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GESTIONE INFERMIERISTICA DEL DRENAGGIO TORACICO
Nel cavo pleurico deve esserci una pressione negativa tra -25 e -54 cmH2O in inspirazione
e una tra -2 e +70 cmH2O in espirazione.
Quando incontriamo pazienti con drenaggio oltre a preoccuparci della rilevazione dei
parametri e della somministrazione della terapia, dobbiamo fare attenzione alle condizioni
del drenaggio e gestire i sistemi di aspirazione mobili o a muro, garantendo la pressione
negativa prescritta. Dobbiamo controllare la medicazione della ferita chirurgica, la diuresi,
monitorare le perdite di liquido o aria nel tempo (in base alle perdite posso capire quando
può essere rimosso il drenaggio), e talvolta preparare il drenaggio prima che venga
posizionato. Importante è controllare la pervietà e se la fibrina crea delle ostruzioni possiamo
intervenire coi mungi tubi. La valvola di Heimlich viene posizionata solitamente su pazienti
giovani, permette all'aria di fuoriuscire dalla cavità toracica durante la fase espiratoria e le
impedisce di rientrarvi in fase inspiratoria, con questa si ci si può anche recare al domicilio
facendo controlli ambulatoriali.
Occorre ovviamente monitorare l’accidentale rimozione del drenaggio, la disconnessione dal
raccordo, le complicanze respiratorie, complicanze come aritmie cardiache, enfisema
sottocutaneo…
Il drenaggio toracico prevede una rimozione accurata poiché
può entrare aria all’interno del polmone, si esegue un’anestesia
locale, si clampa, si rimuovono i punti, si dice al paziente di fare
una profonda inspirazione e soffiare molto forte mentre si sfila il
drenaggio (per assicurarsi anche che non esca aria).
I TRAUMI DEL TORACE
Parliamo di un azione lesiva da energia meccanica concentrata nel tempo che determina
un’alterazione morfo-funzionale delle strutture parietali e/o viscerali del torace. Il trauma può
essere chiuso, cioè ben visibile ma senza tramite con l’esterno come contusioni, riguardare
compressione toracica, fratture, lussazioni, e aperto, con traumi da ferite penetranti e
trapassanti.
Le contusioni sono solitamente traumi con danni superficiali della parte molle, creano
un’ecchimosi o un ematoma, il dolore è localizzato e può influenzare la respirazione, può
esserci anche commozione toracica e coinvolgimento degli organi interni. La compressione
toracica riguarda traumi da schiacciamento, si nota una maschera ecchimotica
(tumefazione facciale della cute, palpebre, collo…), può dare anche fratture sternali con
sintomi frequenti forte dolore ed ematoma, le complicanze maggiori riguardano una frattura
scomposta che possa lesionare gli organi circostanti, oppure fratture costali singole, multiple
o infrazioni (riguardano una scheggiatura). La sede principale è tra la quinta e la nona, le
aree più critiche che possono essere colpite sono la zona anteriore toracica, quella
scapolare e la zona più bassa delle coste.
La clinica è basata sul dolore inspiratorio, si possono notare la deformazione della gabbia
toracica e il percepire lo scroscio alla palpazione/auscultazione. Le situazioni più gravi
possono associare alla frattura scomposta pneumotorace o emotorace, e quindi emorragia,
perforazione pleuro-polmonare, lacerazione di vasi o bronchi.
Una situazione traumatica che può creare numerose problematiche al paziente è la volet
costale, avviene quando c’è un colpo tale da staccare un lembo mobile di osso che rimane
completamente separato dal resto della gabbia toracica, questo non seguirà più il ritmo
respiratorio fisiologico ma potrà formare un respiro paradosso con un lembo che va al
contrario rispetto ai movimenti respiratori. Può provocare insufficienza respiratoria talvolta
tale da richiedere intubazione del paziente.
Non tutti i lembi vengono trattati chirurgicamente, ad esempio il lembo parietale mobile
posteriore di solito non viene trattato poiché non compromette la respirazione, anche se
provoca dolore. Il lembo laterale invece è più complicato ed è il più frequente, mentre la
situazione più pericolosa riguarda il lembo anteriore, che contiene sterno e cartilagini
costali, qui la prognosi è peggiore in quanto abbiamo il cuore e grossi vasi (scompenso
respiratorio ed emodinamico, occorre intervento chirurgico).
In generale a livello di terapia occorre garantire la ventilazione, la funzionalità e l’integrità
della parete toracica, ridurre o eliminare il dolore (influenza anche la respirazione e non ci
permette di capire la causa, può servire un’infiltrazione), trattare le complicanze effettuando
prima una diagnosi e prevenire quelle tardive. Se vengono lesionati organi può servire una
tracheostomia, una normale intubazione meccanica, ma se non si riesce a risolvere la
situazione e c’è ad esempio la volet costale, si utilizzano in anestesia generale mezzi di
osteosintesi (fili) raramente impiegati per unire i monconi ossei che non possono risolversi
da soli.
Tra le situazioni di emergenza con trauma aperto o chiuso può esserci emotorace, la cui
diagnosi viene effettuata con diagnostica non invasiva (radiografia e tac) verificando la
presenza e/o l’entità del versamento, dalla quale dipende anche la scelta della terapia, che
può prevedere l’utilizzo di drenaggi toracici (bisogna intervenire tempestivamente, se il
sangue coagula può essere trattato solo chirurgicamente). Importante è infondere liquidi per
evitare ipovolemia, arrestare l’emorragia, prevenire recidiva e complicanze, pulire il cavo
pleurico. Possono essere effettuate poi videotoracoscopia o toracotomia d’urgenza in sala
operatoria per risolvere la situazione con più rapidità.
Più frequenti nei giovani sono le lacerazioni del diaframma, che possono richiedere
suturazione.
VERSAMENTO PLEURICO
L’accumulo di liquido tra le due pleure, le quali presentano delle differenze, la pleura
parietale per es. è l’unica a presentare fibre nocicettive, le quali possono causare dolore con
i movimenti se si possiede un drenaggio. Il liquido pleurico origina dalla pleura parietale e
presenta proteine, componenti immunitarie come macrofogi, linfociti, neutrofili. In condizioni
fisiologiche la pressione negativa del torace è variabile a seconda della zona (dall’alto verso
il basso da -8 mmHg a -2 mmHg), ed è regolata da pressione idrostatica e oncotica.
A livello patologico può esserci un aumento della produzione di liquido e una diminuzione
dell’assorbimento, andando a causare uno schiacciamento del polmone in base alla quantità
di liquido, alcuni esempi di patologie sono per l’aumento della pressione idrostatica lo
scompenso cardiaco, la sindrome della vena cava superiore, per la diminuzione della
pressione oncotica l’edema polmonare, l’ipoalbuminemia, per l’aumento della permeabilità
dei capillari polmonite, ARDS ecc… Capire la natura del versamento può impiegare
numerose indagini, le maggiori cause sono l’edema polmonare, la polmonite, l’ARDS
(insufficienza respiratoria acuta), lo scompenso cardiaco, la sindrome della vena cava
superiore e l’atelettasia estesa del polmone.
In generale ci sono due tipi di versamenti pleurici, quelli essudatizi, i quali hanno maggior
contenuto proteico dato che derivano da processi solitamente infettivi, e quelli trasudatizi,
entrambi possono derivare da infarto polmonare e traumi come emotorace, chilotorace,
perforazioni esofagee. A livello dei sintomi la persona potrà essere asintomatica in base
all’età e alla gravità dell’evento, ci può essere difficoltà respiratoria sotto sforzo o a riposo,
dolore toracico per la pleura parietale, cianosi, tosse persistente, febbre, la manifestazione
dipende molto dalla riserva respiratoria di base.
A livello di esame obiettivo si rilevano i parametri
vitali e si effettuano le varie procedure standard,
in particolare la percussione.
In caso di polmonite un versamento
metapneumonico è dato dal peggioramento di
una precedente patologia polmonare che era già
in risoluzione, se invece non c’erano patologie in
precedenza parliamo di versamento
parapneumonico. Un versamento può essere
lieve con una quantità inferiore a 300 ml (liquido
solo alla base), moderato tra i 300 ai 1500 ml, e
massivo oltre i 1500 ml. In assenza di anamnesi particolari un paziente con versamento
moderato o massivo ha buona probabilità di avere causa neoplastica maligna.
La diagnosi non invasiva può essere effettuata con rx del torace, nel quale il punto più
interessante è l’angolo costo-frenico a ridosso del diaframma, che normalmente è sempre
acuto. In seguito in base all’entità del versamento
osserviamo maggiore opacità e può essere
richiesta un’indagine di secondo livello come la
tc, con la quale possiamo anche effettuare una
toracentesi (prelievo di liquido) osservando la
presenza di fibrina o meno, che ci indica la
possibilità o l'impossibilità di successo del
prelievo. La tc va a descriverci meglio quindi le
caratteristiche di questo liquido come densità,
saccature, lesioni parenchimali polmonari e
mediastiniche. Solitamente a seguito della rimozione del liquido si effettua un’altra tc, poiché
la presenza di liquido non mi permette spesso di vedere il polmone come si vorrebbe.
Nella diagnostica invasiva abbiamo così, oltre che la toracoscopia,
la toracentesi, la quale permette di estrarre liquido dal cavo pleurico
con un ago. Il paziente rivolge il dorso verso l’operatore mentre
abbraccia un cuscino per espandere il dorso maggiormente, si
effettua anestesia locale con lidocaina al 2%, si fora lontano dalla
colonna vertebrale per evitare grossi vasi come l’aorta e più a ridosso
del margine superiore della costa dato che sotto c’è il fascio
vascolo-nervoso. Si può anche fare ecoguidato e in generale drenare
fino a più di 1500 ml, ma occorre fare attenzione a non rimuovere il
liquido troppo rapidamente (in ogni caso con la toracentesi non si
riesce mai a rimuovere tutto il versamento). Il prelievo serve
ovviamente anche per l’analisi del liquido.
La terapia può essere medica con terapia antibiotica, corticosteroidi e ossigenoterapia di
supporto, o chirurgica con atti invasivi come toracentesi evacuativa, drenaggio toracico,
pleurodesi (talcaggio, si posiziona talco cercando di stimolare l’infiammazione e creando
aderenza tra i foglietti pleurici, può essere fatto anche dal drenaggio), e videotoracoscopia.
EMPIEMA PLEURICO
L’empiema pleurico è una raccolta di essudato purulento nel cavo pleurico ed ha un quadro
evolutivo, in orig