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risultato di invenzioni, scoperte e contributi di numerose culture e civiltà storiche, da quelle
del Vicino Oriente a quelle asiatiche, africane, europee e americane.
Il messaggio sottostante è una critica all'idea di cultura come qualcosa di "puro" o
"isolato". Il cittadino crede di appartenere a una cultura unica e autosufficiente, mentre la
sua stessa esistenza è impregnata di contributi globali. Ciò sottolinea l'importanza di
riconoscere e apprezzare la diversità culturale e l'interdipendenza umana, contrastando
l'idea di superiorità culturale o di identità nazionali rigide.
E. B. TYLOR – LA RELIGIONE E IL
CONCETTO DI CULTURA
Sir. Edward B. Tylor nel suo testo “Primitive culture” (1871) indicò 3 stadi differenti
dell’evoluzione sociale (religione: 1.animismo, 2.politeismo, 3.monoteismo).
Formulò anche un suo concetto di cultura “la cultura intesa nel suo ampio è l’insieme
complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e
qualsiasi capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società”
Il suo è un concetto intriso di colonialismo britannico (epoca vittoriana, nel regno della
Regina vittoria, 1837-1901) che giustifica la cosiddetta superiorità bianca sulle altre
popolazioni del mondo definite primitive perché bloccate in una fase precedente rispetto a
quella della “vera” cultura (quella occidentale) e della "vera" religione (cristiana).
Nel suo concetto di cultura si notano le parole “morale, diritto o costume”, categorie che
denotano uno sguardo verso se stesso e la sua appartenenza, che giustifica la presunta
superiorità bianca, giustificando il colonialismo e le politiche di dominazione.
E. B. Tyalor è uno massimi esponenti dell'antropologia, ha come principio l’evoluzione
sociale della specie e di tipo unilineari (da società meno sviluppate e primitive a civiltà
sviluppate e complesse).
Il suo concetto di cultura è un tipo di categoria statica, non c’è relazione tra le culture
superiori e quelle inferiori.
Per Tylor la religione è il frutto di un continuo e costante sviluppo:
Fase animista-feticista:
l’animismo è la concezione che ogni oggetto sia possessore di uno spirito interno
(successivamente il culto degli antenati), arrivando poi al feticismo, traslitterazione dal
portoghese che nei loro viaggi nel XVI s. in Africa dove notarono le popolazioni locali
venerare e utilizzare nei riti di magia un Fetico che rappresenta uno spirito presente in un
oggetto con forma antropomorfa.
Fase del politeismo:
Venerare più dei, credenza dei romani e greci, considerate società pre-moderne
Fase del monoteismo:
Venerare un solo dio, religione della vera e sola civiltà (secondo Tylor).
CHARLES DARWIN: L'EVOLUZIONE
DELLA SPECIE E IL DARWINISMO
SOCIALE
Tra la fine del 700 e inizio dell’800 i predecessori di Darwin, Jean-Baptiste de Lamarck e
George L. Chrétien Cuvier compresero, con degli errori, che l’uomo è frutto di un'evoluzione.
Lamarck sviluppò una teoria chiamata “Lamarckismo” che individua la modifica degli
organismi attraverso l’adattamento all’ambiente. Sostiene che l’uso o il non uso di un arto o
un organo porta nelle generazioni successive ad un indebolimento o potenziamento di esso
e successivamente alla sostituzione o al rafforzamento. L’errore era nella
concettualizzazione dei caratteri genetici acquisiti in una sola generazione.
Georges L. Chrétien Cuvier elaborò la sua teoria "teoria delle catastrofi naturali”,
riteneva che la terra avesse vissuto nei millenni catastrofi che portarono all’eliminazione di
numerose specie e che, quelle sopravvissute, sarebbero quelle che attualmente popolano la
terra.
Charles Robert Darwin (1809-1882) dopo un lavoro ventennale nelle Isole Galapagos
pubblica, nel 1859, Il testo: L'origine della Specie. La sua teoria, rivoluzionaria per l'epoca,
che si distacca dalla teoria creazionista che indicava le specie viventi, comprese l'uomo,
come fisse, immobili nel tempo.
Darwin elaborò la sua teoria, secondo la quale gli esseri viventi attuali sono frutto di una
lenta mutazione dovuta al caso, all’influenza dell’ambiente su di esse e la loro capacità di
adattamento, passando quindi parte delle proprie caratteristiche alla propria discendenza.
L’uomo è il frutto di un'evoluzione e le modifiche sono dovute all’adattamento ai luoghi.
L’evoluzione umana è data dal mutamento del patrimonio genetico, ovvero il cambiamento
del fenotipo e del genotipo
Fenotipo:è l'insieme delle caratteristiche visibili di una persona, come il colore degli occhi,
l'altezza o il tipo di capelli. Queste caratteristiche sono il risultato dell'interazione tra il
genotipo e l'ambiente in cui la persona vive.
Genotipo:è l'insieme dei geni che una persona eredita dai propri genitori. È come il "codice
genetico" che determina le caratteristiche potenziali di un individuo. È scritto nel DNA e non
si vede dall'esterno. Negli individui diploidi il g. è costituito, per ciascun carattere, da due
alleli; se sono uguali il g. è omozigote, se diversi è eterozigote.