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RACCONTI DI CINEMA

1. Quando il cinema appare. Con il cinema, la letteratura non è stata più la stessa; ma allo stesso tempo è ovvio che il cinema abbia adattato ed ereditato le forme della narrativa. Tuttavia, quando appare, il cinema non si pone solo come un modo di raccontare storie; esso diventa un luogo dove il fantastico si fa verosimile. Il cinema è stato il Novecento, una delle forme più lampanti di modernità e per questo gli scrittori non potevano ignorarlo, mutando esso la nostra percezione della realtà e di noi stessi.

2. Nuovi ritmi, nuovi mondi. Il cinema ha dato alla letteratura su diversi piani. Con una nuova forza dell'oggettività, che sembra polverizzare secoli di minuziosa mimesi della realtà; con i nuovi ritmi del montaggio, simbolo di un mondo veloce. Gli scrittori, raccogliendo la sfida, hanno cercato di fare cinema con le parole. In molti hanno raccontato quello che sta dietro alle

Storie che scorrono sullo schermo. Perché dietro al sogno c'è una fabbrica che costruisce mondi in serie, che creando tuttavia distrugge, persone e vite. E gli scrittori sembrano essersi fatti carico di togliere il velo al sogno che tutti hanno sognato, persino loro stessi. Gli scrittori hanno subito visto nella nuova invenzione qualcosa con cui confrontarsi, attratti dagli spazi, dalle figure e dalle metafore.

Nei testi che seguiranno vi saranno alcuni personaggi ricorrenti; il divo, intanto. Certo, attori o cantanti celebri vi erano anche prima del cinema, ma la loro popolarità non è paragonabile alla fama che lo schermo crea. E gli scrittori hanno abbracciato le immagini delle star, riuscendo a alimentarne il mito attraverso un procedimento di smascheramento. Insinuando lo sguardo tra finzione e realtà, tra immagine pubblica e privata, gli scrittori si sono addentrati nelle esistenze delle donne e degli uomini dietro i personaggi.

fi fi fi fi fi fi fi fi

fi fi fi fi fi fi fi fi fi

Vedremo poi chi il cinema lo fa; i registi, le maestranze, le comparse (i generici, li si chiamava aCinecittà), ma soprattutto gli sceneggiatori. Il cinema appare sulla pagina mentre invade le strade,ma più spesso è rinchiuso nel proprio mondo separato, quello degli studios.

La terza grande gura è quella dello spettatore; non a caso, il grande luogo che il cinema offre allasensibilità degli scrittori è la sala.

E vedremo poi come tutti questi elementi e personaggi si facciano metafore, schemi di pensiero incui cogliamo le epifanie e le inquietudini in un mondo in continuo mutamento, in cui le identitàpersonali sembrano sempre in crisi.

3. Personaggi e interpreti. Gli scrittori hanno subito visto nella nuova invenzione qualcosa con cuiconfrontarsi, che li riguardava e li chiamava. In questa antologia vedremo ricorrere alcunipersonaggi.

Primo fra tutti, il divo. Lo schermo comincia a creare n dai primi del Novecento

La fama: e i narratori hanno abbracciato appassionatamente le immagini delle star. Riuscendo ad alimentare il mito attraverso un processo opposto, di laicizzazione e di smascheramento.

Poi vedremo chi il cinema lo fa: registi, sceneggiatori e le comparse, attori minori assai lontani dai divi. La terza grande figura è lo spettatore. Tutti insieme si fanno metafore, schemi di pensiero o posture in cui si colgono le inquietudini e le epifanie di un mondo in continuo mutamento, in cui le identità personali sembrano essere in crisi e da reinventare.

4. La cineteca di Babele. La narrativa sognerà e mimerà il procedere del cinema, non solo come sceneggiatura o come soggetto, ma anche attraverso quel tema sotterraneo che è il film immaginario, il racconto di un film, della sua storia e delle sue vicende produttive, che esiste solo nella mente di chi scrive. Si potrebbe ricostruire, attraverso i decenni, una vera e propria cineteca di Babele, di film inesistenti o possibili. Se

Uno degli aspetti della perversione cinematografica è quello di immaginare il cinema mai fatto, gli incontri mai avvenuti, gli scrittori hanno inventato una storia del cinema parallela e verosimile. L'immaginario cinematografico nei letterati è condiviso e diffuso a livello planetario: Hollywood, per decenni, è stata sinonimo del cinema tutto; ma, in fondo, c'è il cinema anche dietro molte narrazioni di mondi arcaici o fuori la storia. Ma Hollywood rimane il cinema nel mondo reale, simbolo di libertà, di ricchezza, di modernità - in Italia in particolare, in relazione al confronto con l'autarchia fascista. L'arrivo del neorealismo toglie così un velo a un mondo che era nella sua essenza artistico, sogno. Il nostro cinema, visto dagli scrittori, rivela un'Italia provinciale, con le sue illusioni e con i suoi grandi divi che sono piccoli uomini come Alberto Sordi.

5. Cinema, amore, morte. Gli scrittori hanno capito molto bene

E molto presto le meraviglie e le insidie, i piaceri e i pericoli sulla settima arte. Il lato sfavillante e oscuro, come oscura è la sala che corre in molti racconti, luogo di intrecci e di passioni. Se un elemento di inquietudine erotica attraversa le raffigurazioni letterarie del cinema, più profonda ancora è l'immagine della morte. Chi racconta il cinema finisce col mostrare che, nell'esaltazione dell'aver salvato qualcosa allo scorrere inesorabile del tempo, il cinema è la morte al lavoro 24 fotogrammi al secondo sul volto degli attori. Sullo schermo c'è qualcosa che non cessa di morire, un tempo costretto dallo scorrere della pellicola. Se sommiamo a questo l'intangibile presenza dei vivi, ci troviamo in piena metafisica laica, tra ombre e spettri, perversioni sessuali e misticismi.

6. Requiem. Il film è un pezzo di vita di ciascun spettatore, ed ogni racconto, a suo modo, è un omaggio venato di rimpianto per qualcosa.

che è già stato, per un tempo perduto. Il grande schermo è stato cose diverse a seconda della generazione; apparizione sconvolgente per i primi spettatori, libertà ed evasione per i giovani italiani cresciuti sotto il fascismo; primo gradino verso l'arte per coloro che accedevano a una cultura finalmente a portata di molti. Il cinema è stato quasi tutto; è stato l'amore, la politica, la vita: l'apice di questo rapporto saranno gli anni '50 e '60, età d'oro della cine lia cantata da molti scrittori. Oggi, invece, il rapporto con il cinema è di stampo nostalgico. Il cinema-mondo è in via d'estinzione; il sonoro, per alcuni, avrebbe ucciso il cinema. Poi i computer e la tecnologia hanno minato la sua stessa essenza. Oggi il cinema è un arcipelago di esperienze, sia nel modo in cui vengono realizzati i film sia nel modo in cui vengono fruiti.

regole del gioco. In questa antologia si va dalla novella al racconto in versi, al pezzo quasigiornalistico al dialogo di impianto teatrale. Si guarda al cinema da prospettive diverse, con l'occhio dello spettatore o del creatore, osservando i divi o il funzionamento della macchina fotografica, il racconto coglie le questioni storiche e teoriche decisive in maniera più evidente della forma-romanzo, condensando tutto in un colpo d'occhio.

A riveder le stelle Il rapporto fra divo e spettatore è stretto, ma a senso unico. I divi sono corpi senza corpi, immagini proiettate e pulviscolari. Il desiderio di toccarli è inappagabile. Immortalati sulla pellicola e nei ritratti del glamour, i divi hanno riempito le fantasie di milioni di persone, suscitando curiosità no all'ossessione. Il cinema su questo rapporto impari ha costruito la propria forza di impatto planetario. Hollywood, in particolare, ha messo in piedi un sistema capace di orchestrare i desideri di

una platea, facendoloro credere che dietro gli eroi e le eroine dello schermo c'erano persone comuni; lo spettatore così poteva trovarvi qualcosa di familiare e pensare che il cinema fosse un sogno a portata di mano.

I racconti delle vite dei divi hanno alimentato il sogno e son ostati uno dei li più diretti con lospettatore. Tramite le penne le vite degli attori sono diventate narrazioni avvincenti, parabole di riscatto in virtù della loro posizione pubblica. E il desiderio di vedere da vicino e toccare con mano tipico della folla ha mosso anche gli scrittori.

Marilyn Monroe è la prima diva che apre la raccolta; ella incarna il desiderio erotico, ma anche il suo opposto, fragilità, smarrimento e solitudine. Cercare di capire la vita e la morte di questa grande star è stato l'obiettivo di molti scrittori.

Per Truman Capote Marilyn è una bellissima bambina. Per Dino Buzzati, nelle pagine scritte a pochi giorni dalla sua morte, è

affettuosamente Marilina. Joyce Calos Oates, ritorna di uovo su Marilyn in un racconto a più voci che rievoca un crudo fatto di cronaca nera hollywoodiana, l'omicidio di Betty Short, costruendo sulla simbolica bicromia della rosa bianca e della dalia era un racconto di due bellezze in cerca di successo.

La parabola discendente di una vita che prosegue e si spegne lontana dai lettori è un luogo letterario caro a chi ha raccontato i divi nel cinema. Roberto Bolaňo immagina l'incontro tra la star del porno Jack Holmes (John) e una vecchia collega, e racconta il sesso stanco di un uomo che del sesso è stato l'emblema. Lontano dal set, Holmes aspetta di morire in solitudine.

Il viso di Greta Garbo appare a Gabriele Baldini in un incontro immaginario da Bloomingdale; Garbo è una regina in esilio, sempre remota ma finalmente vicina, e ora può ricambiare lo sguardo di chi l'ha guardata per anni.

Vite pubbliche e miserie private: il ritratto di un

riconoscibile Alberto Sordi a rma di Mario Soldati è uno dei più pungenti racconti sull'altra faccia del nostro cinema. L'Italia non è l'America, e ai nostri divi è in parte preclusa l'aura di splendore ed epicità: e Sordi è in fondo un uomo qualunque, abitudinario e indolente, timorato di dio e delle donne.

Se le star sono creature immaginarie, la morte le umanizza. Per questo la morte di Silvana Mangano è inaccettabile per i due personaggi di Manuel Puig, che preferiscono immaginare che la diva sia ancora viva e abiti con loro. La morte, in ne, permette di tirare le somme di queste esistenze; Joyce Carlos Oates scrive al defunto Marlon Brando, all'inferno. Una lettera in versi che è l'invettiva di una spettatrice che molti anni prima, per vederlo nel Selvaggio, aveva perso un giorno di scuola e lo accusa come una innamorata tradita.

Truman Capote – Una bellissima bambina. Il racconto è impostato

o si svolge a New York City.

Autore: (agitato) Siamo nel cuore di New York City, il 28 aprile 1955.

Personaggio 1: (curioso) Che cosa succede oggi?

Autore: Oggi è una giornata importante, è il giorno in cui tutto cambierà.

Personaggio 2: (interessato) Davvero? Cosa succederà?

Autore: Oggi avverrà un evento che segnerà la storia della città. Un evento che porterà grandi conseguenze.

Personaggio 1: (emozionato) Non vedo l'ora di scoprire cosa succederà!

Autore: (sorridendo) Lo scoprirete presto, miei cari personaggi. Preparatevi a vivere un'avventura indimenticabile.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
62 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giu_lia0 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecniche e linguaggi del cinema e dell'audiovisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Morreale Emiliano.