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Dante esce dalla selva che gli aveva colpito il cuore con tanta paura
e guardando in alto, si ritrova una collina. Alle spalle del colle tutto
era illuminato dal Sole, il pianeta che illumina la retta via per tutti. Di
conseguenza, se la selva rappresenta il peccato e l’oscurità, il Sole
rappresenta il simbolo di Dio ed il desiderio dell’animo di salire verso
proprio verso Dio; l’opposizione luce-tenebre caratterizzerà tutta la
Commedia.
A questo punto Dante si tranquillizza, scacciando via questa paura
che era rimasta nel “lago del cuore”, cioè all’interno del suo cuore.
Secondo le credenze medievali, il cuore è il luogo da cui parte il
sangue e in cui si concentrano tutte le emozioni, di conseguenza la
paura, forte emozione negativa, è conservata proprio lì. Dante ci dice
che ha trascorso tutta la notte nella selva e sostiene che l’immagine
di questa collina rappresenta la serenità ed è uno sprone a
migliorare andando verso la luce, verso cui tendono tutti.
1. E come quei che Poi ch'èi posato un poco il
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con lena affannata, corpo lasso ,
2. uscito fuor del pelago a la riva, 8. ripresi via per la piaggia diserta,
si volge a 9. sì che 'l piè fermo sempre era 'l
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l'acqua perigliosa e guata , più basso.
4. così l'animo mio, ch'ancor
fuggiva,
5. si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona
6. E come colui che con respiro affaticato,
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viva . uscito fuori dal mare e arrivato a riva, si
gira
verso l’acqua pericolosa e [lo] guarda; Dopo che ebbi fatto riposare per un po'
il corpo stanco,
Così la mia anima, che ancora stava
scappando, ripresi il cammino attraverso il pendio
solitario [del colle],
si girò indietro a contemplare il
tragitto (la selva), così che il piede stabile era sempre più
basso (in salita).
che non ha mai fatto sì che qualcuno ne
uscisse vivo.
Questa è la prima similitudine della Commedia, accompagnata dalla
metafora del naufragio come sensazione di smarrimento morale:
Dante è come colui che dopo essere scappato dal tremendo mare
che ha provocato il naufragio, si volta indietro per guardarlo
intensamente. E così, mentre la sua anima sta scappando, si volta ad
osservare la selva dalla quale nessuno ne è mai uscito vivo. Dopo
essersi riposato, inizia la salita verso la sommità del colle.
1. Ed ecco, quasi al cominciar Ed ecco, quasi all'inizio della
de l'erta, salita,
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una lonza leggera e
2. [arrivò] una lonza agile e molto
presta molto, veloce,
3. che di pel macolato era coverta; ricoperta di pelliccia maculata;
4. e non mi si partia dinanzi al che non si scansava da davanti a
volto, me,
5. anzi 'mpediva tanto il mio anzi, impediva così tanto il mio
cammino, cammino a tal punto
ch'i' fui per ritornar più volte che più volte mi voltai per
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vòlto . tornare indietro.
Questa è la prima delle tre fiere che incontra Dante, la lonza.
Secondo i medievali, quest’ultima era un incrocio fra un leopardo ed
una leonessa ed è l’allegoria della lussuria. Così come le altre due
fiere, impedirà il passaggio a Dante verso la luce, rappresentando i
peccati capitali dell’uomo.
1. Temp'era dal principio del 2. e 'l sol montava 'n sù con quelle
mattino, stelle
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ch'eran con lui quando l'amor e il sole sorgeva insieme in quella
3. divino [stessa] costellazione
4. mosse di prima quelle cose belle; che lo accompagnarono, quando
Dio
5. sì ch'a bene sperar m'era cagione fece muovere le cose belle (creò i
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di quella fiera a la gaetta pelle
6. corpi celesti, le stelle);
l'ora del tempo e la dolce
7. per cui mi dava ragione di non
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stagione ; temere
8. ma non sì che paura non mi desse quella belva dalla pelle maculata
la vista che m'apparve d'un
9. l'ora in cui [essa] comparve e la
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leone . bella stagione (la primavera);
ma non appunto che non mi
facesse paura
Era il principio del mattino, la presenza improvvisa di un
leone.
Dante inizia a ben sperare perché si trova nella situazione analoga di
quando Dio aveva creato le stelle e con il suo amore, le aveva fatte
muovere; questo è uno dei tantissimi riferimenti astronomici che
fanno parte della Commedia ed è uno di quei casi in cui c’è bisogno
di analizzare e commentare il passaggio. Stanno sorgendo le stesse
costellazioni che sorgono quando Dio crea le stelle, “le cose belle”.
Questo lo fa ben sperare ma non al punto di tranquillizzarsi quando
gli si presenta dinanzi a sé la figura del leone, la seconda fiera e
allegoria della superbia.
1. Questi parea che contra me 7. questa mi porse tanto di gravezza
venisse 8. con la paura ch'uscia di sua vista,
2. con la test'alta e con rabbiosa 9. ch'io perdei la speranza de
fame, l'altezza.
sì che parea che l'aere ne
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tremesse .
4. Ed una lupa 26, che di tutte brame Questo (il leone) sembrava procedere
5. sembiava carca ne la sua contro di me
magrezza, Con la testa alta (rappresenta la
6. e molte genti fé già viver grame, superbia) ed una fame rabbiosa,
al punto che sembrava far tremare l'aria. questa vista mi provocò così tanta
angoscia
Ed una lupa, che per la paura che mi diede la sua vista,
sembrava carica d’appetito pur essendo
magra, che persi la speranza di arrivare in cima
e già fece vivere molti popoli nella
soffereza,
La lupa rappresenta l’avarizia e la cupidigia che aveva già fatto
soffrire molti, e la sua magrezza sembra essere carica di tutti i
desideri: denaro, amori, beni terreni. La vista della lupa gli provoca
un senso di angoscia, rappresentando il peso dei peccati e questo gli
fa perdere la speranza di arrivare in cima, sa che non può
raggiungere così facilmente la retta via.
1. E qual è quei che E come [avviene a] colui che volentieri
volontieri acquista, accumula le ricchezza,
2. e giugne 'l tempo che perder lo arriva il momento che lo fa perdere,
face, al punto che nell'animo si rattrista e
3. che 'n tutti suoi pensier piange e piange;
s'attrista; così mi rese la belva che senza pace
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tal mi fece la bestia sanza pace , (irrequieta),
4.
5. che, venendomi 'ncontro, a poco a la quale, venedomi incontro, pian piano
poco mi respingeva nell'ombra (nella selva
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mi ripigneva là dove 'l sol tace . oscura).
6.
La bestia lo fa sentire come un uomo che si dispera per aver perso
tutto. “Sol tace” = opposizione luce-oscurità.
1. Mentre ch'i' rovinava in basso 6. "qual che tu sii, od ombra od
loco, omo certo!"
2. dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea Mentre precipitavo in basso,
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fioco . mi si parò dinanzi agli occhi qualcuno
4. Quando vidi costui nel gran che per essere stato a lungo in silenzio,
diserto, sembrava fioco.
5. "Miserere di me", gridai a lui,
Quando lo vidi nella grande “chiunque tu sia, uno spirito o
desolazione, uomo vero!”
“Abbi Pietà di me”, gli gridai,
“Chi per lungo silenzio parea fioco” potrebbe essere qualcuno che
non è più abituato a parlare oppure potrebbe essere Dante che non è
più, in quanto uomo vittima del peccato, abituato ad ascoltare.
Quando lo vede, gli chiede di avere pietà di lui (uno dei vari inserti in
latino che innalzano il canto. In questo caso lo stile viene alzato
perché Dante sta parlando di Virgilio, molto apprezzato da Dante).
Rispuosemi: "Non omo, omo già
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fui , Mi rispose: “Non sono un uomo, ma fui
2. e li parenti miei furon lombardi, un uomo,
3. mantoani per patrïa ambedui. e i miei genitori furono entrambi
lombardi,
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Nacqui sub Iulio , ancor che
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fosse tardi , entrambi di Mantova (di nascita).
5. e vissi a Roma sotto 'l buono Nacqui sotto Giulio Cesare, ma troppo
Augusto tardi,
nel tempo de li dèi falsi e e vissi a Roma durante il regno del
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bugiardi . valente Augusto,
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Poeta fui, e cantai di quel giusto nel tempo degli dei falsi e ingannatori.
7. 35
figliuol d'Anchise che venne di Fui un poeta, e cantai di quell'uomo
8. Troia, giusto
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poi che 'l superbo Ilïón fu figlio di Anchise che arrivò da Troia,
9. combusto. dopo che la superba Ilio (Troia) venne
10. Ma tu perché ritorni a bruciata.
tanta noia? Ma tu perché ritorni a quel luogo di
perché non sali il dilettoso tanta angoscia?
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monte Perché non sali il bel colle
ch'è principio e cagion di tutta
12. che è l’inizio e causa di tutte le gioie?”
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gioia ?"
Virgilio sta dicendo che ora non è più un uomo, ma che lo è stato
(lombardi = Italia settentrionale) e che non ha vissuto tutto il periodo
di Giulio Cesare, poiché nasce quasi alla fine, nel 70 a.C., e vive a
Roma sotto l’impero di Augusto. Gli dèi sono definiti “falsi e
ingannatori” perché Virgilio temporalmente è situato prima della
nascita di Cristo, e teniamo presente che il punto di vista di Dante è
quello medievale, secondo cui tutti coloro che non sono cristiani
seguono divinità considerate “false e ingannatrici”. Essendo nato
prima dell’arrivo di Cristo, è impossibile per Virgilio essere
battezzato; di conseguenza, nella geografia medievale dantesca, egli
può essere collocato solo nel Limbo, poiché non ha potuto conoscere
Cristo. Virgilio si presenta come poeta, il poeta che ha cantato di
l’Eneide
Enea: e la Bibbia sono i libri di principale ispirazione per la
Commedia. Alla fine della sua presentazione, Virgilio chiede a Dante
perché non sta seguendo la strada verso la luce.
1. "Or se' tu quel Virgilio e quella
fonte “Sei tu quel Virgilio e quella fonte
2. che spandi di parlar sì largo che diffonde un fiume così ampio di
fiume?", eloquenza?”
rispuos'io lui con vergognosa
3. Gli risposi con volto umile.
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fronte . “Oh, onore e luce per gli altri poeti,
4. "O de li altri poeti onore e lume, mi valga l'assiduo studio e il grande
5. vagliami 'l lungo studio e 'l amore
grande amore che mi hanno fatto cercare le tue opere
che m'ha