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IL TRENO HA FISCHIATO
dalle Novelle per un anno
È una novella tratta da Novelle per un anno, che contiene tutte le novelle di Pirandello, che si dividono in
novelle siciliane, borghesi o romane e surreali. Belluca, il protagonista, è un ragioniere che è “intrappolato”
dal suo lavoro di computista e dalla famiglia assurda che lo circonda; per questo motivo immagina la
presenza di un treno che fischia sul quale sale e che lo trasporta in Siberia, in Congo…
Gli altri lo immaginano impazzito, ma la sua immaginazione lo salva dalla trappola delle convenzioni sociali.
Belluca vive con 12 persone (tra la moglie, la suocera, le sorelle della suocera…) tutte ceche, vedove e tutte
con figli. In una situazione assurda dormono in tre letti e lui è costretto a dormire sul divano. La follia e
l’immaginazione per Pirandello sono modi per uscire dalla “trappola” dell’esistenza.
Il fu Mattia Pascal
Mattia Pascal, vive in un paese della Liguria, Miragno, ha ereditato dal padre una grossa fortuna, ma è
ridotto in miseria da un avido e disonesto amministratore. Mattia si vendica seducendo la nipote di
Malagna, Romilda, e mettendola incinta. Viene costretto a sposarla, ma il matrimonio per lui si rivela ben
presto un inferno, sia a causa della moglie sia a causa della suocera. Il piccolo borgese prigioniero di una
“trappola” sociale, costituita dalla famiglia oppressiva e da un lavoro frustante. Mattia cerca di rompere
con la fuga il meccanismo che lo imprigiona: lascia il paese di nascosto. Ma due fatti fortuiti intervengono a
modificare radicalmente la sua condizione: innanzitutto una clamorosa vincita alla roulette di Montecarlo,
che gli assicura un notevole patrimonio, poi la notizia della propria morte. Mattia si trova così di colpo,
libero dalla duplice “trappola” che lo imprigionava: la misera condizione sociale piccolo borghese e la
famiglia. Dinanzi a lui si presenta ora un campo aperto di infinite possibilità. Mattia comincia a mutare
radicalmente il suo aspetto fisico, si torva un nuovo nome, Adriano Meis, infine completa l’opera
immaginando tutto un contesto alla sua nuova personalità, una storia passata, una famiglia, una serie di
memorie. Adriano Meis, assaporando la sua nuova libertà, si dà a viaggiare per l’Italia e l’Europa, ma ben
presto prova un senso di vuoto e di solitudine penosa, di precarietà. Essere libero significa anche essere
completamente estraniato, “forestiere della vita”. Anche questo smarrimento conferma come il
protagonista non sia interiormente libero, resti troppo attaccato al comune concetto di identità, e persino a
quella “trappola” della famiglia e delle relazioni sociali.
Questo romanzo parte dalla fine e ripercorre le vicende a ritroso. Questo memoriale steso dal protagonista
al termine della sua vicenda costituisce appunto il romanzo.
LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA IDENTITA’ E LA SUA CRISI
da Il fu Mattia Pascal, cap. VIII e IX
Mattia cerca di trasformarsi fisicamente e poi si cambia il nome in Adriano Meis, ma si rende conto che
liberandosi dalla vecchia identità non ne ha più nessuna. Non può nemmeno più affittare una casa e questa
libertà che aveva acquistato gli provocava comunque molti ostacoli.
LO “STRAPPO NEL CIELO DI CARTA” E LA “LANTERNINOSOFIA”
da Il fu Mattia Pascal, cap. XII e XIII
1 parte:
La scena si svolge durante la permanenza di Mattia Pascal a Roma, nella pensione della famiglia Paleari. Un
giorno Anselmo Paleari, il capofamiglia, propone a Mattia di recarsi a vedere uno spettacolo di marionette:
vi si rappresenta la tragedia greca Elettra di Sofocle. Da qui, ragionando, espone l’ipotesi di un banale
imprevisto che, bloccando l’azione del personaggio interpretato dalla marionetta, metterebbe in crisi ogni
visione assoluta, ogni interpretazione coerente della realtà.
2 parte:
In questa occasione Anselmo Paleari carca di convincere il suo ospite che quel buio è tutt’altro che reale ma
pura immaginazione, e per fare ciò ricorre ad “…una sua concezione filosofica, speciosissima, che si
potrebbe forse chiamare lanterninosofia…”. Intanto, spiega il Paleari, a noi uomini è capitata la sorte di
sentire noi stessi vivere e il sentimento della vita è mutabile e vario.
Proprio questo sentimento della vita è per Paleari come un lanternino, che ciascuno di noi porta acceso in
sé, in grado di farci vedere sulla terra il bene e il male, la felicità e la tristezza. Al di là del cerchio di luce
proiettato dal lanternino vi è l’ombra paurosa della morte, ma l'ombra esiste proprio perché esiste anche
quel lanternino.
Dramma “borghese” e dramma pirandelliano a confronto
Temi la quotidianità della vita in genere è rappresentata la
borghese contemporanea, con i quotidianità della vita borghese,
suoi problemi economici e i suoi con i suoi ruoli stereotipati, ma i
conflitti interni casi della vita “normale” sono
forzati all’estremo e deformati
Costruzione degli intrecci verosimiglianza degli eventi gli eventi sono inverosimili,
rappresentati e logica assurdi e il meccanismo che li
conseguenza tra cause ed effetti regola sfugge alla logica
convenzione
Personaggi personalità “a tutto tondo”, personaggi scissi, sdoppiati,
unitarie e coerenti contraddittori, oppure
consapevoli dell’irrazionalità e
dell’insensatezza del reale
Tono serio “grottesco”: fusione di serio e
ridicolo, tragico e comico
Linguaggio realistico frasi interrotte, continue
interrogazioni ed esclamazioni,
sospensioni
Atteggiamento ideologico interpreta e diffonde i valori critica le convenzioni della vita
borghesi fondamentali: la borghese e le certezze
famiglia, la rispettabilità, il lavoro comunemente condivise
Enrico IV (il teatro nel teatro)
imperatore medievale germanico, del sacro romano impero tedesco (1 Raich), collegato all’episodio di
Canossa.
Il tema di fondo è la follia e il rapporto tra personaggio e uomo e finzione e verità
che secondo Pirandello si fondono
In una villa solitaria nella campagna umbra vive rinchiuso da vent’anni un uomo che, impazzito per una
caduta da cavallo durante una mascherata in costume, si è fissato nella parte che vi rappresentava, quella
dell’imperatore medievale Enrico IV (=personaggio). Era assecondato da tutti quelli che lo circondavano,
cioè i familiari. Nella villa si introduce la donna che un tempo egli amava, Matilde, con l’amante Tito
Belcredi e la figlia Frida. Mascherando la figlia come era un tempo la madre durante la cavalcata storica,
vuol provocare nel pazzo uno choc che lo riconduceva alla ragione. Ma “Enrico IV” rivela di essere rinsavito
da molti anni. Per 12 anni era matto sul serio, però per 8 anni continuava a recitare la parte.
Con Enrico IV ricompare la grande figura, cara a Pirandello, dell’eroe estraniato della vita, dotato di
superiore consapevolezza, che guarda dall’alto la miseria della commedia mondana. Anch’egli è doppio
scisso, non è un eroe disumano nella sua purezza intellettuale.
Il personaggio dell’estraniato e la mascherata
Il protagonista si offre come il tipico personaggio pirandelliano: il “diverso”, “l’estraniato”, che non si
integra nei meccanismi abituali della vita sociale ed è guardato con sospetto ed emarginato dalle persone
“normali”. Il folle è una figura particolarmente cara a Pirandello, perché “scrolla dalle fondamenta” tutto
quanto gli uomini savi costruiscono, distrugge la “logica” di tutte le loro costruzioni.
La pazzia rompe le certezze degli uomini e li costringe a recitare.
IL “FILOSOFO” MANCATO E LA TRAGEDIA IMPOSSIBILE
da Enrico IV
In questa scena finale si possono cogliere i soliti temi: il disprezzo per la vita sociale e la sua commedia; il
dramma di essere escluso dalla vita, mentre il suo posto era preso da altri nel cuore della sua donna amata;
la scelta di immergersi di nuovo nella follia; il disprezzo verso gli altri che vivono la loro pazzia senza
vederla, al contrario suo; il rancore profondo verso il rivale Belcredi; il gesto di gettarsi su Frida.
DIVINA COMMEDIA
XI canto
Le parole di San Tommaso non sono state comprese da Dante che resta dubbioso e incerto. San Tommaso,
che conosce il pensiero di Dante, per chiarire il primo dubbio, dopo aver accennato alla fondazione
dell'ordine domenicano e di quello francescano, che si erano posto come scopo fondamentale l'impegno di
sostenere la Chiesa, rispettivamente contro l'attacco delle eresie e contro il desiderio di ricchezza degli
ecclesiastici, presenta la vita e l'opera di San Francesco d'Assisi, del quale esalta il suo rifiuto dei beni
terreni e il suo amore per la povertà. Ottenuta, dopo che i seguaci crebbero, l'approvazione dell'ordine,
prima verbalmente da papa Innocenzo III e poi da papa Onorio III, San Francesco d'Assisi si reca in Egitto
per diffondervi il Cristianesimo, ma essendo fallito il suo tentativo, ritorna in Italia, dove muore sul monte
della Verna, dopo aver ricevuto le sacre stimmate.
Ultimata la celebrazione di San Francesco, San Tommaso si scaglia contro i domenicani degeneri che,
avendo dimenticato il voto di povertà e gli insegnamenti del loro fondatore, si dedicano alla ricerca dei beni
mondani, per desiderio dei quali ritornano privi di grazia al convento, dove molti meriti spirituali si
acquistano («ben s'impingua») se non si è così stolti da andare alla ricerca dei beni terreni («non si
vaneggia»). CARDUCCI
La vita
Giosuè Carducci nacque nel 1835 a Valdicastello, in Toscana. Trascorse l’infanzia in Maremma, tra Bolgheri
e Castagneto. Ebbe la cattedra di Letteratura italiana a Bologna, inoltre ottenne il premio Nobel per la
Letteratura nel 1906 e morì l’anno successivo (1907).
Era un ammiratore della Rivoluzione francese, cioè giacobino (estrema sinistra), quindi era anticlericale,
repubblicano, democratico; però gradualmente moderò le sue posizioni. Era antiromantico, positivista e
non scrisse mai romanzi (solo poesie).
Più avanti nelle sue poesie liriche è presente il ripiegamento intimo, l’analisi di momenti di sconforto, di
noia esistenziale, l’angoscia per l’incombere della morte, la memoria degli anni dell’infanzia e della
giovinezza.
Le Rime nuove (1861-1887)
Nel 1887 Carducci raccolse sotto questo titolo, un gruppo di poesie scritte dal 1861 (unità d’Italia) fino a
quella data. liriche, che trattano temi personali
Nascono da spunti intimi, privati. Perciò parla dei propri sentimenti, rievocando la giovinezza nella
maremma. Ques