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MECCANISMI DEI BATTERI PER CAUSARE MALATTIE (FATTORI DI PATOGENICITA’)
La possibilità di un batterio di causare malattia dipende da vari fattori:
La CAPACITA’ DI REALIZZARE L’INFEZIONE (colonizzazione stabile e invasione);
- la CAPACITA’ DI SOPRAVVIVERE ALLE DIFESE DELL’OSPITE
- la CAPACITA’ DI DANNEGGIARE I TESSUTI
-
I geni che codificano per questi fattori di patogenicità si trovano sulle Pathogenicity Islands, altri si
trovano sui plasmidi, altri ancora sul cromosoma.
Le Pathogenicity Islands sono aree che comprendono clusters di diversi geni per la patogenicità
presenti nella maggior parte dei cromosomi dei batteri patogeni.
Si tratta di sequenze di DNA tipiche delle varie specie batteriche, che sono state acquisite
“orizzontalmente” mediante gene transfer da specie diverse (es. per coniugazione o per
trasduzione). Sono blocchi interi di DNA (più di 10 kbp) che grazie ad un meccanismo evolutivo
sono stati trasferiti e che aumentando la patogenicità del microorganismo sopite sono rimasti.
Alcuni esempi sono: del
HPI (high pathogenicity island) = consente a Yersinia spp. l’uptake ferro
VPI (Vibrio pathoigenicity island) = consente a Vibrio cholerae la produzione di tossine
Queste sequenze sono caratterizzate da un rapporto particolare dei contenuti C+G/A+T (es. 40%
C+G rispetto al resto del cromosoma che ne ha il 50%. Una percentuale del 40% riflette ad
esempio il contenuto in G+C del microrganismo donatore) e da sequenze di origine fagica o
plasmidica, che le distinguono dal resto del genoma.
Sono infatti tipicamente fiancheggiate da geni con elevata omologia con geni fagici o plasmidici,
fatto che probabilmente riflette il vettore di trasferimento usato per muovere queste isole.
dall’essere spesso legate a geni per tRNA,
Le Pathogenicity island sono inoltre caratterizzate forse
perché la struttura secondaria dei geni per il tRNA costituisce un motif strutturale che facilita
l’integrazione da parte di un’integrasi oppure perché facilita il legame con un trasposone.
Spesso hanno sequenze ripetute alle loro estremità. La presenza di sequenze duplicate costituisce
il meccanismo più importante alla base della divergenza genetica in quanto aumentano la
possibilità di ricombinazione tra sequenze ripetute.
Oltre ai geni per la virulenza spesso portano anche geni di “mobilità” che codificano per trasposasi,
integrasi e altri enzimi associati con la ricombinazione.
I fattori di patogenicità possono essere divisi in 6 categorie: 30
Fattori di colonizzazione
Una volta raggiunto l’ospite grazie alla propria motilità oppure da sfruttando un vettore, il batterio si
fissa saldamente ai tessuti dell’ospite utilizzando specifiche strutture di superficie per l’adesione,
per cui
poi riesce a moltiplicarsi in situ nonostante i flussi di liquidi organici (apparato urinario), i movimenti
peristaltici (intestino) o l’azione delle ciglia vibratili e del muco (vie respiratorie), che normalmente
allontanano via i microrganismi.
l’ADESIVITA’ BATTERICA
Pertanto, può essere considerata il primo atto della PATOGENESI e
avviene attraverso le
→ nome generale che indica le molecole che i batteri presentano sulla loro
ADESINE superficie, in
grado di legarsi in modo stereo-specifico a molecole complementari sulla
superficie di cellule dell’ospite.
Adesine possono essere la CAPSULA oppure il GLICOCALICE oppure appendici filamentose
come FIMBRIE o PILI.
Queste strutture si legano a specifici RECETTORI delle cellule di Mammifero.
Le fimbrie sono di natura proteica e instaurano legami molto specifici con recettori presenti sulle
cellule dell’ospite.
Es. Escherichia coli:
Le proteine dei pili comuni (fimbrie) si legano alle catene glucosidiche dei glicosfingolipidi della
epiteliale dell’ospite che fungono da recettori.
membrana citoplasmatica della cellula
Anche i batteri della normale flora microbica intestinale si legano allo stesso modo, facendo azione
competitiva nei confronti dei patogeni.
Pili o fimbrie sono costituiti da una base cilindrica fatta di subunità proteiche (pilina) identiche tra
loro + una punta costituita da proteine diverse inclusa una porzione apicale che si lega ai recettori.
Numerose proteine collaborano ad assemblare questa struttura e i loro geni sono organizzati in
clusters sul cromosoma batterico, tipo un operone.
Si riconoscono 4 meccanismi:
tipo I = pili di adesione pielonefritici
tipo II = sistema secrezione di tipo due pilus-like
tipo III = sistema di secrezione di tipo tre pilus-like
tipo IV = pili di movimento (Gram -) 31
TIPO I Es. ceppi uropatogenici di E. coli, che hanno i pili di adesione
pielonefritici (Pap).
1. Le componenti proteiche vengono secrete nello spazio periplasmico
mediante proteine secretorie (SecA e SecB);
2. Nel periplasma interviene la chaperonina PapD che trasporta le
(impedendo che l’assemblaggio avvenga
subunità alla membrana esterna
dove una proteina “uscere” PapC forma
nello spazio periplasmico), dei canali,
larghi abbastanza da far passare le singole subunità della fimbria
individualmente dirigendole al “posto giusto”.
3. a livello di membrana esterna inizia a formarsi il pilus dalla punta con
la PapG;
4. dopo PapG vengono fate uscire PapF e PapE, che spingono avanti
PapG dalla superficie;
5. una serie di piline identiche (PapA) vengono unite insieme a formare
la base del pilus;
6. infine, PapH termina la base del pilus.
Con questi pili ceppi uropatogenici di E. coli riescono a rimanere adesi
all’uretra dell’urina.
nonostante la forza del flusso
TIPO IV
Si trovano in diversi batteri Gram-negativi,
es. Vibrio colerae, Pseudomonas aeruginosa, alcuni ceppi di E.coli, Neisseria meningitidis e
N. gonorreae.
In questo caso, le proteine non sono mai libere nel periplasma, ma una volta sintetizzate, vengono
trasportate dal citoplasma attraverso un canale direttamente sulla membrana esterna.
1) La PilinaA viene sintetizzata come preproteina (PrepilinaA) e inserita nella membrana
interna;
2) Poi una PilinaD rimuove una sequenza leader dalla PrepilinaA.
3) PilinaF e Pilina T che sono NTP-binding proteins forniscono energia per la retrazione e
l’assemblaggio.
4) Infine, la PilinaQ che è una secretina permette il passaggio della PilinaA matura attraverso
la membrana esterna.
Questi tipi di pili fanno muovere la cellula mentre si formano grazie al ripetersi di
allungamento e retrazione. 32
TIPO II – PILUS LIKE
Vibrio colerae, Pseudomonas aeruginosa. Le proteine prodotte nel citoplasma e foldate
passano nello spazio periplasmico, dove incontrano
un sistema di secrezione specifico. Le proteine C,
D, E, G, L, M e N contribuiscono tutte alla
secrezione; si forma come un “pistone” che conduce
le proteine ad una struttura a poro che fa
attraversare la membrana esterna. Si ripetono cicli
di assemblaggio e disassemblaggio di questo
“pistone” per cui si ha il ripetersi di estrusione e
retrazione del “pistone” attraverso il poro con
conseguente espulsione della proteina (tossina).
(sorta di scovolino) 33
–
TIPO III PILUS LIKE Es. Yersinia, Salmonella, Shigella.
La secrezione delle loro proteine patogene avviene
direttamente dal citoplasma batterico al citoplasma della
cellula eucariotica target.
Il meccanismo molecolare è tipo “piccole siringhe”
incastrate nella membrana, evolutivamente derivate dai
geni per i
flagelli.
Le proteine patogene del batterio, in questo modo,
sovvertono il normale pathway del segnale della
cellula
ospite causando un riarrangiamento della membrana
dell’ospite, che spesso si conclude con l’entrata
anche
del microrganismo.
Le modalità di adesione e colonizzazione possono dipendere però anche da altri fattori: normali
componenti della microflora orale, sono in grado di fissarsi allo smalto dei denti e di indurre la carie
attraverso una particolare utilizzazione del saccarosio (scisso in fruttosio e glucosio). I batteri della
placca dentaria producono con il metabolismo del fruttosio un’elevata quantità di acido lattico e altri
prodotti acidi, che rimangono concentrati nel punto di produzione demineralizzando lo smalto e
producendo la carie.
Fattori di diffusione
l’adesione devono penetrare e diffondersi nei tessuti dell’ospite
I batteri dopo pertanto producono
particolari enzimi:
→ enzimi che possono degradare componenti tissutali e quindi distruggere le barriere fisiche:
enzima che distrugge l’acido jaluronico, che tiene unite le
es. jaluronidasi, cellule nei tessuti
connettivi e facilita la diffusione di Streptococcus pyogenes e Staphylococcus aureus)
es. fibrolisina, enzima che dissolve i coaguli di fibrina, i quali isolerebbero il sito di infezione
impedendo la disseminazione del patogeno
es. collagenasi
→ in alcuni casi invece i batteri possono favorire il fenomeno della coagulazione con finalità di
cellule batteriche e proteggerle dai meccanismi difensivi dell’ospite, che hanno
tenere aggregate le
difficoltà a riconoscerle come estranee in quanto sono ricoperte di fibrina
es. enzima coagulasi prodotto da Staphylococcus
→ enzimi che possono aumentare la virulenza
che depolimerizza le membrane cellulari dell’ospite
es. lecitinasi 34
Infine, i batteri necessitano di ferro, che si trova in genere a bassa concentrazione e quindi per
sopravvivere nell’ospite producono e rilasciano delle molecole a basso peso molecolare, ad
elevatissima affinità per il ferro, dette siderofori, che chelano il ferro libero (non legato in
lattoferrina, ferritina e transferrina) e poi lo portano dentro al batterio.
→ producono enzimi tipo emolisine, che distruggono i globuli rossi, liberando ferro
L’emolisi (osservazione su agar sangue) può essere parziale o totale.
In entrambi i casi è un utile mezzo di identificazione dei batteri e indice di patogenicità del ceppo.
Fattori tossici
Alcuni batteri danneggiano l’ospite o ne riducono le difese attraverso la produzione TOSSINE =
sostanze tossiche ad attività patogena, che vengono raggruppate in 2 categorie:
-ESOTOSSINE e secrete all’esterno nei tessuti
Sono proteine solubili prodotte dai microrganismi (Gram + e -)
dell’ospite dove hanno effetti tossici.
Nell’animale infetto le esotossine possono essere trasportate dal torrente circolatorio in ogni parte
del corpo, con conseguenze letali.
Es. Clostridium tetani, entra attraverso una ferita ed è in grado di distruggere i tessuti, ma solo
localmente. Il problema principale è che produce una potentissima neurotossina che si diffonde in
tutto l’organismo causando contrazioni m