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Ma noi in parte, da qui andremo dagli assetati Africani o in Scizia, altri al vorticoso Onassi dicreta, e giungeremo [fino] ai Britanni divisi [totalmente] dal mondo.
Ecco! Dopo molto tempo maiammirerò i miei domini, che vedo [vedendo] da dietro alcune spighe/messi, i territori della patria eil tetto del povero tugurio coperto di terra? Uno scellerato soldato avrà questi campi a riposo, unbarbaro questi raccolti? Ecco cosa ha prodotto la discordia nei poveri cittadini e noi abbiamoseminato i campi per questo! Ora, o Melibeo, semina i peri, metti in ordine le viti. Andate caprettemie, gregge un tempo felice. D’ora in poi io da lontano vedrò voi, mentre sono disteso in una verdegrotta, che pende dalla rupe coperta di rovi, non canterò nessuna canzone, caprette che pascolatecon me[avendo me come pastore], non mangerete il fiorente citisio e gli amari salici.
At nos hinc alii sitientis ibimus Afros, pars Scythiam et rapidum Cretae veniemus Oaxen
etpenitus[totalmente] toto divisos orbe Britannos. En umquam patrios longo post tempore finispauperis et tuguri congestum caespite[caespes, -is] culmen, post aliquot, mea regna, videns miraboraristas? Impius haec tam culta novalia miles habebit, barbarus has segetes[seges, .is]. En quo9 10discordia civis produxit miseros: his nos consevimus agros! Insere nunc, Meliboee, piros, poneordine vitis. Ite meae, felix quondam pecus, ite capellae. Non ego vos posthac viridi proiectus inantro dumosa pendere procul de rupe videbo; carmina nulla canam; non me pascente, capellae.Florentem cytisum et salices[salix, -is] carpetis amaras.
T: Tuttavia potevi riposare qui con me questa notte, sopra le verdi fronde, abbiamo abbondanza didolci frutti, di tenere castagne e di formaggio [lett: di latte passato]. E già/ormai da lontano fumanogli alti tetti delle case e scendono più ampie, dagli alti monti, le ombre. [o: e scendevano dagli altimonti ombre più ampie]Hic tamen hanc mecum
poteras requiescere noctem fronde super viridi: sunt nobis mitia[mitis, -e]poma[pomum, -i], castaneae molles et pressi copia lactis, et iam summa procul villarum culminafumant maioresque cadunt altis de montibus umbrae.
9: “Produxit” perfetto sigmatico, tipico delle radici uscenti per consonante: gutturali (c,g) + s = x
10: “his” nesso relativo (dat/abl) è un dat di vantaggio (per questi, che corrisponde a quibus)
Ecloga IIVV 1-5: Il pastore Cordione ardeva per il bell’Alessio, gioia del padrone, né aveva di chesperare.
Veniva assiduamente soltanto fra i densi faggi e le ombrose cime. Qui, solitario, con inutilepassione pronunciava questi rozzi canti ai monti e alle selve.
Formosum pastor Corydon ardebat Alexin, delicias domini, nec quid speraret habebat,tantum(solamente) inter densas, umbrosa cacumina, fagos adsidue veniebat. Ibi haec incondita[carmina sottointeso] solus montibus et silvis studio iactabat inani[inanis, -e]:
VV 6-11: O insensibile Alexi,
Non ti curi delle mie poesie? Non hai nessuna compassione di noi? Eco infine conduci/induci me alla morte. Ora anche gli animali vanno in cerca dell'ombra e del fresco, ora anche i roveti nascondono i verdi ramarri, e Testili/e per i mietitori affaticati dall'impetuoso caldo pesta timo e agli erbe che profumano/profumate. O crudelis Alexi, nihil mea carmina curas? Nil nostri miserere? Mori me denique coges? Nunc etiam pecudes umbras et frigora captant, nunc viridis etiam occultant spineta lacertos, Thestylis et rapido(impetuoso) fessis messoribus aestu alia serpyllumque[serpyllum, -i] herbas contundit olentis.
VV 11-18: Ma insieme a me, mentre percorro/seguo le tue orme, sotto il sole ardente risuonano gli arbusti con le roche cicale. Non fu forse meglio sopportare i severi dispregi e le tristi ire di Amarilla? Non fu meglio Menalca, sebbene quello fosse nero e tu bianco? Oh bel ragazzo, non affidarti troppo ai colori: cadono i bianchi ligustri, sono raccolti [si colgono] i
neri mirtilliat mecum raucis[raucus, -a, -um], tua dum vestigia lustro, sole sub ardenti resonant arbusta cicadis.
Nonne fuit satius(meglio) tristis Amaryllidis iras atque superba pati fastidia? Nonne(si usa perdomande retoriche) Menalcan, quamvis ille niger, quamvis tu candidus esse?
O formose puer,nimium ne crede colori: alba ligustra cadunt, vaccinia nigra leguntur.
VV 19-24: O Alessi, sono da te disprezzato, né ti chiedi chi io sia, quanto sono ricco di greggi,quanto di abbondante latte bianco. Mille miei pecore vagano sui monti della Sicilia, non mi mancail latte fresco né d’estate né d’inverno. Canto [queste cose] come era solito [cantare], Anfione iltebano sull’ Arcinto in Attica, ogni qualvolta che chiamava il bestiame
Despectus tibi sum, nec qui sim quaeris, Alexi, quam dives pecoris, nivei quam lactis abundans.Mille meae Siculis errant in montibus agnae; lac mihi non aestate novum, non frigore defit. Cantoquae solitus, si quando(dopo si, nisi,
ne= ogni volta) armenta vocabat, Amphion Dicareus in ActeoAracyntho.VV 25-30: Non sono poi tanto brutto; mi vidi poco fa nell'acqua/nella riva, essendo il mare calmodai venti [poiché il mare era calmo] Io non temerei Dafni come giudice, ma te, se l'immagine noninganna/ingannasse. Oh, se soltanto ti piacesse abitare con me la sordida campagna, le umili case etrafiggere cervi e a spingere il gregge dei capretti verso il verde ibisco.Nec sum adeo informis: nuper me in litore vidi, cum placidum ventis staret mare. Non ego Daphniniudice te metuam, si numquam fallit imago. O tantum libeat mecum tibi sordida rura[rus, -is] atquehumilis habitare casas et figere cervos, haedorumque gregem viridi compellere hibisco!VV 31-39: Insieme nei boschi imiterai Pan nel cantare, (Pan che per primo ha stabilito dicongiungere più canne con la cera). Pan si prende cura delle pecore e dei pastori del gregge. Né tidispiaccia di aver sfregato la boccuccia sul flauto. Cosa nonfaceva Aminta, per conoscere queste stesse cose. Ho un flauto composto con sette canne diseguali che un giorno mi diede in dono Dameta e mentre moriva mi disse: "Ora tu sei il secondo ad averla, lo stolto Aminta ha provo invidia" disse Dameta. Mecum una in silvis imitabere Pana canendo (Pan primus calamos cera coniungere pluris instituit, Pan curat ovis oviumque magistros), nec te paeniteat calamo trivisse labellum: haec eadem ut sciret, quid non faciebat Amyntas? Est mihi disparibus septem compacta cicutis fistula, Damoetas dono mihi quam dedit olim, et dixit moriens: "te nunc habet ista secundum", dixit Damoetas, "invidit stultus Amyntas. VV 40-50: inoltre due caprioli che ho trovato in una valle selvaggia (non sicura) con i manti/pelliccia zziati di bianco, due volte al giorno succhiano le mammelle della pecora, questi li conservo per te. Già da molto.tempo Testile chiede di portarli via [di portare via quelli/questi] e lo farò, dalmomento che i nostri doni sono da te disprezzati. Vieni qui, o bel ragazzo, ecco le Ninfe che portano a te cesti pieni di gigli [a te, ecco, le Ninfe] a te la candida Naiade, mentre coglieva le pallide viole egli alti papaveri, unisce/congiunge opportunamente il narciso e l'aneto profumato e poi mentre intrecciava [intrecciava/intrecciando] con la cassia altre dolci erbe colora i molli mirtilli con la giallognola calendula. Praeterea (inoltre) duo nec tuta mihi valle [valles, -is] reperti capreoli, sparsis etiam nunc pellibus albo, bina [bini, -ae, -a] die siccant ovis ubera [uber, -is]; quos tibi. Iam pridem a me illos abducere 13Thestylis orat; et faciet, quoniam sordent tibi munera nostra. Huc ades, o formose puer: tibi lilia [lilium, -i] plenis ecce ferunt Nymphae calathis [calathus, -i]; tibi candida Nais, pallentis viola set summa papavera carpens, narcissum et florem iungint bene olentis anethi; tumcasia atque aliisintexens suavibus herbi mollia luteola pingit vaccinia caltaVV 51-62: Io stesso raccoglierò le mele dalla bianca e tenera lanugine e le castagne e le noci, che lamia Amarillide amava aggiungerò [anche] le ceree prugne (anche questo frutto avrà amore) e voi, olauri, raccoglierò, e te o mirto vicino; dal momento che così disposti mescolate dolci odori. Sei unosciocco Cordione, Alessi non si cura dei tuoi doni né se gareggi con i doni, Iolla cederebbe. Oh,cosa ho voluto, povero me! Ho sollevato l’Austro sui fiori e i cinghiali nelle limpide fonti. Chifuggi? O pazzo. Anche gli dei e Paride il troiano abitarono le selve. Abiti Pallade le rocche che leistessa ha costruito; a noi più di tutto piacciono le selve.Ipse ego cana legam tenera lanugine mala castaneasque nuces, mea quas Amaryllis amabat; addamcerea pruna (honos erit huic quoque pomo), et vos, o lauri, carpam et te, proxima myrte, sic positaequoniam suavis
miscetis odores. Rusticus es Corydon; nec munera curat Alexis, nec, si muneribus certes, concedat Iollas. Heu heu, quid volui misero mihi? Floribus Austrum perditus et liquidis immisi fontibus apros quem fugis, a! Demens? Habitarunt di quoque silvas Dardaniusque Paris. Pallas quas condidit arces ipsa colat ; nobis placeant ante omnia silvae.
11: Infitinitva posteriorità
12: Sub finale
13: quoniam: causale “dal mommento che” ; “poiché”
14: forma contratta di Habitaverunt ind perfetto III pers plur di [habito, -as, -avi, habitatum, -are] I coniug transitivo
15: congiuntivo esortativo
VV 63-73: La feroce leonessa da la caccia al lupo, così il lupo stesso alla pecora, la pecora spensierata da la caccia al citisio che fiorisce, [così] Cordione cerca te, o Alessi. Ognuno porta conse il suo desiderio. Guarda i giovenchi che sospesi al giogo ripotano gli aratri e il sole mentre tramonta. Raddoppia le ombre crescenti. Eppure l’amore mi brucia,
fatti il gregge è di Menalca. D: Ah, Menalca, il pastore più ricco di tutti! M: Sì, è vero, ho molti capi di bestiame e una grande mandria di pecore. D: E come fai a gestire tutto da solo? M: Ho l'aiuto di due giovani pastori, Dameta e Palermo. D: Ah, conosco Dameta, è un bravo ragazzo. Ma chi è Palermo? M: Palermo è un nuovo arrivato, è molto abile nel prendersi cura delle pecore. D: Mi piacerebbe conoscerlo. M: Lo vedrai presto, verrà con me alla prossima fiera del bestiame. D: Non vedo l'ora!verità di Egone, me l’ha affidato poco fa Egone.
Non, verum Aegonis; nuper mihi tradidit Aegon.M: