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-INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO
Rx torace che non sempre può dare esito certo di tumore
TAC torace – broncoscopia
TAC di stadiazione total body. Si indagano tutti i distretti corporei che possono dare esito di
metastasi
eventuale (?!) TAC-PET con FDG.
Prof. Bortolotti
SCREENING – IMPORTANTE PER INTERCETTARE TUMORE IN STATI NON AVANZATI
TAC – esame gold standard per tumore del polmone
Prof. Bortolotti
DIAGNOSI CITO-ISTOLOGICA (LEGGI)
Biopsie endoscopiche
Biopsia con visione broncoscopica diretta
Broncoaspirati
Biopsie transbronchiali (TBNA-TBLB)
Biopsie (trans)-esofagee
Biopsie transparietali
TAC guidate
ECO guidate
Biopsie chirurgiche
VATS, mediastinoscopia, toracotomia diagnostica
Biopsie delle metastasi
Quando vi sono indizi molto forti di tumore ma non si ha diagnosi certa, si è autorizzati a
portare il pz in sala operatoria dove viene effettuata una biopsia che viene inviata
all’anatomopatologo al fin e di studiare se il tessuto è tumorale o meno. La diagnosi
anatomopatologica del tumore rappresenta la PROVA, ma talvolta si opera il malato senza
questa: in tal caso si deve disporre di convergenti INDIZI per poterlo operare e in corso di
intervento si esegue una biopsia con esame istologico al congelatore.
Tumore affiorante in bronco segmentario: biopsia in videobroncoscopia ambulatoriale
TRATTAMENTO IMPORTANTE DISTINZIONE TRA NSCLC E SCLC
I tumori potenzialmente guaribili sono quelli resecabili NSCLC (Non Small Cell Lung Cancer,
non microcitoma): lo SCLC (Small Cell Lung Cancer, microcitoma) ha una biologia che ne
caratterizza un’alta aggressività con precoci metastasi; il trattamento chirurgico nel
microcitoma trova rare indicazioni. Anche se viene operato di questo tumore, il pz ha una
recidiva e muore nonostante l’operazione
Resecabilità vuol dire asportazione RADICALE del tessuto neoplastico senza creare
danni (altrimenti l’intervento oltre ad essere inutile è anche dannoso)
Operabilità vuol dire resecabilità in un paziente che può tollerare l’intervento (bassa
probabilità di complicanze) quando si ha la possibilità di resecare tutto il tumore e che ci
sia tollerabilità nel pz rispetto all’intervento
Operabilità = resecabilità + basso rischio di complicanze
Valutazione della riserva cardiorespiratoria e del rischio chirurgico in paziente resecabile
Comorbidità (soprattutto BPCO e cardiopatie)
Spirometria (valori previsti postoperatori) – misura resistenze nelle viee aere e capacità di
scambi gassosi
Prof. Bortolotti
Valutazione cardiologica (ECG ed eventuali indagini di approfondimento come ECO cardio,
test cardiopolmonare VO2max dove si calcola quanto O2 consuma il pz…)
Valutazione della collaborazione e motivazione del paziente
RESECABILITÀ
Possibilità di asportare radicalmente il tessuto neoplastico: quando è confinato all’interno del
polmone oppure quando infiltra strutture anatomiche contigue che possono essere interessate
dalla procedura resettiva garantendone l’integrità morfofunzionale.
Un tumore che infiltra l’esofago, ad esempio, non è operabile in quanto il pz andrebbe
incontro a molti più rischi che benefici
Infiltrazioni della parete
Infiltrazioni della carena tracheale
Infiltrazioni limitate dei grossi vasi mediastinici
Infiltrazioni limitate dei corpi vertebrali
Infiltrazioni limitate dell’atrio cardiaco
Generalmente l’infiltrazione dell’esofago e dell’aorta viene ritenuta non chirurgica anche se
teoricamente, talvolta, resecabile.
CONCETTO DI STADIAZIONE TNM
È un sistema universalmente accettato per categorizzare il «quel» tumore in base alla sua
prognosi e definirne il tipo di cura più idoneo
Fattore T: estensione e caratteristiche del tumore primitivo
Fattore N: diffusione metastatica, coinvolgimento linfonodale
Fattore M: metastasi a distanza (numero più alto più è distante dal tumore la metastasi)
T+N+M = stadio (I-II-III-IV): tumore relegato al torace, IV stadio: il più diffuso
La linea rossa codifica in quale stadio
il pz è ancora curabile (resecabile e
non si sa se operabile)
La nomenclatura dà la situazione del
tumore, ne condiziona la prognosi e il
tipo di trattamento
Metastasi cerebrali, osseo, surrenali sono
le principali per il tumore polmonare.
Prof. Bortolotti GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DEI TUMORI POLMONARI
È stato dimostrato che la collaborazione attiva nella gestione del malato oncologico tra
Oncologo, Pneumologo, Radioterapista, Chirurgo Toracico, Medico Nucleare e Radiologo
migliora i risultati terapeutici: necessità di un gruppo multidisciplinare (GIOT in Humanitas
Gavazzeni)
Il tumore del polmone operabile può beneficiare di trattamenti complementari con significato
neoadiuvante (somministrati prima dell’intervento) o adiuvante (dopo l’intervento)
Il trattamento del tumore del polmone non operabile negli ultimi anni si è molto evoluto: sul
piano oncologico con l’introduzione di nuovi chemioterapici, di terapie biologiche e
dell’immunoterapia; per quel che riguarda la radioterapia con l’introduzione della Radioterapia
Stereotassica (SBRT Stereotactic Body RadioTherapy), per tumori di dimensioni ridotte.
TIPI DI RESEZIONI POLMONARI
L’adozione di tecniche ricostruttive bronchiali (e/o
vascolari) può consentire di evitare l’asportazione
dell’intero polmone garantendo comunque la radicalità. La
lobectomia è l’intervento più adeguato
Resezione: resezione atipica limitata che
oncologicamente non è perfetta in quanto non
vengono rimosse tutte le vie linfatiche
resezione di un segmento: rimuove una larga
porzione di lobo
Lobectomia: resezione di alcune vie linfatiche. È
molto raccomandata
Pneumonectomia: rimozione del polmone colpito (dx
o sin)
L’intervento «standard» è la lobectomia, quando non necessaria la
pneumonectomia, anche nelle lesioni più piccole che potrebbero essere
resecate con procedure più limitate (segmentectomia, resezione atipica
o cuneiforme).
La lobectomia consente di ottenere una più sicura radicalità del T ma
soprattutto consente di asportare tutti i linfonodi N1 e le relative vie
linfatiche.
Consente di ottenere una migliore probabilità di guarigione. Eccezioni alla regola possono
essere rappresentate da pazienti con ridotta riserva cardiorespiratoria, dalla presenza di un
altro tumore primitivo sincrono e nell’asportazione di metastasi polmonari di altri tumori.
T1 N0 M0 (Stadio IA) – tumore che può essere asportato in sub lobare senza asportazione di
vie linfatiche perché bassissima probabilità di colonizzazione di vie linfatiche.
Prof. Bortolotti
-VIE D’ACCESSO
Toracotomia: via classica VATS: video toraco scopia
VATS lobectomy inferiore sx: isolamento del lobo, della vena, arteria e bronco lobare, loro
sezione, estrazione del lobo, linfadenectomia
Necessità di intubazione con tubo doppio lume, poiché necessario il collasso di un polmone
per garantire l’accesso del chirurgo, con ventilazione separata dei 2 plmoni.
POSTOPERATORIO
Le conseguenze dell’intervento si traducono in un danno funzionale sul sistema
cardiorespiratorio: meno parenchima polmonare è disponibile per trasferire ossigeno al
sangue e più il cuore “lavora” (minor superficie alveolo capillare, maggior resistenza)
Il malato operato deve essere in grado di reclutare delle “riserve cardiorespiratorie” per
far fronte alla nuova situazione per:
Superare il periodo postoperatorio
o Avere successivamente una buona qualità di vita
o
Il periodo critico è quello postoperatorio: la scarsa disponibilità di riserva
cardiorespiratoria espone al pericolo di complicanze
Il paziente va favorito nella veloce mobilizzazione con appropriata analgesia ed
autonomizzazione dell’alimentazione e della minzione
Di basilare importanza è l’adeguata ventilazione e l’espettorazione delle secrezioni
tracheobronchiali (incentivatore spirometrico, eventuali broncoaspirazioni).
Il contributo del fisioterapista è importantissimo per la riabilitazione
Il pz va in TIPO quando vi è sospetto di complicanze post-operatorie di risveglio. In questo
caso il pz resta in TIPO per una notte al fine di essere controllato.
Un pz in ottime condizioni generali il cui intervento dura 8 ore, va in TIPO per il monitoraggio
in quanto potrebbero esservi delle complicanze più o meno gravi che devono essere
monitorate. Nel 90% i pz operati al polmone non vanno in TIPO ma permangono 1 ora fuori
dalla S.O. dopodiché ritorna in reparto per 24 ore
Prof. Bortolotti IL MEDIASTINO
Formato da tessuto lasso, tessuto formato da grassi, che contiene diverse strutture anatomiche.
STRUTTURE COMPRESE NEI COMPARTIMENTI DI SUDDIVISIONE DEL MEDIASTINO
1. MEDIASTINO ANTERO-SUPERIORE: timo, linfonodi, tessuto connettivo di
sostegno,vasi mammari interni
2. MEDIASTINO MEDIO: pericardio, cuore e grossi vasi (v. cava, v. anonima, arco aortico
e suoi rami) n. frenico, n.vago, trachea, ili polmonari, linfonodi, connettivo di sostegno
3. MEDIASTINO POSTERIORE: esofago, dotto toracico, v. azygos ed emiazygos, aorta
discendente, catena simpatica, n. vago (porz. inf), linfonodi.
Nel mediastino si possono
riscontrare tutte le patologie proprie
degli organi e tessuti contenuti (es.
timoma, gozzi, linfomi, neurinomi,
tumori dell’esofago…)
La diagnosi si avvale in prima
battuta della Rx e della TAC; prelievi
cito-istologici possono essere
effettuati mediante le endoscopie
(broncoscopia, esofagocoscopia),
biopsie transparietali ECO o TAC
guidate, mediastinoscopia,
mediastinotomia anteriore, VATS.
La cura chirurgica, quando indicata,
prevede accessi cervicotomici,
sternotomici, toracotomici, VATS con
eventuale assistenza robotica.
INTERVENTI CHIRURGICI DIAGNOSTICI SUL MEDIASTINO (SEMPRE MENO ADOTTATI
IN FAVORE DELLE TECNICHE DI PRELIEVO MENO INVASIVE)
Mediastiniscopia cervicale: incisione al giugulo, introduzione di mediastinoscopia
lungo la parete anteriore della trachea, biopsie paratracheali e sottocarenali
Mediastinotomia anteriore: incisione parasternale in 2-3 spazio intercostale, biopsie
del mediastino anteriore Nella
patologia linfodomatosa l’oncologo e patologo, necessita di prelevare consistenze
importanti per la sua stadiazione e analisi. Andando ad utilizzare queste tecniche