questo aspetto
si può usare anche la
posizione laterale a
sinistra per il motivo
prima spiegato.
Con breathing iniziamo
ad ascoltare se c’è
qualche movimento nelle
vie aeree del soggetto
avvicinandoci e cercando
di percepire con le
guance se ci arriva un
qualche flusso di aria,
guardiamo, ascoltiamo e
sentiamo per 10 secondi
(GAS) contanto
“Milleuno, milledue…”,
ma perché per 10
secondi? Perché per
trovare il numero di atti al
minuto basta moltiplicare
per 6 gli atti che
sentiamo, se non ne
percepiamo o sono in
numero basso potrebbe
esserci un problema di
ventilazione.
A questo punto si utilizza
un sistema ad alto flusso
che potrebbe essere la
bocca, ma più auspicabilmente un ambu con 2 insufflazioni, se riprende a respirare si
posiziona il soggetto in posizione laterale di sicurezza.
Se invece rimane apnoico si cerca di verificare il polso (circulation) a livello della carotide e
non della radiale, in quanto se non percepiamo questo secondo polso l’attività cardiaca
potrebbe ancora esserci, dato che è richiesta una certa pressione, mentre il polso carotideo
si percepisce quando ci sono anche solo 50 mmHg. Facciamo questo per 10 secondi, in
modo da poter ottenere i battiti al minuto.
Ora si inizia il massaggio cardiaco, che deve essere con una frequenza di 30 compressioni
intercalate da 2 insufflazioni con il ritmo corretto, in modo da permettere la spinta di sangue.
Ci dovrebbero essere almeno 5 cicli in 1 min e mezzo o 2 minuti. Quando arriva il
defribrillatore semiautomatico si posizionano i due elettrodi, uno sul torace di destra e uno
solitamente a sinistra al di sotto del capezzolo. Questo strumento effettua l’analisi elettrica
distinguendo le tipologie di attività per le quali può essere necessaria una scarica, la quale
verrà erogata dopo aver verificato la sicurezza di tutti con l'input dato dal soccorritore, per
questo è detto semiautomatico. In particolare ci sono 2 condizioni di attività anomala
elettrica del cuore che possono simulare un arresto cardiaco, situazioni in cui il cuore è
attivo elettricamente ma la pompa meccanica cardiaca non funziona, la prima è la
tachicardia parossistica sopraventricolare (detta tachicardia ventricolare senza polso),
dove i segnali di contrazione del cuore hanno una frequenza eccessiva facendo venire meno
alla capacità del cuore di espellere sangue (non è consentita la diastole), e la seconda è la
fibrillazione ventricolare, nella quale invece differenti parti del miocardio assumono il
compito di dare un impulso senza il singolo impulso del nodo seno-atriale, non consentendo
un movimento coordinato. In queste condizioni somministrando una corrente elettrica si
azzera l’attività elettrica del cuore, che può auspicabilmente riprendere a contrarsi con il
ritmo corretto.
MEDICINA DELLE CATASTROFI
Importante è parlare di questo argomento in quanto nel corso delle catastrofi non si
applicano le misure trattate come il BLS, visto che la situazione potrebbe non garantire il
tempo di intervento e obbligarci ad intervenire per quanto riguarda coloro che hanno più
probabilità di sopravvivenza, la filosofia è quella di assicurare le migliori cure ai soggetti che
possono realmente trarne beneficio. Soprattutto nelle prime fasi dell’evento non sono spesso
chiare le cause, e conoscerle sarebbe fondamentale per comprendere come agire, le
procedure per soccorrere una persona che è stata coinvolta in una fuga di gas non saranno
le stesse che si useranno in caso di contaminazione batterica. Oltre al luogo dell’evento e
alla maxi-emergenza extraospedaliera viene coinvolta anche l’organizzazione della
maxi-emergenza intraospedaliera, per quanto riguarda i pazienti che arrivano, i quali
potrebbero essere molto più numerosi di quelli che si è abituati a gestire. Nel primo caso
abbiamo sia persone sul luogo che operatori che guidano l’azione fuori campo.
Per questo ambito vengono organizzati dei corsi di formazione e delle esercitazioni, anche
se il profilo di questo soccorritore non è attual
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Appunti sulle cure palliative
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Oncologia e cure palliative
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Infermieristica- Oncologia e cure palliative
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Bioetica del Dolore e delle Cure di Fine Vita