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CAMPIONAMENTO DEL SUOLO
Il campionamento del suolo prevede innanzitutto di individuare aree di campionamento
omogenee, escludendo dal campionamento aree con caratteristiche diverse, che saranno
campionate a parte. Possono essere escluse se la loro estensione è molto ridotta e non
significativa sotto l’aspetto produttivo.
Si tenga presente che l’omogeneità delle aree da campionare fa riferimento al colore del suolo,
all’aspetto fisico, all’ordinamento colturale, alla fertilizzazione ricevuta, alla vegetazione
coltivata o spontanea e ad altre caratteristiche coerenti con le finalità dell’analisi (che siano
caratterizzazione del suolo, controllo, contaminazione o altro).
All’interno dell’area individuata verranno prelevati più sotto-campioni, evitando i bordi
dell’area stessa e tutte le zone o microzone con caratteristiche diverse da quelle medie
dell’area (zone di ristagno, affioramento del sottosuolo, zone di accumulo di fertilizzanti e/o
prodotti e/o sottoprodotti e scarti, zone a quota diversa da quella media e così via).
Si tenga presente che:
• Per analisi di caratterizzazione, i campioni prelevati devono essere miscelati in modo
da rendere il terreno omogeneo
• Per analisi di controllo, i campioni prelevati devono essere mantenuti e analizzati
separatamente
Il campione mediato finale viene posto in sacchetti di plastica chiusi ed etichettati.
Nell’etichetta devono essere riportate tutte le informazioni riguardanti il campione, quali la
data del prelievo, la profondità, i riferimenti geografici della zona campionata e così via.
Profondità del prelievo
La profondità del prelievo varia con la necessità di caratterizzare l’area, di individuare la
profondità dell’inquinamento, ove presente, e la variabilità orizzontale e verticale della
possibile contaminazione. Anche il tipo di contaminante che si vuole analizzare può
condizionare la profondità dei prelievi. Generalmente, è opportuno eliminare lo strato erboso
(se presente) ed i primi 2-4 centimetri di terreno e prelevare il terreno sottostante fino ad una
profondità di 30-40 cm.
La profondità del prelievo dipende dalle caratteristiche del terreno:
• Nei terreni arativi, è preferibile effettuare il prelievo alla massima profondità di
lavorazione del suolo
• Nei terreni a prato o a pascolo, il prelievo dev’essere effettuato alla profondità
interessata dalla maggior parte delle radici
Campioni del fondo naturale
I campioni prelevati da aree adiacenti al sito, nelle quali si abbia la certezza di assenza di
contaminazione derivante dal sito e da altre attività antropiche, sono definiti “campioni del
fondo naturale”. La profondità ed il tipo di terreno da campionare dovrebbero corrispondere
a quelli dei campioni raccolti nel sito. Il numero dei campioni varia in funzione delle
caratteristiche generali e idrogeologiche dell’area; in ogni caso, si consiglia un numero non
inferiore a 3 campioni prelevati nelle vicinanze del sito.
Per eseguire un’analisi di controllo è perciò indispensabile individuare la zona che si presume
abbia subito un’alterazione (chimica, fisica o biologica) e, se possibile, un’altra zona di
controllo con caratteristiche analoghe.
Controcampioni
Per il D.M. del 25 ottobre 1999 n.471, per ogni campione prelevato devono essere prelevati
anche due controcampioni ufficiali dal responsabile degli interventi di bonifica: un campione
per permettere all’autorità competente di approfondire le indagini o eseguire verifiche sui
valori di concentrazione risultanti dalle analisi; l’altro campione dovrà essere conservato,
conformemente ai criteri di qualità, per eventuali contestazioni e controanalisi. Deve essere
previsto anche un prelievo per campioni di bianco di riferimento.
Numero dei campioni
Affinché i dati di analisi abbiano valore, occorre che i pochi grammi di terreno che giungono in
laboratorio rappresentino, per quanto possibile, la massa di suolo presente nel campo
prescelto. La normativa italiana non fornisce indicazioni sulla quantità di campione da
prelevare. Essa fornisce, tuttavia, valori minimi o intervalli di valori in funzione dell’estensione
del sito: Estensione del sito Numero di campioni
< 10.000 m Almeno 5
2
10.000 – 50.000 m Da 5 a 15
2
50.000 – 250.000 m Da 15 a 60
2
250.000 – 500.000 m Da 60 a 120
2
> 500.000 m Almeno 2 ogni 10.000 m
2 2
Il primo criterio da seguire per la scelta della quantità di campione è che essa sia sufficiente
all’esecuzione (e all’eventuale ripetizione) delle analisi previste. Si tenga presente che le
normali analisi di laboratorio sono eseguite su 5-10 grammi di terreno, che vengono estratti dal
campione raccolto; è quindi fondamentale che nel terreno raccolto siano rappresentate tutte
le zone del campo.
Altri fattori da prendere in considerazione per la scelta del numero di campioni da prelevare
sono i seguenti:
• Estensione del sito e delimitazione dell’area contaminata (se l’estensione della
contaminazione non è ben nota, occorre prelevare un numero superiore di campioni)
• Equilibrio fra numero di campioni prelevati e risorse economiche disponibili
In generale, il numero di campioni da prelevare è inversamente proporzionale alla quantità di
informazioni conosciute, ed è proporzionale al grado di confidenza che si vuole ottenere nei
risultati. L’indagine preliminare fornisce un’indicazione sul numero di campioni necessari per
raggiungere l’obiettivo della campagna di prelievo. Anche un campionamento a più stadi è
spesso utile per ottimizzare il numero di campioni.
Posizioni di prelievo dei campioni
I terreni italiani raramente sono omogenei; in moltissimi casi, in uno stesso campo si ritrovano
due o più tipi di suoli con caratteristiche diverse. Occorrerà, allora, che il campione raccolto
sia composto da numerosi sottocampioni, in grado di descrivere la situazione media del
campo analizzato.
Attrezzatura per il prelievo dei campioni
Lo strumento più idoneo utilizzato per il prelievo del
terreno è la trivella a sonda o carotatrice, o
alternativamente una vanga; devono inoltre essere
utilizzati un secchio capiente per omogeneizzare il
campione, sacchetti di nylon per la raccolta dei
campioni, un telo di plastica e delle etichette.
Per ogni campione è necessario registrare le varie
informazioni, fra cui:
• Codice unico di identificazione del campione
• Localizzazione e profondità del prelievo (numero della stazione)
• Data e tempo di campionamento
• Iniziali della persona o delle persone che hanno contribuito al campionamento
• Metodo di conservazione e/o stoccaggio
• Analisi o test che devono essere eseguiti sul campione
• Note se necessario (es. pretrattamento, setacciatura)
Il campione viene dunque prelevato con la
tecnica del carotaggio: questa è un’operazione
di prelevamento di campioni (“carote”) dal
sottosuolo per mezzo di macchine perforatrici
(“carotieri”) munite di carotiera, una struttura
cilindrica che penetra nel suolo
perpendicolarmente. Ciò permette di ottenere
campioni in cui si vedono perfettamente i diversi
strati del sottosuolo. Si tenga conto che i carotatori automatici (che impiegano la corrente
elettrica) non sono compatibili con l’analisi dei composti organici, in quanto potrebbero dare
contaminazioni da paraffine.
Procedura di campionamento
Prima di procedere al campionamento, è necessario effettuare un’accurata pulizia degli
strumenti che verranno utilizzati. Al momento del prelievo del campione, è necessario seguire
i seguenti step:
• Eliminare dalla superficie uno strato di circa 5 cm di terreno
• Procedere con la trivella o la vanga, prelevando una porzione di terreno alla profondità
di 30-40 cm
• Mettere la zolla estratta in un recipiente o appoggiarla sopra un telo di plastica
• Prelevare dalla zolla campionata un sacchetto di terreno, inserirvi il cartellino
identificativo compilato, inserire il tutto in un altro sacchetto a protezione
A tal punto, il campione è pronto per essere portato in laboratorio per le analisi.
CAMPIONAMENTO DEI SEDIMENTI
Lo strumento per il prelievo di sedimento indisturbato all’interfaccia acqua-sedimento è la
benna (dredge); questa viene comunemente usata per prelevare campioni di sedimento in
laghi e fiumi, ed è utile soprattutto per campioni soft (fanghi o sporcizia) per setacciare
organismi. La benna, se opportunamente zavorrata, preleva sedimento fino a 600 metri di
profondità. La capacità di una benna baria da 0.5 a circa 60 L di sedimento, ma la sua capacità
di penetrazione è generalmente limitata, e difficilmente supera i 15-30 cm.
I tipi di benne più comunemente utilizzati sono i seguenti:
• Ekman
• Peterson
• Ponar
• Box corers
Alternativamente, per il prelievo del sedimento possono essere utilizzati opportuni carotieri.
I criteri e i requisiti nella scelta della strumentazione sono i seguenti:
• Limitazioni fisiche: esse sono determinate dalla profondità di campionamento, dalle
condizioni idrodinamiche dell’area (correnti e moto ondoso) e dalle caratteristiche
tessiturali del sedimento
• Capacità di campionamento: corrisponde alla capacità di recupero del campione, ed
è in genere espressa come percentuale (in genere, pari al 100%) e con unica operazione
di carotaggio. La capacità di campionamento è strettamente correlata alla tipologia del
sedimento (es. sedimento grossolano o presenza di fanerogame marine) e alla quantità
di campione necessaria per tutte le determinazioni analitiche previste dalle indagini
• Prelievo indisturbato di sedimento: si raccomanda il recupero di materiale il più
possibile indisturbato
• Uso di rivestimento interno: nel caso di un carotiere, si utilizza un liner interno in
polietilene inerte, polipropilene o policarbonato
• Quantitativo di campione necessario: dalla quantità di campione necessario per
eseguire tutte le determinazioni analitiche dipende la dimensione dello strumento per
campionare
Benna Ekman La benna Ekman è una piccola benna in acciaio (adeguata
all’analisi dei contaminanti organici) che viene azionata da un
messaggero. La benna Ekman è la migliore per prelevare fanghi e
limo; non è tuttavia adeguata al campionamento della sabbia.
Inoltre, se il sedimento è compattato o sono presenti rocce, è
preferibile utilizzare altri sistemi. Tale benna permette di