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Iniziamo ad analizzare ogni singolo pezzo custom, per stimarne il costo, inserendo via via i risultati
ottenuti in tabella:
• Clip: Realizzate in acciaio armonico che ha un prezzo di 1 $/kg. Pesandole abbiamo stimato
un peso di 10 g per la clip cintura e 5 g per la clip chiusura. Perciò avrò un costo di 0,01 $
per la clip cintura e di 0,005 $ per la clip chiusura (non si considerano scarti perché le
realizzo per piegatura e tranciatura che non necessitano di sovra materiale. L’unica cosa
che posso considerare sono eventuali errori, 1% di in più che è trascurabile).
Dato che le clip si realizzano per piegatura, si usa una macchina piegatrice, che ha un costo
orario di 15 $/h (basso perché la macchina è semplice e molto automatica, quindi un
operatore può gestire facilmente 3/4 macchine contemporaneamente). Il tempo
necessario per produrre il componente potrebbe essere dedotto dal numero di pieghe
(driver): ipotizziamo per ogni piega un secondo e quindi per la clip cintura che ha 7 pieghe
più 1 taglio, la macchina impiega 8 s, e aggiungendo l’avanzamento del filo diventano 10 s,
per una produzione oraria di 360 pezzi/h. Per la clip cintura invece ho 2 pieghe e 1 taglio, la
macchina impiega, considerando anche l’avanzamento, 5 s, per una produzione oraria di
720 pezzi/h. Perciò il costo di produzione variabile della clip cintura è di 0,042 $, mentre
per la clip chiusura ho 0,021 $.
Per quanto riguarda i costi di processo fissi non ne ho, perché non devo creare stampi o
utensili speciali (in realtà uno piccolissimo c’è ed è la programmazione della macchina).
• Carter: Realizzati in PVC (che ha scadenti proprietà ottiche, e stato usato anche per il carter
superiore) che ha un prezzo di 1 $/kg. Pesandole abbiamo stimato un peso di 20 g per il
carter inferiore e 10 g per il carter superiore. Perciò avrò un costo di 0,02 $ per la clip
cintura e di 0,01 $ per la clip chiusura. In questo caso ho degli scarti dovuti al processo di
iniezione con cui sono realizzati, perciò devo aumentare il peso effettivo dell’oggetto di un
20%. Di conseguenza avrò un costo al kg di 0,024 $ per il carter superiore e 0,012 $.
Dato che vengono realizzati per iniezione, il costo orario di una macchina da iniezione è di
circa 150 $/h. Il tempo necessario per fare una stampata è di circa 30 s, considerando che
in uno stampo si hanno 10 pezzi per il carter inferiore, si ha una produzione oraria di 1200
pezzi/h, mentre per il carter superiore posso avere anche 12 pezzi, che comporta una
produzione oraria di 1440 pezzi/h. Di conseguenza avrò dei costi di processo variabili di
0,13 $ per il carter inferiore e di 0,10 $ per il carter superiore.
In questo caso si hanno anche i costi fissi dovuti allo stampo, sapendo che lo stampo costa
20 k$, e che produrremo 100 k unità, il costo fisso che ho sui due carter sarà di 0,20 $.
In conclusione, il costo diretto totale (quindi al netto dei costi generali) sarà di 1,694 $.
Analizziamo ora l’assemblaggio, partendo dai tempi necessari ad inserire ciascun pezzo:
Componenti Tempo di assemblaggio
O-ring 6 s
Batterie 5 s
Clip cintura 20 s
Clip chiusura 5 s
Elettronica 3 s
Carter superiore 3 s 17
Una volta ottenuti i tempi, mi concentro su quei componenti che hanno richiesto tempi di
assemblaggi maggiori:
• Batterie: Il tempo di inserzione è elevato a causa della polarità con cui inserirle. Tuttavia,
nonostante tutte e tre le domande da porsi per stabilire se possano essere integrate,
abbiano risposta negativa, non è conveniente farlo perché le batterie sono i componenti
standard per eccellenza.
• Carter superiore: Posso integrarlo con il carter inferiore? I movimenti relativi esistono, ma
posso inventarmi altre strategie, il materiale è lo stesso del carter inferiore (sempre PVC) e
non funziona da fusibile meccanico, quindi in teoria si, posso integrarli. In realtà no, perché
deve essere apribile per poter inserire le batterie.
• Clip cintura: Posso integrarla con il carter inferiore? I movimenti relativi sono compatibili
con l’elasticità, posso realizzarlo dello stesso materiale e non funziona da fusibile
meccanico. Si può fare l’integrazione, realizzando una clip direttamente sul carter dello
stesso materiale; così facendo il costo non cambia praticamente nulla, poiché non devo
complicare troppo lo stampo, in quanto non aggiungo anime o tasselli mobili né aggiungo
area.
• O-ring: Posso integralo con il carter inferiore? I movimenti relativi non sono presenti, posso
realizzarlo dello stesso materiale (realizzando un carter inferiore in gomma) e non funziona
da fusibile meccanico. Non si fa perché la gomma costa molto di più del PVC usato in
precedenza.
• Clip chiusura: : Posso integrarla nel carter inferiore? I movimenti relativi sono compatibili
con l’elasticità, posso realizzarlo dello stesso materiale e non funziona da fusibile
meccanico. La posso integrare, con l’unico svantaggio che diminuisce l’affidabilità del
componente, perché dopo qualche ciclo di vita si può rompere, ma tanto non sono
fondamentali tanti cicli per questo pezzo e quindi posso passare alla plastica. 18
2-Introduzione al DFM
I progetti DFM solitamente sono approcci correttivi per prodotti già esistenti, col fine di ridurre i
costi. Il DFM in sé
nasce dal Concurrent
Engineering , ovvero
un modo di
collaborare per tutto il
percorso che porta
alla nascita del
prodotto. Oltre a
costare poco però il
prodotto deve anche
soddisfare il cliente, e
lo scopo del
concurrent engineering è proprio quello di trasformare in numeri ciò che il cliente desidera.
Si parte dall’idea che i progettisti debbano conoscere al meglio le esigenze dei clienti. Così facendo
la soddisfazione del cliente è il più importante indicatore del prodotto.
Le 10 regole del Concurrent Engineering:
1. Capire il cliente: Usando una serie di indicatori.
2. Usare un team di sviluppo prodotto: Che deve essere multidisciplinare per poter analizzare
il prodotto in modo bilanciato .
3. Integrare il processo di sviluppo prodotto: Descrivere delle linee guida per mostrare le
soluzioni indicabili. Tali linee guida definiscono la memoria storica dell’azienda, che
acquisisce competenze su scelte fatte in passato.
4. Coinvolgere gli esterni: Come i fornitori per definire le funzionalità che deve garantire il
prodotto.
5. Modelli digitali: Che permette di condividere facilmente le informazioni
6. Integrare CAD, CAE e CAM.
7. Simulare.
8. Qualità e affidabilità.
9. Approccio sviluppo efficiente: Riducendo al minimo il numero di team di sviluppo e fornirli
di competenze, strumenti e poteri adeguati.
10. Migliorare continuamente.
Mentre queste sono le regole del DFM:
• Semplicità: Un prodotto con meno parti, forma più semplice e ciclo di lavoro più semplice
sarà la soluzione più economica, più affidabile e più semplice da manutenere. Infatti, se
riduco i pezzi, riduco anche la probabilità di avere errori.
• Materiali e componenti standard: L’utilizzo di materiali e componenti standard permette
di ottenere i benefici della produzione di massa anche per piccoli lotti. Questo permette di
semplificare il magazzino, evita l’acquisto di macchine e velocizza l’assemblaggio. 19
• Progettazione standard: Ovvero usare un approccio standard. È anche fondamentale
creare delle produzioni modulari in modo da standardizzare le operazioni ed avere dei lotti
produttivi sempre più grandi.
• Ampliare le tolleranze: Allargare il più
possibile le tolleranze perché hanno un
rapporto esponenziale con il costo. Non
sempre quelle imposte dal progettista sono
necessarie, inoltre una riduzione del campo
di tolleranze significa anche la misura ed il
controllo di molti pezzi quando il processo
produttivo si trova vicino al suo limite
tecnologico. In generale il tecnologo è in
grado di capire quali tolleranze sono utili e
quali no.
• Materiali facilmente lavorabili: Usare
materiali esplicitamente realizzati per una
facile lavorazione possono essere usati al
posto dei materiali tradizionali se non impatta sulla funzionalità del prodotto.
• Riduzione seconde operazioni: Puntare sempre al Net-Shape o Near Net-Shape, riducendo
al minimo tutte quelle operazioni secondarie che risultano molto costose (asportazione di
truciolo).
• Adeguatezza del lotto produttivo: I prodotti devono essere progettati tenendo conto del
lotto produttivo per sviluppare i processi adeguati MAI PRESCINDERE DAL NUMERO DI
PARTI.
• Sfruttare le caratteristiche dei processi: Permette di ridurre i componenti del prodotto.
• Evitare vincoli produttivi: Specificare solo le caratteristiche necessarie al prodotto, non il
processo, che sarà scelto dai tecnologi.
L’approccio del Design for Quality è integrato con il DFM in quanto si pone l’obiettivo di ridurre i
costi di qualità (scarti) del prodotto rendendolo più stabile, ovvero con ridotta variabilità, e più
conforme alle specifiche. Per fare ciò si possono usare strumenti come il benchmarking, ovvero
copiare soluzioni dai best in class di altre aziende, ovvero chi vende di più, QFD (Quality Function
Deployment) e il Robust Design (o metodo Taguchi). 20
Il robust design si pone come obiettivo quello di definire come posso progettare alcuni aspetti del
componente in modo da garantire la migliore robustezza, ovvero la capacità di un prodotto o di un
processo di funzionare al variare delle condizioni al contorno. È necessario conoscere il processo,
in particolare conoscere
quali sono i fattori che lo
influenzano, impostando i
fattori che il progettista può
controllare, o control
factors, e minimizzando
l’influenza delle sorgenti di
variazione, o noise factors,
che in generale non posso
controllare. Più un sistema
è robusto e meno è
sensibile alle variabilità
esterne.
Le fasi di lavoro sono 3:
• Concept Design: Concetto intrinsecamente robusto, ovvero definisco un’architettura che
sia intrinsecamente insensibile alla variabilità dei fattori di rumore e controllo. In questa
fase sono necessari l’esperienze e l’inventiva del progettista, che deve capire a fondo gli
obiettivi e la missione del prodotto. Un’esempio di ciò può essere il sistema di ritenzione
delle batteria (pile nei giocattoli); infatti, le batterie sono tenute in posizione o da una
molla, solitamente filo di alluminio avvolto, oppure da una lamella (trave a sbalzo). La
prima soluzione è più robusta perché la batteria sarà caratterizzata da una incertezza sulla
tolleranza e la molla ha la capacità di adattarsi meglio alla posizione, con una curva di
risposta abbastanza piatta, a differenza della trave a sblazo che ha una curva più ripida.
Segue che quest’ultima costa di più perché ho bisogno di tolleranze migliori.
• Parameter Design: Si determinano i
valori ottimali dei fattori di controllo
cercando di ottenere la minima
dipendenza della risposta del sistema
dai fattori di rumore, ciò mi permette di
migliorare la qualità del prodotto senza
aumentarne il costo.
Ovviamente è necessario conoscere
come i fattori influenzano la risposta
del sistema ed i campi di variazione di
questi. 21
Se queste relazioni non sono note si
usano dei piani sperimentali:
Supponiamo di avere un certo fattore di
input e un modello di risposta, ciò mi
provoca una certa risposta del sistema
che dovrà stare all’interno del range di
specifica. Nelle figure a fianco si ha una
curva di risposta lineare; nel primo caso
siamo in presenza del progetto originale,
che per certi casi non risponde agli
output richiesti, mentre il secondo è il
progetto centrato, ovvero il cui output
sta sempre nel range di specifica.
Non sempre ho curve di risposta lineari, ma è
possibile che questa sia caratterizzata da un
andamento diverso (non lineare), in cui risulta
più conveniente lavorare in un range piuttosto
che un altro.
Ad esempio nel caso di curva in figura, che
presenta una parte asintoticamente orizzontale,
è meglio lavorare in quel range, dato che un
cambiamento delle condizioni in ingresso non
comporta un grande cambiamento delle consizioni in uscita.
Come si è potuto notare dalle immagini, quando si produce qualcosa le prestazioni sono