MOVIMENTI ASSOCIATI
Nei compar7 che presentano più ar7colazioni si verifica che movimen7 di un’ar7colazione si correlano fisiologicamente a movimen7 associa7 ad un’altra
ar7colazione, anche su piani differen7. Come abbiamo visto l’ar7colazione 7bio-tarsica è collegata funzionalmente e morfologicamente all’ar7colazione
so=o-astragalica tramite un modello meccanico per cui:
- a flessione dorsale (7biotarsica) si accompagna pronazione (so=o-astragalica)
- a flessione plantare si accompagna supinazione
Data la morfologia fisiologica di queste due ar7colazioni, il grado massimo di plan7flessione sarà quindi raggiunto consentendo movimen7 in supinazione e
il grado massimo di dorsiflessione sarà possibile consentendo movimen7 di pronazione.
MUSCOLI
I muscoli della gamba che si inseriscono sul piede sono tan7, in spazi ristreE e su piani sovrappos7 (inoltre cambiano il loro piano durante il decorso). Una
cara=eris7ca funzionale del piede sono i RETINACOLI, ovvero fasci fibro-conneEvali dispos7 lungo il decorso dei tendini:
- reGnacolo dei flessori (mediale)
- reGnacolo degli estensori (anteriore)
- reGnacolo dei peronei (laterale)
Queste stru=ure sono necessarie nei pun7 in cui si ha un cambiamento del piano anatomico di lavoro e per quei muscoli che sviluppano momen7
importan7 in entrambi i piani. Inoltre, in queste zone di passaggio da un piano ad un altro, con numerose stru=ure sovrapposte che devono scorrere
indipendentemente dalle altre, abbiamo la presenza di guaine tendinee (borse) che avvolgono i tendini e fungono da binari.
I re7nacoli tengono adese le stru=ure tendinee a quelle ossee in modo che seguano un determinato percorso nel bypassare l’ar7colazione. Il re7nacolo dei
peronei, per esempio, man7ene i tendini perineali posteriori al malleolo laterale in modo che questo possa lavorare come una puleggia fissa. NB: in caso di
pulegge bisogna scomporre la linea di generazione della forza come due segmen7 dis7n7: uno da origine muscolare a puleggia, l’altro da puleggia a
inserzione. La linea di generazione della forza da considerare sarà quella che coinvolge il segmento osseo che s7amo muovendo (mentre l’altro fissa).
I processi infiammatori a carico di queste stru=ure possono creare delle aderenze tra i piani di scorrimento, per esempio a livello del ginocchio dove
abbiamo del conneEvo che lega la rotula al piano osseo perché la rotula scorre in flesso-estensione si può avere un’aderenza sovrapatellare che limita la
mobilità del ginocchio.
MUSCOLI NEUTRALIZZATORI
Il ruolo dei muscoli neutralizzatori è di essere co-agonisG del movimento focale considerato, ma allo stesso momento vicendevolmente neutralizzatori di
componenG del movimento indesiderato.
Esempio: flessione plantare (neutralizzatori CO-AGONISTI)
La maggior parte dei flessori plantari (tuE i profondi, in minima parte il gastrocnemio) ha una linea d’azione che passa medialmente all’asse di Henke per cui
produce un’azione di supinazione. Gli unici che non supinano sono i peronei, che hanno un importante braccio di leva in pronazione. Per eseguire un
movimento focale puro sarà quindi necessario neutralizzare i momen7 supinatori dei flessori profondi contraendo simultaneamente quei muscoli
antagonis7 al movimento accessorio indesiderato (peronei in supinazione). I peronei, che sono insignifican7 come flessori plantari ma oEmi per la loro
capacità di erogare momento in pronazione, rientrano nella flessione plantare come neutralizzatori nella componente supinatoria. Quindi una flessione
plantare pura risulta diminuita se inaEva7 i peronei, non per la loro componente di flessori plantari, che è insignificante, ma per la loro capacità di
neutralizzare la supinazione di altri flessori plantari che supinano. Nella realtà, i supinatori rispe=o ai pronatori sono generalmente più importan7 e quindi
se si vuole fare una flessione plantare pura bisogna risparmiare un po’ di aEvazione dei flessori plantari che supinano, a meno che i peronei non siano
ipertrofici.
Esempio: flessione dorsale (neutralizzatori ANTAGONISTI)
Anche i flessori dorsali complessivamente supinano in quanto 7biale anteriore ed estensore lungo dell’alluce supinano mentre solo l’estensore delle dita
prona. In questo caso l’azione di neutralizzazione dei peronei non è co-agonista del movimento principale, ma contrasta sia il movimento focale voluto che
quello accessorio indesiderato. Il SNC massimizzerà l’intervento dei peronei in modo da massimizzare la flessione dorsale pura e minimizzare la supinazione,
con una perdita certa di momento massimo erogabile in quanto i peronei lavorano in plan7-flessione (con un piccolo momento).
BIOMECCANICA DEL GINOCCHIO
Un aspe=o importante riguarda la conformazione delle superfici ar7colari: i condili femorali presentano
una superficie più ampia rispe=o ai piaE 7biali. Questa cara=eris7ca anatomica determina la necessità
che il movimento del ginocchio avvenga a=raverso un meccanismo combinato di rotazione e
scivolamento (roto-scivolamento). Tale modalità di movimento è essenziale per evitare che, a causa
delle differenze nelle superfici ar7colari, si generino forze disallineate che potrebbero predisporre il
ginocchio alla sublussazione. InfaE, durante l’inizio della flessione il movimento è prevalentemente
cara=erizzato dalla rotazione, mentre nelle fasi terminali della flessione prevale lo scivolamento
(principalmente dopo i 90°). La presenza e il coordinamento di queste due componen7 biomeccaniche
sono fondamentali, poiché la loro disfunzione può essere alla base di diverse patologie del ginocchio. In
par7colare, nei pazien7 che presentano una limitazione nella flessione, i primi gradi di movimento, che
coinvolgono principalmente il rotolamento, risultano i più difficili da recuperare, probabilmente per via
della maggiore tensione esercitata sulle stru=ure periar7colari in questa fase.
L’ampiezza della flessione del ginocchio può essere notevolmente influenzata dalla tensione dei muscoli che agiscono su due ar7colazioni
contemporaneamente, i cosiddeE muscoli biar7colari. Ad esempio, la posizione dell’anca incide sulla tensione del muscolo re=o femorale: quanto più l’anca
risulta estesa, tanto maggiore sarà la tensione su questo muscolo, con conseguente riduzione della capacità di fle=ere il ginocchio. Quando il ginocchio è
flesso si riscontra una certa possibilità di rotazione, cosa che non avviene quando il ginocchio è esteso, dove interviene una tensione legamentosa che limita
ulteriormente la mobilità rotazionale (legamen7 collaterali).
Il ginocchio un po’ flesso consente la massima capacità volumetrica ar7colare, in cui la tensione anteriore e posteriore della capsula fa si che ci possa entrare
più liquido.
L’arGcolazione del ginocchio è di Gpo mulGcentrico: durante il cammino, l’helical axis del ginocchio subisce uno spostamento, in par7colare nella gamba
non dominante. Tale spostamento evidenzia come la stabilizzazione del ginocchio non derivi unicamente dall’azione passiva dei tessu7 (come legamen7 e
capsule), ma dipenda anche, in misura rilevante, dall’aEvazione muscolare (minore nella gamba non dominante e quindi minore stabilità).
Tra i condili del femore e il pia=o 7biale intervengono i MENISCHI, stru=ure la cui funzione primaria è quella di
aumentare l’area di conta=o tra le superfici ar7colari. Ques7 “cuscineE” perme=ono una distribuzione più
uniforme delle pressioni esercitate durante il movimento. Se le superfici ar7colari dovessero scivolare senza che i
menischi seguano adeguatamente lo spostamento, ques7 ul7mi verrebbero compressi e strizza7, aumentando il
rischio di lesioni. È fondamentale, quindi, che il movimento dei menischi sia perfe=amente coordinato con il
meccanismo di roto-scivolamento del ginocchio, poiché una mancata coordinazione può portare a danni meniscali.
A questo proposito, il tendine rotuleo trasme=e delle digitazioni (applicata ai legamen:, indica la trasmissione di
micro-impulsi o piccole pressioni da parte dei tendini sulle struTure ar:colari. Ques: impulsi aiutano a coordinare il
movimento, distribuire in modo equilibrato le pressioni e proteggere i legamen: e i menischi durante la dinamica
ar:colare) anteriormente ai menischi, affiancato dagli effeE del bicipite femorale e del semitendinoso,
contribuendo ulteriormente alla dinamica ar7colare.
LEGAMENTI:
- COLLATERALI= sono legamen7 par7colarmente lunghi (i più lunghi del corpo) e in grado di allungarsi notevolmente. Sia il legamento collaterale
mediale che quello laterale tendono a me=ersi in tensione sopra=u=o durante l’estensione del ginocchio. Questa tensione è un elemento chiave,
poiché spiega perché, in posizione di estensione, il ginocchio non possiede la stessa capacità di rotazione che invece si osserva in fase di flessione.
- CROCIATI= anch’essi so=opos7 a tensione in fase di estensione, hanno un ruolo chiave nel guidare lo scivolamento dei menischi tra il condilo
femorale e il pia=o 7biale. In altre parole, durante il movimento del ginocchio, essi perme=ono ai menischi di ada=arsi corre=amente al conta=o
tra femore e 7bia, evitando sli=amen7 incontrolla7 che potrebbero comprome=ere la funzionalità ar7colare.
È possibile riconoscere una sorta di gerarchia funzionale tra i qua=ro legamen7 principali del ginocchio. Il crociato anteriore, ad esempio, ha il compito
primario di prevenire lo scivolamento della 7bia anteriormente rispe=o al femore, mentre il crociato posteriore agisce in senso opposto, impedendo
lo scivolamento della 7bia posteriormente rispe=o al femore. Allo stesso modo, i legamen7 collaterali assumono funzioni complementari: il collaterale
mediale contrasta lo spostamento laterale della 7bia, mentre il legamento collaterale laterale si oppone allo spostamento mediale. Oltre a ques7 ruoli
principali, ciascuno di essi contribuisce a limitare determina7 movimen7: il crociato anteriore ostacola anche la rotazione interna della 7bia sul femore,
mentre il crociato posteriore contrasta la rotazione esterna.
Durante il movimento di flessione ed estensione del ginocchio, la ROTULA non rimane fissa. Essa segue un percorso, comunemente definito "tracking
rotuleo", che comporta un leggero scorrimento rispe=o al piano osseo e spostamen7 sia medialmente che lateralmente (in fase di flessione la rotula tende
a spostarsi verso il lato laterale). È importante notare che questo movimento, sebbene estremamente piccolo, è fondamentale: se la rotula fosse
rigidamente ancorata, il ginocchio perderebbe una parte fondamentale della sua mobilità. Pertanto, l’ar7colazione femoro-rotulea deve perme=ere una
certa libertà di movimento per evitare restrizioni nel flesso-estensione, specialmente in presenza di eventuali aderenze nei recessi so=o i muscoli
quadricipitali.
Un altro aspe=o importante riguarda l’orientamento della linea d’azione
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