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DEMOCRAZIE MAGGIORITARIE E DEMOCRAZIE CONSOCIATIVE

Un’altra distinzione fondamentale è quella fra democrazie maggioritarie e

democrazie consociative. Nelle democrazie maggioritarie la regola di magg. diventa

principio di organizzazione dei rapporti fra soggetti politici. Esse sono basate sulla

contrapposizione fra due partiti o due coalizioni o due leader politici, in competizione

per ottenere il potere politico. Tale contrapposizione esiste durante le elezioni ma

continua anche dopo, quando si crea una distinzione fra maggioranza politica e

minoranza dall’altro. Quest'ultima assume la funzione di opposizione, funzione che

impedisce che la maggioranza degeneri in tirannia della maggioranza.

In tali sistemi (presenti in Gran Bretagna, Francia e Germania) si può realizzare

‘alternanza ciclica dei partiti nei ruoli di maggioranza e opposizione. Le democrazie

consociative tendono ad incentivare l’accordo fra i principali partiti politici, al fine di

condividere il controllo del potere politico. I diversi partiti competono durante le

elezioni per conquistare i seggi in Parlamento, per poi negoziare la formazione del

Governo mediante un processo di mediazione e compromesso. Non esiste quindi

una reale funzione di opposizione, quanto piuttosto le decisioni politiche vengono

prese mediante un processo di mediazione fra maggioranze e minoranze.

LO STATO E LA SOCIETA’ MULTICULTURALE

La nascita dello Stato moderno comporta un processo di secolarizzazione, al

termine del quale c’è il riconoscimento della laicità dello Stato. Con ciò si intende la

neutralità dello Stato rispetto alle scelte religiose, la separazione fra la sfera politica

e quella religiosa e di conseguenza, il riconoscimento della libertà di culto come

fondamentale diritto dei cittadini. Per i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica la

Costituzione italiana ha adottato un regime concordatario, in cui, pur confermando a

separazione fra Stato e Chiesa, stabilendo che essi sono indipendenti e sovrani. I

rapporti fra Stato e Chiesa cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi e che questi

possono essere mutati solo con l’accordo di entrambe le parti.

Tuttavia tale regime non esclude il pluralismo religioso e la laicità dello Stato italiano,

sanciti dalla Cost. nell’art. 3 e nell’art. 8. L’articolo 8 sancisce anche che tutte le

confessioni religiose hanno diritto di organizzarsi con propri statuti, purchè non

contrastino con l’ordinamento italiano. Pertanto l’ordinamento italiano accoglie il

principio di laicità, pur non escludendo una valutazione giuridica positiva del

fenomeno religioso.

PRINCIPIO DI LAICITA’, LIBERTA’ DI COSCIENZA E PLURALISMO

RELIGOSO

In Italia il principio di laicità è stato elaborato soprattutto dalla giurisprudenza

costituzionale. La Corte Costituzionale adotta una prospettiva di ‘’laicità positiva’’, nel

senso di una valutazione favorevole del fenomeno religioso, in quanto interesse dei

cittadini meritevole di essere tutelato dallo Stato. In secondo luogo la Corte

sembrava ammettere qualche differenza fra le religioni, su base numerica o

sociologica. La giurisprudenza costituzionale ha pure sancito la tutela della libertà di

coscienza, ad esempio nel caso dell’insegnamento della religione cattolica nelle

scuole pubbliche, allorchè la Corte ha ritenuto ammissibile tale insegnamento,

purchè sia tutelata la libertà di coscienza degli studenti che non vogliono

avvalersene.

LA TUTELA DELLE MINORANZE E LA SOCIETA’ MULTICULTURALE

La società multiculturale corrisponde al principio secondo cui deve essere assicurata

pari dignità alle espressioni culturali dei gruppi e delle comunità che convivono in

una società democratica, e all’idea secondo cui ciascuno ha diritto di crescere dentro

una cultura propria, non necessariamente in quella maggioritaria nel contesto sociale

in cui si trova a vivere. Una distinzione importante è quella tra tutela delle minoranze

storiche e nuove minoranze. La tutela delle prime è presente nelle Costituzioni degli

Stati di democrazia pluralista (art. 6 della Cost. Italiana protegge le minoranze

linguistiche). Più complesso è il problema delle nuove minoranze, in cui identità

culturali differenziate spesso chiedono di mantenere la propria differenza, e la

relativa tutela. L’identità può essere definita sulla base di criteri religiosi o etnici, ma

anche criteri di preferenza sessuale o appartenenza di genere.

STATO UNITARIO, STATO FEDERALE, STATO REGIONALE

La separazione dei poteri ed i limiti alla regola di maggioranza possono realizzarsi

non solo a livello orizzontale, ma anche a livello verticale (attraverso la distribuzione

di poteri e funzioni tra lo Stato centrale e gli Enti territoriali). Si fa una distinzione tra

Stato unitario e Stato composto: nel primo il potere è attribuito al solo Stato centrale

o a soggetti periferici da esso dipendenti; nel secondo il potere è distribuito fra Stato

centrale ed Enti territoriali da esso distinti. Sempre più spesso anche in Europa ha

avuto successo lo Stato composto, nelle 2 varianti di Stato federale e Stato

regionale. I caratteri tipici dello Stato federale sono:

-l’esistenza di un ordinamento statale federale con una propria Costituzione, e di

alcuni enti politici territoriali dotati di proprie Costituzioni.

-la previsione da parte delle Cost. federale di una ripartizione di competenze fra

Stato centrale e Stati membri.

-l’esistenza di un Parlamento bicamerale, in cui esiste una Camera rappresentativa

degli Stati membri.

-la partecipazione degli Stati membri al procedimento di revisione costituzionale; la

presenza di una Corte costituzionale per dirimere i conflitti tra Stato Federale e Stati

membri.

I caratteri dello Stato regionale sono:

-la presenza di una Costituzione statale che riconosce e garantisce l’esistenza di

Enti territoriali dotati di autonomia politica.

-l’attribuzione costituzionale alle Regioni di competenze legislative e amministrative.

-la mancanza di una seconda Camera rappresentativa delle Regioni.

In realtà la differenza tra Stato federale e Stato regionale è difficile da tracciare, tanto

da essere contestata da parte della dottrina. Altra distinzione importante è quella tra

federalismo duale e federalismo cooperativo: il primo vede una forte divisione tra lo

Stato federale e gli Stati membri, il secondo vede interventi congiunti e coordinati

nelle stesse materie da parte dello Stato centrale e degli Stati membri.

LE FORME DI GOVERNO NELLO STATO LIBERALE

Le 3 forme di governo conosciute dallo Stato iberale sono:

1)la monarchia costituzionale

2)il governo parlamentare

3)il governo presidenziale

LA MONARCHIA COSTITUZIONALE

Affermatosi nel passaggio da Stato assoluto a Stato liberale, la monarchia

costituzionale si caratterizza per la netta separazione dei poteri tra il Re ed il

Parlamento, titolari rispettivamente del potere esecutivo e di quello legislativo. Il re

manteneva ancora delle prerogative che gli consentivano di partecipare alla funzione

legislativa e a quella giurisdizionale. Poteva inoltre sciogliere il Parlamento. I 2 centri

del potere (re e parlamento) si basavano su due diversi principi: il re sul principio

monarchico-ereditario, il paramento su principio elettivo. Con il mutare degli equilibri

sociali la monarchia cost. si è trasformata in governo parlamentare, caratterizzato

dalla nascita di un terzo organo, ovvero il Governo, sempre più autonomo. Ciò che

caratterizza la forma di governo parlamentare è il rapporto di fiducia fra Governo e

Parlamento, il quale può costringerlo alle dimissioni votando la sfiducia.

PARLAMENTO DUALISTA E MONISTA

Inizialmente la forma di governo parlamentare era di tipo dualista, da una parte c’era

il re e dall’altra il parlamento. Le caratteristiche principali erano:

-potere esecutivo ripartito fra Capo dello Stato e Governo

-governo con necessità di doppia fiducia

-potere di scioglimento anticipato del Parlamento da parte del Capo dello Stato.

Nella fase successiva il parlamentarismo è diventato di tipo monista, in cui il

Governo ha un rapporto di fiducia esclusivamente con il Parlamento, mentre al Capo

dello Stato è lasciato solo un ruolo di garanzia. Il principale strumento attraverso cui

si è realizzata questa trasformazione è la controfirma: il Governo determina il

contenuto dell’atto, e al Capo dello Stato è rimasta solo la controfirma formale.

LE FORME DI GOVERNO NELLA DEMOCRAZIA PLURALISTA ED IL

SISTEMA DEI PARTITI

La forma di governo designa la struttura formale dei meccanismi di esercizio del

potere politico, ma è il concreto assetto del sistema politico che condiziona il

funzionamento di tali meccanismi. Con il termine di sistema dei partiti si intende il

numero di partiti e il tipo di rapporto che si instaura fra di loro. Quando la distanza

ideologica fra i partiti è molto elevata, si dice che il sistema politico è polarizzato; in

questo caso diminuiscono le possibilità di aggregazione fra i partiti.

Quando invece le distanza ideologiche sono ridotte i partiti hanno un elevato

potenziale di coalizione, e il sistema finisce per imperniarsi su 2 poli. In questo caso

le elezioni diventano competizione fra 2 forze alternative, una delle quali conquisterà

la maggioranza e porrà il proprio leader a guida del Governo. Le principali forme di

governo nelle democrazie pluraliste sono tre: il sistema parlamentare, il sistema

presidenziale e il sistema semipresidenziale. Il primo è quello largamente più diffuso.

Il sistema presidenziale è quello degli Usa, mentre quello semipresidenziale è stato

francese.

IL SISTEMA PARLAMENTARE

La forma di governo parlamentare è caratterizzata dall’esistenza di un rapporto di

fiducia tra Governo e Parlamento. Il rischio di perdere la fiducia del parlamento ha

portato ad una eccessiva instabilità e debolezza dei Governi, e ha costituito una

della cause della nascita dei regimi totalitari fra le 2 guerre mondiali. Per contrastare

questi pericoli si è sviluppata la tendenza alla razionalizzazione del parlamentarismo,

volta a tradurre in disposizioni costituzionali scritte le regole per un corretto ed

efficace funzionamento del sistema parlamentare. La Cost. italiana prevede una

forma di governo parlamentare a debole razionalizzazione: un esempio significativo

di razionalizzazione è offerto dalla Cost. tedesca del 1949, in cui il rapporto di fiducia

intercorre fra una sola Camera e il solo capo de Governo; a quest’ultimo viene

attribuito particolare risalto.

PARLAMENTARISMO MAGGIORITARIO E PARLAMENTARISMO

COMPROMISSORIO

Il parlamentarismo maggioritario si caratterizza per

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A.A. 2023-2024
43 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher laura1912 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione pubblica e istituzionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Garinei Alberto.