TRATTAMENTO DELLA FERITA CHIRURGICA
-categorie per classificare lo stato fisico e identificare i fattori di rischio:
1. classe I: paziente sano senza limitazioni funzionali
2. classe II: paziente con malattia sistemica lieve con attività limitata ma non inabile
3. classe III: paziente con grave malattia sistemica con attività limitata ma non inabile
4. classe IV: paziente con grave malattia sistemica che rappresenta una costante
minaccia per la vita
5. classe V: paziente moribondo che non dovrebbe sopravvivere senza l'operazione
-fattori di rischio:
1. malnutrizione: BMI sopra o sotto il livello raccomandato → +rischio
2. scarso controllo glicemico: paziente con diabete → doppio del rischio di infezioni
3. fumo
-scala di ASEPSIS: aiuta a superare il problema della valutazione soggettiva delle
complicanze secondarie
-prevenzione:
1. eliminare/ridurre fattori di rischio modificabili
2. per sostituire la medicazione spiegare ed istruire il paziente o il care giver ad
utilizzare della soluzione fisiologica dopo le prime 48 ore
3. non usare agenti antimicrobici topici
4. punti di sutura rimossi su decisione medica, solitamente dopo 7-10 giorni mentre le
Agraphes vengono rimosse dopo 5-7 giorni
Sofia Bertolini A.A. 2025/26
-drenaggi, sonde e cateteri
a. maggiori responsabili dell'immobilità post-operatoria
b. non producono alcun vantaggio nella prevenzione di complicanze postoperatorie
negli interventi maggiori di chirurgia viscerale
c. utilizzo di un'analgesia epidurale permette di evitare la cateterizzazione vescicale
d. la presenza del sondino naso gastrico: dolori e malessere, non produce alcun vantaggio
e. durata cateterizzazione vescicale: fattore di rischio per lo sviluppo di una batteriuria
associata alla cateterizzazione
f. la cateterizzazione vescicale postoperatoria maggiore di 2 giorni è associata ad un
incremento del rischio del 50% di infezione del tratto urinario
g. per ridurre la formazione di biofilm: diluire urine, aumentare concentrazione di citrati →
alcalinizzare urine, incremento del pH di nucleazione
I DRENAGGI
-sono strumenti fondamentali per rimuovere fluidi, sangue, o gas da una ferita o una cavità
corporea post-operatoria
-scopo: prevenire l'accumulo di fluidi che potrebbe causare infezioni, ematomi o altre
complicanze
-drenaggi a caduta:
→ utilizzano la forza di gravità
→ costituiti da un tubo posizionato nel sito chirurgico e collegato ad un sacchetto più basso
rispetto alla ferita
→ indicati in situazioni in cui è necessario un drenaggio passivo (es. ferite chirurgiche con
modesto rischio di accumulo di fluidi, procedure chirurgiche meno invasive, dove la
pressione interna non è elevata, drenaggio di fluidi sierosi o di piccole quantità di sangue)
→ vantaggi: semplicità e costo
→ svantaggi: efficienza limitata e rischio di occlusione
-drenaggi a aspirazione:
→ pressione negativa
→ manuale o collegato a dispositivi meccanici
→ indicati in situazioni che richiedono un drenaggio più aggressivo (es. ferite chirurgiche
profonde con un elevato rischio di accumulo di fluidi, procedure chirurgiche su pazienti con
coagulopatie o emorragie significative, drenaggio di pus, sangue o altri liquidi viscidi)
→ vantaggi: efficienza superiore e controllo
→ svantaggi: complessità e costo
-scelta del drenaggio è importante!!
-utilizzati per ottenere un'azione decompressiva, un'azione fognante (es. drenaggio gastrico)
o un'azione spia
-principali tipi di liquidi drenati:
1. siero: liquido giallastro simile al plasma; drenaggi a caduta o a aspirazione
2. sangue: forma pura (emorragia) o miscelato con altri fluidi; drenaggi a aspirazione
con monitoraggio costante
3. essudato: derivato dall'infiammazione e contiene elevata quantità di proteine;
drenaggi a aspirazione
4. pus: alta concentrazione di globuli bianchi, batteri morti e detriti cellualri; drenaggi a
aspirazione
5. liquido linfatico: fluido chiaro o leggermente opaco che drena dalle ferite in cui sono
coinvolti i vasi linfatici; drenaggi a caduta o ad aspirazione
6. liquido biliare: deriva dalla bile; drenaggi a aspirazione
7. liquido enterico: proviene dall'intestino; drenaggi a aspirazione
8. liquido sinoviale: si trova normalmente nelle articolazioni; drenaggi a caduta o a
Sofia Bertolini A.A. 2025/26
aspirazione
9. chilo drenato: fluido corporeo lattiginoso che si forma durante la digestione dei
grassi e viene trasportato dal sistema linfatico verso il sistema venoso, ricco di lipidi;
causato da: chirurgia toracica o addominale, traumi, neoplasie
-monitoraggio quantità drenata:
1. valutare la guarigione
2. prevenire complicanze
3. pianificare interventi
4. misurazione del volume (frequenza di misurazione, strumenti utilizzati,
registrazione)
5. valutazione della qualità del liquido drenato (colore, consistenza, odore)
6. valutazione dei trend (diminuzione progressiva o aumento improvviso, stasi del
drenaggio)
7. correlazione con segni clinici (segni vitali, condizioni del paziente)
8. linee guida per la gestione del drenaggio (sostituzione e manutenzione,
comunicazione, rimozione del drenaggio)
MOBILIZZAZIONE POST-OPERATORIA
-prevenire TVP attraverso la riduzione della stasi venosa, prevenire polmonite postoperatoria e
favorire espansione toracica riducendo il rischio di atelettasia e aumentando l'ossigenazione
tessituale
-istruire e incoraggiare il paziente ad una mobilizzazione progressiva
-insegnare a “comprimere” con mani pulite la sede della ferita
-alzare la testata del letto per facilitare il passaggio da una posizione supina a sdraiata
-predisporre presidi necessari-osservare colorito cutaneo e verificare la percezione di vertigine e
malessere
-sedare il dolore anche preventivamente
-gestione e controllo dispositivi invasivi
-insegnamento di esercizi attivi a letto
piano di dimissione:
-attività di vita quotidiana
-gestione del dolore
-gestione dei problemi
-educazione e autonomia
-gestione della ferita chirurgica
-gestione dell'igiene personale
DOMANDE POSSIBILI:
1. quali sono le fasi dell’assistenza perioperatoria?
Le fasi sono: preoperatoria (cure prestate prima), intraoperatoria (durante), postoperatoria
(decorso fino alla dimissione).
2. l’assistenza al paziente nel periodo postop mira a riconoscere e prevenire
l’insorgenza di complicanze. È importante che l’infermiere nella presa in carico della
persona assistita nell’immediato postop, dopo aver ricevuto le consegne scritte ed orali
dell’infermiere della sala risveglio, esegua un accertamento mirato e metta in atto i
primi interventi assistenziali. Li descriva e li motivi brevemente.
supporto relazionale: comunica alla persona assistita il luogo in cui si trova e se vuole
familiari accanto a se.
osservazione clinica: colorito del paziente, presenza di brivido o manifestazione di
freddo, stato di coscienza dell’orientamento e la capacità di muovere gli arti, segni vitali,
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dolore, entità presenza di macchie sulla medicazione ecc.
posizionamento della persona assistita: favorendo postura antalgica in genere assunta
spontaneamente dalla persona assistita, un posizionamento per favorire il drenaggio in
caso di vomito oppure un posizionamento con la gambe leggermente flesse se trattasi si
interventi in sede addominale. Altri tipi di posizionamento a seconda del tipo di
intervento chirurgico
aiutare la persona ad indossare le protesi dentarie, in caso di intervento non del cavo
orale e qualora la persona assistita si sia completamente ripresa dall’anestesia e compare
il riflesso della tosse per prevenire un’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo per la
protesi.
3. qual è lo scopo preoperatorio e come si compone?
Scopo preoperatorio è di preparazione del paziente all’intervento; si compone di
informazione /educazione preoperatoria, nessuna preparazione intestinale, no digiuno
preoperatorio, carico preop di fluidi e carboidrati per os, supporto nutrizionale.
4. Quali sono le tipologie di chirurgia?
COMPLESSITA’
Alta-altissima ch. Ricostruzione/alterazione Ch. Polmonare,
estesa cardiovascolare, mastectomia
Medio- alta ch. Ricostruzione/alterazione di Prostatectomia endoscopica
parti
Media ch. Ricostruzione/alterazioni Riparazione ernia, tonsille
minime
Piccola ch. Alterazioni minime Cataratta
TEMPI
Elezione Per scelta del paziente /sempre Ernia, mastectomia
programmati
Urgenza Necessari per la salute/possono Asportazione masse tumorali,
essere programmati impianto protesi articolari
Emergenza Per salvare la vita o la funzione Emorragia interna, riparazione
di un organo amputazione
SCOPO
Diagnostico Per confermare diagnosi Laparotomia esplorativa,
biopsia
Ablativo Escissioni o rimozioni di parti Amputazione, asportazione
con processo patologico appendice
Ricostruttivo Ripristino funzione o aspetto Fratture
anatomico
Palliativo Riducono i sintomi Tessuto necrotico sbrigliato
Acquisizione per trapianto Prelievo organi o tessuti da Reni, fegato, cuore
persona dichiarate
cerebralmente morta
Estetico Migliorare l’aspetto Rinoplastica, mastoplastica
5. quali sono i 3 obiettivi che un infermiere si pone nell’assistenza preoperatoria?
informare e educare il paziente
valutare il rischio operatorio e infettivo della persona
attuare la preparazione operatoria per ridurre le possibili complicanze
Sofia Bertolini A.A. 2025/26
6. quali sono le informazioni generali e principali da trasmettere al paziente prima di
un intervento?
Prima dell’intervento chirurgico è importante informare i pazienti sui rischi di
tromboembolismo e sull’efficacia della profilassi, utilizzando opuscoli informativi e
facendogli eseguire in presenza dell’infermiere le simulazioni preoperatorie.
7. come deve essere strutturato un consenso informato all’intervento chirurgico?
Il fine del consenso informato è di promuovere l’autonomia dell’individuo nell’ambito delle
decisioni mediche e infermieristiche. Il malato può decidere se vuole essere curato per una
malattia e ha il diritto/dovere di ottenere tutte le informazioni disponibili sulla propria salute,
chiedendo al medico ciò che non è chiaro. È un processo bidirezionale, e necessita di un
tempo dedicato e di capacità empatiche dell’operatore.
8. qual è lo scopo della valutazione clinica e strumentale preop della persona da
sottoporre ad intervento chirurgico?
Lo scopo è di evidenziare eventuali problemi di salute preesistenti e definire il grado di
rischio operatorio del paziente. Sulla base di questo r