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Questa soluzione è presente anche a Brauron, dove il grande portico che accoglie gli estiatoria prevede portali
asimmetrici e reca ancora le tracce dei piedini di bronzo dei letti tricliniari e dei tavolini.
L’ala sud L’ala sud si sviluppa
simmetricamente sul
prospetto come l’ala
nord, ma è meno
profonda. Il prospetto è
composto da: anta, tre
colonne e anta. Rigira con
un setto di muro e
un’altra anta, infine un
allineamento arretrato
con un pilastrino.
L’architrave corrente
verso l’interno viene
realizzato con un’unica
taenia e un’unica regulae
che presenta guttae per tutto il suo sviluppo. Si tratta di una soluzione che non presenta confronti, molto
singolare.
La sima non presenta protomi leonine come pluviali ma propone una decorazione ad ovuli e lancette dove
tra gli interstizi viene lasciata aperta per far defluire l’acqua in queste cavità.
L’accesso dei propilei non era stato pensato per dare una vista migliore del Partenone, infatti questo era
pensato per essere visto frontalmente e la sua visione privilegiata la si ha solo dopo aver attraversato l’ala
occidentale dei propilei.
Quello che colpiva era il terrazzamento del tempio di Athena Polias e l’enorme numero di donari che affollava
il prospetto antistante del terrazzamento. Sopra tutti dominava la statua bronzea dell’Athena Promachos
realizzata da Fidia all’indomani del 480 a.C. La statua superava gli 8 metri di altezza ed era posta su un
basamento parallelepipedo coronato da un khyma ionico.
Santuario di Athena Nike
La costruzione del tempio di Athena Nike viene tradizionalmente ricondotta a un decreto datato 499-498
nell’ambito del quale il popolo ateniese affidava a Callicrate l’incarico di realizzare un tempio e un altare in
pietra, un muro di peribolos con un portale di accesso sul bastione della Nike. Questo decreto ha indotto a
ritenere che il tempio di Athena Nike fosse opera dell’architetto Callicrate. Vi sono però degli elementi
contraddittori:
1. tra l’affissione del decreto e l’inizio della realizzazione del tempio, datato al 425 a.C., vi è un intervallo
di un quarto di secolo;
2. la descrizione del decreto era in contrasto con le strutture conservate: il tempio e l’altare sono infatti
in marmo e non di pietra e il temenos, privo di recinzione, non consente l’inserimento di porte.
È credibile che il decreto faccia riferimento a una risistemazione del bastione della Nike datata intorno alla
metà del IV secolo a.C. quando, dopo la distruzione persiana, la statua di culto della Nike viene riportata
indietro e realizzato un peribolo chiuso da porte all’interno del quale trovavano posto un naiskos e un altare
in pietra. Il decreto fa quindi riferimento ad un intervento intermedio, antecedente alla vera e propria
realizzazione del tempio di Athena Nike, collegando quindi a questo intervento di modesta portata Callicrate
alla costruzione del piccolo naiskos, mettendo conseguentemente in forse l’attribuzione allo stesso architetto
del tempio sull’Ilisso. L’intervento che si svolge
nell’ambito della prima fase della
guerra del Peloponneso prevede il
rivestimento del bastione miceneo
con un’opera isodomica realizzata
in calcaree del Pireo, un suo
rialzamento con un coronamento e
la realizzazione al di sopra del
nuovo bastione di un tempio in
marmo pentelico anfiprostilo
tetrastilo ionico. Il tempio è stato
inaugurato nel 425 a.C. e poi
completato negli anni successivi. Il tempio, di piccole dimensioni, assume i connotati di un edificio
celebrativo delle virtù militari ateniesi. Ha quindi una valenza politico propagandistica.
L’impianto architettonico è contratto poiché non vi è un pronao, ma una fronte e un retro prostila tetrastila
e una cella quadrata. Il tutto è rialzato su una crepidine di tre gradini spostata fino al limite estremo del
bastione. La scelta della tipologia anfiprostila era obbligata, perché proprio il retro del tempio, essendo
rivolto verso la rampa che dava accesso all’Acropoli, costituiva il prospetto privilegiato; ne conseguiva la
necessità di fondere pronao e cella in un unico ambiente, eliminando il muro di separazione tra i due vani,
sostituito da due pilastrini a sezione rettangolare posti tra le ante e da cancellate bronzee che ne chiudevano
i passaggi.
La crepidine presenta alla base dei gradini un intaglio. Al di sopra sorgono colonne ioniche relativamente
tozze che adottano una base attica composta da un toro inferiore piuttosto piccolo liscio, scozia e toro
superiore scanalato. Il tempio adotta per le basi delle colonne, per la modanatura del toichobate (spiccato
del muro della cella) e per le basi delle ante la stessa sequenza dei profili. Questo tratto è sconosciuto
all’architettura ionica sia asiatica che cicladica. Il fusto della colonna presenta 24 scanalature separate da
listelli. Il capitello adottato è del tipo classico, non dissimile da quello dei Propilei.
Al di sopra una trabeazione che adotta
un architrave a fasce di tradizione
asiatica combinata con modanature di
coronamento articolate di tradizione
attica formate da un cavetto
superiormente, un khyma ionico e un
astragalo. Le fasce non sono
progressivamente crescenti a partire
dal basso, ma hanno tutte la stessa
dimensione. Al di sopra un fregio
figurato che rappresenta scene di
battaglie, poi un gocciolatoio
semplice. A coronamento una sima di
tipo pericleo. Tutte le modanature,
salvo quella dell’echino, sono lisce
dipinte secondo un uso proprio del
mondo cicladico.
Il capitello d’anta si presenta caratterizzato da un abaco coronato da
un khyma ionico, da due khymata che costituiscono la modanatura
principale con alla base astragali e da un collarino decorato con un
listello. La combinazione dei khymata è caratteristica della tipologia
dei capitelli d’anta ionici ma in questo caso il fatto che i due khymata
risvoltano sui lati senza variare denuncia una derivazione da modelli
cicladici.
Il capitello a volute è del tipo classico con un impianto di tipo
quadrato, la distanza tra gli occhi delle volute uguale alla
profondità del balaustrino scanalato solo nel terzo medio,
forte inflessione del canale, elementi emisferici come occhio
della voluta. Nonostante l’edificio non presenta colonne sui
lati, adotta in corrispondenza dell’angolo un capitello
angolare con una disposizione a 45° della voluta angolare
determinando la presenza di due facce a volute contigue.
La decorazione scultorea molto ricca prevede una serie di fregi figurati
sui quattro lati, in particolare:
a oriente un’assemblea di divinità;
a nord una scena di battaglia tra greci;
a occidente una scena di battaglia tra greci:
a oriente la battaglia di Maratona.
Nei frontoni:
ad occidente un’Amazzonomachia;
ad oriente una Gigantomachia.
Acroteri prendevano posto agli apici del tetto probabilmente
Bellerofonte e la Chimera ad oriente e delle Nike alate in
corrispondenza degli angoli.
Sul finire del V secolo a.C. il bastione fu circondato lungo il suo perimetro da un parapetto decorato con scene
figurate. Il parapetto presenta uno sviluppo della scultura attica di V secolo che punta verso lo “stile ricco”
ovvero una particolare accentuazione nella lavorazione dei drappeggi che restituisce una sensazione di
grande ricchezza ornamentale della lavorazione scultorea degli elementi. Le particolarità del tempio di
Athena Nike lo hanno fatto
ritenere un caso isolato, il cui unico
parallelo sarebbe stato costituito
dal tempio sull’Ilisso. Il tempio
sull’Ilisso mostra, infatti, delle
similitudini con il tempio della
Nike. Anfiprostilo tetrastilo ionico
sollevato su una crepidine di tre
gradini, con una cella quadrata con
ante sia sul retro che sulla fronte,
pronao scandito da due pilastrini
rettangolari tra le ante. L’edificio è
più antico del tempio della Nike di
una ventina di anni come si evince
dalla presenza di un architrave
ancora di tradizione cicladico, un fregio figurato, un gocciolatoio simile a quello del tempio della Nike.
L’Eretteo
L’Eretteo è il corrispettivo architettonico dello “stile ricco” che contraddistingue la scultura attica tra la fine
del V secolo e i primi decenni del secolo successivo. Il tempio, dedicato al culto di Athena Polias, attestato
sull’acropoli sin dall’età geometrica, racchiude al suo interno molti luoghi sacri. Dell’antico tempio di Athena
Polias era ancora in piedi l’opistodomo con le due celle occidentali, il vestibolo antistante e la fronte prostila
tetrastila per questo non è stato possibile ricostruire il tempio di Athena Polias sullo stesso sito dove era
originariamente, ma traslato verso nord.
La costruzione dell’Eretteo, iniziata nel 421 a.C., durante la pace di Nicia, venne interrotta probabilmente
durante la disastrosa spedizione in Sicilia e ripresa nel 409, per essere definitamente completata nel 406 o
405 a.C. L’edificio è costituito da un corpo principale orientato Est-Ovest, suddiviso in due aree separate tra
loro e caratterizzate da una notevole differenza di quota tra i rispettivi piani di calpestio; il vano orientale è
più alto di 3.10 m e si raccorda al piano dell’Acropoli subito ad Est e a Sud del tempio, mentre i vani ad
occidente si aprono direttamente su di un ampio spazio a Nord e sull’area identificata come il Pandrosion ad
Ovest, giardino dedicato alla figlia di Cecrope.
L’accesso alla cella orientale avviene attraverso un ampio portale, fiancheggiato da finestre, che si apre su di
un portico prostilo esastilo ionico, mentre la soluzione adottata per la fronte occidentale è costituita da un
prospetto ionico, con quattro semicolonne addossate a pilastrini rettangolari e racchiuse tra due ante
sollevato su di un lato basamento; una balaustra univa tra loro le semicolonne e grate chiudevano la parte
alta dei primi quattro intercolumni da Nord, mentre quello più meridionale rimase sempre aperto. Il
basamento equilibra il dislivello tra la quota del Pandrosion e il piano dell’Acropoli ad Oriente e consente di
mantenere un’unica copertura a due falde sull’intero corpo centrale.
Una piccola porta nel basamento permette l’accesso ai vani occidentali, ma si tratta solo di un passaggio
secondario; l’entrata principale è a Nord, dove venne realizzato un ampio portico ionico prostilo tetrastilo,
che risvolta verso Sud per una profondità di due intercolumni e si raccorda al corpo principale con due ante.
Il portico settentrionale venne parzialmente sfalsato verso Ovest rispetto all’edificio principale e ciò consentì
di aprire nel