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URP: UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO
L’URP viene introdotto nel 1993 e riorganizzato con la legge 150/2000 in
cui gli viene conferito un ruolo chiave nel sistema di comunicazione delle
pubbliche amministrazioni. Nel decreto legge viene introdotto l’obbligo di
istituire un URP per tutte le amministrazioni centrali e periferiche
dello stato e gli enti locali. Da questo sono esclusi: le regioni (che
legiferano in modo autonomo sulla materia) e i comuni sotto i 25.000
abitanti (che possono realizzare strutture di comunicazione e uffici
stampa consorziati).
La legge 150/2000 fissa una serie di criteri di riorganizzazione dell’URP:
garantire l’esercizio dei diritti d’informazione, di accesso e di
partecipazione, agevolare l’utilizzo dei servizi offerti ai cittadini,
promuovere l’adozione di sistemi di interconnessione telematica, attuare
i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento da parte
degli stessi e garantire la reciproca informazione tra ufficio e le altre
strutture operanti nell’amministrazione.
Possiamo dire che l’URP ha una doppia natura:
- E’ una struttura di comunicazione e immagine per le
istituzioni: infatti, cura la promozione dell’istituzione, che deve
rendersi visibile ed accessibile nel fornire servizi al cittadino con
l’obiettivo di ottenere consenso e legittimità;
- E’ una struttura che consente di produrre un reale valore
aggiunto in due direzioni: per il cittadino-utente dei servizi, per
l’organizzazione stessa, curando la comunicazione esterna e
facilitando i flussi comunicativi interni.
Venendo nello specifico si possono identificare alcuni compiti specifici
dell’URP.
- Raccordare amministrazione e cittadinanza mediante funzioni di
sportello fisico o virtuale che sia. Accompagnano alla fruizione di
atti, norme e servizi per l’utente.
- Tutelare, regolare e curare la dimensione dell’accesso all’ente:
prima accoglienza, comunicazione anagrafica dell’ente, finalizzata a
chiarire l’identità istituzionale e il riconoscimento del diritto di
accesso agli atti amministrativi.
- Trainare la comunicazione interna all’ente, stimolando e
coordinando gli atti comunicativi diffusi, conciliando processi interni
ed esterni di comunicazione.
- Svolgere attività di ascolto all’utenza, sia mediante le relazioni
front office, sia attraverso azioni specifiche.
- Promuovere una cultura della pianificazione della attività
comunicative dell’ente.
- Assicurare mediante la multicanalità, il raggiungimento di tutti i
pubblici, cercando di superare il digital divide, mantenendo ampi
spazi di razionalità diretta e in compresenza.
L’URP è rivolto ai cittadini, quindi le attività di comunicazione sono
generalmente rivolte ad essi ma vi sono diverse dimensioni che
riguardano la comunicazione di un’organizzazione pubblica, che devono
trovare realizzazione congiuntamente: la comunicazione pubblica è
quindi integrata.
Anche l’URP utilizza degli strumenti per svolgere le sue attività, eccone
alcuni:
- Alla base c’è il rapporto personale e l’orale rappresentato sia dal front
office che dal contatto telefonico,
- Il rapporto interpersonale attraverso le reti informatiche,
- La comunicazione scritta tradizionale (con avvisi, moduli, questionari) o
digitale,
- I media, il cui compiti è secondario,
- Gli strumenti digitali dai videoterminali ai totem,
- L’utilizzo di nuove piattaforme digitali.
Al centro dell’attività dell’URP ci deve essere sempre la cura della
relazione con il cittadino, l’URP va proprio visto come un’interfaccia tra
l’istituzione e l’ambiente esterno. Affinché ciò avvenga essa si deve
avvalere di un contatto continuo e di una vera e propria relazione con gli
elementi che compongono l’organizzazione.
Il pubblico interno ed esterno dell’URP è legato da un vincolo di
reciprocità per cui il cittadino è fornitore di richieste e informazioni che
vengono accolta dall’organizzazione; i membri dell’organizzazione
forniscono le risorse a cui il cittadino si rivolge.
A tal fine l’URP si configura di una rete comunicativa per connettere
ambiente interno ed esterno in una comunicazione bidirezionale.
La struttura di comunicazione è reticolare con un nodo centrale il Back
Office, verso cui le informazioni vengono filtrate, elaborate e rese
disponibili per la loro circolazione.
Il Back Office è il luogo dove confluiscono tutti i flussi informativi
dell’Ente, deve essere in costante relazione con le reti dei riferimenti e
con il Front Office.
I referenti sono figure che operano all’interno di ciascun settore/servizio
dell’ente e che hanno il compito di mantenere i contatti con il Back
Office.
Le attività prevalenti sono: l’aggiornamento delle informazioni, gestione
delle banche dati, progettazione e realizzazione di interventi di
comunicazione, gestione della comunicazione interna, monitoraggio e
controllo dei flussi informativi interni ed esterni.
Nella struttura dell’URP troviamo anche il Front Office, il luogo in cui
avviene la comunicazione e l’ascolto dell’utenza dove il cittadino viene
informato ma è anche il punto di raccolta dei pareri e dei bisogni. Il
cittadino può esercitare il diritto di essere informato.
Il personale di contatto svolge tre ruoli fondamentali:
- ruolo informativo,
- ruolo persuasivo,
- ruolo conoscitivo.
Lo sportello polifunzionale 3.0 è presente in molte realtà più evolute.
Questi sportelli servono a rendere maggiormente agevole l’utilizzo dei
servizi della PA. Si tratta di sportelli che offrono agli utenti un punto unico
di tutto il front office di un’amministrazione senza dovere rivolgersi a
uffici diversi. Questo è accessibile sia nel fisico ma soprattutto
nell’online. Vengono sfruttate logiche di analisi semantiche con
l’obbiettivo di portare l’utente a soddisfare i suoi bisogni suggerendo
tutte le possibilità alla quali un’utente non è in conoscenza di poter
accedere.
Questo è quanto si prefigge di raggiunge ma anche in questo caso ci
sono delle criticità nello sviluppo dell’URP. Spesso gli URP sono stati
scarsamente valorizzati e talvolta ridotti. In più con l’avvento del web 2.0
è stato cambiato molto il quadro comunicativo generale ed è aumentato
il bisogno di informazione da parte degli utenti ed è quindi cresciuto il
bisogno di comunicazione da parte della pubblica amministrazione.
Uno dei compiti principali dell’URP è quello di gestire la comunicazione
interna, una volta pensata secondo criteri gerarchi, ma con la legge
150/2000 viene stabilita una dimensione cruciale ed è un dovere che
venga svolta come attività costante. Da un lato deve implementare
strategie organizzative strutturali dell’ente e dall’altro deve favorire la
soddisfazione dei cittadini.
La comunicazione interna deve rendere meno rigida l’organizzazione e si
basa sulla condivisione di immagini e valori tra i diversi dipendenti
dell’ente, deve esserci un senso di appartenenza. In più la comunicazione
interna deve garantire la collaborazione tra i diversi settori e uffici per la
promozione di servizi per il cittadino.
E’ impossibile tracciare un confine netto tra comunicazione interna ed
esterna, dobbiamo quindi parlare di comunicazione integrata.
LE SFIDE DEL WEB SOCIALE E PARTECIPATIVO
Partiamo con uno dei grandi tempi della digital communication e dello
sviluppo digitale. Ovvero quello degli open data, ovvero la pubblicazione
e la condivisione dei dati in possesso della pubblica amministrazione, in
un formato usabile e modificabile; la pubblicazione dei dati deve avvenire
con modalità che ne permettono la redistribuzione e il riuso.
La finalità è quella di garantire la piena trasparenza e di favorire la
crescita di responsabilità e la capacità di rendere conto al cittadino del
modo in cui le risorse vengono gestite.
Quando parliamo di open data, dobbiamo parlare di accountability
ossia l’assunzione di responsabilità da parte delle pubbliche
amministrazioni nei processi decisionali e implica il fatto di rendere conto
al cittadino delle modalità con cui le risorse pubbliche vengono
amministrate, del raccordo tra obiettivi enunciati e risultati conseguiti.
Tale rendicontazione deve avvenire attraverso un accurato
coinvolgimento e partecipazione degli stakeholder nelle varie fasi del
ciclo di vita delle politiche pubbliche.
C’è bisogno di creare percorsi che trasformino e organizzino i dati grezzi
assicurandone un facile accesso e utilizzo. In questa visione c’è però il
rischio di information overload ovvero avere più informazioni di quelle
che si riesca ad assimilare.
L’open data è una grande sfida e opportunità per la pubblica
amministrazione. Ha contribuito infatti all’informazione e partecipazione
dei cittadini, alla trasparenza dei dati che diventano disponibili e usabili.
L’accesso agli open data può costituire per il cittadino anche nuove
opportunità di business ma anche opportunità sociali.
Ovviamente non sempre la PA italiana è riuscita pienamente ad
accogliere questa sfida, abbiamo infatti alcuni problemi
infrastrutturali e socio-culturali come ad esempio: il problema del
digital divide (tecnologico e culturale, non a tutti è garantita la banda
larga e non tutti hanno delle conoscenza tali da utilizzare in maniera
attiva le nuove tecnologie), il problema dei sistemi informativi pubblici
che devono essere compatibili tra loro per permettere l’operatività e
l’usabilità dei dati.
Gli open data sono alla base di un’altra sfida che si è presentata negli
ultimi 10 anni alle amministrazioni ovvero le smart cities. Con questo si
intende un modello di sviluppo intelligente nel quale le nuove tecnologie
sono strumentali al miglioramento della qualità della vita dei cittadini,
ma in maniera integrata e coerente con la sostenibilità energetica e
ambientale, con la sicurezza e le varie aree che compongono la
smartness sociale.
Possiamo dire quindi che la smart cities prevede l’applicazione delle
nuove tecnologie alla governace urbana e l’organizzazione di una città
intelligente ai fini di un miglioramento della qualità della vita. Ma è anche
una serie di sfide legate alla gestione più generale della cosa pubblica
come l’educazione, l’inclusione della diversità, l’utilizzo dei mezzi e la