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Turchi Inghilterra
Giappone
La situazione italiana
All’inizio del conflitto nel 1914 inizialmente l’Italia, nonostante facesse parte della
Triplice Alleanza, si dichiarò neutrale in quanto l’Austria non aveva informato il
governo delle sue intenzioni belliche e la coalizione con gli imperi centrali, che erano
andati all’offesa, aveva carattere difensivo.
All’interno del paese era però vivissimo il dibattito tra neutralisti e interventisti
riguardo alle sorti belliche della penisola.
I neutralisti volevano che l’Italia rimanesse su posizioni neutrali; essi erano
principalmente composti da:
● Liberali giolittiani, ovvero la maggioranza parlamentare, i quali reputavano che
la guerra avrebbe messo in discussione le conquiste liberali e democratiche
degli anni precedenti. Costoro abbracciavano inoltre la dottrina del
“parecchio”: supponevano di fatto che l’Italia avrebbe ottenuto maggiori
vantaggi economici e territoriali contrattando la sua neutralità, piuttosto che
con la partecipazione diretta al conflitto.
● I socialisti riformisti, la maggioranza del partito con a capo Turati. Questi
invece vedevano la guerra come uno strumento utilizzato per gli interessi
borghesi, in cui il proletariato avrebbe giocato il ruolo di carne da macello al
fronte per i più potenti.
● I cattolici, giustificati nelle loro posizioni sia da motivi etici e religiosi, ma
anche perché non volevano intaccare i rapporti con gli ultimi due grandi imperi
cristiani rimasti.
Gli interventisti d’altra parte erano coloro che inneggiavano all’entrata in guerra
dell’Italia e avevano una composizione più variegata:
● I nazionalisti, con a capo D’Annunzio, pochi ma capaci di mobilitare le
piazze;avranno un ruolo determinante nel convincere il Parlamento stesso ad
entrare nel conflitto.
● La grande fetta dell’interventismo democratico, cioè tutti coloro che vedevano
nella guerra uno scontro tra gli ideali liberali e democratici (rappresentati da
Francia e Inghilterra) e i valori autoritari e antiliberali (simboleggiati da
Germania e Austria). [Una critica mossa a questa fazione nonché un suo
punto debole era la presenza della Russia, ovvero la più antiliberale e
repressiva delle nazioni, a fianco della Francia e dell’Inghilterra]
● Gli irredentisti, coloro che vedevano la guerra come un completamento del
Risorgimento, volendo la liberazione delle popolazioni italiane ancora sotto
l’Austria al fine di completare l’unificazione generale del paese (Trentino,
Venezia-Giulia, Trieste, Istria).
● I socialisti rivoluzionari, la minoranza del partito, favorevoli alla guerra come
occasione per attuare la rivoluzione sociale tanto auspicata e far crollare il
capitalismo. In questo contesto si inserisce anche la figura di Benito
Mussolini, inizialmente neutralista, poi interventista, al tempo direttore
dell’Avanti, un importante giornale socialista. In seguito all’adesione
all’interventismo verrà espulso dal partito e, finanziato dalla Francia, fonderà
un nuovo giornale “Il Popolo d’Italia”, chiudendo così la sua parentesi
socialista.
● I liberali conservatori, tra cui il presidente del consiglio Antonio Salandra, che
invocavano la guerra per i vantaggi territoriali che l’Italia avrebbe potuto trarre,
ovvero l’estensione del confine.
A questo punto il presidente del consiglio Antonio Salandra, aiutato dal ministro degli
esteri Sonnino, comincerà a trattare sia con la Triplice Alleanza che con la Triplice
Intesa. La prima sarà disposta a concedere solo una piccola parte del Trentino,
mentre la seconda si prodigherà in grandi promessa: nel caso di un’ipotetica vittoria,
all’Italia sarebbero andate: il Trentino, l’Alto Adige, l’Alta Venezia con Trieste, l’Istria,
la Dalmazia, alcune colonie tedesche, Rodi e il Dodecanneso (questi ultimi già
occupati dall’Italia dopo la guerra libica). [Non si parla di Fiume, questione irrisolta]
Come naturale conseguenza, l’Italia firma il 26 Aprile 1915, in segreto, il patto di
Londra, che la impegnava da lì a pochi mesi ad entrare in guerra accanto alla
Triplice Intesa.
Affinchè il tutto potesse assumere ufficialità, mancava comunque la firma del
Parlamento, a maggioranza neutralista, al patto di Londra. Salandra si presenta
quindi alle camere e il patto viene respinto, causando la rassegna delle dimissioni
del Presidente del Consiglio. Il sovrano però glielo impedisce, facendo fortemente
intendere la sua approvazione all’ingresso nel conflitto. Il Parlamento, per non
contraddire il re, alla fine firma il documento dando pieni poteri a Salandra.
L’Italia entra ufficialmente in guerra il 24 Maggio 1915 sotto la guida del generale
Luigi Cadorna. Nasce così il fronte italiano, aperto su due fronti alpini, uno in
Trentino, uno nella zona della Carnia. Il suo fulcro sarà la zona dell’Isonzo dove
avranno luogo 15 battaglie. Le truppe italiane partiranno già svantaggiate avendo i
propri accampamenti a valle, mentre le trincee nemiche erano ubicate sulle alture,
rendendo gli assalti dei bagni di sangue.
Lo sviluppo del conflitto
I fronti della guerra erano principalmente tre:
● uno occidentale tra Germania e Francia sulla Marna
● uno orientale tra Tannenberg e i laghi Masuri, tra Austria e Russia
● uno italiano tra il Trentino e la Carnia, tra Italia e Austria
1915
Nel 1915, oltre all’Italia, entra anche la Bulgaria a favore però dei grandi imperi
centrali. In quest’anno l’Inghilterra introduce un severo blocco navale contro la
Germania nel tentativo di impedire l’approvvigionamento via mare tramite la sua
flotta. In tutta risposta l’impero tedesco dà il via ad una guerra sottomarina
indiscriminata che porterà al naufragio di navi civili, tra cui il Lusitania. Sulla nave
infatti venivano trasportati numerosissimi cittadini americani e il suo naufragio verrà
annoverato tra le cause del futuro ingresso in guerra degli Stati Uniti con la Triplice
Intesa.
1916
Il 1916 segna l’ingresso in guerra della Romania accanto alla Triplice Intesa, ma
viene subito sconfitta e invasa dalla Bulgaria e dall’Austria. Questo è anche l’anno
delle grandi offensive, in primis la battaglia della Somme, la quale da sola farà un
milione di morti, senza però portare uno sbilanciamento degli equilibri militari.
Troviamo poi la Strafexpedition (letteralmente “spedizione punitiva”), chiamata anche
battaglia degli altipiani, condotta dall’Austria per punire l’Italia del suo tradimento.
Nemmeno questa battaglia è però decisiva, causando soltanto il passaggio della
presidenza del consiglio da Salandra a Boselli.
Anche Germania e Inghilterra si scontrano nell’unico grande conflitto navale della
guerra, ovvero la battaglia dello Jutland, che ancora una volta non riporta un esito
netto. In seguito ad essa la Germania viene spinta a non prendere più iniziative in
campo aperto, perpetrando la guerra sottomarina.
SCHIERAMENTI NEL 1916
Austria Serbia/Russia
Impero Tedesco Francia
Turchi Ottomani Inghilterra
Bulgaria Giappone
Italia
Romania
1917
Gli eventi significativi del terzo anno di guerra sono principalmente tre.
1. Innanzitutto l’ingresso degli USA in supporto alla Triplice Intesa. Tale gesto fu
indotto sia dall’opinione pubblica, fortemente scossa dalla guerra sottomarina
indiscriminata tedesca, sia perché gli Stati Uniti elargivano crediti a Francia e
Inghilterra e auspicavano di vederli restituiti in caso di vittoria. Woodrow
Wilson, presidente in carica, in particolare vedeva la guerra come uno
strumento di democrazia e libera circolazione sui mari. Tale ideologia trovò
espressione diretta nei 14 punti che Wilson elencò al Congresso che si tenne
alla fine del conflitto con lo scopo di ricostruire l’Europa.
[Tra questi spiccavano la libertà di navigazione sui mari, la definizione dei confini
sulla base del principio di nazionalità, il principio di autodeterminazione, l’auspicio
per la nascita di un organismo sovranazionale che regolasse pacificamente le
controversie]
2. Sempre nel 1917, la Russia, non riuscendo più a finanziare le operazioni
belliche, si ritira dal conflitto e vivrà la Rivoluzione d’Ottobre (novembre 1917).
3. Come ultimo fatto saliente si ricorda la cocente sconfitta italiana a Caporetto
nell’ottobre 1917: l’Austria, grazie al sostegno dell’esercito tedesco, riesce a
sfondare le linee italiane facendole retrocedere di 150 km fino al fiume Piave.
L’Italia è forzata a mandare al fronte i neomaggiorenni (ragazzi del ‘99) e
Cadorna, il quale tenta di scaricare la responsabilità sull’esercito, viene
ritenuto responsabile per il disastro e sostituito con Armando Diaz. Diaz si
rivela da subito meno rigido, tanto che per risollevare il morale delle truppe
promette loro che al ritorno a casa avverrà una redistribuzione dei terreni
incolte ai veterani. Questa cosa in realtà non succederà mai, ma ciò verrà
analizzato meglio dopo. Dopo Caporetto, cambia anche la Presidenza del
Consiglio che passa da Boselli a Vittorio Emanuele Orlando.
1918
L’anno si apre con un’offensiva tedesca sul fronte occidentale contro gli
anglo-francesi: questa però non riporta i risultati sperati, ma anzi innescherà una
serie di controffensive che causeranno la ritirata dei tedeschi.
[Più in generale gli ultimi due anni di guerra sono caratterizzati da forme di protesta
contro il conflitto stesso nate sia all’interno degli eserciti, dove venivano punite con la
decimazione, sia nelle città . Nel cosiddetto fronte interno infatti il malcontento
dilagava già da tempo: tutte le risorse economiche venivano impiegate per sostenere
l’esercito, causando penuria di beni di prima necessità nelle città. L’impatto della
guerra sul popolo fu particolarmente sentito in Russia e Germania.]
Tra fine ottobre e inizio novembre, un’ondata di ammutinamenti tra i marinai tedeschi
e di rivolte nelle città portano il kaiser tedesco Guglielmo II ad abdicare. Subentra a
questo punto un governo provvisorio di stampo social-democratico, riuscito ad
affermarsi grazie alla sua scarsa partecipazione alle iniziali decisioni relative
all’entrata in guerra. Due giorni dopo l’insediamento del nuovo governo viene firmato
l’armistizio. Tale vicenda in seguito diverrà per Hitler motivo d’accusa alla repubblica
di “pugnalata alle spalle” poichè la firma della resa era avvenuta senza una vera
disfatta militare ed era stata notificata da un governo social democratico.<