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Comportamento Prosociale
Ricevente = colui che ottiene o trae beneficio dall'azione prosociale manifestata dall'emittente
Il comportamento prosociale indica qualsiasi azione che viene attuata con lo scopo di beneficiare un'altra persona, ricevente, che presenta caratteristiche tali da promuovere benessere o ridurre la sofferenza, escludendo i comportamenti di matrice egoista.
Roche categorizza come prosociali quei comportamenti che senza la ricerca di ricompense esterne, favoriscono altre persone.
Azione = l'atto dell'emittente verso il ricevente.
Ambiente = l'insieme delle condizioni esterne, di natura fisica e psicologica, che influenzano la condotta degli individui interessati nell'azione prosociale.
Lo sviluppo del comportamento prosociale inizia nei primissimi anni di vita e continua fino all'età adulta, è inoltre influenzato da diversi fattori che...
Situazione = può essere riferita alle...
Modificano la forma, la condizioni psicofisiche del ricevente o adirezione e l'ampiezza . particolari eventi esterni . Sia l'ambienteche la situazione possono influenzareBierhoff identificò due condizioni principali l'esito dell'azione prosocialeche devono essere presenti affinché si possa parlare di comportamenti prosociali:
- Valori e norme sociali = elementi chedefiniscono i principi che regolano la manifestazione di un'azione prosociale.
- Volontà di aiutare un'altra persona, cioè che la persona metta in atto volontariamente questo comportamento.
Nel caso in cui un soggetto non rispetti i valori, può andare incontro al conflitto interiore e ai sensi di colpa; quando invece sono le norme sociali a non essere rispettate, l'individuo può incorrere in una sanzione mettere in atto un comportamento prosociale.
Le motivazioni che spingono un individuo a un comportamento prosociale sono:
- Aggressività
Teoria riguardante lo sviluppo di differenti stili aggressivi è stata elaborata da Bjorkqvist nel 1992. Secondo questa teoria, il comportamento aggressivo tende a manifestarsi in diverse tipologie:
- Aggressività difensiva o adattiva: è funzionale alla sopravvivenza, consente di difendersi da pericoli ed è motivata dalla paura. Può manifestarsi in modo fisico diretto (ad esempio, se il soggetto viene attaccato, la paura e l'istinto di sopravvivenza prevalgono e può avere una reazione aggressiva) o in modo verbale diretto.
- Aggressività offensiva: si tratta di un tipo di violenza fine a sé stessa, che si manifesta senza una motivazione difensiva. Questa forma di aggressività può essere diretta verso gli altri (eterodiretta) tramite attacchi fisici e verbali.
La teoria dimostra che non sempre l'aggressività è negativa. L'aggressività offensiva e proattiva sono delle forme di aggressività che possono essere direzionate verso obiettivi specifici.
aggressività eterodiretta. La forma manifesta sotto forma di attacco verso un'altra persona o animale (anche se non calci) può essere di tipo fisico (spinte, colpi) o di tipo verbale (minacce, insulti, prese in giro), mentre la forma indiretta (che non ha l'obiettivo di attaccare direttamente ma in maniera subdola) viene definita come una "manipolazione".
Aggressività predatoria = è funzionale alla sopravvivenza ed è presente soprattutto negli animali, perché attaccano e uccidono la preda al fine di nutrirsi.
Esiste poi un secondo tipo di classificazione dell'aggressività: l'aggressore può rimanere ignoto evitando quindi ritorsioni.
Come si sviluppa? I bambini piccoli, non avendo ancora sviluppato le capacità verbali, ricorreranno spesso all'aggressività fisica; successivamente svilupperanno le capacità verbali e quindi impareranno a utilizzare l'aggressività verbale; quando poi l'intelligenza sociale sarà sviluppata a sufficienza, saranno capaci di manifestare anche un'aggressività indiretta. L'aggressività proattiva può a sua volta essere suddivisa in: - Aggressività reattiva: consiste nella reazione a un attacco o a una provocazione da parte di un terzo; - Aggressività proattiva: azione che ha come intenzione nuocere a un'altra persona, volontariamente o tramite l'utilizzo di oggetti altrui. L'aggressività proattiva può manifestarsi anche in modo indiretto. L'aggressività reattiva e proattiva possono essere suddivise in: - Bullismo: azione intenzionale ripetuta nel tempo in cui il bullo è più forte fisicamente e svaluta l'altro; - Verso sé stessi (autodiretto): tramite svalutazione, l'individuo si aggredisce o si impossessa volontariamente di oggetti altrui.condotte in cui la vittima si infligge danni fisici o psicologici. Questa aggressività può manifestarsi in due diverse forme: 1. Aggressività strumentale: viene messa in atto con fini strumentali, ad esempio guidare senza cintura di sicurezza o in stato di ebbrezza, al fine di ottenere qualcosa dall'altro, come fumare, bere alcool o condurre uno stile di vita particolarmente stressante. 2. Aggressività verso se stessi: in questa forma, l'individuo si infligge danni diretti al proprio corpo, come body modification (piercing, tatuaggi estremi, ecc.). L'ipotalamo riveste un ruolo fondamentale nella regolazione della vita emotiva e l'area ventromediale dell'ipotalamo medio è la sede dei processi che attivano e regolano la condotta autolesiva.modalità aggressiva. L'aggressività è regolata anche di attacco al corpo intenzionali, in assenza da altre regioni encefaliche, come il lobo di intento suicidario o gravi patologie temporale, corteccia frontale orbitale, mentali. Queste condotte possono strutture del sistema limbico. Hess, durante manifestarsi con il tagliarsi con lamette, i suoi esperimenti, è riuscito a riprodurre la forbici, coltelli, con il bruciarsi, il graffiarsi. reazione "difesa-offesa" nell'animale, stimolando elettricamente specifiche aree ipotalamiche. CONDOTTE DEVIANTI E ANTISOCIALI I comportamenti aggressivi e antisociali sono influenzati anche da fattori genetici e ambientali. Probabilmente non esiste un stabilizzare e cronicizzare e se diventa una "marker genetico" per il comportamento struttura della personalità.diventerà aggressivo, in quanto il DNA non codifica sempre più grave. tali comportamenti ma proteine ed enzimiche formano ed influenzano i sistemi. È possibile fare una distinzione tra i neurobiologici che a loro volta influenzano i comportamenti: fenotipi comportamentali complessi. Il comportamento aggressivo è influenzato
- Devianti = quei comportamenti che si allontanano dalle norme, sono quindi trasgressivi, inusuali, e bizzarri
- Antisociali = condotte aggressive talvolta organizzate all'interno di un gruppo (baby gang) che provocano danni all'ambiente sociale. Sono comportamenti che il singolo non avrebbe mai effettuato da solo.
TEORIE SULL'AGGRESSIVITÀ
- TEORIA ETOLOGICA DELL'AGGRESSIVITÀ (DI LORENZ) = secondo l'etologia, l'aggressività è un istinto che esige una scarica periodica, che non può essere effettuata da solo.
soppresso e che h a la funzione dicomportamenti si dis tinguono in : garantire la sopravvivenza . Lorenz fa unaoccasionale (messo in atto limitamente distinzione tra :alla fase adolescenziale a causa di -situazioni come il cambiamento Aggressività intra-specifica = rivolta adormonale, cattive amicizie, separazione individui della stessa specie, messa indei genitori) e cronicizzato (messo in atto a tt o p e r l ’ a c c o p p i a m e n t o o p e rda bambini che, già da piccoli, erano accaparrarsi il territorio .iperattivi , diventando cronici fino ad Quest’aggressività favorisce la selezioneinserirsi nella personalità dell’individuo) . dei più forti-ORIGINI BIOLOGICHE Aggressività inter-specifica = rivolta adindividui di specie diversa, ad esempioGrazie ai recenti studi condotti attraverso verso la preda .l ’ u s o d e l l a P E T ( P o s i tr o n E m i s s i o nTomography) negli ultimi decenni ci sono • EIBESFELDT =
nel 1960 effettuò un studio sugli sviluppi riguardo la conoscenza sperimentale per cercare di distinguere le origini biologiche dell'aggressività, se essa è innata o appresa. L'esperimento consisteva nel far crescere dei topi in isolamento, privandoli del gruppo dei pari, ma anche dalla televisione e da altri mezzi di comunicazione di massa che mostrassero qualsiasi tipo di combattimento. Quando un nuovo topo veniva messo nella gabbia, veniva ugualmente attaccato dai topi cresciuti senza l'esperienza di osservazione del combattimento. Quindi secondo Eibesfeldt, l'aggressività non è appresa ma è innata.