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TEORIA DI PIDAL
Ciò che distingue la letteratura spagnola dalle altre sono i suoi caratteri.
Ramón Menéndez Pidal, uno dei medievalisti più importanti e che ha studiato a lungo la
letteratura spagnola, ha una sua visione riguardo i caratteri generali della letteratura spagnola delle
origini. Egli crede che i caratteri fondamentali della letteratura spagnola che la distinguono dalle
altre sono di natura ispano-romana e ispano-visigota, cioè ritiene che il rapporto con i romani e
visigoti è stato fondamentale per lo spirito della letteratura spagnola.
In particolare, i caratteri che Pidal individua sono:
- la sobrietà, spontaneità e improvvisazione: si usa una metrica molto irregolare, in cui le
strofe hanno un numero variabile di versi; i versi non hanno tutti lo stesso numero di sillabe;
la rima è solo assonante; dunque, c’è una certa improvvisazione da parte del giullare di
turno, cioè colui che intrattiene la corte con delle storie e che informa sulle notizie,
spostando di corte in corte. Proprio con i giullari nascono Los Cantares de Gesta. Tra questi
molto famoso è il Cantar del Cid, il quale tratta di un personaggio storico realmente esistito,
ovvero Rodrigo Díaz de Bivar, o de Vivar, che era un vassallo del re, le cui gesta erano
talmente importanti che meritavano di essere raccontate e cantate di corte in corte da un
giullare. Ovviamente alcune cose sono reali mentre altre sono inventate. (Bisogna saper
distinguere verso, strofa, rima assonante e consonanteil verso è la frase, l’unità minima
della strofa. Ogni verso è composto da un numero variabile di sillaba a seconda chiaramente
di quante sono le parole. La strofa sono i versi uniti da quella che è una certa rima che può
essere assonante o consonante. La rima assonante è quella in cui rimano solo le vocali, la
rima consonante è dove rima l’intera sillaba)
- Anonimato e collettivismo: anonimato perché la letteratura spagnola delle origini, in
particolare Los cantares de gesta, è tutta anonima, cioè non si può risalire a un autore; questo
perché volevano che il popolo facesse propria la storia, che si identificasse nella storia. Si
parla di collettivismo perché le storie, una volta che venivano raccontate, cambiavano da
persona a persona, o da giullare a giullare poiché ognuno la interpretava a modo proprio
anche magari modificandola.
- Austerità morale: perché la letteratura spagnola a differenza delle altre non presenta
erotismo, scene sessuali ecc. ma ha come principio la pudicizia. Ci vorrà molto tempo per un
cambiamento, basti pensare al Libro de bueno amor nel 1300 circa e alla Celestina nel 1400
circa.
- Realismo: perché la letteratura spagnola delle origini prende spunto da fatti e personaggi
realmente esistiti; quindi, l’elemento magico e favolistico è completamente assente; questo
perché la letteratura riflette la realtà che ci circonda ed è legata molto anche alla natura
circostante. Per esempio, l’elemento della favola sarà molto frequente nella letteratura
tedesca in cui abbiamo fate, folletti, gnomi, legati alle foreste realmente presenti in
Germania.
La teoria di Pidal è stata contrastata da diversi autori: tra i primi abbiamo Dámaso Alonso, uno
degli autori più importanti della generación de 27, il quale crede che Pidal insista troppo sulla
questione del realismo. A questo proposito, Alonso prende in riferimento opere come El Quijote o
La Celestina, ma anche tante altre, che sono invece caratterizzate dall’irrealismo e non solo dal
realismo.
Un altro autore contestatore è Américo Castro secondo il quale è possibile parlare di letteratura
spagnola solamente quando gli spagnoli hanno coscienza di essere tali (cioè dal 1492,
dall’unificazione, prima di questa non si può parlare di un’unica letteratura, quella spagnola, ma di
varie letterature).
Castro inoltre insiste molto sull’idea che la letteratura spagnola nasca dalla commistione di elementi
cristiani, mori ed ebrei; per cui contrasta Pidal ritenendo che la letteratura spagnola non viva intriso
solo dello spirito ispano-romano e hispano-visigoto, ma è importante anche l’influenza dei
musulmani e degli ebrei.
Altro contestatore è Claudio Sánchez-Albornoz, secondo il quale la personalità/il carattere
spagnolo è lo stesso fin dal tempo dei visigoti e prima. Afferma che ci sono dei caratteri della
cultura visigota e forse anche precedenti ad essa che sono intrinsechi alla cultura spagnola. Si tratta
di caratteri innati e unici che appartengono solo ad essa. Per questo motivo non si può parlare di
contributo importante da parte di etnie diverse proprio perché certi caratteri erano già presenti nello
spirito della nazione che ancora non era stata creata. Difende quindi l’influenza visigota sulla
letteratura spagnola.
Infine, abbiamo Samuel Stern, studioso ebraico che ha scoperto nel 1948 Las Jarchas. Con questa
scoperta egli volle dare prova del fondamentale contributo della cultura e della letteratura ebraica e
musulmana a quella spagnola.
Egli, infatti, si rese conto che questi brevi componimenti erano scritti nella prima parte in ebraico o
arabo e che nella seconda i caratteri erano ebraici o arabi, ma la lingua utilizzata era un’altra, il
mozarabe, cioè il dialetto del castellano che si parlava a sud della penisola. La sua è stata una
grande scoperta perché fino a poco tempo prima (fino al 48) si credeva che l’inizio della letteratura
spagnola coincidesse con il Cid, ma con l’analisi di Samuel si capisce che in realtà le prime
attestazioni di letteratura risalivano a cento anni prima o forse anche di più.
LAS JARCHAS
Las Jarchas sono le prime attestazioni scritte letterarie, scritte in mozarabe. I primi esempi
risalgono all’XI secolo (datati quindi dal 1000 al 1100 ), in realtà nella prima parte dell’XI secolo
(quindi dal 1000 al 1050) si possono datare le prime jarchas, ma addirittura ci sono dei testi ancora
più antichi, che risalgono al IX secolo, ad opera di alcuni poeti arabo-andalusi, tra cui Muqaddam
de Cabra e Yusuf al Ramadi, due poeti arabi che si erano cimentati nella scrittura di queste Jarchas
nel IX secolo, quindi dal 800 al 900, per cui la retrodatazione delle prime attestazioni letterarie
spagnole va dai 200/300 anni prima della composizione del Cid.
Le Jarchas sono le ultime due strofe, quindi la chiusura di un componimento più ampio che in arabo
si chiama “Muwashaha” (moaxaja). “Jarcha” in arabo antico significava “salida” (in italiano
uscita), proprio perché erano i versi finali del componimento.
Il suono spagnolo ‘j’, che non è presente nelle altre lingue come francese, italiano, portoghese, è
stato difatti portato dagli arabi; lo spagnolo è l’unica lingua romanza che ha questo suono.
AL-ANDALUS
La penisola iberica è stata sotto il dominio arabo dal 711 al 1492 (per ben 7 secoli), quest’aria
assunse il nome di AL-Andalus, da cui deriva il nome dell’attuale Andalusia. La denominazione di
“Al Andalus” è preferibile a quella di “Spagna musulmana” in quanto non pregiudizievole, perché
in generale quando si utilizza Spagna musulmana è come se fosse dispregiativo.
Tutti gli storici concordano nel considerare l’invasione araba come uno dei più bruschi cambiamenti
nella storia spagnola, perché la presenza araba ha influenzato considerevolmente la cultura, la
lingua, la letteratura, ma anche la medicina spagnola ed europea. La cultura araba ha avuto
un’importanza fondamentale nella storia europea, anche a livello scientifico.
L’invasione araba è chiaramente importante su tutti i livelli:
● Livello linguistico, perché bisogna considerare che nella regione di Al-Andalus si parlava
questo dialetto del dialetto, che era il mozarabe (misto di romance castellano e arabo), ovvero
un romance castellano “imbastardito” dai termini arabi. Ovviamente in questi scambi
vicendevoli ci sono delle influenze importantissime, sia a livello morfosintattico che a livello
lessicale. Molte parole, anche nel castellano contemporaneo, e in alcune Jarchas sono prestiti
che vengono dall’arabo.
● Livello culturale, perché il territorio assoggettato alla dominazione araba, con ritardo si
integrò a quelle che sono le regioni centrali del mondo islamico, cioè così come era stato
importante per i cristiani e per coloro che abitavano la penisola iberica, allo stesso modo
anche per gli arabi che abitavano questo territorio, che a stretto contatto con i cristiani
avevano assunto delle abitudini che non erano propriamente quelle del mondo islamico e
delle regioni centrali dell’islam.
● Livello religioso, perché i musulmani non imposero in alcun modo alle popolazioni
autoctone la propria religione (c’era una certa tolleranza e convivenza pacifica, che oggi non
esiste più). Nelle regioni conquistate, infatti, lasciarono la possibilità alle popolazioni
autoctone di mantenere la loro religione, ed è per questo che parliamo di mozarabi, cioè di
coloro che vivono in territorio musulmano ma mantengono la loro religione, cioè il
cristianesimo. Loro non imposero la loro religione, al contrario dei re cattolici che imposero
agli arabi e agli ebrei di convertirsi, pena altrimenti la carcerazione. Coloro che si
convertirono lo fecero per ragioni meramente utilitaristiche, siccome era più facile sposarsi,
avere cariche pubbliche, partecipare alla vita culturale e politica ecc.
ASPETTI GENERALI DELLE JARCHAS
Sono brevi componimenti che fanno parte di un componimento più ampio detto muwashaha, per
quanto riguarda questa parola ci sono due tipi di traslitterazione: quella spagnola e quella araba (è
necessario solo che venga pronunciata bene).
La muwashaha è un tipo di componimento che era stato inventato attorno al 900 da poeti ispano-
arabi, e ispano-ebrei. Erano costituiti da 5 strofe, quindi erano dei componimenti abbastanza lunghi,
e ogni parte della strofa era divisa in 2 parti. La prima parte era definita bayt e in questa parte la
rima cambiava di strofa in strofa, e l’altra parte era definita qufl dove si presentava la medesima
rima.
Le jarchas venivano composte in mozarabe mentre il resto del componimento era in arabo o
ebraico. Sono dei lamenti, messi in bocca a delle fanciulle, che riguardano solitamente la
lontananza dell’amato, di un amore non corrisposto, della mancanza dell’amato perché in guerra, o
è semplicemente irraggiungibile. Queste fanciulle si lamentano con la madre e con le sorelle molto
spesso e a volte anche con gli elementi della natura (fiumi, fiori dei