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CAPITOLO 2: PAPA URBANO VIII E LA SUA CERCHIA:
1.
Maffeo Barberini nacque a Firenze nel 1568 da una ricca famiglia di mercanti.
Dopo gli studi decise di intraprendere la carriera ecclesiastica. Si era sempre
caratterizzato per la sua ambizione e tenacia.
Nel momento in cui egli andò a Roma c’era Papa Sisto V che riuscì a dare un
nuovo vigore a Roma, anche dal punto di vista artistico.
Nel 1595 Barberini si fece fare un ritratto da Caravaggio, allora ancora sotto
l’iniziale protezione del Cardinale Francesco del Monte. ( Il dipinto lo
raffigurava mentre era seduto con lo sguardo rivolto verso di noi, e con una lettera
).
nella mano sinistra
Nel 1600 morì lo zio lasciandogli una grande eredità, così egli decise di far
costruire una cappella di famiglia (nella Chiesa di Sant’Andrea della valle, con
l’aiuto dell’architetto Matteo Castelli). Diede un nuovo volto all’architettura
perché scelse l’utilizzo di marmi levigati e colorati, in più si interessò in prima
persona alla decorazione dando l’incarico a Domenico Passignano (mosaici,
Virtù, Mosè e David).
Nel 1604 fu nominato nunzio apostolico a Parigi e nel 1606 cardinale. Tornò a
tutti gli effetti a Roma nel 1617, dove trovò la città diversa da come l’aveva
lasciata perché Papa Paolo V si era impegnato nella costruzione di nuovi
palazzi, cappelle e chiese, e le cure maggiori ovviamente a San Pietro
(completata l’aggiunta della navata e la decorazione della facciata). 3
In quel momento ci fu una figura di spicco per il campo dell’arte, il Cardinale
Scipione Borghese, che riuscì a collezionare una grande quantità di dipinti
(alcuni anche confiscandoli). Con la morte di Paolo V però, le cose cambiarono,
tutti gli artisti abbandonarono i banchetti da lui organizzati e rimase solo. Il
nipote del nuovo Papa, Ludovico Ludovisi creò collezioni di dipinti e antichità.
Venivano da Bologna, quindi diedero maggiore importanza ai loro compatrioti
bolognesi nel territorio romano, Domenichino e Guercino.
Il marchese Vincenzo Giustiniani, grandissimo sostenitore di Caravaggio, fu
molto propenso all’arte contemporanea; in suo saggio scrisse che egli era
aperto ad accogliere ogni nuovo stile. Accoglieva nel suo palazzo molti artisti
settentrionali, apprezzati dallo stesso dopo un viaggio nel quale arrivò fino ai
Paesi Bassi gli permise di avere una cultura artistica maggiore.
→
Nel frattempo, Barberini cercava di essere circondato dal Bernini, del quale
aveva riconosciuto da subito il grande talento MA non era ancora giunto il
momento per la sua famiglia di avere tale importanza da richiedere tante
opere.
2.
Quel momento arrivò nel 1623 quando fu eletto Papa con il nome di Papa
Urbano VIII. Si circondò subito di amici e parenti, nominando cardinale il
nipote Francesco e dando incarichi importanti ad altri nipoti (tutti amanti
dell’arte) nepotismo riconosciuto dal pontificio. A livello artistico, e non solo,
→
riuscirono a creare uno Stato pontificio prospero.
Si dedicava molte ad opere di fortificazione, vista la grande ostilità tra Francia e
Impero asburgico.
Arrivò però, la Controriforma (reazione della Chiesa cattolica alla Riforma
Protestante) a cambiare le cose andando in contro ad una crisi spirituale. Lo
sviluppo che il Papa diede all’architettura e alla decorazione sacra mirava in
parte a soffocare dubbi ed eresie.
Adesso il Papa aveva tutte le attenzioni di Gian Lorenzo Bernini, da lui
bramato per anni. Dal 1623 al 1644 egli lavorò solo per lui. Nel 1624 iniziò la
Baldacchino
realizzazione del che ebbe immediato successo (soprattutto per
le colonne a spirale); coronato poi successivamente da una Croce simbolo di
→
martirio di Cristo. Non mancavano di certo i richiami alla famiglia Barberini, con
aggiunta di api e sole. Oltre al baldacchino Bernini e Barberini lavorarono
insieme per altri progetti destinati a San Pietro. Chiesa
Il Papa gli affidò anche i lavori per la ricostruzione e decorazione della
di Santa Bibiana (nel corso di alcuni restauri venne scoperto il corpo della
santa e il Papa ne approfittò per farla ricostruire completamente). Oltre a lui,
altri due pittori ricevettero l’incarico di dipingere le pareti: Agostino Ciampelli e
Pietro da Cortona, quest’ultimo poté condividere con Bernini la qualifica di
artista del Papa. 4
3.
Urbano VIII oltre all’arte era anche un grande appassionato di poesia e
mitologia; infatti, spesso richiedeva questi temi da raffigurare nelle opere. Nel
1631 uscì un volume con le sue poesie, illustrato dal Bernini con suo ritratto.
L’artista lo raffigurò non solo dipingendo, ma anche attraverso sculture. Fece
addirittura un vecchio decreto che non permetteva di erigere in Campidoglio
statue di pontefici ancora in vita. Oltre a lui gli fece realizzare anche busti di
suoi parenti defunti. tomba
L’opera più importante con cui il Papa scelse di celebrarsi fu la sua ,
fatta iniziare dopo solo tre anni dall’inizio del suo pontificato. Decise di volerla
porre nella basilica di San Pietro: in marmo con la Carità accompagnata da due
putti, con la morte che fuoriesce dal sarcofago. Il papa non vide il termine
dell’opera perché, dopo varie interruzioni fu finita molto tardi ed egli morì.
L’ultima parte mancante, la Giustizia, fu finita nel 1647 quando i Barberini
furono cacciati da Roma con l’accusa di aver sfruttato le risorse della città per
un tornaconto personale.
4.
Tutti e tre i nipoti del Papa, Francesco, Taddeo e Antonio ebbero rilevanza
nella vita artistica della città. Francesco fu inviato a Parigi, e qui gli vennero
offerti in dono alcuni arazzi, in più acquistò delle opere di Poussin. Tornato in
Italia poi, fece commissionare una serie di pale d’altare destinate a San Pietro.
La commissione preferiva chiamare la vecchia generazione di artisti bolognesi,
però Francesco riuscì a chiamare con sé anche Pietro da Cortona e Poussin,
oltre poi ad Andrea Sacchi.
Per la sua collezione privata oltre ai Poussin, acquistò anche dei Valentin e
Vouet (artisti francesi) i quali dovettero andare verso uno stile più florido e più
barocco, sotto sua richiesta. Entrambi poi arrivarono a realizzare altre pale
d’altare per San Pietro.
Ebbe il pieno controllo dell’Accademia di San Luca.
Nel 1625 acquistò il Palazzo di Alessandro Sforza al Quirinale. Questo fu ceduto
poi al fratello Taddeo perché dovette partire per la Spagna.
5.
Egli era il più debole dei tre perché gli mancavano le risorse intellettuali. Era
spesso protagonista di episodi turbolenti, e provava meno interesse per l’arte.
Diede l’incarico ad Andrea Sacchi di dipingere alcuni saloni da ricevimento
con il tema della divina sapienza, senza dimenticare i simboli della famiglia
Barberini (sole, api, alloro). La Sapienza = Barberini, sospesa tra le nuvole
accanto alle sue qualità (eternità, santità e purezza) sottoforma di fanciulle. Nel
’Il trionfo della
1631 subentrò ai lavori del soffitto Pietro da Cortona ‘
→ 5
divina provvidenza ’’ con l’aiuto del poeta Bracciolini per l’elaborazione del
progetto. Questo tipo di affresco fu un tipo tutto nuovo perché non era
realizzato con la divisione in riquadri MA intera superficie ricoperta da un unico
affresco.
6.
Antonio era il minore dei nipoti. Fu nominato cardinale nel 1627 a soli 19 anni;
aveva grandi ambizioni e passione per l’arte. Sperava di arricchire la sua
collezione saccheggiando i tesori di Urbino, ma erano rimaste poche perché le
avevano già portate via.
Egli diede poi incarico fisso ad Andrea Sacchi che avrebbe dovuto lavorare solo
per lui, ma all’artista giovò perché era un lavoratore molto lento. Seguiva
anche il cardinale per i viaggi e divenne il suo consulente artistico personale.
Gli diede l’incarico di realizzare la decorazione nella Chiesa di Gesù, ed anche
la realizzazione della giostra medievale da porre in Piazza Navona per
→
mettere in risalto il passato cavalleresco di Roma.
Ormai il palazzo si stava riempiendo di decorazione ed opere d’arte, tant’è che
nel 1642 uscì un volume con una raccolta e descrizione di esse.
7.
Nel 1641 scoppiò la Guerra di Castro: scontro tra lo Stato pontificio e la
famiglia Farnese, a causa della politica espansionistica attuata dai Barberini.
Nel 1644 anno della morte di Urbano VIII venne instaurata la pace. Il nuovo
Papa fu Innocenzo X, il quale fece partire un’inchiesta sulla gestione della
guerra da parte dei Barberini, i quali furono poi costretti all’esilio gli artisti
→
subirono un duro colpo. Essi tornarono nel 1648, ma alcuni degli artisti prima a
loro fedeli non volevano più lavorare per la famiglia, né Pietro da Cortona né
Andrea Sacchi. Così Antonio Barberini per le sue richieste si riferì per lo più
all’allievo di Sacchi, Carlo Maratta. Egli portò a termine un ciclo di apostoli e
una serie di ritratti.
Francesco invece chiese a Lazzaro Baldi ed altri artisti di realizzare dieci
arazzi con illustrazioni della vita di Urbano VIII, ma non vide il lavoro compiuto
perché ci vollero almeno 20 anni dato che aveva richiesto di usare solo la lana
dei suoi greggi.
Con le morti dei tre fratelli, finì sicuramente un’era d’oro per molti artisti, anche
se molti continuarono a lavorare per il figlio di Taddeo, Maffeo Barberini, ma il
periodo massimo fu senz’altro quello con Urbano VIII.
8.
Quello di Urbano VIII non fu un pontificato ricordato per i cambiamenti recati
alla città, perché non ce ne furono; egli, invece, diede uno slancio importante
6
all’arte del Seicento, andando a definire e influenzare le opere successive. Il
loro contributo più grande, infatti, sta proprio nell’aver riconosciuto grandezza
e talento in figure come Bernini o Pietro da Cortona: senza di loro non ci
sarebbero stati molti edifici, sculture o dipinti che tutt’ora possiamo ammirare.
Quello che accomunava questi artisti e la famiglia era la fiducia reciproca.
CAPITOLO 3: GLI ORDINI RELIGIOSI
1.
Le varie organizzazioni religiose che si occupavano di promuovere gli scopi
della Controriforma erano sempre più numerose, in primis i Gesuiti, gli
Oratoriani o i Teatini: avevano ingrandire alcune chiese tutte per loro, da creare
rivalità tra gli artisti. Urbano VIII mostrò da sempre grande simpatia per gli
ordini, in particolar modo per i gesuiti.
2.
La chiesa dell’ordine d