Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 36
Appunti Teoria della letteratura Pag. 1 Appunti Teoria della letteratura Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Teoria della letteratura Pag. 36
1 su 36
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Su una prospettiva di più lungo periodo si può vedere come i paradigmi di

riferimento della scena non soltanto artistica, ma anche culturale, cambino

rapidamente e mentre alcune tendenze banalizzano o meglio emergono in quanto

già fortemente globalizzate, molte delle vetuste e antiche categorie culturali

eurocentriche invecchiano di colpo. Tra le molte trasformazioni in atto sono

sicuramente tre i temi fondamentali che bisogna affrontare avvicinandosi ad una

rilettura dell'arte del decennio trascorso. Innanzitutto la perdita da parte degli Stati

Uniti di quell'egemonia culturale che dal dopoguerra fino a tutti gli anni ’60 si era

consolidata, anche aiutata dalla particolare condizione dell'Europa. In seconda

battuta, una progressiva inarrestabile globalizzazione culturale che non solo mette

alla prova, ma ristruttura integralmente tutte le definizioni occidentali di arte. Infine la

revisione di ciò che è stato definito il canone di riferimento storico artistico attraverso

il recupero e l'inclusione di figure quasi sempre marginalizzate del passato come le

donne e le cosiddette minoranze. Le ricadute avutesi all'interno della sfera culturale

ma anche della società sono innumerevoli per ragioni di sintesi tutto può

comprimersi sotto il nome di arte relazionale anche se si potrebbe dividerla in una

serie di capitoli tematici utilizzando concetti di riferimento quali le definizioni di

nazione, cittadinanza, luogo, impatto tecnologico e performance, soprattutto nella

sua accezione economico finanziaria, “sportiva”, o connessa all’universo mediatica e

della telecomunicazione.

Ma soprattutto, il volere restare legati alla tradizione interpretativa della storia dell’arte

ha sempre meno senso, dal momento che l'arte contemporanea dimostra

continuamente di voler ridiscutere e spezzare parametri spazio temporali ereditati

dalla storia dell'arte, come l'azzeramento delle distinzioni fra cultura bassa e cultura

alta, la trasformazione dell'idea stessa di lavori in quanto operazioni materiale, idea

abbandonata dall'artista dopo la svolta concettuale. Il concetto stesso di arte

fondamentalmente basata sulla nozione di storia o modellata sulla pura percezione

estetica sull'opera, è anch’esso un punto drasticamente contestato e rivisto.

Gli anni ’90 si aprono con una serie di drammatiche situazioni concomitanti. Già dalla

seconda metà degli anni ’80 si ricomincia ad avere la percezione che il potere

effettivo dello Stato sovietico non corrispondesse più all'immagine che si era

occidente/oriente / NATO e

cristallizzata nella logica dei blocchi contrapposti

Patto di Varsavia. A seguito delle trasformazioni in atto dopo la caduta del muro di

Berlino e della crisi sovietica, un rapido processo di trasformazione vede, in forme e

tempi differenziati, gli stati, che si trovano sotto regimi totalitari, dirigersi verso nuove

Germania

forme di governo democraticamente eletto. Il caso della è comunque un

esempio prezioso. Forte di un indelebile storia, nonché di una certa energia

DAAD residenza per giovani stranieri o il

anticipatrice, iniziative come il

Buroberlin negli anni 80, esperienza autogestita dagli artisti, fa si che Berlino rafforzi

il suo ruolo nella più ampia mappa dei maggiori centri artistici internazionali.

Nel volgere di poco più di un decennio la sua economia, principalmente basata sul

settore dei servizi, ha gradualmente allargato la sfera di attività suscitando l'interesse

di svariate industrie creative e ricreative, già nota per le sue università, per numerosi

istituti di ricerca e il complesso dei musei, un rinnovato paesaggio urbano, la sua

architettura contemporanea, nonché l'insieme dei molti festival delle manifestazioni

artistiche d’avanguardia che l’hanno resa meta sempre più desiderata per i turisti di

un certo tipo ma anche per artisti e creativi in arrivo da tutto il mondo.

Il clima ereditato all'alba dei primi anni ’90 vedi ancora addensarsi all'orizzonte non

soltanto le faticose conseguenze sociali politiche nella trasformata carta geopolitica

europea, ma anche gli effetti dell'emergenza venutasi a creare all’AIDS, con le

relative risposte e le forme di mobilitazione non soltanto fra artisti, ma più in generale

nell'ambito della società civile. Le ricadute della crisi sono estese su tempi

decisamente più lunghi che superano l’ambito squisitamente privato con la perdita

intergenerazionale di amici, compagni di percorso e colleghi, come testimoniano i

Nan Goldin.

lavori soprattutto di

-Fotografa, che con toccanti fotografie di grande intensità registra la portata delle

strazianti conseguenze, causate in questi anni da eccessi di alcool, di droghe e del

funesto AIDS.

Alzando lo sguardo dalle congiunture storico economiche nel corso della decade, Si

avvertono quali e quanti siano stati i margini di incertezza. Temi dissonanti,

controcorrente, migrazioni, riti di passaggio, nuove storie, forza del cambiamento,

mutazioni, ferite: tra democrazia e redenzione dell'arte contemporanea, Queste sono

solo alcune delle definizione dei titoli che tornano alla mente quando ci si trova

pensare e ripensare alla stagione artistica impegnata del decennio appena passato.

Il corpo postumano

Il ritorno alle tematiche corporali così sentite negli anni ’70, durante il periodo della

contestazione, dal movimento di liberazione sessuale a quello femminista, riappare

negli anni ’90 e riattiva non solo per la donna, una nuova sensibilità. Questo

fenomeno prevede una sorta di ripensamento su ciò che costituisce la patologia del

quotidiano con la riscoperta di una nuova soggettività, la riconquista di nuove forme

identitarie, la consapevolezza di luoghi e zone d'ombra ancora da esplorare.

L'ossessione del corpo si era paventata all'inizio degli anni ’90 con una stressante

psicosi di morte: dalla scoperta del virus dell'AIDS a determinati ripensamenti e

riattraversamenti del pianeta corpo. Un corpo tumorale che negli Stati Uniti, più che

altrove, prende la via di una riflessione corporea putativa e lo spiazzamento d'identità

stabili cristallizzate. La grande paura gioca un ruolo fondamentale all'interno dei

meccanismi relazionali-sessuali esercitando un controllo/autocontrollo indotto dello

shock iniziale. Una attenzione abissale verso tutto ciò che collima col corpo

mantiene una sua centralità all'interno di un soggetto che si sta riversando

nell'ampio dispiegamento delle nuove tecnologie che offrono una nuova architettura

interno dello stesso. Non è solo il panico virale a sviluppare il cortocircuito corporeo

bensì un processo socio economico culturale che risucchia la soggettività e la

spinge a confrontarsi con una novità, un'idea anarchica del sè. Diventa quindi

necessario riattraversare il proprio corpo e riconquistarlo attraverso le nuove ipotesi

della biotecnologia avanzata, della nuova ossessione fisica del fitness, della psicosi

di pratica, del nomadismo sempre più condizionante del soggetto,

dell'incandescenza con cui la tecnocrazia multinazionale riformula consumismo e

cannibalismo, con la velocità con cui migliora, con la disequazione dei conflitti etnici,

con la incessante pressione che la seduzione per nuove forme di stato sociale

cattura strati sempre più disparati e potenziali acquirenti. Lo stupore della filosofia

post umana, come esperienza sensibile incorporata in un soggetto dominato dalle

nuove paure e dalle scoperte tecnologiche, si riflette nella mostra Post human ideata

da Roger Deitch e presentata nel 1993. Il decennio precedente che si era modellato

sull'etica yuppie si affacciava su di un edonismo plastificato almeno sotto Reagan

che aveva imposto una sensibilizzazione alla qualità della vita e a modelli di

comportamento ben descritti peraltro dal cult book American Psyco che rasentava la

schizofrenia. Da deliri di onnipotenza a down maniaco depressivi, lo yuppismo

scriveva un'epoca di vuoto assoluto, patologia fondamentalmente reazionaria. È

chiaro che, anche l'arte degli ’80 si è qualificata in questo vuoto. Perciò queste

domande piombarono come terremoto ricongiungendo il reale all'estetica

multidisciplinare. Il contatto tra esistenza creazione diventava centrale. E poi, come

un lampo a ciel sereno, gli anni ’90 ci sono crollati addosso con tutta la loro crudeltà

in una mattina dell'aprile del 1994 con i media che ci informano che il re del grunge

Kurt Cobain si era tolto la vita sparandosi con fucile alla gola. I media ci

informavano che aveva lasciato un biglietto "ho perso la ragione di vivere. Meglio

andarsene con una vampata che morire giorno dopo giorno". Il suo corpo angelico e

maledetto divenuto simbolo di quella generazione X imberbe e visceralmente

antagonista, si era arreso alla non pacificazione del proprio secolo con il mondo,

nonostante lui fosse leader incontrastato di una intera progenie X di lui incarnava

simboli e sogni, da Seattle alle più remote interzone del pianeta. Ma questo non ha

contato granché nel momento in cui il malinconico sapore dell'ennesima deriva lo ha

seppellito nell’abisso di una sentire infernale. Era diventato ciò che lui stesso odiava:

un tragico disadattato.

Sopravvivere al sistema, all'establishment e allo show business gli era diventato

insopportabile. La sua carica autodistruttiva non ha retto il moto di urto e ha preferito

morire, lasciando che il suo mito pendesse sul mondo in una perenne incombenza.

Nevermind: il suo corpo non si è dileguato invano visto che è rimasto, assieme ai

Nirvana, una sorta di profeta pellicolare e grunge. Cobain rimane sempre al limite

Douglas Gordon,

dell’ idolatria collettiva ed è proprio in una sua interpretazione

multipla, che non sceglie nulla di performativo ma piuttosto di adesione empatica, ha

ha rimarcato la mitologia rivivendolo sotto la bislacca parrucca bionda e sdentata di

self portrait as Kurt Kobain, as Andy Warhol, as Myra Hindley, as Marilyn

Monroe (1996). Questo sentire schizoide così diffuso è riapparso incollato alla pelle

di Gustav Franz sovversivo regista, del depresso Midwest americano che attraverso

le sue erranze finì per sprofondare in quegli inferi, in cui sono cadute alcune dark

Gus Van

star, stritolato dal fascino decadente del mito americano. Le immagini di

Sant quasi percorrono la fenomenologia post umana e divengono dei paradigmi

dolenti di un'overdose di segni e debolezza del quotidiano. Gus Van Sant non fa che

calarsi nella caldaia bollente di un magma umano che vive una dimensione psicotica.

Così i suoi personaggi disordinati non possono essere Junkies incalliti - Drugstore

<
Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
36 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher m.sciume di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria della letteratura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Marchetti Marilia.