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Il cambiamento nel IV secolo
Nel IV secolo si perde lo spirito religioso verso le grandi divinità panelleniche a favore di quelle minori e locali, sentite più vicine, in particolare Asclepio, semidio della salute. In questo periodo, le metope perdono importanza a favore del timpano e degli acroteri, spesso costituiti da motivi floreali, ma che, in questo periodo, erano sostituite da figure e gruppi di persone. Nel tempio di Asclepio ad Epidauro troviamo acroteri di figure femminili che possiamo interpretare come aure: divinità della natura, personificazioni delle brezze e dei venti che allontanavano la nebbia e i miasmi che, secondo gli antichi, portavano malattie, e che venivano raffigurate come fanciulle a cavallo. Nei timpani del tempio, invece, era raffigurata da un lato una amazzonomachia, e dall'altro la vittoria su Troia.
Rispetto alle figure classiche, queste statue presentano un modulo minore, e si modifica anche il rapporto proporzionale: le spalle tendono ad essere meno ampie, dando un
aspetto più slanciato alla figura, mentre i fianchi sono più prosperosi e ampi. Il gruppo del frontone occidentale, appunto, rappresentava l'amazzonomachia con gruppi di lotta di due o tre persone si manifestano in questi corpi mossi dall'azione molto movimentati. La teatralità e il pathos che investono anche il volto, che non è più rappresentato in maniera impassibile, ma partecipe alla lotta.
Nel santuario fu istaurata anche questa costruzione definita tholos, uno dei primi edifici a pianta centrale e circolare, caratterizzato da una notevole monumentalità. L'edificio si caratterizzava per un ordine dorico esterno, su cui era collocato un architrave decorato con metope non scolpite a motivi floreali, il tutto coperto da un tetto di forma tronco conica.
L'interno dell'edificio, invece, era sostenuto da colonne di ordine corinzio, con un pavimento in marmo bianco e nero a rombi. In un primo momento lo si era considerato come
un thesauros, ovvero magazzino contenente le ingenti ricchezze donate al santuario, in quanto presentava, sotto la base, un insieme di corridoi stretti che poteva sembrare un nascondiglio; più recentemente, invece, lo si interpretò legato ai riti legati al culto di Asclepio.Ad Epidauro verrà costruito anche uno dei teatri più importanti, costruito da Policleto, ovviamente non lo scultore. Secondo Vitruvio, il teatro di Epidauro rappresentava la perfezione di un luogo scenico iscritto in un pentagono, con proporzioni che permettevano un'acustica perfetta. Il teatro greco sfrutta le pendici di una pendenza naturale per la costruzione dei gradini, i quali erano divisi in cuneo, spicchi, e i due livelli del teatro erano distinti da un diazoma. Il teatro greco nella fase più antica non aveva una scena vera e propria, utilizzando lo spazio circolare dell'orchestra per la rappresentazione.
Nel corso del IV secolo alcune delle aree della Grecia più
Le marginali vengono investite da una maggiore importanza anche nei confronti di quei regni dell'Asia minore che si erano formati come "regni satelliti" dell'impero persiano, che solo col tempo avevano ottenuto una propria indipendenza. Uno di questi regni era il regno di Caria, dove il suo sovrano, Mausolo, chiamerà l'architetto Piteos per ristrutturare ex novo la sua capitale. Mausolo deciderà di realizzare al centro di Alicarnasso la sua tomba, edificio monumentale, secondo un uso totalmente distante dalle tradizioni greche, edificio il quale, appunto, prenderà il suo nome: mausoleo. Per completarlo saranno chiamati i maggiori scultori della Grecia, tra cui Skopas, Timoteos e Briasside, il che ci fa capire perfettamente come per gli scultori ateniesi fosse normale accettare incarichi esterni. Il mausoleo oggi non è conservato in nessuna delle sue parti, in quanto fu smantellato per costruire il tempio di San Pietro situato lì accanto.
Per la ricostruzione del mausoleo, infatti, si sono proposte varie soluzioni, basandosi sui pochi resti e sulle fonti: su un immenso podio, non sepolto ma esposto e innalzato verso il cielo, come da tradizione orientale, sorgeva una struttura che assomigliava a un tempio greco in quanto ne utilizzava lo stile ionico intorno all'edificio. Il tetto, però, era per il colonnato che girava tutto simile a quello di una casa, elemento tipico dell'Asia minore. Inoltre, le sculture a tutto tondo e i fregi rappresentavano scene di amazzonomachia. Mausolo non vedrà concluso il suo edificio in quanto morirà prima; i lavori verranno continuati dalla moglie, Artemisia, che sarà confermata nel suo ruolo di sovrana di Alicarnasso da Alessandro Magno. Al di sopra del fregio che correva sul bordo del tetto vi erano dei leoni gradienti motivo tipico orientale e sulla sommità una quadriga con Mausolo e Artemisia. Molto probabilmente nelle figure a tuttotondo erano rappresentati moltiantenati di Mausolo, in quanto furono ritrovati molte figure umane non riconducibili ad altri. Le teste tendono a non essere più rappresentate di fronte ma di tre quarti, con un rapporto diverso con lo spettatore. Atene dopo la guerra del Peloponneso si vede spogliata del suo prestigio e della sua importanza, situazione che si riversa nella rappresentazione delle divinità: vi è un momento di interruzione della realizzazione di opere d'arte di carattere pubblico in quanto la città è impoverita, ma sappiamo di questa famiglia di scultori di cui Prassitele faceva parte. Cefisodoto fu il padre di Prassitele, uno degli scultori più amati nel mondo romano, in quanto sapeva esprimere in una diversa forma di sensibilità nei confronti degli dèi. Prassitele dovrebbe essere nato intorno al 400 ad Atene. Iniziò giovanissimo a lavorare, e la sua acme, ovvero il suo punto di massima fama, viene variamenteposta dalle fonti intorno al 360-340. Prassitele partirà dai moduli policletei trasformandoli radicalmente. I suoi soggetti, inoltre, sono differenti rispetto a quelli classici, in quanto si rivolgerà verso un pantheon minore, come Eros, i satiri, le menadi, oppure le divinità tradizionali ma colti in momenti umani che li avvicinano all'uomo. L'Eros che lui realizzerà era rappresentato stante, con queste immense ali che ne incorniciavano la figura, e questo gesto di tensione del braccio verso l'alto forse a tenere l'arco, incordando. Possiamo notare un ritmo molto più morbido con la figura ad esse. L'originale era in bronzo, e lo stesso schema lo che segue una linea immaginaria ritroviamo in un satiro versante, dove Prassitele sfrutta il principio della ponderazione di Policleto ma invertendo il chiasmo. La figura sembra avanzare, e Prassitele sostituisce un movimento interno della figura, che non ha più un ritmo chiuso ma aperto.
Dato dal volto che si volge alla gamba portante e dal braccio che incornicia il profilo del capo. Il modulo della figura anche viene modificato, con delle gambe più lunghe e una figura più snella.
Famosa di Prassitele è anche l'Apollo Sauroktonos, ovvero uccisore di lucertola, animale portatore di malaugurio. In questa immagine Apollo viene rappresentato come fanciullo che si appresta ad uccidere la lucertola con una piccola lancia. Dietro questo gesto quasi giocoso, si nasconde questo significato simbolico di Apollo che allontana il male.
La scultura è costruita secondo la presenza di quest'albero, parte integrante della scultura in quanto Apollo vi si in coincidenza con l'asse della figura, che, però, è appoggiata, con il baricentro collocato verso l'albero. I caratteri della resa della capigliatura sono completamente sbilanciati e sconvolti: i capelli si modellano in queste ciocche singole in cui la luce doveva giocare fortemente.
nella versione bronzea. La fronte ha una forma triangolare, con occhi infossati nelle orbite con un taglio allungato, più piccoli rispetto agli occhi delle statue classiche. Le palpebre sono leggermente abbassate, e le labbra sono piccole e carnose. Il collo presenta questi anelli che sono caratteristiche principalmente femminili, ovvero gli anelli di Venere, ma lo scultore integra queste caratteristiche nella figura di Apollo per farlo apparire fanciullo e nascondere la sua natura temibile. Nel gesto dell'allacciarsi la veste, richiama le fanciulle che andavano in spose o che partorivano donavano le loro vesti in onore ad Artemide. Lo sguardo è quasi trasognante, non si impone più sull'osservatore ma sembra passare oltre, caratteristica tipica di Prassitele. Le ciocche non sono più spartite al centro, ordinate e simmetriche, ma sono delle ciocche a fiamma che si dispongono a incorniciare il viso. L'Afrodite Cnidia
Vienedefinita il vero capolavoro di Prassitele, realizzata in marmo, che rappresenta la deacompletamente nuda, immagine insolita per la tradizione che vedeva le afroditi mostrare leproprie forme ma sempre sotto una veste. Quest’immagine così nuova può facilmente esserericondotta ai committenti dell’opera, ovvero gli Cnidi, che avevano già di loro un culto dellaAstarte, dea dell’amore ma anche della guerra. Afrodite ha posato ledea nuda soprattutto convesti su una idria e sta per scendere i gradini di una vasca per fare il bagno, ed è colta in unatteggiamento del tutto quotidiano. Completamente nuda fatta eccezione di un bracciale, chene sottolinea la femminilità, fissato sull’omero sinistro. Afrodite, essendo la dea che tutela ilmatrimonio, è colta in questo gesto di farsi il bagno forse per indicare il bagno nuziale dellae all’ampiezza delle spalle,sposa. La testa ha un modulo più piccolo in rapporto al
corpo accentuando l'altezza della figura. Nel viso possiamo ritrovare la tecnica dello sfumare i tratti del volto, e le ciocche dei capelli non hanno una definizione specifica. Il satiro anapauomenos, il satiro che si è fermato per una sosta di riposo, stanco della corsa che si appoggia a un tronco di un albero. Il volto è incorniciato dalla massa dei capelli che a malapena coprono le orecchie a punta, che tradiscono la natura animalesca della figura, che, altrimenti, sembrerebbe umana. Lo scultore crea un contrasto tra i volumi del corpo e la pelle felina; Prassitele dà una nuova umanità alla figura del satiro, trasformandole in figure pensose, ma anche nella costruzione della figura stessa, che vediamo non avere più il baricentro che coincide con l'asse, ma spostato all'esterno. Questa instabilità del satiro è resa anche dalle gambe incrociate, dando una sensazione di instabilità che può essere tradotta sul
piano storico dal momento di incertezza che Prassitele e i suoi contemporanei si trovano a vivere. L'umanizzare un dio rappresentando