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HOPKINS FRAILTY SCORE
- Perdita muscolare
- Perdita di peso
- Maggiore senso di fatica
- Riduzione della capacità di cammino
- Facile affaticabilità.
Se la persona presenta almeno 3 di queste condizioni, è considerata FRAGILE secondo
il modello di fried.
Si lavora sulle risorse dell’assistito per capire quali lacune dobbiamo valutare. SELFY-
MPI è uno strumento di screening e valutazione che fornisco al paziente e in cui
lui può darsi dei punteggi in maniera autonoma per quanto riguarda la sua autonomia-
dipendenza. Attenzione, la persona magari segna che è autonoma nel raggiungere il
bagno ma magari ha difficoltà durante la mobilizzazione, questo perché la persona
utilizza tutte le sue risorse per poterlo fare in autonomia ed eseguire questa azione
tutti i giorni. Promuove quindi il programma di potenziamento attivo tramite un
programma europeo di cui anche noi facciamo parte.
L’obiettivo è quello di -> INVECCHIARE BENE E IN SALUTE -> obiettivo dell’OMS
garantendo all’anziano una vita dignitosa e l’accesso al servizio sanitario.
L’OMS prevede un’educazione sanitaria già dai giovani in vita della vecchiaia, per
arrivare a raggiungere gli obiettivi proposti precedentemente. Quindi questi
programmi prevedono educazione e test di screening già dall’età di due anni, con
educazione per esempio contro all’utilizzo prolungato di schemi, esecuzione di attività
fisica ecc. Lezione 2
ASSISTENZA DOMICILIARE
LEA: livelli assistenziali minimi. Di cui fa parte anche l’assistenza domiciliare.
5fu -> crema usata sui basaliomi (tumori maligni della cute), anche gestita al
domicilio.
L’ente/il medico di base attiva il servizio a domicilio.
L’assistenza è composta da medici, fisiatri, fisioterapisti, infermieri, ma anche altre
figure. L’assistenza copre qualsiasi individuo, non solo l’anziano, che però è il soggetto
che la sfrutta maggiormente.
Abbiamo quindi diversi professionisti che, con i loro strumenti, vanno a organizzare un
PIANO DI ASSISTENZA ALLA PERSONA ANZIANA.
Porta a:
- Assistenza personalizzata e interventi efficienti.
SCALE DI VALUTAZIONE:
1- ADL (activities of daily living) 0-6 (6 persona autonoma)
2- IADL (come ADL, ma valuta l’utilizzo di strumenti come telefono, fare acquisti,
autobus ecc)
3- AADL (gestisce anche il grado di autonomia nel gestire gli hobby)
4- CIRS (comorbidità) viene valutato un grado di gravità crescente in base alle
patologie concomitanti.
COMORBILITA’ : presenza concomitante di due o più patologie. È correlata ad una
mortalità molto elevata. (parliamo sia di patologie fisiche che psicologiche).
Tutte queste cose infatti vanno a influenzare le attività della vita quotidiana.
Patologie più ricorrenti nell’anziano:
- Infarto del miocardio
- Aterosclerosi
- Ictus
- BPCO, ipertensione polmonare e enfisema
- Demenza, Alzheimer, Parkinson
- Artriti, artrosi, artrite reumatoide
- Tumori (mammella, prostata, colon, polmone)
- Diabete tipo II, ipotiroidismo.
DOLORE E ANEMIA nell’anziano -> spesso non li prendiamo in considerazione.
Una persona anemica rischia problemi cardiaci e cerebrali in primis, ma anche ipossia
generale.
Spesso la terapia dell’anziano rimane la stessa per anni, senza essere revisionata. E la
situazione cambia soltanto nel momento in cui abbiamo un evento significativo
(svenimento, dolore…).
La POLIFARMACOTERAPIA indica una compliance del paziente elevata. Infatti
vediamo diverse interazioni farmaco-farmaco, rischio di tossicità aumentata, rischio di
errore da parte della persona…
DEPRESCRIBING: processo di identificazione dei farmaco con effetti negativi rispetto
agli effetti benefici (taglio i farmaci che non sono utili come pensiamo). L’assistito va
dal professionista dicendo che terapia assume al momento, e il medico deciderà cosa
è opportuno mantenere o meno. Questa cosa spesso viene fatta con il warfarin, che
necessita di controllo tramite prelievo ogni tot. Giorni, cosa poco comoda per ila
paziente.
Es. inibitore della pompa protonica: non si deve utilizzare tutta la vita, ma il suo
utilizzo viene limitato nel tempo. Attenzione, si utilizza solo in caso di patologie come
ulcera, Helicobacter…
ASSISTENZA ALLA PERSONA ANZIANA CON ALZHEIMER E DELIRIUM
Carenza di vitamina B12 prolungata può aumentare il rischio di deficit cognitivo con il
tempo.
Più le patologie di demenza arrivano precocemente, e più queste saranno aggressive e
veloci.
INDICATORI:
- Perdita di coscienza
- Difficoltà a completare un’azione nella vita quotidiana.
- Sbagliare il posto degli oggetti
- Non trovare più la propria strada
- …
FATTORI DI RISCHIO:
- Età
- Sesso maschile
- Anemia
- Depressione, solitudine, mancanza di rete sociale
- Ipotiroidismo
- Diabete
- Ipertensione (perché può causare ictus, ipertensione endocranica…)
- Ipercolesterolemia (placche aterosclerotiche)
- Carenza di B12.
Esistono delle cale di valutazioni che ci aiutano a distinguere la depressione dal deficit
cognitivo.
Non utilizziamo la scala di Glasgow poiché è una scala usata per trauma-urgenza.
MMSE (mini mental examination) -> pazienti over 65, valuta l’efficienza intellettiva
(orientamento tempo-spazio, parola, attenzione, calcolo, linguaggio…) 0-30, sopra a
26 non abbiamo compromissioni, da 18 a 23 abbiamo compromissioni lievi e -18 è
grave compromissione. Si somministra questa scala in una stanza con il minimo
disturbo possibile, presenza solo del pz e dell’infermiere.
Quando effettuiamo la scala riportiamo anche l’orario in cui la stiamo somministrando
poiché molte demenze arrivano soltanto in alcuni momenti della giornata (calare del
sole). DEMENZA
Disfunzione cronica, irreversibile e progressiva.
Perdita delle funzioni cerebrali che interferiscono con le ADL.
PRIMARIE O DEGENERATIVE: Alzheimer, Parkinson, frontotemporale, corpi di lewy
SECONDARIE: demenze vascolari, da sostanze tossiche, demenza alcolica da cirrosi
epatica, da carenze, da neoplasie cerebrali, da infezioni (HIV, morbo della “mucca
pazza”).
La prevenzione si basa sull’educazione del giovane ad una vita sana per evitare il più
possibile il sopraggiungere della demenza.
- Esordio con deficit di memoria banale, deficit della parola (non ricorda il nome
di un oggetto) spesso con momenti di agitazione, ansia, rabbia verso se stesso.
Alla fine il pz diventa dipendente in qualsiasi attività quotidiana, senza capacità
comunicative, motorie e maggiore rischio di complicanze (es. polmonite ab-
ingestis, malnutrizione). Spesso l’anziano necessita di PEG o sondino, ed è il
familiare che decide del posizionamento del presidio in caso di persona non
orientata.
- Nel momento in cui abbiamo un paziente parzialmente dipendente, avremo dei
momenti di lucidità in cui la persona si rende conto di avere una patologia che
la sta portando via. Possiamo avere anche dei deliri, wondering (la persona si
dimentica chi è e dov’è) e tutto questo comporta ansia, agitazione.
- Terapia: SOLO TERAPIA SINTOMATOLOGICA
Se l’assistito manifesta dei momenti di agitazione posso utilizzare una terapia
farmacologica per gestire questi momenti, quindi la terapia farmacologica non è
sconsigliata, ma va gestita correttamente. La persona non va sedata! Va solo
tranquillizzata. Attenzione al sovradosaggio, potremmo avere un effetto rebound, per
esempio con le benzodiazepine in pazienti anziani.
In prima linea si tende a fare un trattamento non farmacologico.
Una persona anziana cronica senza evento acuto, si valuta prima di tutto il BIOSGNO
DI EVITARE PERICOLI (rischio di caduta, rischio di infezione, rischio di lesione da
pressione, confusione mentale).
Ogni piccola autonomia/capacità residua che togliamo al paziente, avremo
un passo in più verso la progressione della malattia.
Atteggiamento dondolante (classico atteggiamento dell’autistico) possiamo ritrovarlo
anche nell’anziano con demenza, che cerca di tranquillizzarsi in questo modo.
Utilizziamo quindi un tono di voce molto calmo e pacato, ed evitiamo i movimenti
bruschi.
ALIMENTZIONE: Livelli di sodio sotto al valore di norma: confusione, disorientamento
-> attenzione al dosaggio degli elettroliti che sono molto importanti per queste
situazioni.
Eseguo anche test per la disfagia: sia con mezzo di contrasto, sia senza.
Controllo anche la temperatura degli alimenti per evitare lesioni.
Per la comunicazione con la persona con demenza:
- evitare stanze rumorose, spegnere la tv…
- valutare il verbale ma anche il non verbale, osservare il comportamento
- osservare il tono della voce e utilizzare un tono della voce pacato, sereno, per
trasmettere fiducia
- dare del tu al paziente e lasciare il tempo necessario al paziente di
comprendere e rispondere
- mania persecutoria: perdita di fiducia della persona nei confronti della gente, il
paziente sentirà che tu vuoi qualcosa da lui
l’unica terapia non farmacologica che l’infermiere può mettere in atto con persona con
demenza è la ROT, una terapia dell’orientamento.
90% dei pazienti con demenza hanno disturbi comportamentali. Es.
depressione, ansia, irritabilità, deliri, allucinazioni, sonno…
Delirium: fortemente presente nel paziente con demenza (dal 10 al 73% presenta un
episodio di delirio)
Caratteristiche necessarie:
- disturbo dell’attenzione
- non consapevolezza (confuso spazio-tempo-sé)
- il delirio ha un inizio e una fine (da minuti a ore) legato al ritmo circadiano,
soprattutto di notte, la persona non si oriente più senza la luce del giorno.
Delirium incidente: diagnosticato già dal domicilio
Delirium prevalente: compare durante la degenza, è il più pericoloso per la persona
e per il paziente, spesso legato ad episodi aggressivi.
1- Delirio iperattivo: paziente agitato, urla, vorrebbe scappare…
2- Delirio ipoattivo: paziente tranquillo, difficile da riconoscere, ha pensiero
confuso, spesso è sonnolente, letargica, ma ha un tasso di morte molto più alto
e ne soffrono il 70% dei pz dementi.
3- Delirio misto
Il tasso più elevato di delirio lo troviamo in pronto soccorso, poiché è un ambiente
sempre caotico, in cui il ritmo sonno-veglia è alterato. Anche in terapia intensiva
abbiamo un tasso elevatissimo di delirio, a causa della stessa problematica, ma anche
per la presenza di vari macchinari, rumori, cavi…
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